Paure del matrimonio...?

Buonasera,
ho 28 anni e vi scrivo per sottoporvi le mie paure "da matrimonio". Sto con un ragazzo da ben 9 anni, 9 anni intensi, in cui ci siamo sempre visti nei fine settimana, ma sono stati davvero belli. è iniziato tutto un po' per caso, e siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso davvero tutto e con lui mi sono sempre trovata bene.
A gennaio di quest'anno lui è partito per gli USA, dove lavorerà per due anni. Devo dire che i primi mesi di quest'anno sono stati molto difficili: abituata a vederci tutti i fine settimana, mi sono trovata subito a non avere tanti impegni, ad annoiarmi con tutti gli altri amici, a vedere i weekend passare vuoti.
Mi è sembrato di aver perso tante emozioni, di sentire la vita scivolarmi addosso e ancora adesso - anche se sono ormai 10 mesi che lui è partito - non riesco a gioire per le piccole cose. Mi sono trovata spiazzata, e mi sono tenuta (e m i tengo) tutto dentro, sfogandomi col pianto senza motivo quando sono da sola. Ad aprile sono andata a trovarlo e ci siamo visti anche ad agosto e a settembre.
Nei rapporti con lui nulla mi sembra cambiato:c'è la stessa intesa, anche nell'intimità, le stesse risate. Ad aprile, prima di lasciarlo - potrà sembrare una cavolata ma è importante per me - l'ho visto "più basso", anche se siamo alti uguali.Ci siamo salutati e da subito mi è mancato, ma ho iniziato a pensare che se notavo i suoi difetti c'era qualcosa che non andava (anche se notare i difetti di qualcuno non significa smettere di amare). Dopodichè è iniziato il periodo triste che vi accennavo sopra.
Ma sono entrata in un circolo vizioso da quando abbiamo pensato seriamente al matrimonio e da quando mi ha chiesto di sposarlo, ad agosto.
Sono entrata nel circolo vizioso dei "ma farò la scelta giusta?", "e se dovessi conoscere altre persone prima di decidere di stare con lui?", "e se andrà male'"?, "è proprio lui che voglio?". Poi magari penso al giorno del matrimonio con lui, mi immagino tutte le piccole cose di quel giorno e le paure si attutiscono molto. Ma nel frattempo vivo tra mille paure, che non riesco a spiegarmi.
Queste paure si sono manifestate subito, tanto che nei due giorni successivi a quando me l'ha chiesto ho pianto a dirotto. Mi è sembrato un comportamento un po' da immatura, da persona che ha paura dei cambiamenti, anche perchè ci sposeremo nel 2015: non capisco il perchè di tutta questa disperazione dato che manca molto tempo!
E così il circolo vizioso è diventato: "e se non lo amassi più? sarà per questo che ho pianto tanto?". Eppure lui mi manca sempre, e non vedo l'ora che torni perchè mi basta guardarlo negli occhi per capire che nulla è cambiato. Questa distanza mi sta uccidendo.
A cosa può essere dovuto questo circolo vizioso? Eppure queste paure mi vengono da quando stiamo lontani...eppure quando lo vedo nei nostri sguardi c'è la stessa "chimica" di 9 anni fa, che mi fanno pensare che potrei stare con altre 10 persone, ma questa chimica potrebbe esserci solo con lui...
A volte ho paura che il problema sia il fatto che io mi vedo ancora come figlia e non come moglie/mamma...Tanto che mi sento in imbarazzo a parlarne con i miei, e tanto che quando gliel'ho detto inizialmente mi sono sentita molto meglio e alleggerita. Con loro a volte nascondo anche l'anello, così come non mi piace che vedano le foto delle vacanze con il mio fidanzato. Loro sono sempre stati un po' "oppressivi", sempre a ricordarmi i miei doveri prima del matrimonio (la laurea, l'esame di stato etc,). Pur vivendo a un'ora e mezza da casa da 10 anni, mi vergogno ancora con loro e se fosse per me non parlerei mai di matrimonio con loro.
Peraltro litigano spesso, e la prima cosa che mia mamma ha detto è stata "ok se si sposa anche tua sorella, io e papà ci separiamo". E così io collego l'idea del matrimonio a una vita anche infelice, di litigi continui dopo una certa età...
Sarà questo?
Grazie!
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Ragazza,
alla luce di quanto ci ha espresso sulle dinamiche relazionali in atto nella sua famiglia, la sua condizione sembrerebbe abbastanza chiara.

Parrebbe infatti che i suoi genitori tendano a trattenerla nel nucleo familiare, facendole intendere che la salvezza del loro matrimonio dipenderebbe dalla vostra presenza come figlie <ok se si sposa anche tua sorella, io e papà ci separiamo".>

Comprensibile dunque che lei dica <il problema sia il fatto che io mi vedo ancora come figlia e non come moglie/mamma..> e che si vergogni a parlarne con loro, a mostrare l'anello ecc.

Il compito dei genitori dovrebbe essere quello di fare da "trampolino di lancio" al futuro dei figli e favorire il loro svincolo familiare.

Purtroppo in alcuni casi, quando le relazioni sono invischianti, questo non avviene con facilità.

Il suo rimuginare sul suo rapporto, l'ansia che lei sembra provare in merito, dal mio punto di vista sarebbero leggibili in questo senso.

Ne consegue che dipende da lei, non dai suoi genitori (che non credo in grado di cambiare data la loro situazione di coppia) rendersi conto che non è suo dovere portare il peso del loro rapporto. Dovrebbe passare alla condizione di figlia adulta, in grado di affrontare una vita autonomae di costruire un progetto di coppia.

Anche se lei vive lontana da casa, emotivamente è ancora troppo coinvolta con i suoi genitori. Dovrebbe pertanto maturare una distanza emotiva consona alla sua età.

Credo che l'apporto diretto di un nostro collega le possa essere davvero utile per tutto quanto esposto sopra.

Restiamo in ascolto.

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio molto!
Penso anche io che il problema sia il fatto che mi vedo ancora come figlia. Non penso di dare un peso preponderante alla frase di mia mamma, perchè lei esagera sempre, io non penso di sentirmi in colpa se vado via da casa, anche perchè in fin dei conti loro - pur litigando spesso - si vogliono ancora bene.

è vero però che il fatto di essere in imbarazzo a parlarne con loro significa paura di crescere, anche se davvero io non ho paura di staccarmi da loro.
Cioè, non so se mi sono spiegata correttamente: io non ho più così tanto bisogno di casa mia, vivendo già fuori, e sono sicura che riesco a vivere da sola, ma è come se il non poter parlare apertamente con loro e i tabù che pian piano si sono creati mi conducano ad avere paura dei cambiamenti, di crescere.

Ho però paura che il rimuginare sul mio rapporto possa essere dannoso e ci conduca alla separazione...Mi sembra di impazzire ultimamente: guardo gli altri ragazzi per la strada e penso "perchè non lui?" "e lui?", anche persone che non avrei mai notato.

Ho tanta paura che il problema non siano solo i miei, ma anche la paura del concetto di definitività, di eterno, di "per sempre", di responsabilità. Secondo lei è tutto collegato? O è il rapporto con lui il problema?Eppure non abbiamo problemi gravi di coppia, eppure in intimità è tutto uguale. Io penso che non proverei la stessa attrazione se ci fossero problemi...

Lo so che l'aiuto di uno psicologo potrebbe essere utile ma non è semplice nemmeno andare...un po' per gli orari lavorativi impossibili e un po' perchè dovrei farlo ad insaputa dei miei...
In alternativa vorrei lasciare che il tempo faccia la sua parte, visto che è nel 2015, e vedere come reagiscono ora che inizierò a vedere qualche location..Insomma, vedere se tutto si risolve pian piano iniziando ad organizzare qualcosa, e stando un po' con lui a dicembre (si perchè in tutto questo non averlo al mio fianco mi logora senza che io me ne accorga, mi sembra di sentirlo davvero lontano).

Grazie ancora!
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

è probabile che ci siano delle dinamiche di dipendenza anche nella relazione col Suo ragazzo: da una parte è normale che ne senta la mancanza, dall'altra forse una storia così lunga è stata impostata in modo tale da tagliare alcuni legami amicali e sociali, spiazzandola.

Anche con i Suoi genitori potrebbe imparare a spezzare quelle modalità che La tengono ancora nella posizione di figlia e il disagio che prova nel parlare con loro di qualcosa che riguarda l'età adulta (sposarsi) potrebbe essere indicativo, così come la necessità che sente di comunicare loro un eventuale colloquio psicologico...
Non è tenuta a dirlo a nessuno, quello che colpisce è che per Lei sia scontato farlo sapere.

Forse alcuni confini più netti in famiglia aiuterebbero a farLa sentire figlia ma adulta.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<Lo so che l'aiuto di uno psicologo potrebbe essere utile ...e un po' perchè dovrei farlo ad insaputa dei miei..>

Gentile Utente,
questa sua affermazione la dice lunga in merito alla relazione con i suoi genitori.
Se lei, pur abitando lontana, sente il dovere di rendere conto a loro di quello che fa, significa che ancora non ha trovato la giusta distanza emotiva da loro.
< la paura del concetto di definitività, di eterno, di "per sempre", di responsabilità...o collego l'idea del matrimonio a una vita anche infelice, di litigi continui dopo una certa età...>
Anche prendersi responsabilità fa parte dell'essere adulto, che lei ha comunque conseguito in diversi ambiti della sua vita (lavorativo, abitazione propria e cos' via)...forse ci sarebbe da percorrere ancora un pezzetto di strada verso una maggiore indipendenza emotiva e affettiva. Certo che anche la sua idea del matrimonio potrebbe complicare il suo sentire. Ma ogni coppia è a sé... due diverse persone fanno una relazione differente.

In ogni caso può iniziare a fare passi per definirsi fattivamente in modo diverso con i suoi genitori, ad esempio non rendendo conto di ciò che fa, quasi che si dovesse giustificare o chiedere il permesso. E anche organizzarsi, come ha detto...il fare la potrebbe aiutare.

Le suggerirei comunque un incontro con un nostro collega, le sarebbe utile, un consulto on line non può bastare.

Ci faccia sapere in futuro come vanno le cose, se crede

Cari auguri

[#5]
Utente
Utente
Vi ringrazio, il vostro consulto mi è stato davvero utile e certamente vi aggiornerò.

Avete ragione, non ho un rapporto coi miei da persona adulta, così come è vero che - almeno finchè lui non era a distanza - avevamo tagliato alcuni legami sociali.
Da quando è partito, uscendo con altri per non restare sempre sola, ho capito che dovevamo uscire di più insieme ad altri.
è anche vero però che non è semplice: in questo periodo esco si, ma alla fine preferisco sempre isolarmi, anche un po' per carattere, o leggere libri. Qualsiasi relazione di amicizia non colma la voglia di stare con lui.

Detto questo cercherò di iniziare con l'organizzazione per definire un ruolo di figlia adulta, anche se non mi sembra tanto facile. Anche parlare di preparativi del matrimonio a volte mi crea angoscia, tanto da temere di allontanarmi dal mio fidanzato.
Dovrei vivere i preparativi come qualcosa di molto bello, e invece mi sembra un evento che non sento mio, mi sembra che l'idea di essere moglie di qualcuno non mi appartenga. Il problema che mi sto ponendo a volte è: non ti senti moglie di qualcuno o moglie di lui?! ma a distanza non riesco a capirlo.

Spero che tutto questo mio rimuginare trovi una fine, e che io concepisca il matrimonio con più leggerezza e incoscienza. A volte mi sembra di prenderlo troppo seriamente. Vorrei tanto vedere se iniziando a visitare location o parlandone coi miei tutto diventi un po' più naturale. Vorrei tanto vederlo come un ostacolo non insormontabile..

Il problema è che a volte si pensa che qualsiasi ragazza debba reagire allo stesso modo. Vedo ragazze reagire con una felicità all'ennesima potenza senza vedere reali problemi che io dall'esterno vedo (problemi che davvero potrebbero mettere in dubbio un matrimonio). Io non ho problemi simili eppure mi sottopongo a mille paranoie senza una reale ragione (per lo meno apparente).
Ripeto, spero vivamente che la ragione vera non sia un allontanamento dal mio fidanzato, bensì che sia io che non mi vedo moglie, in generale.

Grazie ancora!
[#6]
Utente
Utente
Posto che resta il dubbio se il rapporto col mio fidanzato si sia "rovinato" (spero di no, ma lo scoprirò solo stando con lui di più, appena torna), volevo aggiungere che la vostra analisi secondo me è corretta anche perchè - pensate un po' - i miei non ci hanno mai visti darci un bacio o abbaracciarci...Mi imbarazzo troppo. Lo so che è da immaturi, ma purtroppo mi sento osservata
pensate che intorno ai 25 anni nel we andavo da lui nel weekend, ma non dicevo ai miei che il venerdì dormivo da lui...un comportamento abbastanza adolescenziale, purtroppo.
Adesso mi trovo in una situazione in cui non capisco se il problema sia solo il rapporto coi miei o se sia io il problema, ed il rapporto col mio fidanzato.
Forse avrei dovuto iniziare a costruire un rapporto diverso con loro prima che il mio fidanzato mi chiedesse di sposarlo....
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Per fortuna può imparare tutto ciò, cominciando proprio a comportarsi diversamente. E' chiaro che dovrà aspettarsi delle reazioni da chi sta attorno a Lei (perchè alcuni Suoi comportamenti sembreranno strani agli occhi degli altri), ma pare proprio il momento per farlo, anche perchè se ne rende conto ed è importante soprattutto in vista del legame coniugale (e in futuro genitoriale) che inevitabilmente cambierà la Sua vita.

Cordiali saluti,
[#8]
Utente
Utente
Buongiorno,
vorrei aggiornarvi sulla situazione...che purtroppo sta peggiorando.
ho iniziato ad avere qualche discussione col mio fidanzato che, pur essendo lontano, ha avvertito le mie insicurezze, le mie paure e le sta interpretando come mia mancanza di volontà di sposarlo.
io sono davvero in una situazione di confusione. Temo che la mia paura del definitivo sia in realtà l'aver constatato un allontanamento da lui, anche se mi manca e quando torna mi sembra che mi piaccia come tanti anni fa. Da una parte sento di aver bisogno di lui, che quello che ci lega va oltre qualsiasi cosa, dall'altra ho tanta paura che il rapporto si sia rovinato ma a distanza non è facile capirlo.
Poi penso a quando dormiamo insieme e a come le cose non siano mai cambiate, ma come si fa ad avere le idee chiare se ci si vede 3 volte l'anno?
Non so davvero come chiarirmi le idee: stare con lui mi aiuterebbe a capire se provo le stesse sensazioni, perchè a km di distanza è tutto più difficile.
Mi spiace troppo che le cose stiano andando male, voglio far qualcosa per recuperarle senza illuderlo che sia tutto rose e fiori, ma non so come.
I primi mesi di lontananza da lui mi hanno davvero distrutta, ho l'impressione di aver maturato una tristezza interiore tale da non riuscire più a essere felice anche per le piccole cose...

Grazie
[#9]
Utente
Utente
Aggiungo anche, se può essere rilevante, che da quando è partito ho vissuto di più a casa mia e ho potuto ancora di più constatare le incomprensioni tra i miei...I litigi sono sempre stati molto forti, e io sono sempre stata zitta in stanza, ma secondo me in qualche modo mi hanno segnata.
Quanto può incidere questo? Può essere una causa del mio essere in crisi? Non ci capisco più niente, davvero...