Piacere nel far soffrire gli altri
Buongiorno.
Da circa due anni mai sorella ha iniziato a fumare, bere, tagliarsi, mangiare pochissimo, ad avere pensieri suicidi, ma soprattutto ad essere egoista e priva di emozioni. Molto spesso dice cose cattive a me o ai miei genitori, dicendo che "non mi importa se vi fa soffrire" e "io vengo prima di tutti, devo pensare a me stessa". Io le ho voluto talmente bene che per molto tempo sono sempre stata pronta a perdonarla, per quanto ne fossi ferita. Ieri però ha passato il limite, ferendomi in quelli che sa essere i miei punti deboli.
Voglio allontanarla da me perchè so che non può più darmi niente e che ci facciamo solo male a vicenda. Condividiamo la stanza purtroppo e anche se lei sta tutto il giorno al computer, per cui non ci parliamo molto, mi infastidisce l'averla così vicina.
Dice di essere forte, unica, di riuscire ad ingannare gli altri e che le fa piacere vedere gli altri soffrire, soprattutto se è lei a causarne la sofferenza, mentre si crogiola nei suoi problemi (spesso inventati) e nella sua ostentata diversità, inventandosi la depressione (poi sconfermata dallo psicologo) e varie altre cose. Ha anche momenti di normalità, in cui è dolce e ricerca coccole e attenzioni.
Non so più cosa fare. Non ha amici, solo su internet.
La situazione è veramente pesante e insostenibile. Comincio a sentirmi impazzire
e dopo ogni litigio, mi sento responsabile dei tagli e della sua sofferenza. Ho addirittura pensato di voler provare a tagliarmi anche io, per vedere cosa prova e per vedere se davvero fa stare così bene. Ho paura che commetta qualche pazzia, ho anche trovato un testamento, ma sono stanca di vigilare ed essere carina anche quando non se lo merita. I miei sentimenti oscillano tra il terrore, il panico e una rabbia indescrivibile per quello che ci sta facendo e non riesco mai a rilassarmi, mentre il mio equilibrio è messo a dura prova. I miei sono distrutti e sembrano non vedere, tanto che spesso mi chiedono "va meglio per ora, vero?" e io non ho il cuore di dire che non è cambiato niente e si è appena tagliata.
Vorrei chiedervi cosa pensate del suo comportamento, se tutto questo ha un nome, ma soprattutto cosa dovrei fare io (o i miei genitori) per evitare di peggiorare le cose e per conservare la sanità mentale. Sono al limite, ma voglio fare la cosa giusta o so che potrei pentirmene. Vi prego aiutatemi, sono disperata!
Da circa due anni mai sorella ha iniziato a fumare, bere, tagliarsi, mangiare pochissimo, ad avere pensieri suicidi, ma soprattutto ad essere egoista e priva di emozioni. Molto spesso dice cose cattive a me o ai miei genitori, dicendo che "non mi importa se vi fa soffrire" e "io vengo prima di tutti, devo pensare a me stessa". Io le ho voluto talmente bene che per molto tempo sono sempre stata pronta a perdonarla, per quanto ne fossi ferita. Ieri però ha passato il limite, ferendomi in quelli che sa essere i miei punti deboli.
Voglio allontanarla da me perchè so che non può più darmi niente e che ci facciamo solo male a vicenda. Condividiamo la stanza purtroppo e anche se lei sta tutto il giorno al computer, per cui non ci parliamo molto, mi infastidisce l'averla così vicina.
Dice di essere forte, unica, di riuscire ad ingannare gli altri e che le fa piacere vedere gli altri soffrire, soprattutto se è lei a causarne la sofferenza, mentre si crogiola nei suoi problemi (spesso inventati) e nella sua ostentata diversità, inventandosi la depressione (poi sconfermata dallo psicologo) e varie altre cose. Ha anche momenti di normalità, in cui è dolce e ricerca coccole e attenzioni.
Non so più cosa fare. Non ha amici, solo su internet.
La situazione è veramente pesante e insostenibile. Comincio a sentirmi impazzire
e dopo ogni litigio, mi sento responsabile dei tagli e della sua sofferenza. Ho addirittura pensato di voler provare a tagliarmi anche io, per vedere cosa prova e per vedere se davvero fa stare così bene. Ho paura che commetta qualche pazzia, ho anche trovato un testamento, ma sono stanca di vigilare ed essere carina anche quando non se lo merita. I miei sentimenti oscillano tra il terrore, il panico e una rabbia indescrivibile per quello che ci sta facendo e non riesco mai a rilassarmi, mentre il mio equilibrio è messo a dura prova. I miei sono distrutti e sembrano non vedere, tanto che spesso mi chiedono "va meglio per ora, vero?" e io non ho il cuore di dire che non è cambiato niente e si è appena tagliata.
Vorrei chiedervi cosa pensate del suo comportamento, se tutto questo ha un nome, ma soprattutto cosa dovrei fare io (o i miei genitori) per evitare di peggiorare le cose e per conservare la sanità mentale. Sono al limite, ma voglio fare la cosa giusta o so che potrei pentirmene. Vi prego aiutatemi, sono disperata!
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Gentile utente,
è difficile porre una diagnosi on line. Inoltre l'autolesionismo può essere il prodotto di un gran numero di problemi emotivi. Quello che sembra evidente è il suo invischiamento nella vicenda. Sembra che lei voglia salvare sua sorella. Beh non può farlo. Mi rendo conto che il suo distacco dalla situazione sia molto complesso, sia per la drammaticità degli eventi, sia per la prossimità tra lei e sua sorella, che sembra "scaricarle" addosso la sua ansia ed il suo bisogno di attenzione. Forse sarebbe opportuno per lei rivolgersi ad un collega di persona.
Restiamo in ascolto
è difficile porre una diagnosi on line. Inoltre l'autolesionismo può essere il prodotto di un gran numero di problemi emotivi. Quello che sembra evidente è il suo invischiamento nella vicenda. Sembra che lei voglia salvare sua sorella. Beh non può farlo. Mi rendo conto che il suo distacco dalla situazione sia molto complesso, sia per la drammaticità degli eventi, sia per la prossimità tra lei e sua sorella, che sembra "scaricarle" addosso la sua ansia ed il suo bisogno di attenzione. Forse sarebbe opportuno per lei rivolgersi ad un collega di persona.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
g.le utente, personalmente credo che quanto accade e da sua sorella sia nel può complesso il sintomo di un disagio che esperisce nella relazione con gli altri. Dalla sua descrizione emerge, infatti, una situazione di solitudine e di vuoto. Il sadismo e l'autolesionismo di cui parla potrebbero dipendere da come lei percepisce e reagisce alle pressioni che gli arrivano dall'esterno. Sarebbe quindi importante approfondire le contingenze che scatenano in lei tali reazioni. Com'è il rapporto di sua sorella con i vostri genitori? Inoltre sarebbe importante capire se ciò che fa è dell'ordine di un auto dimostrativo per farsi notare o se è una modalità per separarsi dall'altro nella relazione perché vissuto come invadente e minaccioso.
Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta
[#3]
Utente
Gentili dottori,
grazie per le risposte. Sicuramente sono molto coinvolta e sebbene sappia benissimo di non poter fare miracoli, ci provo con tutta me stessa. So di non poterla salvare, ma spero almeno di poterle tendere una mano!
La relazione di mia sorella con i miei genitori è spesso conflittuale, sebbene i miei cerchino di venirle incontro in tutti i modi, parlano e scherzano con lei e la appoggiano nelle sue scelte. Non credo che con l'autolesionismo voglia mettersi in mostra o farsi notare, si nasconde bene e cerca di cancellare le 'tracce', ma so per certo che si sente attaccata da tutti e non si fida di nessuno. Con me è sempre stato diverso e per molto tempo sono stata l'unica di cui si fidasse. Ma adesso ho l'impressione che mi abbia solamente usata per risolvere i suoi problemi e per addossarmi le sue ansie e il nostro rapporto si sta deteriorando.
Capisco benissimo che una diagnosi online non è possibile. Spero però che mi possiate consigliare sul da farsi: faccio bene ad allontanarmi un po' da lei, o potrebbe causare 'ricadute'? Vorrei avere la mia stanza e pensare un po' a me, senza più l'angoscia che oramai mi provoca vederla.
grazie per le risposte. Sicuramente sono molto coinvolta e sebbene sappia benissimo di non poter fare miracoli, ci provo con tutta me stessa. So di non poterla salvare, ma spero almeno di poterle tendere una mano!
La relazione di mia sorella con i miei genitori è spesso conflittuale, sebbene i miei cerchino di venirle incontro in tutti i modi, parlano e scherzano con lei e la appoggiano nelle sue scelte. Non credo che con l'autolesionismo voglia mettersi in mostra o farsi notare, si nasconde bene e cerca di cancellare le 'tracce', ma so per certo che si sente attaccata da tutti e non si fida di nessuno. Con me è sempre stato diverso e per molto tempo sono stata l'unica di cui si fidasse. Ma adesso ho l'impressione che mi abbia solamente usata per risolvere i suoi problemi e per addossarmi le sue ansie e il nostro rapporto si sta deteriorando.
Capisco benissimo che una diagnosi online non è possibile. Spero però che mi possiate consigliare sul da farsi: faccio bene ad allontanarmi un po' da lei, o potrebbe causare 'ricadute'? Vorrei avere la mia stanza e pensare un po' a me, senza più l'angoscia che oramai mi provoca vederla.
[#4]
G.le utente, se fosse vero che l'autolesionismo di sua sorella non rispondesse ad un desiderio di mettersi in mostra ma ad una modalità di scaricare le tensioni che vive nel rapporto con gli altri sarebbe molto importante approfondire la situazione con uno specialista. Ovviamente dovrebbe essere sua sorella a riconoscere il problema e a voler consultare uno psicoterapeuta. Giustamente, credo che non dovrebbe essere lei a farsene carico ciononostante penso sia importante che lei abbia una figura che possa "pacificarla" senza che questo comporti per lei un onere eccessivo. Restiamo in ascolto
[#5]
Gentile Ragazza,
Quanti anni ha sua sorella?
Quando avrebbe incontrato uno psicologo? O chi x lei?
I suoi genitori come affrontano il problema?
Quanti anni ha sua sorella?
Quando avrebbe incontrato uno psicologo? O chi x lei?
I suoi genitori come affrontano il problema?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#6]
Gentile utente,
non ci dice che età ha sua sorella e se è stabilmente seguita da uno psicologo psicoterapeuta.
In questi casi molto spesso lo psicoterapeuta deve interessarsi di tutta la famiglia, vale a dire deve convocarla o comunque cercare di coinvolgerla o di coinvolgere quei membri di essa che sono più in grado di influire sul disturbo.
Soprattutto se sua sorella è minore e/o non economicamente infdipendente tale coinvolgimento è in genere indispensabile, pena scarsi risultati del trattamento terapeutico.
Ciò è stato fatto? Le domande che ci rivolge dovrebbe di regola rivolgerle allo psicologo che segue sua sorella, anche se il modo di procedere che le ho indicato è soprattutto seguito dai professionisti che seguono l'approccio Sistemico o Strategico.
In ogni caso è in genere a mio avviso necessario, ricorrendo le condizioni dette sopra, che sia seguita tutta la famiglia o almeno e soprattutto i genitori.
non ci dice che età ha sua sorella e se è stabilmente seguita da uno psicologo psicoterapeuta.
In questi casi molto spesso lo psicoterapeuta deve interessarsi di tutta la famiglia, vale a dire deve convocarla o comunque cercare di coinvolgerla o di coinvolgere quei membri di essa che sono più in grado di influire sul disturbo.
Soprattutto se sua sorella è minore e/o non economicamente infdipendente tale coinvolgimento è in genere indispensabile, pena scarsi risultati del trattamento terapeutico.
Ciò è stato fatto? Le domande che ci rivolge dovrebbe di regola rivolgerle allo psicologo che segue sua sorella, anche se il modo di procedere che le ho indicato è soprattutto seguito dai professionisti che seguono l'approccio Sistemico o Strategico.
In ogni caso è in genere a mio avviso necessario, ricorrendo le condizioni dette sopra, che sia seguita tutta la famiglia o almeno e soprattutto i genitori.
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#7]
>>> So di non poterla salvare, ma spero almeno di poterle tendere una mano!
>>>
Purtroppo non è facile vedere in che modo, se la situazione è quella che descrive.
Nei casi difficili tendere la mano non serve a nulla, anzi può essere controproducente. Sua sorella necessita di aiuto professionale, è non è escluso che per aiutare lei dobbiate essere aiutati anche voi come familiari.
Concordo con la collega che approcci adatti al caso potrebbero essere quello sistemico-relazionale e quello strategico.
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Purtroppo non è facile vedere in che modo, se la situazione è quella che descrive.
Nei casi difficili tendere la mano non serve a nulla, anzi può essere controproducente. Sua sorella necessita di aiuto professionale, è non è escluso che per aiutare lei dobbiate essere aiutati anche voi come familiari.
Concordo con la collega che approcci adatti al caso potrebbero essere quello sistemico-relazionale e quello strategico.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#8]
Utente
Mia sorella è seguita da più di un anno da uno psicologo, che non ci ha mai parlato di una terapia familiare (sebbene vedo nei miei genitori una sofferenza inaccettabile). Non sappiamo niente della sua situazione perchè, per il segreto professionale, lo psicologo preferisce non riferire nulla.
Mia sorella ha 16 anni, compiuti da poco. I miei genitori brancolano nel buio, non sanno cosa fare e alternano momenti in cui cercano di farle sentire la vicinanza a momenti di severità nel tentativo di riportare l'ordine.
Lo so che non si capisce bene come 'tendere la mano'. L'unica cosa che ho provato a fare è starle accanto e ascoltarla se aveva bisogno di sfogarsi (anche se a volte è molto penoso per me). Secondo voi sarebbe possibile chiedere allo specialista che la segue come sarebbe meglio che noi ci comportassimo? Si sente sempre parlare di casi del genere, ma sono sempre lontani, impossibili. E quando ci toccano ci troviamo impreparati anche se abbiamo letto milioni di articoli che ne parlano e mille consigli.
Mia sorella ha 16 anni, compiuti da poco. I miei genitori brancolano nel buio, non sanno cosa fare e alternano momenti in cui cercano di farle sentire la vicinanza a momenti di severità nel tentativo di riportare l'ordine.
Lo so che non si capisce bene come 'tendere la mano'. L'unica cosa che ho provato a fare è starle accanto e ascoltarla se aveva bisogno di sfogarsi (anche se a volte è molto penoso per me). Secondo voi sarebbe possibile chiedere allo specialista che la segue come sarebbe meglio che noi ci comportassimo? Si sente sempre parlare di casi del genere, ma sono sempre lontani, impossibili. E quando ci toccano ci troviamo impreparati anche se abbiamo letto milioni di articoli che ne parlano e mille consigli.
[#9]
>>> Secondo voi sarebbe possibile chiedere allo specialista che la segue come sarebbe meglio che noi ci comportassimo?
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Certo, anche perché essendo sua sorella minorenne, i genitori ne hanno il diritto. E lo psicologo ha il dovere di conferire con loro al riguardo.
A partire dal 18° anno di età del paziente, il segreto professionale vieta allo psicologo di parlare con chicchessia della terapia in corso, a meno che non autorizzato esplicitamente in tal senso dal paziente, ma nel caso di minorenni i genitori hanno il diritto di sapere come sta andando il trattamento.
A parte questo, dovrebbe essere abbastanza evidente che nel caso di adolescenti problematici la soluzione debba essere cercata in famiglia.
>>>
Certo, anche perché essendo sua sorella minorenne, i genitori ne hanno il diritto. E lo psicologo ha il dovere di conferire con loro al riguardo.
A partire dal 18° anno di età del paziente, il segreto professionale vieta allo psicologo di parlare con chicchessia della terapia in corso, a meno che non autorizzato esplicitamente in tal senso dal paziente, ma nel caso di minorenni i genitori hanno il diritto di sapere come sta andando il trattamento.
A parte questo, dovrebbe essere abbastanza evidente che nel caso di adolescenti problematici la soluzione debba essere cercata in famiglia.
[#10]
Gentile Ragazza,
concordo in pieno con i Colleghi dott. Santonocito e dott.ssa Sciubba.
La presa in carico della famiglia, quando parliamo di un adolescente, dovrebbe essere valutata.
I suoi genitori non dovrebbero brancolare nel buio e nemmeno lei può farsi carico della situazione.
Magari ci faccia scrivere dai suoi genitori se lo desiderano o proponga loro di leggere quanto le è stato risposto qui.
Cordialmente
concordo in pieno con i Colleghi dott. Santonocito e dott.ssa Sciubba.
La presa in carico della famiglia, quando parliamo di un adolescente, dovrebbe essere valutata.
I suoi genitori non dovrebbero brancolare nel buio e nemmeno lei può farsi carico della situazione.
Magari ci faccia scrivere dai suoi genitori se lo desiderano o proponga loro di leggere quanto le è stato risposto qui.
Cordialmente
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Utente
Vi ringrazio moltissimo. Dopo aver parlato del consulto che vi ho richiesto, i miei genitori hanno contattato lo psicologo per un incontro nel quale concertare una linea di azione comune. Adesso sono molto più tranquilla e sento già che il peso di questa situazione non è più soltanto mio.
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 7.2k visite dal 30/09/2013.
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