L'arte di fingere, l'incapacità di esprimersi con sincerità
Salve a tutti.Vi scrivo perché ho dei dubbi assillanti nella testa.Sono stato cresciuto solo con mia madre, che è "patologicamente" apprensiva con me.La mia infanzia non è stata un granché, ma ho subito riscontrato un disagio stare in mezzo alle persone, ma essendo piccolo non avevo una vita sociale, soltanto a scuola.E mi sono sempre trovato male. Infatti sono sempre stato trattato male in questo ambiente, specie alle superiori, dove mi isolavo e gli altri facevano lo stesso, perché vigeva la legge "o con noi o contro di noi", in questo caso forse è meglio dire "o sei come noi, o ti trattiamo come un estraneo".Ho preferito la solitudine anziché abbassarmi alla loro pochezza mentale.Gli insegnanti lo stesso mi trattavano male, perché non sono mai stato un ruffiano ma un anticonformista, ma mi sorprende lo stesso perché io non parlavo MAI.Ero come congelato, senza emozioni.Ho lasciato il liceo, è seguita una crisi esistenziale.Mi sono domandato sul rapporto che ho con il mio corpo, la mia identità di genere, il mio orientamento sessuale.E anche sul mio carattere. Non mi riconoscevo più.Mi dicevo "Ma chi sono? Come mi sono comportato fino ad adesso?"Vi vedevo allo specchio, riconoscendo ogni giorno di più la mia androginia.Mi riconosco attualmente in una persona unisex, androgina, anche se registrandomi su questo sito ho dovuto scegliere tra una M o una F, e ho preferito mettere M, dato che la mia sfera di identità è molto virile.Poco importa il mio sesso di origine.Poi ho scoperto il mio completo disinteresse nei ragazzi e la mia attrazione per le ragazze.Devo dire di averla accettata fin da subito questa scoperta.Ho sempre riscontrato in me un senso di vergogna, di inferiorità, credendo che tutti fossero migliori di me e che avevano il diritto a trattarmi male, e questo è aldilà del mio aspetto ambiguo.Alieno il mio carattere creando barriere tra me e la gente insormontabili, che fanno di me un vero artista nel fingere, nel far credere agli altri di essere come loro.Ho l'ossessione che gli altri possano farmi del male, e mi chiudo in me stesso. Ma voglio smetterla di essere un attore, sono stato dal neurologo che ha accertato che al livello neurologico non ho nulla e mi ha indirizzato a psicoterapia.Ma mi ha detto "Non sembri di avere tutti questi complessi, io la ricetta te la faccio, ma non penso ne hai bisogno".Lì mi sono cadute le braccia,anche mia mamma disse lo stesso ma non è vero! Sono talmente bravo a fingere che ci cascano! Ora come faccio? Ho prenotato la visita dallo psicoterapeuta al consultorio, ma so già che fingerò ancora, che mi mostrerò sicurissimo di me e anche un pò superbo. Ho notato che però quando chatto, quando c'è un computer tra me e l'altra persona, io mi apro e rivelo tutti i miei sentimenti. Quindi mi domando: secondo voi è possibile parlare con lo psico in skype? Gli posso fare questa richiesta, o sembrerebbe poco professionale? Per me è indispensabile, almeno le prime volte. Che devo fare? Sono disperato :-(
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>>> Ho notato che però quando chatto, quando c'è un computer tra me e l'altra persona, io mi apro e rivelo tutti i miei sentimenti
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Sei in buona compagnia. La stragrande maggioranza delle persone che ci scrivono condivide con te la stessa cosa.
Da una parte è una facilitazione, per iniziare ad aprirsi, dall'altra può essere una maledizione se ciò impedisce di far fruttare un lavoro psicoterapeutico di persona.
Alcuni psicologi forniscono consulenza psicologica a distanza, ma nella mia esperienza è un tipo di intervento adatto a problemi diversi dal tuo. Se hai problemi a socializzare e sei ansioso, devi rivolgerti a un terapeuta di persona e farti dare un parere, perché è probabile che debba essere aiutato a imparare le abilità che ti mancano e a risolvere l'ansia che ti paralizza. Cose che si possono fare bene solo di persona.
Piccola nota a margine: in alcune forme di terapia più il paziente fa resistenza, più il lavoro ne può essere facilitato.
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Sei in buona compagnia. La stragrande maggioranza delle persone che ci scrivono condivide con te la stessa cosa.
Da una parte è una facilitazione, per iniziare ad aprirsi, dall'altra può essere una maledizione se ciò impedisce di far fruttare un lavoro psicoterapeutico di persona.
Alcuni psicologi forniscono consulenza psicologica a distanza, ma nella mia esperienza è un tipo di intervento adatto a problemi diversi dal tuo. Se hai problemi a socializzare e sei ansioso, devi rivolgerti a un terapeuta di persona e farti dare un parere, perché è probabile che debba essere aiutato a imparare le abilità che ti mancano e a risolvere l'ansia che ti paralizza. Cose che si possono fare bene solo di persona.
Piccola nota a margine: in alcune forme di terapia più il paziente fa resistenza, più il lavoro ne può essere facilitato.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Ex utente
Grazie tante per la risposta. Vede, io sono misantropo, nel senso che odio le persone e non ci tengo a stringere amicizie varie. Quello che desidero pertanto è stare in pace con me stesso, di non vergognarmi e di avere paura di parlare, di camminare da solo per strada, di parlare al cellulare con operatori telefonici. Ho paura di espormi, infatti al mese esco più o meno 3-4 volte e sempre in compagnia.
Comunque, ha ragione, solo di persona, ma ho paura che non mi prenda sul serio, come ha fatto il neurologo.
Comunque, ha ragione, solo di persona, ma ho paura che non mi prenda sul serio, come ha fatto il neurologo.
[#4]
Gentile utente,
concordo con quanto scrive il mio collega dr.Santocito.
Quello che lei chiama finzione, forse si potrebbe anche definire "paura".
Il bisogno di mostrarsi superiore, il timore di esporsi e di essere debole agli occhi degli altri è paura delle relazioni. Nelle relazioni vere (sebbene in una piccola misura portiamo tutti una maschera sociale) dobbiamo svelarci e quello che gli altri vedono non è detto che debba per forza piacere.
Lei oltre a questo timore sembra dirci che teme non essere capito. E' probabile che tutto ciò abbia origini antiche.
Soltanto la sua psicoterapia potrà dirlo.
Si faccia coraggio.
Restiamo in ascolto
concordo con quanto scrive il mio collega dr.Santocito.
Quello che lei chiama finzione, forse si potrebbe anche definire "paura".
Il bisogno di mostrarsi superiore, il timore di esporsi e di essere debole agli occhi degli altri è paura delle relazioni. Nelle relazioni vere (sebbene in una piccola misura portiamo tutti una maschera sociale) dobbiamo svelarci e quello che gli altri vedono non è detto che debba per forza piacere.
Lei oltre a questo timore sembra dirci che teme non essere capito. E' probabile che tutto ciò abbia origini antiche.
Soltanto la sua psicoterapia potrà dirlo.
Si faccia coraggio.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#5]
Ex utente
Grazie tante anche a lei, di cuore. E grazie anche per l'incoraggiamento, a volte parole così mi fanno sentire meglio.
Ci sarebbe un modo per scacciare la vergogna almeno iniziale? Che pensieri devo fare quando avrò quella persona davanti, senza pensare "oddio, questa persona mi odierà e mi dirà che devo vergognarmi di esistere"?
Ci sarebbe un modo per scacciare la vergogna almeno iniziale? Che pensieri devo fare quando avrò quella persona davanti, senza pensare "oddio, questa persona mi odierà e mi dirà che devo vergognarmi di esistere"?
[#6]
>>> ho paura che non mi prenda sul serio, come ha fatto il neurologo
>>>
Il mestiere del neurologo è diagnosticare e curare le malattie neurologiche.
Tu non hai un problema neurologico, hai un problema psicologico. Perciò il dottore da consultare è lo psicologo psicoterapeuta, non il neurologo, per questo sei stato indirizzato al colloquio psicologico.
A volte medici e psicologi cercano di evitare di mandare in cura i ragazzi della tua età, per non creare l'impressione di essere "malati" e aggravare in tal modo ansie e paure. A volte ciò può avere un senso, ma se senza curarsi si continua a soffrire, ha più senso farsi curare. Del resto vincere l'ansia significa affrontarla, non fuggire.
>>> In che senso?
>>>
Nel senso che è infondata la tua convinzione che, siccome hai paura ad aprirti, lo psicologo non potrà aiutarti.
Parte del mestiere dello psicologo è appunto aggirare le resistenze al cambiamento che il disturbo del paziente (non il paziente) esibisce.
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Il mestiere del neurologo è diagnosticare e curare le malattie neurologiche.
Tu non hai un problema neurologico, hai un problema psicologico. Perciò il dottore da consultare è lo psicologo psicoterapeuta, non il neurologo, per questo sei stato indirizzato al colloquio psicologico.
A volte medici e psicologi cercano di evitare di mandare in cura i ragazzi della tua età, per non creare l'impressione di essere "malati" e aggravare in tal modo ansie e paure. A volte ciò può avere un senso, ma se senza curarsi si continua a soffrire, ha più senso farsi curare. Del resto vincere l'ansia significa affrontarla, non fuggire.
>>> In che senso?
>>>
Nel senso che è infondata la tua convinzione che, siccome hai paura ad aprirti, lo psicologo non potrà aiutarti.
Parte del mestiere dello psicologo è appunto aggirare le resistenze al cambiamento che il disturbo del paziente (non il paziente) esibisce.
[#7]
Gentile ragazzo,
quando tu scrivi "...essendo piccolo non avevo una vita sociale, soltanto a scuola..." in realtà è una contraddizione perchè anche i bambini hanno una vita sociale (es nonni, ecc...) e da quando cominciano ad andare alla materna e poi alle elementari la loro vita sociale si arricchisce ancora di più e, se tutto va bene, è possibile apprendere delle abilità sociali.
Probabilmente qualcosa non è andato bene e tu lo hai intercettato in parte nella descrizione che ne hai fatto.
Io però ritengo che tu debba fare proprio il contrario di ciò che temi tanto e verificare poi che succede: per esempio perchè non cominci a dire con molta semplicità allo psicologo tutto ciò che hai scritto qui?
"Ci sarebbe un modo per scacciare la vergogna almeno iniziale? "
Magari no, ma qual è il problema?
Anzi, più ti apri con lo psicologo più riesci ad ottenere aiuto.
Evidentemente la vergogna viene da qualcosa che ti appartiene e dai significati che tu attribuisci.
In realtà le difficoltà sociali come quelle che tu descrivi sono piuttosto diffuse, anche se le persone (come tu stesso dici di te) si mostrano sicure di sè e imperturbabili.
" Che pensieri devo fare quando avrò quella persona davanti, senza pensare "oddio, questa persona mi odierà e mi dirà che devo vergognarmi di esistere"?"
Dubito che uno psicologo psicoterapeuta possa dire ad un pz. di vergognarsi perchè non è il nostro compito e non siamo chiamati a giudicare nessuno, se si sta riferendo allo psicologo.
Non è più semplice dire apertamente al dottore che temi di essere giudicato ecc...?
Tutto questo va a tuo vantaggio perchè è più facile impostare un intervento di risoluzione del problema e, sia per la tua età sia per il problema in sè, è probabile che sia un intervento semplice e limitato nel tempo.
Inoltre, ti suggerisco di leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Infine, tu dici che temi di esporti... in realtà un intervento molto efficace per queste problematiche è proprio l'esposizione alle situazioni che si temono, in modo tale da spezzare quel meccanismo che è sostenuto da tutte le tue paure, abituarti alle varie situazioni e a ciò che provi e riuscendo così a modificare anche l'idea che hai della padronanza sulla difficoltà sociale.
Se poi una persona diventa molto abile a dosare bene questi comportamenti, allora diventa anche molto competente.
Cordiali saluti,
quando tu scrivi "...essendo piccolo non avevo una vita sociale, soltanto a scuola..." in realtà è una contraddizione perchè anche i bambini hanno una vita sociale (es nonni, ecc...) e da quando cominciano ad andare alla materna e poi alle elementari la loro vita sociale si arricchisce ancora di più e, se tutto va bene, è possibile apprendere delle abilità sociali.
Probabilmente qualcosa non è andato bene e tu lo hai intercettato in parte nella descrizione che ne hai fatto.
Io però ritengo che tu debba fare proprio il contrario di ciò che temi tanto e verificare poi che succede: per esempio perchè non cominci a dire con molta semplicità allo psicologo tutto ciò che hai scritto qui?
"Ci sarebbe un modo per scacciare la vergogna almeno iniziale? "
Magari no, ma qual è il problema?
Anzi, più ti apri con lo psicologo più riesci ad ottenere aiuto.
Evidentemente la vergogna viene da qualcosa che ti appartiene e dai significati che tu attribuisci.
In realtà le difficoltà sociali come quelle che tu descrivi sono piuttosto diffuse, anche se le persone (come tu stesso dici di te) si mostrano sicure di sè e imperturbabili.
" Che pensieri devo fare quando avrò quella persona davanti, senza pensare "oddio, questa persona mi odierà e mi dirà che devo vergognarmi di esistere"?"
Dubito che uno psicologo psicoterapeuta possa dire ad un pz. di vergognarsi perchè non è il nostro compito e non siamo chiamati a giudicare nessuno, se si sta riferendo allo psicologo.
Non è più semplice dire apertamente al dottore che temi di essere giudicato ecc...?
Tutto questo va a tuo vantaggio perchè è più facile impostare un intervento di risoluzione del problema e, sia per la tua età sia per il problema in sè, è probabile che sia un intervento semplice e limitato nel tempo.
Inoltre, ti suggerisco di leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Infine, tu dici che temi di esporti... in realtà un intervento molto efficace per queste problematiche è proprio l'esposizione alle situazioni che si temono, in modo tale da spezzare quel meccanismo che è sostenuto da tutte le tue paure, abituarti alle varie situazioni e a ciò che provi e riuscendo così a modificare anche l'idea che hai della padronanza sulla difficoltà sociale.
Se poi una persona diventa molto abile a dosare bene questi comportamenti, allora diventa anche molto competente.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#8]
Ex utente
Grazie dottoressa per la sua risposta.
Devo ammettere che non ho mai avuto una vita sociale, sono sempre stato da solo. Quindi non so come si fa a comportarsi con gli altri, anche se devo ammettere, io mi sento mooooolto più a mio agio tra gli adulti che tra i ragazzi, con i "grandi" posso manifestare la mia maturità, mentre i ragazzi mi trovano noioso. E anche io li trovo tali, anzi anche squallidi, privi di principi e di morale, per giunta.
Per quanto riguarda la vergogna, già so che questa è irrazionale e ingiustificata, perchè io non ho nulla di cui vergognarmi, ma questo è collegato con il TERRORE del giudizio altrui, sempre ingiustificato, la paura di essere isolato e rifiutato, quindi io taglio i ponti già da prima, isolandomi.
Dire subito allo psico tutto questo? Guardi, mi creda, già aver scritto il post iniziale è stata una grandissima fatica per me, perchè quando scrivo sono più capace di decifrare le mie emozioni rispetto a quando parlo, sono più bravo a fare la traduzione da mente a scrittura che da mente a voce.
Grazie per il link. E comunque ci ho pensato, scrivere qui mi ha fatto sentire meglio, perchè anche dire queste cose a voi medici è utile per me, mi aiuta a "rompere il ghiacco", perchè la professionalità e la freddezza dei medici mi spaventa a volte, perchè spesso non li vedo che ci tengono al paziente.
Eh sì, sono molto diffidente.
Comunque ringrazio davvero tutti per le risposte, credo che vi aggiornerò quando andrò dallo psicoterapeuta, se non vi ho annoiato abbastanza :-P
Devo ammettere che non ho mai avuto una vita sociale, sono sempre stato da solo. Quindi non so come si fa a comportarsi con gli altri, anche se devo ammettere, io mi sento mooooolto più a mio agio tra gli adulti che tra i ragazzi, con i "grandi" posso manifestare la mia maturità, mentre i ragazzi mi trovano noioso. E anche io li trovo tali, anzi anche squallidi, privi di principi e di morale, per giunta.
Per quanto riguarda la vergogna, già so che questa è irrazionale e ingiustificata, perchè io non ho nulla di cui vergognarmi, ma questo è collegato con il TERRORE del giudizio altrui, sempre ingiustificato, la paura di essere isolato e rifiutato, quindi io taglio i ponti già da prima, isolandomi.
Dire subito allo psico tutto questo? Guardi, mi creda, già aver scritto il post iniziale è stata una grandissima fatica per me, perchè quando scrivo sono più capace di decifrare le mie emozioni rispetto a quando parlo, sono più bravo a fare la traduzione da mente a scrittura che da mente a voce.
Grazie per il link. E comunque ci ho pensato, scrivere qui mi ha fatto sentire meglio, perchè anche dire queste cose a voi medici è utile per me, mi aiuta a "rompere il ghiacco", perchè la professionalità e la freddezza dei medici mi spaventa a volte, perchè spesso non li vedo che ci tengono al paziente.
Eh sì, sono molto diffidente.
Comunque ringrazio davvero tutti per le risposte, credo che vi aggiornerò quando andrò dallo psicoterapeuta, se non vi ho annoiato abbastanza :-P
[#9]
Prego.
A mio avviso è importante rivolgersi allo psicologo psicoterapeuta per situazioni come la tua, semplicemente perchè puoi imparare ad adottare nuove modalità relazionali e a superare le tue paure (es. del giudizio altrui) e quindi migliorando molti aspetti della tua vita.
E' anche probabile che il percorso sarà breve, sia perchè sei molto giovane, sia perchè mi pare di capire che ti abbia molta consapevolezza di te, ma ti manca per ora quel coraggio di buttarti di più nelle varie situazioni che incontri, ma ti lasci pararlizzare dalle tue paure.
On line ovviamente non è possibile aiutarti di più.
Aggiornaci in futuro!
Saluti,
A mio avviso è importante rivolgersi allo psicologo psicoterapeuta per situazioni come la tua, semplicemente perchè puoi imparare ad adottare nuove modalità relazionali e a superare le tue paure (es. del giudizio altrui) e quindi migliorando molti aspetti della tua vita.
E' anche probabile che il percorso sarà breve, sia perchè sei molto giovane, sia perchè mi pare di capire che ti abbia molta consapevolezza di te, ma ti manca per ora quel coraggio di buttarti di più nelle varie situazioni che incontri, ma ti lasci pararlizzare dalle tue paure.
On line ovviamente non è possibile aiutarti di più.
Aggiornaci in futuro!
Saluti,
[#10]
Ex utente
Credo che abbia centrato la questione, sono consapevole di me stesso e so cosa voglio, i miei obiettivi ecc. ma mi blocca il confronto con gli altri, il loro giudizio, espormi ecc.
Sì, certo, già mi avete aiutato molto a chiarirmi le idee, più di questo non si può fare chiaramente.
Vi aggiornerò ^_^ grazie ancora per il tempo dedicatomi.
Sì, certo, già mi avete aiutato molto a chiarirmi le idee, più di questo non si può fare chiaramente.
Vi aggiornerò ^_^ grazie ancora per il tempo dedicatomi.
[#11]
"ma mi blocca il confronto con gli altri, il loro giudizio, espormi ecc."
Non ti resta che provarci! :-)
Tieni anche presente che fa piacere e rassicura poter essere se stessi e avere anche attorno persone genuine e che non giudicano.
Però solo attraverso l'esperienza diventiamo davvero competenti e sicuri.
Saluti,
Non ti resta che provarci! :-)
Tieni anche presente che fa piacere e rassicura poter essere se stessi e avere anche attorno persone genuine e che non giudicano.
Però solo attraverso l'esperienza diventiamo davvero competenti e sicuri.
Saluti,
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 8.2k visite dal 05/10/2013.
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