Difficoltà a concludere i percorsi
Buonasera,
spero di poter ricevere più pareri circa un problema che mi affligge.
Ho 30 anni, sin da quando ero piccola ho sempre avuto difficoltà a finire le cose che iniziavo. Sport, lavori ecc. Circa 3 anni fa ero iscritta all'università, sembrava andasse tutto bene, sostenevo gli esami, avevo buoni voti, sembravo serena. Finché all'improvviso il ragazzo con cui stavo insieme si è allontanato definitivamente. Fu normale che all'inizio provai una specie di nausea all'idea di toccare un libro e stetti 3 mesi, quasi 4 senza studiare. Poi mi dissi che dovevo riprendere e da lì mi accorsi che non riuscivo più a studiare. Realizzai che il problema non era più lui ma io, cioè non volevo più continuare quel percorso. Ci ho messo 2 anni e mezzo per fare una seconda scelta; nel frattempo bassa autostima, crisi interiore, insicurezza, sensi di colpa perché non mi sentivo più tanto ragazzina. Mi era solo rimasta la convinzione che non volevo mollare gli studi. Alla fine ho scelto un nuovo percorso e l'ho appena iniziato, quindi un po' mi sento fiera di essere uscita dal buio.Non ho dubbi su quello faccio in generale. L'esempio dell'università è solo uno dei tanti. Ho sempre avuto problemi a portare avanti le cose a lungo, fino alla vera e propria concretizzazione. Finché le faccio sono volenterosa, mi impegno, sono abbastanza positiva, a volte ci metto anche un po' di ambizione. Però se chiudo gli occhi e mi immagino la fine...ecco, lì percepisco un blocco. Come se ogni fine/concretizzazione di percorso sia qualcosa di "impossibile" o "fantastico" nel senso di eccezionale. Mi rendo conto che le cose che faccio le scelgo con criterio, passione...quindi non sono una persona che ha 1000 idee e nn ne inizia neanche una. Ho solo un blocco nel vedermi finire, arrivata, realizzata. Infatti, è proprio la non-conclusione che porta all'insoddisfazione. Ho anche iniziato yoga da 2 mesi, e mi meraviglio che lo stia ancora continuando con costanza (in genere non sono mai stata una vera fan dell'attività fisica, ma questa la "sento mia" e sto bene quando la faccio). Ho lavorato all'estero, ho fatto diveris lavori anche soddisfacenti, ma niente di duraturo. Se fossi una persona svogliata me ne accorgerei. Ma quelle poche cose che ho in mente di fare, effettivamente le inizio, poi quando mi immagino "arrivata", lì sopraggiunge il blocco e mi prende diciamo una sorta di "paura". Mi ripeto tutti i giorni che a 30 anni non mi posso più permettere di sbagliare o di abbandonare qualcosa che inizio. Ho notato che i motivi scatenanti degli abbandoni sono cose tipo sbalzi d'umore (ora sto prendendo l'iperico e sto leggermente meglio), paure e insicurezza (quest'ultima mi porta sempre a dire: non è mai abbastanza, devo fare di più...come una sorta di perfezionismo, ed effettivamente mi impegno).
Secondo il vostro parere, perché percepisco il blocco nel vedermi arrivata? nel vedermi completa? come mi consigliate di comportarmi?
grazie mille per le risposte
spero di poter ricevere più pareri circa un problema che mi affligge.
Ho 30 anni, sin da quando ero piccola ho sempre avuto difficoltà a finire le cose che iniziavo. Sport, lavori ecc. Circa 3 anni fa ero iscritta all'università, sembrava andasse tutto bene, sostenevo gli esami, avevo buoni voti, sembravo serena. Finché all'improvviso il ragazzo con cui stavo insieme si è allontanato definitivamente. Fu normale che all'inizio provai una specie di nausea all'idea di toccare un libro e stetti 3 mesi, quasi 4 senza studiare. Poi mi dissi che dovevo riprendere e da lì mi accorsi che non riuscivo più a studiare. Realizzai che il problema non era più lui ma io, cioè non volevo più continuare quel percorso. Ci ho messo 2 anni e mezzo per fare una seconda scelta; nel frattempo bassa autostima, crisi interiore, insicurezza, sensi di colpa perché non mi sentivo più tanto ragazzina. Mi era solo rimasta la convinzione che non volevo mollare gli studi. Alla fine ho scelto un nuovo percorso e l'ho appena iniziato, quindi un po' mi sento fiera di essere uscita dal buio.Non ho dubbi su quello faccio in generale. L'esempio dell'università è solo uno dei tanti. Ho sempre avuto problemi a portare avanti le cose a lungo, fino alla vera e propria concretizzazione. Finché le faccio sono volenterosa, mi impegno, sono abbastanza positiva, a volte ci metto anche un po' di ambizione. Però se chiudo gli occhi e mi immagino la fine...ecco, lì percepisco un blocco. Come se ogni fine/concretizzazione di percorso sia qualcosa di "impossibile" o "fantastico" nel senso di eccezionale. Mi rendo conto che le cose che faccio le scelgo con criterio, passione...quindi non sono una persona che ha 1000 idee e nn ne inizia neanche una. Ho solo un blocco nel vedermi finire, arrivata, realizzata. Infatti, è proprio la non-conclusione che porta all'insoddisfazione. Ho anche iniziato yoga da 2 mesi, e mi meraviglio che lo stia ancora continuando con costanza (in genere non sono mai stata una vera fan dell'attività fisica, ma questa la "sento mia" e sto bene quando la faccio). Ho lavorato all'estero, ho fatto diveris lavori anche soddisfacenti, ma niente di duraturo. Se fossi una persona svogliata me ne accorgerei. Ma quelle poche cose che ho in mente di fare, effettivamente le inizio, poi quando mi immagino "arrivata", lì sopraggiunge il blocco e mi prende diciamo una sorta di "paura". Mi ripeto tutti i giorni che a 30 anni non mi posso più permettere di sbagliare o di abbandonare qualcosa che inizio. Ho notato che i motivi scatenanti degli abbandoni sono cose tipo sbalzi d'umore (ora sto prendendo l'iperico e sto leggermente meglio), paure e insicurezza (quest'ultima mi porta sempre a dire: non è mai abbastanza, devo fare di più...come una sorta di perfezionismo, ed effettivamente mi impegno).
Secondo il vostro parere, perché percepisco il blocco nel vedermi arrivata? nel vedermi completa? come mi consigliate di comportarmi?
grazie mille per le risposte
[#1]
Gentile Ragazza,
Prima di salutare a possibili conclusioni, sarebbe utile sapere cosa la spinge a non essere costante nel portare a termine i suoi progetti, cosa la spaventa, paralizza, demotiva.....
Non è detto che lei non voglia vedersi arrivata, forse è l' ebbrezza della meta, forse ansia da prestazione, forse insicurezza o forse non si conosce abbastanza...
Cosa le piace veramente?
Ha un amore?
Degli amici?
Degli hobby?
Prima di salutare a possibili conclusioni, sarebbe utile sapere cosa la spinge a non essere costante nel portare a termine i suoi progetti, cosa la spaventa, paralizza, demotiva.....
Non è detto che lei non voglia vedersi arrivata, forse è l' ebbrezza della meta, forse ansia da prestazione, forse insicurezza o forse non si conosce abbastanza...
Cosa le piace veramente?
Ha un amore?
Degli amici?
Degli hobby?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Ex utente
Gentile dottoressa Randone, grazie per la sua risposta.
A dire la verità mi reputo contraddittoria.Non si può essere ambiziosi e insicuri insieme, volenterosi e paurosi. Credo. Se fossero tutti così, non arriverebbero mai.
Sono fidanzata da 3 anni, con un ragazzo mi incoraggia se vede che mi faccio troppe "paranoie".
Amici non ne ho, nel senso che non riesco più come una volta ad essere intima con le persone, soprattutto con le donne. Però, vista la proverbiale conflittualità gratuita che c'è tra di noi, forse non è proprio un male, magari cerco di tenere le giuste distanze (non nel senso di freddezza però).
Hobby ne ho un paio, tra cui lo yoga, che porto avanti senza ripensamenti.
Probabilmente non mi conosco bene ma mi sento in conflitto. Durante la prima crisi nata 3 anni fa, ho avuto spesso l'impressione che dentro mi stessi sgretolando in tanti pezzetti. Però siccome sono molto autoriflessiva ( e credo di avere una fortissima coscienza morale) cercavo di rimetterli a posto. E di ristabilire la mia immagine.
Tuttavia rimane questa specie di blocco: nel momento che mi immagino con la cosa finita o ottenuta, e che a volte sento anche mia (come succede, credo, a tutte le persone che hanno un obiettivo) mi prende una strana sensazione che mi resta difficile definire a parole.
A 30 anni si può fare un cambiamento di carattere?
A dire la verità mi reputo contraddittoria.Non si può essere ambiziosi e insicuri insieme, volenterosi e paurosi. Credo. Se fossero tutti così, non arriverebbero mai.
Sono fidanzata da 3 anni, con un ragazzo mi incoraggia se vede che mi faccio troppe "paranoie".
Amici non ne ho, nel senso che non riesco più come una volta ad essere intima con le persone, soprattutto con le donne. Però, vista la proverbiale conflittualità gratuita che c'è tra di noi, forse non è proprio un male, magari cerco di tenere le giuste distanze (non nel senso di freddezza però).
Hobby ne ho un paio, tra cui lo yoga, che porto avanti senza ripensamenti.
Probabilmente non mi conosco bene ma mi sento in conflitto. Durante la prima crisi nata 3 anni fa, ho avuto spesso l'impressione che dentro mi stessi sgretolando in tanti pezzetti. Però siccome sono molto autoriflessiva ( e credo di avere una fortissima coscienza morale) cercavo di rimetterli a posto. E di ristabilire la mia immagine.
Tuttavia rimane questa specie di blocco: nel momento che mi immagino con la cosa finita o ottenuta, e che a volte sento anche mia (come succede, credo, a tutte le persone che hanno un obiettivo) mi prende una strana sensazione che mi resta difficile definire a parole.
A 30 anni si può fare un cambiamento di carattere?
[#3]
Gentile ragazza,
le sue domande meritano un approfondimento nello studio del professionista.
E' probabile che la sua problematica riconosca fattori causali o favorenti in eventi di un passato anche remoto, ma ovviamente per dirlo con maggiore certezza occorrerebbero uno o forse più colloqui con uno psicologo.
Per quanto riguarda la possibilità di cambiare caratteristiche di personalità, anche radicate, la risposta è positiva; certamente si possono correggere insicurezze, disistima, eccessivo altruismo ecc..
Le segnalo al riguardo un mio articolo che tratta proprio questo argomento:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3161-e-possibile-modificare-l-imprinting.html.
Cordiali saluti
le sue domande meritano un approfondimento nello studio del professionista.
E' probabile che la sua problematica riconosca fattori causali o favorenti in eventi di un passato anche remoto, ma ovviamente per dirlo con maggiore certezza occorrerebbero uno o forse più colloqui con uno psicologo.
Per quanto riguarda la possibilità di cambiare caratteristiche di personalità, anche radicate, la risposta è positiva; certamente si possono correggere insicurezze, disistima, eccessivo altruismo ecc..
Le segnalo al riguardo un mio articolo che tratta proprio questo argomento:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3161-e-possibile-modificare-l-imprinting.html.
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#4]
E' una curiosita' interessante la sua.
Lei mette sotto la lente di ingrandimento un meccanismo che le da' piacere. E segundo il criterio che lei stessa ha ipotizzato cio' potrebbe significare che si e' stancata anche di questo.
Provo a fare un'ipotesi:
Lei cerca l'eccitazione. E quando le cose non le danno piu' questa sensazione si stanca e le abbandona in cerca di qualcos'altro.
Il non realizzarsi mai contiene questo. Il ricomnciare da capo contiene questo.
Non sarebbe un meccanismo nocivo se non fosse che forse le rende difficile vivere. Ma vivere come? In una noiosa e certa ripetitivita'?
Lei mette sotto la lente di ingrandimento un meccanismo che le da' piacere. E segundo il criterio che lei stessa ha ipotizzato cio' potrebbe significare che si e' stancata anche di questo.
Provo a fare un'ipotesi:
Lei cerca l'eccitazione. E quando le cose non le danno piu' questa sensazione si stanca e le abbandona in cerca di qualcos'altro.
Il non realizzarsi mai contiene questo. Il ricomnciare da capo contiene questo.
Non sarebbe un meccanismo nocivo se non fosse che forse le rende difficile vivere. Ma vivere come? In una noiosa e certa ripetitivita'?
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#5]
Non credo sia questione di carattere, ma di sensazioni correlate ai suoi progetti...
Segue un progetto, quando lo ha in pugno perde il piacere/ eccitazione, che servono per raggiungerlo e vira verso altre mete.
I " pezzetti" di cui parla, un nostro collega può metterli insieme ed offrirle una visione sicuramente più integra e funzionale della sua persona....
Segue un progetto, quando lo ha in pugno perde il piacere/ eccitazione, che servono per raggiungerlo e vira verso altre mete.
I " pezzetti" di cui parla, un nostro collega può metterli insieme ed offrirle una visione sicuramente più integra e funzionale della sua persona....
[#6]
Ex utente
Dr. Valentina Sciubba, grazie della sua risposta e ho dato un'occhiata all'articolo da lei scritto. E' molto interessante capire che non bisogna prendere certe parti di noi come "destino". Cercherò comunque un consulto personale. La ringrazio
Dr. Franca Esposito, grazie. Ho capito cosa intende, credo che sì ci sia un problema di emozioni ma io, quando penso tra me e me, penso sempre alla parola "fatica", non intesa come svogliatezza nel fare o mancanza di obiettivi, ma nel senso di percepire, verso metà percorso (qualunque esso sia), una sorta di muro trasparente, attraverso il quale io posso vedere la fine/la conclusione, ma non riesco più a camminare. E non che quella fine non mi interessi. Ecco perché parlo di blocco, inteso come resistenza. Ed ho notato anche che non cambio molto genere di cose, cioè sono sempre quelle 2-3 le cose che ho in mente, quelle cose "fisse" che ognuno di noi ha. E' proprio il completare tutto che mi spaventa.
Dr. Randone, grazie.
C'è una cosa però che mi ossessiona da quando iniziò questa crisi 3 anni fa: il tempo che scorre e che non torna indietro, la vecchiaia, la perdita delle cose e delle opportunità. Insomma il fattore tempo mi ossessiona come avessi 70 anni.
Mi organizzerò per un percorso di psicoterapia. Che orientamento mi consigliate?
Grazie Mille
Dr. Franca Esposito, grazie. Ho capito cosa intende, credo che sì ci sia un problema di emozioni ma io, quando penso tra me e me, penso sempre alla parola "fatica", non intesa come svogliatezza nel fare o mancanza di obiettivi, ma nel senso di percepire, verso metà percorso (qualunque esso sia), una sorta di muro trasparente, attraverso il quale io posso vedere la fine/la conclusione, ma non riesco più a camminare. E non che quella fine non mi interessi. Ecco perché parlo di blocco, inteso come resistenza. Ed ho notato anche che non cambio molto genere di cose, cioè sono sempre quelle 2-3 le cose che ho in mente, quelle cose "fisse" che ognuno di noi ha. E' proprio il completare tutto che mi spaventa.
Dr. Randone, grazie.
C'è una cosa però che mi ossessiona da quando iniziò questa crisi 3 anni fa: il tempo che scorre e che non torna indietro, la vecchiaia, la perdita delle cose e delle opportunità. Insomma il fattore tempo mi ossessiona come avessi 70 anni.
Mi organizzerò per un percorso di psicoterapia. Che orientamento mi consigliate?
Grazie Mille
[#7]
Gentile utente,
molti approcci potrebbero andar bene a mio avviso purchè permettano cambiamenti di ampia portata, nel rispetto dei tempi necessari.
Le strategie variano a seconda dell'indirizzo e può trovare lumi sulle varie psicoterapie su internet o su questo sito ad es. ai link
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Una mia risposta è ovviamente implicita nell'articolo sull'imprinting che le ho segnalato, dove si sottolinea l'efficacia della terapia della Gestalt che pertanto le consiglio, ma fattori altrettanto importanti sono la correttezza e l'abilità del terapeuta e l'instaurarsi di una relazione di fiducia.
Cordiali saluti
molti approcci potrebbero andar bene a mio avviso purchè permettano cambiamenti di ampia portata, nel rispetto dei tempi necessari.
Le strategie variano a seconda dell'indirizzo e può trovare lumi sulle varie psicoterapie su internet o su questo sito ad es. ai link
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Una mia risposta è ovviamente implicita nell'articolo sull'imprinting che le ho segnalato, dove si sottolinea l'efficacia della terapia della Gestalt che pertanto le consiglio, ma fattori altrettanto importanti sono la correttezza e l'abilità del terapeuta e l'instaurarsi di una relazione di fiducia.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 5.3k visite dal 28/10/2013.
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