Cambiamento e ansia

Buonasera

Sono un ragazzo di 27 anni. Vi racconto la mia storia, iniziata precisamente due mesi prima della mia laurea. Già in tale periodo (gennaio di quest'anno, in cui ho subito anche un trasloco di casa non piacevole) ho cominciato ad accusare una forte ansia sin dal risveglio, accompagnata da umore molto basso e brutti pensieri come "la mia vita dopo la laurea non ha più senso" etc etc. Dopo la laurea pensavo che tutto si sarebbe risolto e invece no, questi miei sintomi rimasero (anche se in maniera meno accentuata) per tutta l'estate. In quei giorni il mio psicoterapeuta mi disse che tutto era dovuto al cambiamento e all'inizio della vita adulta, e che sarebbe passato tutto quando poi avrei scelto una nuova strada da intraprendere dopo la laurea. Da un mese a questa parte ho cominciato un tirocinio per prendere la professione di contabile, ma i sintomi sono tuttora rimasti e io non mi so ancora dare una spiegazione. Passo molto tempo della giornata a spiegarmi il perchè di tale sofferenza, e mi chiedo come mai ancora non passi via tutto visto che ho incominciato a prendere una strada nuova...praticamente non so come uscirne. A volte mi faccio coraggio ma il giorno dopo si ripresentano i sintomi, che comunque non sono forti come all'inizio ma sono molto fastidiosi lo stesso...potete darmi per favore un consiglio?Il mio psicoterapeuta continua a dirmi che è il cambiamento a provocarmi tutto questo ma non mi è utile per farmi uscire fuori da tale situazione. Mi sono impegnato molto nel mio lavoro, e mi sono tolto anche molte soddisfazioni. Ho accettato il cambiamento ma continuo a soffrire.In tali casi cosa si può fare per poter vincere il cambiamento?
Premetto che soffro di disturbi d'ansia e sono in cura da uno specialista psichiatra (assumo sereupin metà pasticca al giorno).
P.s.: in piu mi capita una cosa molto strana: faccio spesso due sogni ricorrenti. In un sogno mi trovo all'università a studiare di nuovo nuove materie e a stare con amici nuovi, con cui sto bene:il sogno è piacevole, perchè mi fa sentire al sicuro e con una sorta di piacevole identità.Nell'altro sogno invece mi sento come se fossi trascurato e abbandonato dagli amici poichè mi trascurano e non mi amano...come se mi sentissi solo.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Utente,

i momenti di passaggio sono spesso fonte di ansia sia per l'incognita rappresentata dal futuro, sia per la necessità di adattarsi a nuove richieste da parte dell'ambiente, a nuovi ritmi e magari ad una nuova identità, ancora in costruzione:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1261-reagire-male-ai-cambiamenti-i-disturbi-dell-adattamento.html

Molte persone sono in difficoltà anche seria nell'affrontare i cambiamenti e questo tipo di difficoltà non si supera semplicemente perchè il cambiamento (esterno) è già avvenuto: si tratta di un processo che richiede tempo e che per alcuni è più complesso, soprattutto se sono colpiti da qualche disturbo psicologico.

Lei riferisce di essere già in psicoterapia: ci può dire per quale motivo?
Di che tipo di psicoterapia si tratta?
Da quanto l'ha iniziata?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Ho cominciato la psicoterapia cognitivo-comportamentale da due anni, poichè ho una predisposizione ai disturbi d'ansia, sicuramente accentuati dopo il terremoto a L'aquila che ho vissuto personalmente.
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Utente
Utente
P.s:NON sono bipolare
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Se è in Terapia Cognitivo-Comportamentale da ben due anni può fare un bilancio e decidere se si sente soddisfatto dei risultati, ma visto che sta scrivendo a noi immagino che non lo sia: ne ha parlato con chi la sta seguendo?

In questo tempo, non indifferente se consideriamo che la TCC è una terapia focalizzata sul sintomo, dovrebbe aver conseguito una serie di obiettivi concordati con il terapeuta: è andata così?
Quali sono i suoi progressi rispetto alla situazione di due anni fa?
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Utente
Utente
Indubbiamente la mia psicoterapeuta attuale non mi aiuta molto in questo periodo. Comunque dopo il terremoto, e precisamente un anno dopo, mi sono trasferito in una nuova università e li ho ricominciato a stare bene, poichè mi sono "ripreso" la mia vita universitaria. Quindi ho superato tutti i problemi post-terremoto, trovando un ambiente molto piacevole e rassicurante, colmo di nuovi e tanti amici. Da quando però ho lasciato la vita universitaria (e già due mesi prima della laurea soffrivo di una forte ansia "anticipatoria") sono ricominciati i problemi , soprattutto l'ansia,le ossessioni e questo umore basso mai avuto. Sono passati sette mesi da quando ho lasciato l'università e continuano tali sintomi. La mia paura è che io non riesca ad uscire da questa situazione...per questo vorrei sapere se ci fossero delle strategie da attuare o determinati comportamenti da adottare per cercare di uscirne fuori.Pensavo che cominciando a lavorare l'ansia sarebbe scomparsa, perchè in un certo senso col lavoro comincio a "conoscere" il mondo esterno, che forse mi spaventa.Lei cosa mi consiglierebbe di fare?solo di aspettare che tutto passi?o di cominciare a fare tipo progetti alungo termine o cose simili? un modo per reagire insomma
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"Indubbiamente la mia psicoterapeuta attuale non mi aiuta molto in questo periodo"

L'aiuto che riceve dalla psicoterapia non deve essere legato al momento, altrimenti non possiamo parlare di psicotorapia ma di supporto psicologico: si deve trattare di un percorso che la aiuti a rafforzarsi, a incrementare le sue risorse e che la metta in grado di affrontare le situazioni nuove anche in futuro, quando non sarà più seguito.

Ha espresso la sua insoddisfazione alla terapeuta?
Prima di tutto le consiglio di chiarirsi con lei e poi di valutare se proseguire la TCC o cambiare orientamento.
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Utente
Utente
va bene.la ringrazio
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Ci rifletta, si chiarisca con la sua terapeuta e se vuole ci faccia sapere!

Cordiali saluti,

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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
se lei crede che la sua terapeueta non la stia aiutando, perché non gliene parla?
Credo anche io come ha sottolineato la dott.ssa Massaro che il cambiamento non dipenda esclusivamente dai dati di realtà (cioè dal cambiamento avvenuto). Lei non ci dice niente della sua vita relazionale (rapporti familiari, amicali, sentimentali). Forse dovrebbe allargare il campo, non solo per far comprendere a noi, ma anche per spostare l'attenezione da ciò che la disturba.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Utente
Utente
Si va bene ne parlerò con la psicoterapeuta appena potrò. Per quanto riguarda i rapporti familiari devo dire che ho una buona famiglia, che mi vuole molto bene, anche se con mio padre i contrasti ci sono spesso. Per quanto riguarda gli amici ne ho veramente tanti, essendo una persona molto socievole, ma se devo essere sincero non ne ho uno con cui sto bene per davvero...uno con cui mi piacerebbe trascorrere tutta la giornata. a volte penso di essere stufo di tutti gli amici che ho, perchè non ne ho un gruppo di amici che mi piaccia veramente tanto. Mi trovo bene con tutti quelli che ho ma non sono "soddisfacenti". A livello sentimentale, non ho problemi con le donne (molti anni fa invece ero molto timido)ma finora non sono mai stato fidanzato poichè non ho mai conosciuto una ragazza che mi piacesse veramente. E non parlo di aspetto fisico, ma dell'aspetto caratteriale. diciamo una ragazza che mi abbia fatto perdere la testa insomma...però non è una cosa che mi pesa, perchè non dipende da me trovarne una che mi piaccia veramente. Una cosa è certa: non mi diverto molto appunto perchè forse non ho un gruppo di amici che mi faccia divertire o con cui stare bene...
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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
non essere soddisfatti della propria condizione sembra essere una prerogativa della nostra epoca. Sentirsi inadeguati, inappagati, quando non possiamo avere forti emozioni che ci coccolino è la moda. Forse sapersi accontentarsi dei propri risultati, come la maggior parte di noi fa (non possiamo essere circondati da amici sempre attivi che corrispondano alle nostre aspettative, così come partner affascinanti, ecc.) può contribuire a ridimensionare un quadro che come lei descrive non sembra eccessivamente preoccupante; se non per le sue percezioni....

Restiamo in ascolto
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

da quanto scrive mi pare alquanto strano che Lei dica: "...per questo vorrei sapere se ci fossero delle strategie da attuare o determinati comportamenti da adottare per cercare di uscirne fuori..."

Ma il Suo psichiatra, che è anche uno psicoterapeuta di orientamento cognitivo-comportamentale non Le suggerisce nulla a riguardo? Non Le indica dei comportamenti da adottare per modificare quegli aspetti su cui fa fatica? Non Le dà prescrizioni di alcun tipo, ad esempio comportamentali, ma solo farmacologiche?

La cadenza della terapia è settimanale o le sedute sono più distanziate nel tempo?

Come mai in passato lo psichiatra Le ha prescritto il Depakin?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Per il dottor Mori:
grazie per la risposta. quindi secondo lei dovrei imparare ad accontentarmi di ciò che ho?in modo tale da essere piu' sereno senza pretendere niente di esaltante?

Per la dottoressa Pileci:
il depakin mi è stato prescritto poichè il sereupin (a pasticca intera) mi dava un pò di eccitamento, ma niente di che. infatti il mio psichiatra mi ha detto che non sono bipolare...il mio psichiatra non mi dice nulla, mi da solo spiegazioni. Lo psicoterapeuta invece mi dice che è il cambiamento e basta, che dopo aver trovato un lavoro l'ansia si sarebbe ridotta: lo devo ancora rivedere comunque.
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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
si più o meno è quello che propongo... non è per sminuire il suo disagio ma è evidente che la realtà non è solo la realtà. Il modo in cui essa incide sul nostro umore, sulle nostre tensioni è legato alle modalità che abbiamo di percepirla. A tratti ho l'impressione che non ci siano aspetti positivi di cui narrare quando parla di sé...
Forse non li "vede".

Restiamo in ascolto
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Utente
Utente
Dottor mori si riferisce per caso ad una mia bassa autostima? oppure che la realtà la percepisco in maniera troppo pessimista? grazie mille per le risposte
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