Una volta al mese vedo il dottore che si occupa della cura farmacologica

Salve.
Mi rivolgo a questo sito perchè comincio ad essere veramente stanco della situazione in cui verso ormai da anni, e sono preoccupato per la direzione che sta prendendo la mia vita. Sono stanco di sentirmi dire che si tratta di una cosa temporanea, che impegnandomi con la mia terapeuta tutto passerà... Vedo tutto nero, e temo che il capolinea sia vicino. Comincio dall'inizio, con ordine.
Ho 32 anni, e mi sono sempre ritenuto un ragazzo normale. In realtà mi sono reso conto da qualche mese che la tarda infanzia e l'adolescenza mi hanno cambiato profondamente, e sto lavorando con la mia terapeuta e con un bravo psichiatra sui danni causati da queste esperienze da circa un anno. Circa 4 anni prima avevo già intrapreso un percorso terapeutico con un'alro analista, col quale però mi sembrava di essere giunto ad un punto morto. Per questo su suo consiglio mi sono rivolto a questo importante psichiatra nel panorama romano, con cui ho intrapreso un percorso terapeutico farmacologico, parallelamente ad una psicoterapia presso una terapeuta del suo gruppo.
Tra le ragioni di questo cambio c'era anche che la fine della storia d'amore più importante della mia vita, durata quasi 6 anni, mi aveva gettato in uno stato depressivo importante, che non riuscivo più a gestire con la terapia che portavo avanti, in quanto mi stavo veramente lasciando andare. Già qualche mese prima l'affievolirsi della mia attività lavorativa, causa crisi economica, mi aveva reso apatico e poco propositivo, cosa che probabilmente aveva fatto "spaventare" la mia ex. Forse mi sono troppo "aggrappato" a lei, trascurando la mia individualità, cosicchè quando mi sono visto allontanare con la motivazione che l'amore era finito da parte sua (in un modo un pò goffo in realtà, che mi ha fatto soffrire oltremodo), mi sono sentito precipitare.... un volo che credo non sia ancora finito... Inoltre subito dopo l'ultimo capodanno, probabilmente vittima di uno dei miei momenti peggiori, ho avuto un bruttissimo incidente in scooter, dal quale ho impiegato mesi a riprendermi totalmente, rivivendo tra l'altro, scosso dal trauma cranico nella memoria, tutto il trauma di un'abbandono che avevo completamente dimenticato, vista la botta.
Da allora va molto meglio a livello di salute, sono in terapia una volta a settimana e una volta al mese vedo il dottore che si occupa della cura farmacologica. Però la depressione è tornata... Depressione vera e propria, pensieri suicidi continui nelle ultime settimane, forse anche a causa dei cambi farmaci prescritti dal dottore, ma tra l'assenza di lavoro, l'allontanamento della maggior parte degli amici, che nel frattempo giustamente stanno mettendo su famiglia, il ricordo di una felicità che mi sembra di un'altra vita, una felicità, quella che avevo, che ho avuto con la mia ex, che spesso penso che non avrò mai più... queste condizioni non aiutano le mie terapie, e davvero a volte penso di aver fatto la mia vita, e che se davvero non sarò mai più così felice.......
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

forse bisognerebbe distinguere tra i progressi che ha fatto in terapia e la "depressione che sta tornando".
Mi spiego meglio: è chiaro che se Lei non ha un lavoro e non ha una vita sociale è in sofferenza, lo sarebbe chiunque, anche se non depresso.
Quindi direi di farsi aiutare concretamente su questi aspetti, cioè capire come fare, come attivarsi per risolvere questi problemi.
Il pensiero del suicidio: ne ha parlato con la terapeuta, anche dell'inquietudine che sente a riguardo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Grazie della risposta, ma rientra sempre nella serie di cose classiche che mi sento continuamente dire... Comunque, sulla vita sociale la terapeuta sta cercando di fare il suo. Ultimamente mi ha consigliato di cercare di fare volontariato... sarebbe una cosa che mi tirerebbe fuori di casa dandomi l'opportunità di conoscere gente e dando a me stesso la possibilità di vedermi sotto una buona luce, e non come una persona inutile e della cui assenza non si accorgerebbe nessuno. Ma sul lavoro chi potrebbe fare qualcosa...? Ho più di 10 anni di esperienza in un settore specifico, ed è più di 1 anno che si e no riesco a lavorare una giornata al mese... Come pago il mutuo? Ovviamente grazie alla mia famiglia... Come mi rilasso andando fuori a bere qualcosa e a conoscere qualcuno? Ovviamente nn lo faccio... Come metto benzina per fare qualunque cosa? Ovviamente nn lo faccio... Chi e come può aiutarmi su questo...? E parliamo di una cosa che insieme ai rapporti affettivi e quelli di amicizia fanno una persona...
Dei pensieri suicidi ne parlo sempre con la terapeuta e con lo psichiatra: lui mi cambia, aumenta o sposta i farmaci, lei cerca di tirarmi su.... A me sembra URGENTE farmi rinchiudere con camicia di forza per impedirmi di avvicinarmi alle vene più visibili che ho e che ogni giorno mi accarezzo... Lei mi parla di volontariato, prende il compenso e ci si vede la settimana prossima... MA UNA SETTIMANA E' LUNGA........
Grazie comunque.... mi scuso per l'irruenza...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

chiaramente a distanza io non posso aver chiara la situazione come ce l'hanno i Suoi curanti, però vorrei domandarLe se e che cosa sta facendo concretamente per cercare un lavoro, magari per spendersi e rivendersi nel settore in cui ha molta esperienza (visto il periodo, che forse non lo permette) oppure se ha pensato di cambiare lavoro e trovarne uno diverso, ma che possa darLe l'indipendenza di cui ha bisogno e che è giusto che Lei abbia.

Il volontariato potrebbe essere una buona idea, anche perchè ha ben descritto gli obiettivi di questa esperienza.
Accanto a questa idea ne ha altre?

Per quanto riguarda la vita sociale, non so se è anche il Suo caso, ma spesso chi soffre di depressione si taglia fuori dai contatti sociali.
Questo è ingiusto per prima cosa verso se stesso.
Invece dovrebbe riprendere i contatti con gli amici anche se questi stanno costruendo o hanno costruito la propria famiglia.
Dovrebbe aggiungerne altri (e l'esperienza del volontariato per esempio può servire anche a questo) e cominciare con coraggio a costruire relazioni. Magari in questo fa fatica... chieda al terapeuta come può concretamente fare.

Prima di soluzioni drastiche, ci sono altre possibilità.
Mi pare di aver anche compreso che la Sua famiglia Le dà una mano in questo Suo momento difficile, dico bene?
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Dr.ssa Silvia Rotondi Psicologo, Psicoterapeuta 117
Caro utente, se sente che la distanza tra un incontro ed il successivo non le permette di sentirsi contenuto nella sua sofferenza ne parli apertamente con la terapeuta questa potrà valutare se e' il caso di inserire almeno per un periodo un ulteriore incontro.

Cordialmente Dr.ssa Silvia Rotondi
www.silviarotondi.it
338-26 72 692

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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Gentile utente,
come la collega ritengo che lo psicologo dovrebbe poter fare qualcosa anche per aiutarla nel settore del lavoro. Si può lavorare su vari aspetti: motivazioni, obiettivi, attitudini ecc. Insomma lo psicologo può avere vari strumenti a sua disposizione per facilitarle la ricerca di un lavoro che la soddisfi.

Per quanto riguarda la cura della depressione l'abbinamento psicoterapia-farmaci è migliore della sola cura farmacologica, ma tenga presente che esistono anche le psicoterapie brevi. In particolare la Terapia Strategica Breve ha elaborato un approccio originale in grado di sbloccare la sintomatologia in poche sedute.

Ha chiesto alla sua psicoterapeuta quale indirizzo segue? Una prognosi sulla durata del trattamento? Una valutazione dei risultati ottenuti finora?

Cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
GEntile Signore,
Leggendo il suo scrittto ho avuto una sensazione che le esprimo:
La sua situazione sembra assolutamente reattiva.
Lei ha perso un rapprto affettivo importante, ha poco lavoro, ha avuto un bruttto incidente con trauma cranico.
Perche' sottoporla ad una medicalizzazione cosi' intensa dei suoi sintomi? Non mi meraviglia che la depressione peggiori.
E perippiu' consigliarle il volontariato.. Per farle frequentare un ambiente ove certo non vedrebbe nulla in grado di sollevare il suo umore.
Inoltre mi sembra evidente che lei (e per fortuna il suo inconscio) vi stiate ribellando a questo trattamento intensivo: le sue esplicite minacce di suicidio stanno gridando il suo bisogno di voltare pagina .
Questo e' il mio parere. Se vuole lo ponderi.
Ci mandi sue notizie se crede. La leggiamo con piacere.
Cordiali saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Utente
Utente
Grazie a tutti per le risposte... Mi sono svegliato (in modo insolito... ho spalancato gli occhi alle 6, quando sono sempre stato indicato in famiglia come un dormiglione) ed ho trovato le mail... So che il vostro è un lavoro, e come ogni lavoro andrebbe retribuito... Vi ringrazio davvero, spero di riuscire a smetterla presto di rompere...

Allora, per la dottoressa Pileci: certo che mi sto impegnando per il lavoro. Ho inviato non so più quanti curriculum, interrogato tutti i conoscenti che ancora lavorano nel mio campo, proponendomi come assistente, come portaborse, come "schiavo"... ormai l'orgoglio non c'è più su questo. C'è quando, come mi è capitato, certe persone vorrebbero averti come schiavo sul serio, trattandoti come un non-uomo, pretendendo cose assurde come fossero dovute per una manciata di spicci; ma dove c'è educazione e rispetto per la persona non mi faccio più spaventare o abbattere quando mi si "retrocede di grado"... è sempre lavoro. E da qualche tempo mi sono anche aperto alla possibilità di ricominciare con qualche altro lavoro qualsiasi, ma mi sono accorto che in questo momento le poche piccole e medie imprese che "sono costrette" ad assumere (bar, ristoranti, edicole, corrieri e quant'altro) non sono disposte ad investire neanche un'ora del loro tempo per fare un briciolo di formazione. Vogliono esperienza per fare il barista, esperienza per fare il lavapiatti, il facchino... Io vengo da un campo in cui l'esperienza ci vuole davvero, e mi viene una rabbia pazzesca quando vedo che nessuno è disposto a degnarsi di spiegarmi per un'ora come si fa un caffè... come si pulisce un pavimento... E' così che l'Italia muore, in questo modo lavora solo chi ha già lavorato, e quelli come me che devono ricominciare da capo si trovano intrappolati.
Poi ha detto bene, faccio fatica a instaurare nuove relazioni... Mi sembra sempre che la gente non abbia molta voglia di conoscermi. Ho conosciuto un paio di ragazze che mi piacciono per esempio, ma quando vedo che mi si promette "Si, ci sentiamo dopo" (quando avevo percepito una certa sintonia) e poi vedo queste persone "scappare", cioè non farsi più sentire, non gli corro dietro... Sono stanco di correre dietro alle ragazze, se si comportano così significa che non le interesso, e preferisco fermarmi per non prendere altre "bastonate". Se interessavo a queste persone non sparivano così...
In ultimo la mia famiglia: l'unico raggio di sole nella mia vita, ma che sto facendo invecchiare anzitempo, viste le preoccupazioni che do loro. Mi vogliono un bene dell'anima, ma soffrono a vedermi così senza poter fare nulla per me... Mi aiutano economicamente per affrontare queste terapie che sto seguendo, ma di più non possono fare, in un paese dove ormai ad esempio lavora solo il "figlio di", o "l'amico di"... Loro che si sono sempre guadagnati tutto con l'impegno non riescono ad inserirmi da qualche parte (l'unico modo per lavorare oggi in Italia) e soffrono molto di questa cosa. Spero tanto di potergli dare la soddisfazione di vedermi realizzato, prima di perderli per sempre.

Per la dottoressa Sciubba: come potrebbe la mia terapeuta aiutarmi sul piano del lavoro..? Non è una questione psicologica, è semplicemente che in Italia NON C'E' lavoro! Tante persone non capiscono questo, soprattutto le generazioni più grandi della mia, che sono cresciuti con una busta paga, abituati che nella vita dopo la scuola ed eventualmente l'università c'è il lavoro... Al giorno d'oggi purtroppo il lavoro non c'è più, e o si accetta questo e ci si inventa un altro modo per sopravvivere, oppure si toglie il disturbo...
La mia terapeuta è cognitivo-interpersonale, sulla durata non le so dire, ed anche lei non mi sa dire di preciso quanto durerà la terapia... durerà finchè servirà... E comunque per quanto riguarda i risultati dei progressi sono stati fatti, ho messo a fuoco tante cose che prima non capivo, ma il lavoro è ancora lungo...

Per la dottoressa Esposito: chiedo scusa, anche io in poche righe non riesco a raccontare tutto... Tra le cose che ha elencato ne manca una importantissima... Da piccolo ho subito delle violenze che mi hanno fatto crescere vittima di dipendenze, soprattutto sessuali, che mi hanno reso e mi rendono ancora impossibile evitare una terapia intensiva. Per queste dipendenze è arrivata la depressione che mi ha fatto perdere per sempre, più di un anno fa, anzi quasi 2, la donna della mia vita e che ancora rimpiango da morire... Non troverò mai più una persona così speciale, non amerò mai più in quel modo, non sarò mai più felice come lo sono stato con lei... Questo è il perchè della medicalizzazione di cui parla... Mi stavo facendo risucchiare, avrei speso tutti i miei risparmi e tutti quelli della mia famiglia per soddisfare quel bisogno, e ho dovuto prendere provvedimenti. Una sola cosa: cosa intende per "voltare pagina"? In che senso...? Cosa dovrei fare...?

Grazie mille e mille volte ancora a tutti, e scusate il poema!
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
Che fra i sintomi che la coinvolgono ci sia la dipendenza e' una brutta cossa, concordo con lei, che la pone nell'esigenza di una terapia anche medica.
Però' ho percepito una certa stanchezza per questo setting medicalizzto nel qualle lei ha un "ruolo" di "malato". Questa psicoterapia legata alla psichiatria che quasi le impedise di assume una maggiore "capacita' diretttiva di se' stesso".
Penso infatti che la depressione sia uno stato nel quale pur di non assumersi l'incertezza della "direttivita' di se stessi" ci si pone nelle mani di chiunque e nel suo cso anche delle sostanze da cui e' stato purtoppo dipendente.
E' allora "colludere" con tale ritiro non aiuta a dare quella sterzata ch servirebbe e che potrebbe essere la chiave per riemergere in superficie.
Che dovrebbe fare? Intanto rifettere su questo punto.
Perche' minaccia il suicidio? Le minacce di suicidio sono il progetto dell'evasione da una situazione che non si tollera piu'. Qual'e' questa situazione?
Quale esattamente? La mancnza di una vita sua? La situzione sociale e in famiglia? O la mancanza di speranza, di autonomia, di liberta'?
Sono spunti su cu riflettere un po' se vuole.
[#9]
Utente
Utente
La situazione che non tollero più è quella che vede la mia vita trasformata in un'attesa... Attesa di guarire da qualcosa, attesa che i farmaci facciano quel che devono fare, attesa di trovare un lavoro, attesa di trovare un'amico, attesa di trovare un'affettività che ormai vedo come un miraggio, attesa che qualcuno mi consideri una brava persona (al di fuori della mia famiglia, che ripeto è l'unico raggio di sole che ancora qualche speranza me la da, sebbene non ho alcuna conferma che l'amore esiste ancora, fuori di casa loro...), che qualcuna mi voglia bene, che mi ami...
Io non "minaccio" nessuno... voglio solo chiedere aiuto a chi può darmelo perchè il pensiero che l'unica via d'uscita sia quella di "spegnere l'interruttore" sta diventando troppo frequente, troppo presente nelle mie giornate, e questo mi spaventa.
Continuerò a riflettere, tanto di tempo ne ho tanto, tra un invio curriculum e l'altro...
Grazie!
[#10]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Mi permetto di insistere: nelle sue considerazioni forse c'e la risposta che serve.
Lei parla di "attese" e della famiglia come unica fonte possibile di "sole".
Dove sta la sua propositivita'? Lei si percepisce fermo ad attendere nella posizione di un neonato che aspetta che il nutrimento e la soddisfazione dei suoi desideri vengano dalla poppata o dall'attenzione della struttura che lo possiede (la mamma/ la famiglia). Questa condizione e' di sopravvivenza per il bambino che non ha risorse sviluppate ma non e' piu' idonea dopo.
Che ne pensa?
[#11]
Utente
Utente
La mia propositività è esaurita, purtroppo, dopo gli innumerevoli tentativi di mettermi in gioco andati male... In questi giorni sto vagliando la possibilità di andare a cercare fortuna all'estero, visto che qui ci vorranno anni prima che la situazione lavorativa migliori. E' più grave, molto più grave di quanto molti pensano qui la situazione occupazionale... ci vorranno decenni... Conosco bene inglese e spagnolo, e sono abbastanza curioso, se messo nelle condizioni, da imparare abbastanza velocemente anche una nuova lingua. Purtroppo la Spagna sta messa come noi, se non peggio (oltre al fatto che la mia ex è scappata proprio lì, e vorrei tenermene lontano, sebbene ami molto quel paese). Al massimo potrei trovare qualcosa nel campo del turismo, l'unico campo dove forse si potrebbe trovare un lavoretto lì. Ma a 32 anni continuiamo coi lavoretti...? Lei si "permette" di insistere, ed io glie lo concedo volentieri, ma riesce a capire la situazione reale in cui versano oggi i giovani disoccupati che vorrebbero fare qualche progetto...?
Per il discorso riguardante la famiglia quello che intendevo dire è che loro farebbero qualunque cosa per me, non che ne sono ancora dipendente. Li adoro, e sono gli unici che, pur nelle difficoltà e non riuscendo chiaramente a darmi quello che (loro) vorrebbero darmi, credono ancora in me e mi danno la considerazione, il rispetto e l'amore di cui sento il bisogno. Sono la sola cosa che mi da speranza perchè tutto il resto fa schifo! La situazione occupazionale fa schifo, i rapporti interpersonali fanno schifo, la capacità della gente di dimostrare amore o amicizia (tranne poche eccezioni) fa schifo! Do una così grande considerazione alla mia famiglia perchè sono tra quelle poche eccezioni, ma questo non significa che ne sono dipendente. E sinceramente non vedo perchè dovrei dare la stessa considerazione a chi non la merita.
Per chiudere io credo di essere abbastanza autonomo: ho una casa mia per cui pago un mutuo (stipulato quando ancora ero dipendente, anche se a tempo determinato), bado personalmente alle mie spese, non credo proprio di vivere in funzione della poppata della mamma. L'idea che sia il mondo, il mondo del lavoro, la superficialità delle persone che abbia qualcosa che non va non la sfiora nemmeno...? Va davvero tutto bene e sono io che devo smetterla di lamentarmi ed accontentarmi di quello che c'è...? Non sarà che siamo tutti su una strada un pò pericolosa? Solo che finchè si va avanti a buste paga, pensioni, lavori da 50 euro l'ora non ci si accorge di quello che sta succedendo...? Quale altra propositività dovrei avere...? Mi sembra che uno che arriva (nonostante analisi, farmaci, mutuo, ecc...) a pensare di scappare all'estero lo faccia perchè le ha provate tutte nel paese dove è nato e che ama, no...?
Grazie mille, e buona domenica!
[#12]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile sIgnore,
Pensa che la situazione economica non sia sotto gli occhi di tutti? Pensa di esserne consapevole solo lei?
Quello che però' differenzia chi se ne fa sovrastare come un macigno da chi cerca di destreggiarsi e' proprio la propositivita'.
Cambiare ambito di lavoro o andare all'estero mi sembrano dei propositi buoni e fattibii. Quindi non li metta sullo sfondo ma li rasformi in progetti realizzabili, in obiettivi.
Molti giovani stanno realizzando la loro professione in questo modo. E partendo dal cosiddetto "primo impiego".
Le auguro una serena domenica e una settimana migliore delle precedenti.
Auguri!
[#13]
Utente
Utente
Non solo io, solo le persone che NON GUADAGNANO NULLA. Chiunque abbia una busta paga, una pensione, insomma delle entrate sicure, sa della situazione di crisi che attanaglia l'Europa, ma non si rende conto delle catastrofiche conseguenze che questo avrà nelle generazioni future. E questo lo dico dopo attenti confronti con questa "categoria" di persone (familiari in primis). Solo guardando me e gran parte dei miei coetanei che, senza lavoro, scelgono di non procreare, si avrà un lontano barlume di uno degli aspetti che caratterizzerà l'Italia dei prossimi anni. E solo uno... sommato a tutti gli altri il barlume diventa un pò più chiaro. Questi i danni di chi, evidentemente votato da qualcuno, ci ha portato dove siamo, ovvero dove molti giovani sono costretti a realizzarli all'estero i propri progetti, o ad abbandonarli scegliendo di fare qualcos'altro per "sopravvivere"... Se questo per la gente è normale, allora SCELGO di spegnere.
Saluti!
[#14]
Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Gentile utente,
concordo con quanto le ha detto la collega Esposito sul volontariato e sui propositi di andare all'estero. Noto che molti giovani nel prendere la decisione di trasferirsi in un'altra nazione si appoggiano almeno in un primo tempo ad amici che si sono già trasferiti oppure si appoggiano l'un l'altro partendo in coppia.

La sua affermazione che "il lavoro non c'è" mi sembra troppo generica se lei dice di star cercando anche lavori al di fuori di quello per cui ha maturato esperienza, ad ogni modo potrei sbagliarmi. Ciò in cui ritengo di non sbagliare invece è la mia ffermazione sul fatto che vari psicologi hanno strumenti che possono aiutarla a cercare e trovare lavoro. Ovviamente lei è libero di non credermi, però potrebbe almeno chiedere alla collega che la segue se li conosce.

Cordiali saluti
[#15]
Utente
Utente
Quanto mi è stato consigliato sul volontariato è frutto di una profonda conoscenza dei miei problemi attuali, che mi vedono rinchiuso in una rinunciataria solitudine che sta riducendo a zero la mia vita sociale, e di conseguenza le mie possibilità di conoscere gente, nuovi amici o ragazze che possono riempire il mio vuoto affettivo. Già da prima della fine della mia storia d'amore avevo infatti cominciato ad allontanare una serie di "amici" nei quali non mi rispecchiavo più, ai quali mi ero legato anni prima nel mio momento di ribellione totale, in cui tutto quello che veniva dalla mia famiglia (che, nel mio inconscio, non mi aveva protetto nel momento delle violenze subite) e dalla normalità che qualunque giovane ragazzo bello e intelligente dovrebbe vivere era "il demonio". Compagni di viaggio con cui avevo poco in comune, ma che mi facevano compagnia nel percorso distruttivo di droghe ed eccessi che avevo intrapreso. Decidendo di lasciarmeli alle spalle mi ero aggrappato al bello che nella mia vita arrivava dalla sfera della mia compagna, restando solo e in caduta libera nel momento in cui poi lei decise di liberarsi di me. Da allora mi isolaii sempre più, fino ad arrivare ad ora, che di amici veri ne conto 2, 3 forse se includo chi amico lo è, ma è dall'altra parte del mondo.
In questo momento ho bisogno di impegnarmi a coltivare da zero la mia sfera amicale ed affettiva, ne va della mia salute mentale. E mancando il lavoro, che di per se è una importante occasione per conoscere gente nuova e coltivare amicizie, il volontariato è un'ottima soluzione. Per volontariato si intendono molte cose. Non necessariamente come volontario devo andare a pulire le croste dei lebbrosi, ci sono situazioni che ti riempiono la vita in cui potersi adoperare, avendo in più l'opportunità di conoscere gente che può riempire il vuoto che ora mi sento dentro, persone piene, vere, non superficiali come la maggior parte della gente che vedo in giro.
A me sembra un ottimo consiglio.
Il lavoro purtroppo, dottoressa, non c'è... le assicuro... Ed affermare il contrario significa veramente non conoscere nemmeno una persona che lo sta cercando e sbatte continuamente la testa al muro trovando si e no impieghi a singhiozzo come speedy pizza o barista sottopagato ("con esperienza" ovviamente, questo è quello che si legge sugli annunci di lavoro... ahahahah... esperienza per fare il lavapiatti, il facchino, le cose più banali... da rimanere sbigottiti... e chi per tutta la vita si è impegnato a fare altro ed ora è in mezzo alla strada...? Ovviamente non lavora, è chiaro...figuriamoci se investo mezz'ora del mio tempo per insegnarti come si fa un caffè, come si porta una valigia, come si pulisce un pavimento...). La situazione, ripeto, è GRAVE, ma non grave come si dice al telegiornale, molto, ma molto più grave.... Ma voi, come tante altre persone che non si scontrano giornalmente con questa realtà, ve ne accorgerete tra molto tempo.
E per finire anche questa cosa di vedere di buon occhio che i giovani siano costretti ad andarsene via, senza rendersi conto che presto saranno TUTTI i giovani italiani ad essere costretti a questa scelta, beh, finchè ci saranno italiani che continueranno ad avallare questo andazzo qui le cose non cambieranno, questi giovani andranno ad arricchire qualche altro paese lasciando i genitori pensionati in un'Italia che assomiglierà di più ad una casa di riposo piena di cassaintegrati.
Io non sono più il giovane che ricordo disposto a fare tutto, curioso e desideroso di imparare lingue, mestieri, culture... Lo sono stato e accipicchia se sono anche andato all'estero come dice lei con uno o più amici per sorreggerci l'un l'altro, non sarebbe certo quello il problema... Il problema sarebbe che così facendo anche oltre i 32 anni significherebbe che mi sono arreso al fatto che la mia terra è morta, ed allora non ci sarebbe più nulla che mi distoglierebbe dalla resa incondizionata.
Saluti!