Confusione sul reale accadimento di una esperienza negativa
Gentilissimi Medici,
premetto che ho incontrato notevoli difficoltà già nel definire con un semplice titolo la questione che mi appresto a porvi.
Sono un ragazzo di 28 anni, single.
Conduco una vita normalissima e assolutamente felice (fermo restando che nulla è comunque perfetto, ma tutto è perfettibile), tra studio e preparazione di importanti concorsi.
Ieri ho vissuto una delle esperienze più tristi della mia vita: sono stato con una prostituta.
Non ho avuto un rapporto completo. L'atto in sé è durato pochissimi minuti (forse un paio).
Ho provato un tremendo senso di colpa, misto a vergogna, fin dal primo istante del rapporto.
Ho incontrato il suo sguardo mentre ero in macchina e, in quegli istanti, ho resistito alla tentazione di fermarmi.
Sulla strada del ritorno, dopo poche ore dal primo "incontro", incrociandola ancora, non ho saputo fare a meno di fermarmi.
Ho atteso lunghi, interminabili minuti prima di decidermi ad invitarla a salire in macchina. Durante questo tempo ho chiesto più volte a me stesso cosa stessi facendo.
Non sono assolutamente solito ad esperienze del genere. Tutt'altro.
Al di là di umane fantasie non mi è mai venuto in mente di fermarmi per fare ciò che, in concreto, ho fatto.
Ho sempre provato una profonda compassione per quelle ragazze.
Ieri, tuttavia, non so cosa mi è preso.
Le ho chiesto più volte scusa. Le ho confessato che era la prima volta che facevo qualcosa del genere e che, sicuramente, sarebbe stata anche l'ultima.
Il rimorso mi ha portato a dirigermi al primo posto in cui, in quel momento, sentivo che avrei trovato pace.
Sono entrato in una chiesa e ho pianto, spiegando l'accaduto al primo sacerdote incontrato.
Mi sentivo (e mi sento ancora) sporco, vigliacco e ipocrita.
Pur avendo sempre difeso quelle donne ho compiuto un gesto così insolito e contrario al mio modo di fare e pensare.
Oggi, a distanza di un giorno, pur con un profondo rimorso nell'anima, provo però una sensazione ulteriore e profondamente strana: è come se ciò che è accaduto ieri, altro non sia stato che un sogno.
Non ricordo neppure il viso di quella donna.
Ricordo solo alcuni dettagli, oltre allo svolgersi dei fatti.
Come detto, mi viene facile associare questo episodio ad un sogno; a qualcosa di non realmente accaduto se non nella mia fantasia.
Eppure è successo!
E' una sensazione davvero difficile da descrivere.
Alla luce di quanto detto, e sperando di ricevere una vostra cordiale risposta, sono due sono le questioni che vi pongo
1. Come può definirsi lo stato d'animo che provavo nei minuti appena precedenti al rapporto (in realtà neppure consumato del tutto) con quella donna? Sentivo di non essere me stesso e continuavo a chiedermi cosa stessi facendo.
2. Perché tendo a confondere tra sogno e realtà ciò che è accaduto?
Ringraziandovi in anticipo e sperando di aver presentato al meglio la questione, vi saluto cordialmente.
premetto che ho incontrato notevoli difficoltà già nel definire con un semplice titolo la questione che mi appresto a porvi.
Sono un ragazzo di 28 anni, single.
Conduco una vita normalissima e assolutamente felice (fermo restando che nulla è comunque perfetto, ma tutto è perfettibile), tra studio e preparazione di importanti concorsi.
Ieri ho vissuto una delle esperienze più tristi della mia vita: sono stato con una prostituta.
Non ho avuto un rapporto completo. L'atto in sé è durato pochissimi minuti (forse un paio).
Ho provato un tremendo senso di colpa, misto a vergogna, fin dal primo istante del rapporto.
Ho incontrato il suo sguardo mentre ero in macchina e, in quegli istanti, ho resistito alla tentazione di fermarmi.
Sulla strada del ritorno, dopo poche ore dal primo "incontro", incrociandola ancora, non ho saputo fare a meno di fermarmi.
Ho atteso lunghi, interminabili minuti prima di decidermi ad invitarla a salire in macchina. Durante questo tempo ho chiesto più volte a me stesso cosa stessi facendo.
Non sono assolutamente solito ad esperienze del genere. Tutt'altro.
Al di là di umane fantasie non mi è mai venuto in mente di fermarmi per fare ciò che, in concreto, ho fatto.
Ho sempre provato una profonda compassione per quelle ragazze.
Ieri, tuttavia, non so cosa mi è preso.
Le ho chiesto più volte scusa. Le ho confessato che era la prima volta che facevo qualcosa del genere e che, sicuramente, sarebbe stata anche l'ultima.
Il rimorso mi ha portato a dirigermi al primo posto in cui, in quel momento, sentivo che avrei trovato pace.
Sono entrato in una chiesa e ho pianto, spiegando l'accaduto al primo sacerdote incontrato.
Mi sentivo (e mi sento ancora) sporco, vigliacco e ipocrita.
Pur avendo sempre difeso quelle donne ho compiuto un gesto così insolito e contrario al mio modo di fare e pensare.
Oggi, a distanza di un giorno, pur con un profondo rimorso nell'anima, provo però una sensazione ulteriore e profondamente strana: è come se ciò che è accaduto ieri, altro non sia stato che un sogno.
Non ricordo neppure il viso di quella donna.
Ricordo solo alcuni dettagli, oltre allo svolgersi dei fatti.
Come detto, mi viene facile associare questo episodio ad un sogno; a qualcosa di non realmente accaduto se non nella mia fantasia.
Eppure è successo!
E' una sensazione davvero difficile da descrivere.
Alla luce di quanto detto, e sperando di ricevere una vostra cordiale risposta, sono due sono le questioni che vi pongo
1. Come può definirsi lo stato d'animo che provavo nei minuti appena precedenti al rapporto (in realtà neppure consumato del tutto) con quella donna? Sentivo di non essere me stesso e continuavo a chiedermi cosa stessi facendo.
2. Perché tendo a confondere tra sogno e realtà ciò che è accaduto?
Ringraziandovi in anticipo e sperando di aver presentato al meglio la questione, vi saluto cordialmente.
[#1]
Gentile signore,
Volendo proprio dare un nome a quanto accaduto cosi' come lei lo ricorda e ce lo riferisce direi che si puo' trattare di un episodio dissociativo.
Questa terminologia si puo' utilizzare perche' lei ha agito in uno stato non abituale della sua coscienza, rispondendo ad una istanza inconscia.
Io prenderei in esame questo aspetto.
Gli episodi dissociativi si verificano in situazioni inusuali, e rispondono a forti esigenze inconsce di difesa dell'io. Infatti appena lei ha riprso il controlo di se' c'e stata la prevalenza del super io per compensare la defaillance con il senso di colpa, il rifugiarsi in chiesa, il pianto, la confessione , la ricerca del perdono.
Quano e' accaduto fa ipotizzare una forte prevalenza nella sua psiche di un super io severissimo che non le permette alcuna trasgressione.
Non e' certo questo il luogo per approfondire questo aspetto della sua psiche, ma il mio consiglio e' di farlo in una psicoterapia a orientamento dinamico /analitico.
Questo "segnale" che le ha invito il suo inconscio e' stato forte e fa ipotizzare che ci sia l'esigenza di affrontare questo aspetto, per comprendersi e integrare i vari livelli che sono presenti nella sua personalita' e nella sua psiche.
Ci mandi sue notizie!
Volendo proprio dare un nome a quanto accaduto cosi' come lei lo ricorda e ce lo riferisce direi che si puo' trattare di un episodio dissociativo.
Questa terminologia si puo' utilizzare perche' lei ha agito in uno stato non abituale della sua coscienza, rispondendo ad una istanza inconscia.
Io prenderei in esame questo aspetto.
Gli episodi dissociativi si verificano in situazioni inusuali, e rispondono a forti esigenze inconsce di difesa dell'io. Infatti appena lei ha riprso il controlo di se' c'e stata la prevalenza del super io per compensare la defaillance con il senso di colpa, il rifugiarsi in chiesa, il pianto, la confessione , la ricerca del perdono.
Quano e' accaduto fa ipotizzare una forte prevalenza nella sua psiche di un super io severissimo che non le permette alcuna trasgressione.
Non e' certo questo il luogo per approfondire questo aspetto della sua psiche, ma il mio consiglio e' di farlo in una psicoterapia a orientamento dinamico /analitico.
Questo "segnale" che le ha invito il suo inconscio e' stato forte e fa ipotizzare che ci sia l'esigenza di affrontare questo aspetto, per comprendersi e integrare i vari livelli che sono presenti nella sua personalita' e nella sua psiche.
Ci mandi sue notizie!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gentile Utente,
probabilmente si è trattato di ansia molto intensa.
Tenga presente che i sintomi che si sperimentano quando si è ansiosi non sono solo fisici (es tachicardia) ma anche cognitivi (es sensazione di confusione, di avere come la testa ovattata o di non ricordare, ecc...).
Cordiali saluti,
probabilmente si è trattato di ansia molto intensa.
Tenga presente che i sintomi che si sperimentano quando si è ansiosi non sono solo fisici (es tachicardia) ma anche cognitivi (es sensazione di confusione, di avere come la testa ovattata o di non ricordare, ecc...).
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Ex utente
Gent.ma Dott.ssa Esposito e Gent.ma Dott.ssa Pileci,
Vi ringrazio, anzitutto, per la pronta risposta.
Devo riconoscere di essere, a volte, molto severo con me stesso. Al contrario sono molto elastico e comprensivo con gli altri.
Più in particolare, tendo ad evitare come la peste tutte quelle occasioni che possano di fatto ledere libertà e diritti altrui (detto altrimenti, non conoscendo il vissuto di quella ragazza, potrei, seppur inconsapevolmente, aver approfittato del suo stato di bisogno economico): in questo si rivela il mio senso di colpa.
Se un mio amico avesse confidato a me questa vicenda, avrei sdrammatizzato il tutto, considerando l'accaduto come una piccola parentesi di un universo decisamente più grande chiamato vita.
Probabilmente dovrei semplicemente essere un tantino più elastico con me stesso.
Provvederò, comunque, ad approfondire la questione, informandovi sugli eventuali sviluppi.
Con gratitudine.
Vi ringrazio, anzitutto, per la pronta risposta.
Devo riconoscere di essere, a volte, molto severo con me stesso. Al contrario sono molto elastico e comprensivo con gli altri.
Più in particolare, tendo ad evitare come la peste tutte quelle occasioni che possano di fatto ledere libertà e diritti altrui (detto altrimenti, non conoscendo il vissuto di quella ragazza, potrei, seppur inconsapevolmente, aver approfittato del suo stato di bisogno economico): in questo si rivela il mio senso di colpa.
Se un mio amico avesse confidato a me questa vicenda, avrei sdrammatizzato il tutto, considerando l'accaduto come una piccola parentesi di un universo decisamente più grande chiamato vita.
Probabilmente dovrei semplicemente essere un tantino più elastico con me stesso.
Provvederò, comunque, ad approfondire la questione, informandovi sugli eventuali sviluppi.
Con gratitudine.
[#4]
Gentile Utente,
in effetti ciò che scrive non sorprende, perchè mi pareva evidente che Lei fosse molto rigido e severo con se stesso e meno con gli altri.
Allora credo che potrebbe imparare a volersi bene e a trattarsi con quella gentilezza (e meno critiche) con cui tratta gli altri.
Probabilmente è questa visione che ha di se stesso che ha determinato tali reazioni.
Buona giornata,
in effetti ciò che scrive non sorprende, perchè mi pareva evidente che Lei fosse molto rigido e severo con se stesso e meno con gli altri.
Allora credo che potrebbe imparare a volersi bene e a trattarsi con quella gentilezza (e meno critiche) con cui tratta gli altri.
Probabilmente è questa visione che ha di se stesso che ha determinato tali reazioni.
Buona giornata,
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.2k visite dal 09/10/2013.
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