Scarsi risultati studio

Salve a tutti, mi chiamo Nataly, ho 20 anni e sono attualmente studentessa al 2' anno di giurisprudenza. In realtà il mio sogno era entrare a medicina. Così, dopo essermi diplomata, feci il test di medicina e non lo passai. Mi iscrissi un anno in chimica per recuperare le conoscenze di matematica, fisica e chimica che erano lacunose. Riprovai per a seconda volta il test ma non passai nuovamente. Entrai in depressione…mi reputavo una stupida che non avrebbe concluso nulla nella vita e che anche se si impegnava non risolveva niente. Premessa: sono stata sempre oggetto di comparazioni in famiglia. I miei cugini hanno avuto un'educazione sia sportiva che scolastica ben solida perchè sono stati seguiti dai genitori, i miei per 12 anni sono stati fuori per lavoro ed io sono rimasta con mia nonna che, in un certo senso, mi permetteva tutto, anche di non studiare e di giocare quanto volevo. Infatti ricordo le scene in cui mia nonna, sapendo che ritornavano i miei, mi esortava a fingere di studiare perchè in realtà sapeva che se i miei genitori mi avessero trovato sui libri non appena arrivati davo una buona impressione. Io credo di non aver acquisito un buon metodo di studio. Anche se oggi mi reputo sì una persona intelligente, curiosa di scoprire e di sviluppare un vocabolario ricercato, amo la conoscenza in tutti i suoi aspetti e i dialoghi costruttivi, tuttavia non riesco ad incalanare bene le mie potenzialità. Mia madre quando mi prese con lei mi fece studiare a dovere e vennero fuori tutti i nodi al pettine. Ho dovuto faticare e non poco. Credo di aver studiato il triplo per recuperare il livello dei miei compagni di scuola a causa del comportamento permissivo di mia nonna. Però ce l'ho fatta ma…in modo non soddisfacente. Molti miei compagni al liceo prendevano buoni voti e col minimo sforzo, erano soddisfatti e oggi sono riusciti a perseguire alcuni obbiettivi che si erano prefissati (alcune mie compagne frequentano medicina con tanto di mia invidia). Io no. Mi sento ripetere spesso da mia madre che "tuo cugino così, lui così, lei colà", comparando i successi della vita dei miei coetanei con i miei insuccessi. Io cerco in tutti i modi di riscattarmi, studiando così: leggo, sottolineo i concetti chiave e poi li trascrivo collegandoli e ripeto ad alta voce. Ho provato di tutto: sintesi, riassunti, schemi. Ma a ripetere a voce davanti al prof esaminatore non mi viene nulla in mente. Ho scariche di adrenalina e brividi, non ho padronanza delle mie conoscenze. E invidio tutte quelle persone così superficiali che io conosco che non si sforzano quanto me eppure riescono efficacemente nella vita. Ho iniziato a fumare, a bere, ad avere problemi alimentari. Ho ansia quando entro nelle aule universitarie, vedo le persone come nemiche ed io penso continuamente a sfidare tutti, nonostante il fatto che sono convinta di non essere una ragazza stupida eppure fallisco miseramente nella vita. Per favore aiutatemi perchè non ce la faccio più a sentirmi una fallita.
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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
sembra che ci sia diversa "carne al fuoco".
Da un lato lei attribuisce parte dei suoi attuali insuccessi nello studio sia a sua madre che a sua nonna. E' come se la componente femminile della sua famiglia sia stata vissuta da lei in modo molto ingombrante. Certo fare continui paragoni può essere svalutante per il paragonato ma adesso lei è adulta e quello che conta è che con molta probabilità e lei a sentirsi in qualche modo "inferiore". Questa sensazione le impedisce di dare il "massimo", di far emergere la sua preparazione, innescando l'ansia.
Purtroppo non è possibile risolvere on line il suo problema, che forse ha "radici" antiche, come lei ci suggerisce.
Che ne pensa di rivolgersi ad uno psicologo di persona?

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<Ho iniziato a fumare, a bere, ad avere problemi alimentari.>

Gentile Ragazza,
concordo con quanto le ha espresso il Collega, Dott. Mori.
Vorrei però chiederle se può specificare meglio l'affermazione sopra riportata riguardo i problemi alimentari e il bere.
Da quanto tempo accade? E con quali modalità?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Cara Nataly,

se a sua madre piacciono tanto i confronti forse può proporgliene uno anche lei: i suoi cugini non sono stati cresciuti per 12 anni da una nonna che permetteva loro di fare quello che volevano, ma sono stati seguiti dai genitori e per questo oggi hanno una solida preparazione sia scolastica che sportiva.
Probabilmente se anche lei avesse avuto la costante presenza dei suoi ora non si sentirebbe così in difficoltà e così diversa dagli altri, sentimento che è anche effetto dell'essere stata "abbandonata" per 12 anni dai genitori mentre gli altri bambini non vivevano con i nonni, ma con mamma e papà.
Tutto questo non per colpevolizzare sua madre, che non c'era per motivi di lavoro, ma per ristabilire un po' di verità e di equilibrio nel discorso.

Penso che lei potrà iniziare a sentirsi soddisfatta quando riuscirà a far entrare da un orecchio e uscire dall'altro le critiche che non hanno nessun motivo di esserle rivolte, e che alimentano solo la sua ansia e la sua insicurezza spingendola verso esiti fallimentari che probabilmente non sarebbero tali se lei non si presentasse agli esami sotto una forte pressione emotiva.

Le persone che incontra, poi, non sono sue nemiche, ma diventano tali nel momento in cui lei si sente continuamente paragonare a loro e anche questo è un effetto dei discorsi che le fa sua madre: gli altri non si sentono in competizione con lei come lei si sente in competizione con loro, perciò probabilmente non capiscono i suoi atteggiamenti, ma percepiscono l'ostilità che lei trasmette e magari si allontanano, facendola sentire sola.
Se lei potesse essere sé stessa sarebbe insomma più tranquilla e anche più ben voluta dagli altri.
Le suggerisco di auto-correggersi quando riflette sulle altre persone e si accorge di fare a sé stessa discorsi troppo generici che contengono parole come "tutti" e "nessuno", così come assunzioni sui comportamenti altrui che non è in grado di verificare. Come può essere sicura che gli altri non si impegnino e ottengano ugualmente brillanti risultati? Probabilmente è solo una sua impressione che gli altri non facciano fatica e riescano ugualmente bene, così come la sua visione della diffusa "superficialità" è davvero estrema e non credo rappresenti efficacemente la realtà dei suoi coetanei.

A mio avviso le farebbe bene discutere di tutto questo con uno psicologo, fare un po' d'ordine e cominciare a individuare i suoi obiettivi, abbandonando quelli che altri hanno elaborato per lei e prendendo le distanze dai discorsi distruttivi che ascolta troppo spesso sul suo conto.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it