La nostra storia ed è

Buongiorno,
sono una ragazza di 30, da 11 vivo una storia d'amore con un mio coetaneo. Siamo sempre andati d'accordo, tolti piccoli inconvenienti sempre risolti in pochissimo tempo. Lui è sempre stato molto affettuoso, pieno di attenzioni e di amore nei miei confronti, io invece essendo più chiusa di carattere, sono sempre stata un po' contenuta nelle dimostrazioni di affetto, ma questo lui lo ha sempre capito, accettato, e non ha mai messo in dubbio il mio amore. Da un paio di anni si è fatta sempre più forte la voglia in lui di creare una famiglia, ha già casa, un lavoro sicuro entrambi, e l'età giusta. Io che per carattere ho sempre avuto paura dei cambiamenti, ho cercato di frenare questa volontà, anche se ho sempre immaginato solo lui accanto a me per una vita insieme. Non ho mai avuto dubbi su di noi e sul nostro futuro, ma purtroppo per immaturità ho fatto prevalere questo blocco che avevo sull'amore che ci legava. Tutto questo è precipitato verso aprile quando lui al mio ennesimo "aspettiamo" si è stufato e piano piano allontanato. Anche se in realtà già a gennaio dopo un rispostaccia, è iniziata la sua insofferenza. In questi mesi ho provato a fare di tutto, gli sono stata vicino cercando di dimostrargli quanto tengo a lui e alla nostra storia, di fargli capire che il mio blocco non era dovuto a dubbi su di noi, ho cercato di coinvolgerlo andando a vedere insieme le cose per la nuova casa, ma lui è ferito, profondamente ferito, e ora mette in dubbio noi, non sa più se vuole continuare, se vuole avere me accanto, l'entusiasmo che aveva nel costruire una famiglia insieme è, giustamente, sparito. Ogni volta che pensa a noi e come sta evolvendo la nostra storia ed è da solo, scoppia in lacrime, mi dice che lo lega a me qualcosa di molto forte, che se dovesse finire soffrirà molto perché senza di me non riesce ad immaginarsi, sogna che ci lasciamo e di incontrarmi dopo qualche tempo e corrermi incontro singhiozzando, e si sveglia singhiozzando sul serio. Abbiamo convissuto 3 settimane il mese di agosto in città, e sembrava che i giorni passati insieme ci avessero riavvicinato, cosa detta anche da lui, ora ne sono trascorse altre 3 ognuno a casa sua e la situazione sembra di nuovo precipitata. La nuova casa, sarà pronta verso gennaio, l'abbiamo arredata insieme, ma non si sa ancora se andrà da solo o meno. Non so più cosa fare, forse stare separati per un periodo ci potrebbe aiutare, ma la paura è tanta, non lo nego. Ho sbagliato e questo è indubbio, ho peccato di immaturità e di egoismo, vorrei che la situazione ovviamente si risolvesse per il meglio, ma il fatto che lui sia ancora ferito non mi fa pensare positivo. E' come se cercasse di risolvere ma fosse bloccato e non disposto più a sforzarsi e soffrire.
Grazie per l'aiuto.
S.
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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
credo che il problema sia legato agli obiettivi futuri. Avere obiettivi comuni è molto importante per una coppia. Il fatto che lui desideri ardentemente diventare padre e lei no, non significa che lei è egoista. Forse desidera altro alla maternità per il suo futuro. Allo stesso tempo comprendo l'allontanamento del suo compagno, forse percepisce il suo rifiuto come un rifiuto relazionale: "lei non vuole fare le cose sul serio con me".
Credo che debba fare chiarezza su ciò che vuole. Fare un figlio o trasferirsi per accontentare l'altro può essere molto pericoloso.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
comprendo i suoi dubbi e timori, leciti e consoni alla scelta.

Credo però che dovrebbe riflettere, magari con un nostro Collega, sulla differenza tra dubbi e paure-

E' possibile che lei sia spaventata dall'idea di un futuro strutturato, casa, figli...., che il suo passato familiare, di cui non sappiamo nulla, abbia creato in lei delle fragilità, forse non elaborate.

Se invece si tratta di dubbi e non di paure, la disamina del suo legame di coppia andrebbe effettuata....

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
Utente
Gentile dottore,
quello che lei dice è giustissimo. Il problema è che io ho sempre voluto tutto quello che voleva anche lui, solo che l'avrei posticipato.
Il fatto di essermi trovata ora, all'improvviso davanti al fatto di perderlo, per me è stato uno colpo durissimo. Ora mi rendo conto che tutto quello che prima mi spaventava, non mi preoccupa più.
Altre volte era stato affrontato il discorso, ma davanti ad un mio rifiuto si era concluso tutto cambiando discorso, poche ore dopo tornava tutto come prima. La cosa mi faceva pensare che, si lui volesse tutto questo, ma che mi avrebbe comunque aspettata. Se invece nel momento in cui io rimandavo, o evitavo l'argomento lui mi avesse affrontato, dicendomi chiaramente che era una cosa voluta profondamente, avrei reagito diversamente. Non è una giustificazione, assolutamente. Lui mi ha detto successivamente, che ogni volta per lui sentire il rifiuto era dura, era una sofferenza, ma pensava che l'amore ci avrebbe aiutato a superare tutto. Forse, ripeto forse, se mi avesse parlato chiaramente.
Mi rendo conto che a questa età e dopo così tanti anni insieme sia difficile accettare un rifiuto, ma se uno prova a fare di fare di tutto per cercare di recuperare? Se si prova a far capire al partner che si sbaglia nella vita e si cerca in tutti i modi di dimostrare quanto ci si tenga veramente. Spero la situazione si sblocchi presto.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
"l'amore ci avrebbe aiutato a superare tutto."

L'amore ha un enorme potere, ma non cura...se si tratta di paure dovrebbero essere affrontate in altra sede, soprattutto per se stessa e dopo per il suo legame d'amore
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Utente,
quali paure l'hanno finora bloccata?
Cosa le ha impedito di prendere in considerazione a suo tempo le proposte del suo partner?
Quali motivazioni l'hanno spinta a procrastinare e differire nel tempo?

Vive ancora in famiglia?
Cosa pensano i suoi genitori rispetto ad una sua possibile convivenza/matrimonio con il suo ragazzo?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Utente
Utente
Buongiorno dottoressa,
le mie paure erano in realtà legate al distacco dalla mia famiglia, sono molto legata a loro, i miei genitori e mio fratello più piccolo.
Si vivo ancora in famiglia
Anche loro, soprattutto negli ultimi tempi, vedendo anche la voglia di lui di creare qualcosa di più profondo, e dopo così tanti anni insieme, spingevano perché affrontassi questo passo, e una volta capito il mio blocco, hanno cercato di spiegarmi la normalità della paura del distacco, del cambiamento ecc.
Io ho sempre pensato che piano piano mi sarei "sbloccata", e mentre cercavo di farlo, lui si è stancato, dopo quasi un anno di richieste e di rifiuti, con tutte le ragioni del mondo.
Ora è come se avesse paura che il mio essere pronta, sia solo una risposta alla paura di perderlo. In realtà è stato proprio questo a farmi rendere conto di quanto fosse sciocco il motivo del mio procrastinare, ma effettivamente non mi fa più paura il fatto di avere una casa mia, una mia famiglia.
Forse a volte certi duri colpi, certi choc, servono a sbloccare certe situazioni.
E' anche certo che chi le subisce ha difficoltà poi ad avere ancora fiducia. Lui pensa che siamo andati oltre, che se forse avesse preso in mano la situazione al primo rifiuto mi sarei resa conto prima di tutto e forse non sarebbe così stanco e pieno di mille dubbi.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<Ora è come se avesse paura che il mio essere pronta, sia solo una risposta alla paura di perderlo>

Gentile Utente,
lasciare la propria famiglia per formarne una propria, può si creare un po' di sofferenza per il distacco, ma non tale da ostacolarlo e impedirlo.

Il suo legame profondo con la famiglia, probabilmente un certo ruolo che riveste in essa e un certo tipo di dinamiche interattive, rendono il suo svincolo da essa un po' difficoltosa.

Dunque non dovrebbe essere la paura di perdere il suo ragazzo la molla che la spinge a cambiare rotta, ma la maturazione di una sana distanza emotiva dalla sua famiglia consona alla sua età e alla costruzione di un progetto di vita autonomo, al di fuori di essa.

Lasciare i propri genitori non significa abbandonarli o non amarli più, anzi, il legame con loro deve essere mantenuto, ma conquistando un rapporto emotivamente più maturo così come avviene gradualmente nel progredire della propria crescita in modo tale da riuscire a completare lo svincolo da essa.

Se sente difficoltà in questo, se pensa che la paura di perdere il suo fidanzato sia il solo elemento che la spinge a cambiare atteggiamento, sarebbe dal mio punto di vista opportuno ricorrere all'aiuto di un nostro collega direttamente.

Anche perché non è detto che se il suo rapporto continuasse e dovreste decidere per una convivenza, le sue difficoltà emotive in merito al distacco dalla sua famiglia sarebbero automaticamente risolte.

Sono solo spunti di riflessione, da qui che non la conosciamo direttamente e non siamo in possesso di ogni elemento utile come invece potrebbe accadere sentendo il parere diretto di un nostro collega.

Ci può aggiornare se crede

Cari auguri