Desiderare la felicità

Salve, ho 24 anni, sono uno studente.Ho un problema, non riesco a capire come identificarlo né come fare per risolverlo. Ho trascorso gli ultimi 10 anni della mia vita a desiderare tutto quello che non ho, e quando l'ho avuto non l'ho mai valorizzato e apprezzato. Parlo di soldi, affetti, amore, ecc.. Ma com'è possibile che io debba vivere come un cane arrabbiato per tutta la mia vita, sono sempre a desiderare cose (non solo materiali) che non ho e se poi le otterrò in futuro non le apprezzerò nella giusta misura. Mi sapete dire come posso imparare a cambiare? Che malattia è? Sono stanco di vivere come un toro che vede rosso da tutte le parti, è una guerra continua la mia vita anche se so che potrebbe migliorare non riesco a capire come si può trovare un equilibrio per avere serenità interiore e soprattutto la tanta agognata FELICITà. In pratica è una sorta di avidità; non solo legata alle cose materiali, ma anche ai sentimenti.


Mi spiegate come posso fare per migliorare e da cosa dipende tutto questo?

Grazie
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Ho trascorso gli ultimi 10 anni della mia vita a desiderare tutto quello che non ho, e quando l'ho avuto non l'ho mai valorizzato e apprezzato.>

Gentile Ragazzo,
non ci racconta niente della sua storia di vita e familiare, ma potrebbe essere che forse non sia riuscito a cogliere la vera essenza dei suoi bisogni, probabilmente più profondi di quelli che lei sta cercando da tanti anni di compensare forse più a livello materiale e non so come, in amore (non ce l'ha detto).

Non cerchi patologie, non si senta malato, è questione di dare la giusta attenzione a se stesso e riuscire a comprendere più a fondo cosa sta dietro a questa sua insoddisfazione e smania di avere che mai la appaga, di lavorarci un po'.

Certo l'aiuto di una mano esperta, come quella di un nostro collega, la potrebbe aiutare a non cadere nella solita trappola di tentate soluzioni, come pare stia facendo da tempo e ritrovare un miglior benessere.

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

purtroppo la felicità è qualcosa di difficile da raggiungere, specialmente se non si è definito cosa sia la felicità.
Essere felici è uno dei diritti dell'uomo, peccato solo che non sta scritto da nessuna parte cosa sia essere felici. Ma soprattutto non esiste niente che faccia felici tutti!

Ora, inseguire quello che non si ha, e che, altri hanno, si potrebbe chiamare invidia, che è un'emozione.

Ha mai pensato di essere solo e semplicemente "invidioso"?

O forse è solo "annoiato", perchè se si ha tutto, allora non c'è gusto ad avere qualcosa di nuovo. Questo perchè il guerriero che è in Lei non ha nulla per cui lottare.

Che ne pensa?

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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Utente
Utente
Non sono invidioso, anzi nel mio piccolo mi prodigo per gli altri, è veramente un sentimento che non mi appartiene in maniera categorica. Anzi vorrei che tutti fossimo felici. Quando capisco che qualcuno è più bravo di me o più capace, lo ammetto senza problemi e chapeau. Il problema è che vivo e ho vissuto in un territorio brutto, pieno di malvagità che è una conseguenza della povertà e del degrado di tante famiglie. Per esempio i miei genitori sono felici di quel poco che hanno (non solo materiale) mi richiamano e rimbrottano sempre su questo aspetto, mi dicono "sei insaziabile" o robe del genere; io sono figlio unico non ho fratelli e sorelle. E' come una droga quella del volere sempre più emozioni e non rassegnarsi e appagarsi mai su quello che si ha. Pure a scuola, all'università o in altri campi quando ho conseguito buoni risultati mi è capitato spesso di non dar troppo peso a queste cose, mentre considero tantissimo ciò che mi manca.

Sul fatto che abbia tutto non è così, purtroppo. Lotto o almeno cerco di lottare per il lavoro, lo studio e qualche altra soddisfazione; ma sono effimere. Guardo a quello che potrei avere (in + ) quando ho qualcosa.
L'unica cosa che apprezzo e ringrazio Dio è il fatto che sono sano di salute.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile utente,
Mi associo alle riflessioni dei colleghi nella risposta.

Non comprendo bene se lei è infelice per quello che "non ha o per quello che non è"

Non esiste una formula univoca per la felicità, la felicità è uno stato di benessere, di armonia con se stessi, correla con l' amore, la dimensione dell ' affettività, del dare e del saper ricevere....non soltanto con le cose materiali.

Si può avere tanto e non essere felici....

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#5]
Utente
Utente
soprattutto per quello che non ho (ma neanche tanto con riferimento al materialismo, faccio maggiormente riferimento agli affetti)
[#6]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gli affetti e la dimensione relazionale, affettiva e sessuale, correla infatti con quello che si " è o non é", non con quello che si ha o non ha.
[#7]
Utente
Utente
e come posso risolvere dott.sa Rondone?
[#8]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Conoscendosi a fondo, valorizzando le sue parti psichiche e relazionali, effettuando qualche colloquio psicologico, facendo "pace" con se stesso....

Il verbo amare necessita di tre coniugazioni:
Amarsi, amare e lasciarsi amare......

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509 41
Gentile Utente,

secondo me farebbe bene a farsi aiutare su questo punto perchè il rischio è di continuare questa corsa ad accumulare cose (e non solo), con la convinzione di poter essere felice prima o poi, ma rimanere nella condizione di "insaziabile" e quindi con un po' di frustrazione e insoddisfazione.

Posso chiedere di fare qualche esempio, per capire meglio?
Non ha affetti importanti attualmente? E in passato?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#10]
Utente
Utente
<secondo me farebbe bene a farsi aiutare su questo punto perchè il rischio è di continuare questa corsa ad accumulare cose (e non solo), con la convinzione di poter essere felice prima o poi, ma rimanere nella condizione di "insaziabile" e quindi con un po' di frustrazione e insoddisfazione.>

In effetto è come dice lei, penso e spero di agire quando faccio qualsiasi cosa per trarre felicità, ma non riesco!

Esempio:
mi prefiggo un obiettivo di studio, superare tot. esami in un certo periodo di tempo con tot. media voto: se l'obiettivo è raggiunto non sono felice come invece pensavo prima, cioè penso che sarebbe stato funzionale al raggiungimento di un minimo di contentezza invece sto sempre nero perché ritengo sia sempre poco e che si può fare di più, uguale l'aspetto con i soldi, ancora di + coi sentimenti.
Relativamente agli affetti sono cresciuto un po' come un cane randagio, solitario, ma leale con gli amici; mia mamma (che è deceduta da poco tempo) mi ha riempito di affetto, mi trattava da RE sotto tutti gli aspetti ma io non ricambiavo neanche per la metà; di questo me ne pento molto e mi vergogno. Con mio padre il rapporto è disastroso: siamo come cani e gatti, ed è sempre stato così. Non ho fratelli, né amici (del cuore), di persone vere ne conosco poche, vivendo in un posto di persone false preferisco starmene per i fatti miei altrimenti andrei allo scontro totale con molte persone. Ho evitato di avere diverse relazioni con coetanee perché non mi fido, non posso permettermi di DARE a persone o che non meritano o che comunque non mi danno garanzie di saper contraccambiare. Man mano questo andamento mi sta portando ad assumere un imbarbarimento comportamentale, inizio ad avere un carattere iroso e torvo perché devo sfogare la repressione che ho dentro e appena ho un piglio di ragione anche per poco mi arrabbio (anche se so che è sbagliato, ma non riesco a stare sereno). In effetti sono frustrato, lo ammetto; ma non sono invidioso! Anzi sono altruista, auguro il bene del mondo a tutte le persone che conosco; non sono maligno ma di sto passo inizio a tenere il veleno che circola nelle vene al posto del sangue.
[#11]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509 41
Eh, bisogna capire cos'è questo veleno, a che serve e soprattutto come sbarazzersene... :-)
Da quanto aggiunge qui mi sembra scontato che Lei non riesca ad essere felice: come potrebbe esserlo se non riesce a fidarsi, a lasciarsi andare, ad accettare di dare senza averne nulla indietro, ecc... Non vuol dire essere stupidi o creduloni, ma accettare che nella vita si può anche (ma mica sempre!) soffrire perchè in alcune relazioni e in alcuni incontri ci si ferisce.
Mi pare che Lei voglia sfuggire a tutti i costi delusioni, sofferenze, insomma tutto ciò che fa anche parte della vita, la vita vera.
Si è invece costruito una specie di corazza (velenosa :-) ?) che non Le permette di accedere a tutto ciò.
Se questa ipotesi dovesse essere verosimile, è chiaro che esami, soldi, ecc... non sono sufficienti a dare soddisfazione.
Poi chiaramente bisogna anche accordarsi su cosa intende per felicità e che cosa per Lei sia la felicità.

Cordiali saluti,
[#12]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

aggiungo a le ottime parole dei colleghi alcune note sull'invidia.

L'invidia è alla base dell'imitazione, ed essere invidiosi non vuol dire desiderare il male alle altre persone. L'invidia è quella che si prova nel momento in cui mi chiedo "perchè l'altro si, ed io no?"
Ma questo non vuol automaticamente dire "io si, tu no", ma si può tentare la soluzione "anche io", ove sia possibile una disponibilità di *quel qualcosa desiderato* per tutti.

E fintanto che si guarda fuori, si fa il confronto con gli altri, c'è sempre un pizzico d'invidia.

Può essere che la *Sua formula della felicità* (parafrasando una campagna pubblicitaria di un noto marchio commerciale) a diversa da quella dei Suoi genitori?