Disturbo ossessivo (ossessioni pure)
Buonasera.. :)
Ben 8 anni fa mi ero liberata "definitivamente" delle mie ossessioni (pure). Da Giugno rieccole qua per "magia".. Alla base so per certo che mia madre, purtroppo, qualche responsabilità in questo ce l'ha: ansiosa da sempre, sindrome ossessiva compulsiva nella pulizia della casa (la casa delle bambole,offlimits per gli "sconosciuti"o parenti, un altro po' quasi offlimits pure per noi che ci abitavamo..)
La domanda è sorta spontanea:"COSA C'E' che non va ora nella mia vita?" ed era stata così posta perchè presupponevo il discorso di mamma..
Mi sono resa conto che, in realtà, la domanda era stata mal posta: così formulata, infatti, presupporrebbe un CAPRIO ESPIATORIo (altra cosetta deliziosa ereditata da mammina che, tra le altre cose, soffre di VITTIMISMO) e quindi m'ero concentrata sul mio compagno che è troppo "alla buona", non m'aiuta in casa, è irresponsabile,etc..etc..
Così innanzitutto m'ero concentrata solo sui lati negativi perchè lui cucina, non è uno di quei mariti che controllano l'economia di casa facendo tirare il collo alla moglie, è un padre amorevole ed una persona buona d'animo.
La domanda vera era "Perchè sento che c'è qualcosa che non va nella mia vita?". Ho capito che ero/sono (perchè ancora ci sto lavorando sopra)io ad avere un atteggiamento ansioso/ansiogeno nella quotidianità. Lo stressarsi tutti i giorni per cose che, prese diversamente, non stresserebbero porta a raggiungere picchi tali di ansia che, in persone come me già predisposte, fanno manifestare i pensieri ossessivi.
Il mio stressarmi deriva da un senso di SOLITUDINE nella vita quotidiana provocato da un atteggiamento sbagliato: cioè l'essere emotivamente troppo dipendente dagli altri (mia madre, il mio compagno, gli affetti piu' vicini..)
Questa è stata una delle mie prime grandi considerazioni perchè è proprio in questo che già sono cambiata: io dipendo unicamente da me e al diavolo se nel dire quello che penso la gente non mi capisce! Ho tante risorse di mio e posso cavarmela perfettamente da sola, poi se c'è qualcuno con cui condividere tanto meglio ma non è condizione indispensabile; questa cosa era un coltello a due lame perchè se da una parte sentivo la necessità spasmodica dell'approvazione e la vicinanza della persona "indispensabile" di turno dall'altra me ne sentivo fortemente condizionata. Con annesso senso di soffocamento interiore (e questo m'ha portata, tra l'altro, a capire che non voglio sposarmi perchè l'idea di mantenere un rapporto in piedi perchè promesso lo sento piu' come un obbligo che non una scelta presa liberamente).
E' incredibile a quante verità su di me sto arrivando.
Tornando al discorso del profondo timore che mi provocava la SOLITUDINE, ritengo che sia fondamentale questo cambio d'atteggiamento che, in parte, sto già effettuando.
Una volta disinnescato questo, contribuendo sempre piu' alla mia maggiore autonomia (emotivamente soprattutto) dovrebbero venire meno le condizioni di stress e quindi di ansia.
Ben 8 anni fa mi ero liberata "definitivamente" delle mie ossessioni (pure). Da Giugno rieccole qua per "magia".. Alla base so per certo che mia madre, purtroppo, qualche responsabilità in questo ce l'ha: ansiosa da sempre, sindrome ossessiva compulsiva nella pulizia della casa (la casa delle bambole,offlimits per gli "sconosciuti"o parenti, un altro po' quasi offlimits pure per noi che ci abitavamo..)
La domanda è sorta spontanea:"COSA C'E' che non va ora nella mia vita?" ed era stata così posta perchè presupponevo il discorso di mamma..
Mi sono resa conto che, in realtà, la domanda era stata mal posta: così formulata, infatti, presupporrebbe un CAPRIO ESPIATORIo (altra cosetta deliziosa ereditata da mammina che, tra le altre cose, soffre di VITTIMISMO) e quindi m'ero concentrata sul mio compagno che è troppo "alla buona", non m'aiuta in casa, è irresponsabile,etc..etc..
Così innanzitutto m'ero concentrata solo sui lati negativi perchè lui cucina, non è uno di quei mariti che controllano l'economia di casa facendo tirare il collo alla moglie, è un padre amorevole ed una persona buona d'animo.
La domanda vera era "Perchè sento che c'è qualcosa che non va nella mia vita?". Ho capito che ero/sono (perchè ancora ci sto lavorando sopra)io ad avere un atteggiamento ansioso/ansiogeno nella quotidianità. Lo stressarsi tutti i giorni per cose che, prese diversamente, non stresserebbero porta a raggiungere picchi tali di ansia che, in persone come me già predisposte, fanno manifestare i pensieri ossessivi.
Il mio stressarmi deriva da un senso di SOLITUDINE nella vita quotidiana provocato da un atteggiamento sbagliato: cioè l'essere emotivamente troppo dipendente dagli altri (mia madre, il mio compagno, gli affetti piu' vicini..)
Questa è stata una delle mie prime grandi considerazioni perchè è proprio in questo che già sono cambiata: io dipendo unicamente da me e al diavolo se nel dire quello che penso la gente non mi capisce! Ho tante risorse di mio e posso cavarmela perfettamente da sola, poi se c'è qualcuno con cui condividere tanto meglio ma non è condizione indispensabile; questa cosa era un coltello a due lame perchè se da una parte sentivo la necessità spasmodica dell'approvazione e la vicinanza della persona "indispensabile" di turno dall'altra me ne sentivo fortemente condizionata. Con annesso senso di soffocamento interiore (e questo m'ha portata, tra l'altro, a capire che non voglio sposarmi perchè l'idea di mantenere un rapporto in piedi perchè promesso lo sento piu' come un obbligo che non una scelta presa liberamente).
E' incredibile a quante verità su di me sto arrivando.
Tornando al discorso del profondo timore che mi provocava la SOLITUDINE, ritengo che sia fondamentale questo cambio d'atteggiamento che, in parte, sto già effettuando.
Una volta disinnescato questo, contribuendo sempre piu' alla mia maggiore autonomia (emotivamente soprattutto) dovrebbero venire meno le condizioni di stress e quindi di ansia.
[#1]
Solitudine e ossessività sono cose diverse.
Lei può benissimo sentirsi sola, ma non è questo, di per sé, a causarle ansia. Piuttosto può essere vero il contrario: siccome lei è una persona tendenzialmente ansiosa, basta un evento o una situazione stressante per innescargliela e farla venire fuori.
Se non fosse così tutte le persone sole dovrebbero essere ossessive, cosa evidentemente falsa.
Come era riuscita a liberarsi delle ossessioni? Che tipo di cure ha fatto, se ne ha fatte?
Lei può benissimo sentirsi sola, ma non è questo, di per sé, a causarle ansia. Piuttosto può essere vero il contrario: siccome lei è una persona tendenzialmente ansiosa, basta un evento o una situazione stressante per innescargliela e farla venire fuori.
Se non fosse così tutte le persone sole dovrebbero essere ossessive, cosa evidentemente falsa.
Come era riuscita a liberarsi delle ossessioni? Che tipo di cure ha fatto, se ne ha fatte?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
In effetti non sono riuscita a terminare il discorso per mancanza di caratteri :)
Il sentirmi troppo dipendente emotivamente dagli altri mi ha fatto/fa sentire male quando mi trovo SOLA (sola con le mi responsabilità soprattutto) comincio a sentirmi sotto pressione (ovviamente il tutto condito da stress "normali" contingenti come lavoro, casa, figlio..)e divento stressata. Poi scatta l'ansia e dopo un po' sento come un inconscio desiderio di autolesionismo (è una cosa che di tanto in tanto provavo pure da piccola, tipo fare una cosa volontariamente a posta per essere sgridata: potrebbe essere anche una cosa "tollerabile/normale" ma io li vivevo come piccoli traumi).
Comunque, per me condizione imprescindibile è perdonare mia madre perchè lei è la prima vittima di se stessa.
Adesso svolgo la mia vita comunque normalmente (da fuori non penso abbiano notato differenze) e nonostante gli alti e bassi dovuti ai pensieri intrusivi e dsifunzionali mi armo di pazienza perchè anni fa il disturbo è stato invalidante e sono cmq riuscita ad uscirne.
E motivo d'orgoglio ci sto riuscendo da SOLA.
La domanda vera era questa in realta°: presupponendo che la mia tesi sia vera (valida solo per me ovviamente) come mai adesso ho ancora la presenza piuttosto insistente dei pensieri? In questi tre mesi dopo l'immensa paura iniziale (caspita, erano 8 anni che non mi capitava) applicando gli esercizi di TCC dell'esposizione sono riuscita a dfar calare un po' l'ansia provocata dal contenuto dei pensieri ma , fatto sta, che per motivi contingenti e quotidiani ultimamente si sono riacutizzati. E questo mi fa presuppore che +stress+ansia+pensieri intrusivi. Devo solo perseverare nel mio cambiamento e ritenere che i pensieri se ne vadano come sono arrivati come già successo? ( e per altro all'epoca senza tecniche TCC ma semplicemnte andando a lavorare, evadendo il piu' possibile da una casa insalubre..)
all'epoca mi hanno riempita di psicofarmaci e sono stata per tanto tempo in psicoterapia saltando da uno ad un altro perchè nessuno sentivo mi soddisfaceva.
Sono risalita pressochè da sola: i farmaci mi hanno fatto diventare una botte e secondo me sono solo dei palliativi, al massimo calano l'ansia
Il sentirmi troppo dipendente emotivamente dagli altri mi ha fatto/fa sentire male quando mi trovo SOLA (sola con le mi responsabilità soprattutto) comincio a sentirmi sotto pressione (ovviamente il tutto condito da stress "normali" contingenti come lavoro, casa, figlio..)e divento stressata. Poi scatta l'ansia e dopo un po' sento come un inconscio desiderio di autolesionismo (è una cosa che di tanto in tanto provavo pure da piccola, tipo fare una cosa volontariamente a posta per essere sgridata: potrebbe essere anche una cosa "tollerabile/normale" ma io li vivevo come piccoli traumi).
Comunque, per me condizione imprescindibile è perdonare mia madre perchè lei è la prima vittima di se stessa.
Adesso svolgo la mia vita comunque normalmente (da fuori non penso abbiano notato differenze) e nonostante gli alti e bassi dovuti ai pensieri intrusivi e dsifunzionali mi armo di pazienza perchè anni fa il disturbo è stato invalidante e sono cmq riuscita ad uscirne.
E motivo d'orgoglio ci sto riuscendo da SOLA.
La domanda vera era questa in realta°: presupponendo che la mia tesi sia vera (valida solo per me ovviamente) come mai adesso ho ancora la presenza piuttosto insistente dei pensieri? In questi tre mesi dopo l'immensa paura iniziale (caspita, erano 8 anni che non mi capitava) applicando gli esercizi di TCC dell'esposizione sono riuscita a dfar calare un po' l'ansia provocata dal contenuto dei pensieri ma , fatto sta, che per motivi contingenti e quotidiani ultimamente si sono riacutizzati. E questo mi fa presuppore che +stress+ansia+pensieri intrusivi. Devo solo perseverare nel mio cambiamento e ritenere che i pensieri se ne vadano come sono arrivati come già successo? ( e per altro all'epoca senza tecniche TCC ma semplicemnte andando a lavorare, evadendo il piu' possibile da una casa insalubre..)
all'epoca mi hanno riempita di psicofarmaci e sono stata per tanto tempo in psicoterapia saltando da uno ad un altro perchè nessuno sentivo mi soddisfaceva.
Sono risalita pressochè da sola: i farmaci mi hanno fatto diventare una botte e secondo me sono solo dei palliativi, al massimo calano l'ansia
[#3]
>>> E motivo d'orgoglio ci sto riuscendo da SOLA.
>>>
Brava. Invece non dovrebbe sentirsi orgogliosa, ma ingenua.
Il PRIMO sintomo dell'ossessività è: "ce la devo fare da sola":
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
L'ossessività è un problema di CONTROLLO. Ciò che la spinge a volerne uscire da sola è PROPRIO il disturbo stesso che si sta manifestando.
Uscire dalle ossessioni significa interrompere il bisogno esagerato di tenere sotto controllo le cose (in questo caso i pensieri intrusivi). Il fatto che si sia autoprescritta dei compiti di TCC non è un atto di furbizia, ma di ingenuità come dicevo, perché il presupposto che ci sta alla base è la razionalizzazione. Se trovo la tecnica giusta, posso guarire anche da me. Ma siccome, purtroppo, l'ansia è un problema emotivo, non potrà uscirne facilmente finché non si prenderà cura anche di questo aspetto, cosa che può essere fatta molto più velocemente all'interno della relazione terapeutica con un terapeuta.
>>>
Brava. Invece non dovrebbe sentirsi orgogliosa, ma ingenua.
Il PRIMO sintomo dell'ossessività è: "ce la devo fare da sola":
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
L'ossessività è un problema di CONTROLLO. Ciò che la spinge a volerne uscire da sola è PROPRIO il disturbo stesso che si sta manifestando.
Uscire dalle ossessioni significa interrompere il bisogno esagerato di tenere sotto controllo le cose (in questo caso i pensieri intrusivi). Il fatto che si sia autoprescritta dei compiti di TCC non è un atto di furbizia, ma di ingenuità come dicevo, perché il presupposto che ci sta alla base è la razionalizzazione. Se trovo la tecnica giusta, posso guarire anche da me. Ma siccome, purtroppo, l'ansia è un problema emotivo, non potrà uscirne facilmente finché non si prenderà cura anche di questo aspetto, cosa che può essere fatta molto più velocemente all'interno della relazione terapeutica con un terapeuta.
[#4]
Dimenticavo: altro sintomo di ossessività è lo sforzo di fornire spiegazioni il più possibile esaurienti e dettagliate, quando si parla con uno specialista del proprio disturbo.
L'ossessivo cerca mille aspetti e sfumature nello sforzo disperato di spiegarsi ciò che non riesce a spiegarsi, ma che ai fini della guarigione non servono mai: se si riesce a risolvere la tendenza ossessiva di base, la necessità di spiegare a avere spiegazioni si dissolve, perché anche quella è una manifestazione di bisogno di controllo.
L'ossessivo cerca mille aspetti e sfumature nello sforzo disperato di spiegarsi ciò che non riesce a spiegarsi, ma che ai fini della guarigione non servono mai: se si riesce a risolvere la tendenza ossessiva di base, la necessità di spiegare a avere spiegazioni si dissolve, perché anche quella è una manifestazione di bisogno di controllo.
[#5]
Utente
"Se non fosse così tutte le persone sole dovrebbero essere ossessive, cosa evidentemente falsa."
Buongiorno Dr Santonocito, mi permetta di dissentire: ritengo che ognuno sia la propria storia per cui fare sillogismi logici non credo sia appropriato. Infatti, secondo la mia modesta opinione, non è che necessariamente tutte le persone sole dovrebbero essere ossessive. Nel mio caso il senso di solitudine (non la solitudine, ma come l'ho sempre percepita io) portava/porta a farmici diventare. Il nocciolo della questione secondo me è proprio questo. Ed è in effetti piu' che altro su questo che sto lavorando: invece di sentirmi dipendente sempre e comunque dagli altri sto cercando di bastare a me stessa. Ho notato che troppo spesso elemosinavo attenzioni nei rapporti e che, paradossalmente adesso che "non cerco trovo": non è una tattica ma un mio reale cambiamento che mi costa un po' fatica ma che vedo produttivo.
E' questo che intende quando dice che l'ansia è un problema emotivo? Perchè io la penso esattamente come lei in realtà; io interpreto i miei pensieri ossessivi come un sintomo di qualcosa "altro" che non va. In effetti tendo ad essere ipercontrollante nella vita reale, ad essere un po troppo ansiosa nei confronti di mio figlio e a nutrire dei sensi di colpa nei suoi confronti perchè passo tante ore fuori casa per lavoro. Adesso sto ridimensionando tutto: se casa è un po' disordinata..PAZIENZA, se mio figlio sta spesso dalla tata che fa? E' sempre circondato da bambini e, si vede, è un bambino serenissimo, qundi..PAZIENZA e, soprattutto, sto imparando a fidarmi del mio prossimo e riesco a delegare di piu'. Non credo nel mio caso che questo non c'entri nulla, anzi sono convinta del contrario. So per certo che se andassi da uno psicoterapeuta male non mi farebbe, anzi, io sono favorevolissima a questo tipo di cure, tant'è che per me i famaci possono aiutare ma non li trovo essenziali (se non deleteri per tutti i terribili effetti collaterali cha a volte hanno) ma ci sono andata parecchie volte in passato e, devo dire, che la svolta l'ho trovata pressochè da sola. Con la tecnica del FARE piuttosto che pensare: è per questo che cerco di tenermi impegnata (lavoro, figlio, pallavolo, canto) ma non in maniera ossessiva: per controbilanciare cerco volontariamente (a parte che non è difficile, cmq) momenti in cui sono completamente sola e vedo che, tutto sommato, sto bene pure cosi. Mi puo' dire se tutto questo che le ho detto secondo lei è utile?
Per quanto riguardo il suo ultimo post ha perfettamente ragione: già l'avevo letto da qualche parte, gli ossessivi sono molto meticolosi e prolissi nel descrivere le cose, segno che vorrebbero essere a conoscenza di ogni singolo dettaglio. pero' le posso dire una cosa? In questo periodo, anche nel negativo, cerco sempre di trovare un lato positivo: nello studio l'essere meticolosa o comunque fornita di spiccato razocinio mi ha sempre aiutata in passato, adesso anche nel lavoro (però anche qui ho lasciato la presa, me la prendo stracomoda per tutto e va bene lo stesso!)Per cui, lo scopo mio sarebbe mantenere la meticolosità e la precisione solo dove serve e stroncarla di netto dove non serve affato e, anzi, è deleteria!
Buongiorno Dr Santonocito, mi permetta di dissentire: ritengo che ognuno sia la propria storia per cui fare sillogismi logici non credo sia appropriato. Infatti, secondo la mia modesta opinione, non è che necessariamente tutte le persone sole dovrebbero essere ossessive. Nel mio caso il senso di solitudine (non la solitudine, ma come l'ho sempre percepita io) portava/porta a farmici diventare. Il nocciolo della questione secondo me è proprio questo. Ed è in effetti piu' che altro su questo che sto lavorando: invece di sentirmi dipendente sempre e comunque dagli altri sto cercando di bastare a me stessa. Ho notato che troppo spesso elemosinavo attenzioni nei rapporti e che, paradossalmente adesso che "non cerco trovo": non è una tattica ma un mio reale cambiamento che mi costa un po' fatica ma che vedo produttivo.
E' questo che intende quando dice che l'ansia è un problema emotivo? Perchè io la penso esattamente come lei in realtà; io interpreto i miei pensieri ossessivi come un sintomo di qualcosa "altro" che non va. In effetti tendo ad essere ipercontrollante nella vita reale, ad essere un po troppo ansiosa nei confronti di mio figlio e a nutrire dei sensi di colpa nei suoi confronti perchè passo tante ore fuori casa per lavoro. Adesso sto ridimensionando tutto: se casa è un po' disordinata..PAZIENZA, se mio figlio sta spesso dalla tata che fa? E' sempre circondato da bambini e, si vede, è un bambino serenissimo, qundi..PAZIENZA e, soprattutto, sto imparando a fidarmi del mio prossimo e riesco a delegare di piu'. Non credo nel mio caso che questo non c'entri nulla, anzi sono convinta del contrario. So per certo che se andassi da uno psicoterapeuta male non mi farebbe, anzi, io sono favorevolissima a questo tipo di cure, tant'è che per me i famaci possono aiutare ma non li trovo essenziali (se non deleteri per tutti i terribili effetti collaterali cha a volte hanno) ma ci sono andata parecchie volte in passato e, devo dire, che la svolta l'ho trovata pressochè da sola. Con la tecnica del FARE piuttosto che pensare: è per questo che cerco di tenermi impegnata (lavoro, figlio, pallavolo, canto) ma non in maniera ossessiva: per controbilanciare cerco volontariamente (a parte che non è difficile, cmq) momenti in cui sono completamente sola e vedo che, tutto sommato, sto bene pure cosi. Mi puo' dire se tutto questo che le ho detto secondo lei è utile?
Per quanto riguardo il suo ultimo post ha perfettamente ragione: già l'avevo letto da qualche parte, gli ossessivi sono molto meticolosi e prolissi nel descrivere le cose, segno che vorrebbero essere a conoscenza di ogni singolo dettaglio. pero' le posso dire una cosa? In questo periodo, anche nel negativo, cerco sempre di trovare un lato positivo: nello studio l'essere meticolosa o comunque fornita di spiccato razocinio mi ha sempre aiutata in passato, adesso anche nel lavoro (però anche qui ho lasciato la presa, me la prendo stracomoda per tutto e va bene lo stesso!)Per cui, lo scopo mio sarebbe mantenere la meticolosità e la precisione solo dove serve e stroncarla di netto dove non serve affato e, anzi, è deleteria!
[#6]
>>> ritengo che ognuno sia la propria storia per cui fare sillogismi logici non credo sia appropriato
>>>
Ognuno è la propria storia, ma non si dovrebbe dedicare alla propria storia e alla propria individualità tanta attenzione al punto da dimenticarsi che le patologie sono definite sempre dagli stessi indicatori e sintomi.
È chiaro che a distanza non si può essere precisi, ma le circostanze che riferisce, sia pur sommariamente e con tutti i limiti di un parere ricevuto per email, sono uguali a quelle di tante altre persone che soffrono di ossessività. Faccia delle ricerche su questo stesso sito e se ne renderà conto da sola anche senza essere un clinico.
>>> Nel mio caso il senso di solitudine (non la solitudine, ma come l'ho sempre percepita io) portava/porta a farmici diventare.
>>>
No. Se lei davvero soffre di ossessioni, allora soffre di ossessioni *E* di solitudine. Se non soffrisse di ossessioni probabilmente starebbe male a causa della solitudine, ma non in modo ossessivo. Sentirebbe magari tristezza, frustrazione o altro, ma NON il bisogno di tenere sotto controllo gli eventi, che è una cosa completamente diversa.
È una delle illusioni dell'ansioso pensare che il problema siano di volta in volta gli oggetti delle proprie ansie la causa del proprio malessere, quando invece la causa vera è la tendenza ansiosa di base.
>>> io interpreto i miei pensieri ossessivi come un sintomo di qualcosa "altro" che non va
>>>
Esatto, ma forse interpreta troppo. Quel qualcosa "altro" è in realtà, con tutta probabilità, una cosa concettualmente semplice: la propensione a preoccuparsi più del dovuto = ansia, che si può esprimere in tanti modi diversi.
Solo che l'ossessivo non vuole crederlo e va alla ricerca di chissà quali spiegazioni. Si perde nel contenuto e non riconosce la FORMA del suo problema, che è sempre quella.
>>> Mi puo' dire se tutto questo che le ho detto secondo lei è utile?
>>>
La tecnica del fare, come la chiama lei, cioè tenersi impegnata per non rimuginare, è probabile che nel suo caso sia solo una tentata soluzione che però non risolve. Cioè di principio andrebbe bene, ma nell'ansioso il fare diventa quasi sempre una fuga, un modo, di nuovo, per cercare di controllare e sfuggire al pensiero di quanto lo disturba.
Inoltre, come le ho segnalato in quel link, l'ansioso/ossessivo ha estrema facilità a cadere nel paradosso di voler fare da sé, ma con l'aiuto di un esperto. Non vado dallo psicoterapeuta (tanto che mi direbbe, che già non so?) però gli scrivo per vedere se mi dà conferme a quanto già faccio o se può dirmi cos'altro fare per risolvere il problema. Di nuovo, l'illusione è che la soluzione debba venire da una INFORMAZIONE.
Riguardo all'elemosinare attenzioni e al sentirsi dipendente, anche questo è innescato dall'ansia, a sua volta basata probabilmente sull'insicurezza e su un'autostima un po' traballante.
Schematizzando:
scarsa autostima > ansia > ossessività > confusione/contraddizione fra il desiderio di stare con gli altri e il bisogno di fare da sé
>>>
Ognuno è la propria storia, ma non si dovrebbe dedicare alla propria storia e alla propria individualità tanta attenzione al punto da dimenticarsi che le patologie sono definite sempre dagli stessi indicatori e sintomi.
È chiaro che a distanza non si può essere precisi, ma le circostanze che riferisce, sia pur sommariamente e con tutti i limiti di un parere ricevuto per email, sono uguali a quelle di tante altre persone che soffrono di ossessività. Faccia delle ricerche su questo stesso sito e se ne renderà conto da sola anche senza essere un clinico.
>>> Nel mio caso il senso di solitudine (non la solitudine, ma come l'ho sempre percepita io) portava/porta a farmici diventare.
>>>
No. Se lei davvero soffre di ossessioni, allora soffre di ossessioni *E* di solitudine. Se non soffrisse di ossessioni probabilmente starebbe male a causa della solitudine, ma non in modo ossessivo. Sentirebbe magari tristezza, frustrazione o altro, ma NON il bisogno di tenere sotto controllo gli eventi, che è una cosa completamente diversa.
È una delle illusioni dell'ansioso pensare che il problema siano di volta in volta gli oggetti delle proprie ansie la causa del proprio malessere, quando invece la causa vera è la tendenza ansiosa di base.
>>> io interpreto i miei pensieri ossessivi come un sintomo di qualcosa "altro" che non va
>>>
Esatto, ma forse interpreta troppo. Quel qualcosa "altro" è in realtà, con tutta probabilità, una cosa concettualmente semplice: la propensione a preoccuparsi più del dovuto = ansia, che si può esprimere in tanti modi diversi.
Solo che l'ossessivo non vuole crederlo e va alla ricerca di chissà quali spiegazioni. Si perde nel contenuto e non riconosce la FORMA del suo problema, che è sempre quella.
>>> Mi puo' dire se tutto questo che le ho detto secondo lei è utile?
>>>
La tecnica del fare, come la chiama lei, cioè tenersi impegnata per non rimuginare, è probabile che nel suo caso sia solo una tentata soluzione che però non risolve. Cioè di principio andrebbe bene, ma nell'ansioso il fare diventa quasi sempre una fuga, un modo, di nuovo, per cercare di controllare e sfuggire al pensiero di quanto lo disturba.
Inoltre, come le ho segnalato in quel link, l'ansioso/ossessivo ha estrema facilità a cadere nel paradosso di voler fare da sé, ma con l'aiuto di un esperto. Non vado dallo psicoterapeuta (tanto che mi direbbe, che già non so?) però gli scrivo per vedere se mi dà conferme a quanto già faccio o se può dirmi cos'altro fare per risolvere il problema. Di nuovo, l'illusione è che la soluzione debba venire da una INFORMAZIONE.
Riguardo all'elemosinare attenzioni e al sentirsi dipendente, anche questo è innescato dall'ansia, a sua volta basata probabilmente sull'insicurezza e su un'autostima un po' traballante.
Schematizzando:
scarsa autostima > ansia > ossessività > confusione/contraddizione fra il desiderio di stare con gli altri e il bisogno di fare da sé
[#7]
Utente
"Esatto, ma forse interpreta troppo. Quel qualcosa "altro" è in realtà, con tutta probabilità, una cosa concettualmente semplice: la propensione a preoccuparsi più del dovuto = ansia, che si può esprimere in tanti modi diversi"
Su questo mi trova perfettamente d'accordo: infatti sono arrivata da sola alla conclusione che il disturbo ossessivo non sia altro che una conseguenza di quello che è il mio atteggiamento nella quotidianità. Ed è proprio in quello che sto cercando di modificarmi nei modi che gli ho descritto sopra.
"La tecnica del fare, come la chiama lei, cioè tenersi impegnata per non rimuginare, è probabile che nel suo caso sia solo una tentata soluzione che però non risolve. Cioè di principio andrebbe bene, ma nell'ansioso il fare diventa quasi sempre una fuga, un modo, di nuovo, per cercare di controllare e sfuggire al pensiero di quanto lo disturba."
Su questo non sono del tutto d'accordo; nel senso che queste attività sono le stesse che già facevo prima dell'arrivo del "disturbo", quindi, confrontandolo con quello di anni fa innanzitutto, a livello di quotidianità/mansioni/svaghi, non è invalidante. Quindi non è almeno totalmente giusto dire che siano una fuga. Nel senso, visto che il disturbo c'è ora in parte lo sono, ma certo non faccio come ho fatto anni fa che ho smesso di fare tutto quello che facevo perchè PRIMA DOVEVO RISOLVERE IL MIO PROBLEMA.
"però gli scrivo per vedere se mi dà conferme a quanto già faccio o se può dirmi cos'altro fare per risolvere il problema."
Questo purtroppo è vero, nella fragilità si cercano, almeno in parte, delle rassicurazioni.Tuttavia sto realizzando una mia personale idea sul tutto, anche e soprattutto grazie a voi che da medici ne sapete piu' di noi pazienti.
"Riguardo all'elemosinare attenzioni e al sentirsi dipendente, anche questo è innescato dall'ansia, a sua volta basata probabilmente sull'insicurezza e su un'autostima un po' traballante."
Ecco qui invece trovo qualcosa di strano: nel senso che per alcune cose io mi sento sicurissima, anche adesso che non sto in forma al 100%(adesso le dico delle cavolate di esempi, tipo sul canto, sulla pallavolo, sul lavoro,conosco le mie potenzialità e, a dir la verità, per tante cose,perdoni l'immodestia, noto quel "qualcosa in piu" della media) pero' di base (ed è questa un'altra importante cosa su cui sto lavorando) troppo spesso mi è capitato di volere l'approvazione altrui a tutti i costi e questo mi rendo conto che, in effetti, è sintomo di insicurezza. Questo dualismo della mia personalità è davvero bizzarro.. Mi può aiutare, anche se. come dice lei, per email non è tanto facile, a capirne la natura? Non è per capire le ossessioni in quanto tali, questa è una domanda proprio di psicologia in generale :)
"scarsa autostima > ansia > ossessività > confusione/contraddizione fra il desiderio di stare con gli altri e il bisogno di fare da sé"
Proprio per quanto le dicevo sopra non è piu' probabile che sia un altro il fattore o magari ci sia un altro cofattore a dare il via a questa strana e bruttissima catena?Dall'ansia in poi secondo me è esattamente così come da lei descritto.
E poi, dato che in 8 anni ho avuto al massimo delle impercettibili ricadute, ma proprio cose non degne di nota, non è stato lecito il mio sorprendermi del perchè ci sia "ricascata"? In effetti capisco che anche questo ha alimentato la mia ansia e il mio desiderio di capire cosa sia accaduto da far si che risucceddesse, dando a tutto ancora piu peso giusto?
A presto.
Su questo mi trova perfettamente d'accordo: infatti sono arrivata da sola alla conclusione che il disturbo ossessivo non sia altro che una conseguenza di quello che è il mio atteggiamento nella quotidianità. Ed è proprio in quello che sto cercando di modificarmi nei modi che gli ho descritto sopra.
"La tecnica del fare, come la chiama lei, cioè tenersi impegnata per non rimuginare, è probabile che nel suo caso sia solo una tentata soluzione che però non risolve. Cioè di principio andrebbe bene, ma nell'ansioso il fare diventa quasi sempre una fuga, un modo, di nuovo, per cercare di controllare e sfuggire al pensiero di quanto lo disturba."
Su questo non sono del tutto d'accordo; nel senso che queste attività sono le stesse che già facevo prima dell'arrivo del "disturbo", quindi, confrontandolo con quello di anni fa innanzitutto, a livello di quotidianità/mansioni/svaghi, non è invalidante. Quindi non è almeno totalmente giusto dire che siano una fuga. Nel senso, visto che il disturbo c'è ora in parte lo sono, ma certo non faccio come ho fatto anni fa che ho smesso di fare tutto quello che facevo perchè PRIMA DOVEVO RISOLVERE IL MIO PROBLEMA.
"però gli scrivo per vedere se mi dà conferme a quanto già faccio o se può dirmi cos'altro fare per risolvere il problema."
Questo purtroppo è vero, nella fragilità si cercano, almeno in parte, delle rassicurazioni.Tuttavia sto realizzando una mia personale idea sul tutto, anche e soprattutto grazie a voi che da medici ne sapete piu' di noi pazienti.
"Riguardo all'elemosinare attenzioni e al sentirsi dipendente, anche questo è innescato dall'ansia, a sua volta basata probabilmente sull'insicurezza e su un'autostima un po' traballante."
Ecco qui invece trovo qualcosa di strano: nel senso che per alcune cose io mi sento sicurissima, anche adesso che non sto in forma al 100%(adesso le dico delle cavolate di esempi, tipo sul canto, sulla pallavolo, sul lavoro,conosco le mie potenzialità e, a dir la verità, per tante cose,perdoni l'immodestia, noto quel "qualcosa in piu" della media) pero' di base (ed è questa un'altra importante cosa su cui sto lavorando) troppo spesso mi è capitato di volere l'approvazione altrui a tutti i costi e questo mi rendo conto che, in effetti, è sintomo di insicurezza. Questo dualismo della mia personalità è davvero bizzarro.. Mi può aiutare, anche se. come dice lei, per email non è tanto facile, a capirne la natura? Non è per capire le ossessioni in quanto tali, questa è una domanda proprio di psicologia in generale :)
"scarsa autostima > ansia > ossessività > confusione/contraddizione fra il desiderio di stare con gli altri e il bisogno di fare da sé"
Proprio per quanto le dicevo sopra non è piu' probabile che sia un altro il fattore o magari ci sia un altro cofattore a dare il via a questa strana e bruttissima catena?Dall'ansia in poi secondo me è esattamente così come da lei descritto.
E poi, dato che in 8 anni ho avuto al massimo delle impercettibili ricadute, ma proprio cose non degne di nota, non è stato lecito il mio sorprendermi del perchè ci sia "ricascata"? In effetti capisco che anche questo ha alimentato la mia ansia e il mio desiderio di capire cosa sia accaduto da far si che risucceddesse, dando a tutto ancora piu peso giusto?
A presto.
[#8]
>>> sono arrivata da sola alla conclusione che il disturbo ossessivo non sia altro che una conseguenza di quello che è il mio atteggiamento nella quotidianità
>>>
No, con tutta probabilità è vero proprio il contrario: siccome è tendenzialmente un'ossessiva, il suo atteggiamento nel quotidiano è denotato dalla preoccupazione.
Scambiare gli effetti con le cause è tipico dell'ansioso.
>>> queste attività sono le stesse che già facevo prima dell'arrivo del "disturbo", quindi, confrontandolo con quello di anni fa innanzitutto, a livello di quotidianità/mansioni/svaghi, non è invalidante
>>>
Le attività di lavoro/svago è ovvio che non siano invalidanti di per sé, lo diventano nel momento in cui le si porta avanti come modo per supplire a qualcos'altro. In altri termini, quando le si fa non semplicemente per il piacere di farle, ma perché VANNO fatte, come rimedio ad altre questioni che con lavoro e svago non c'entrano.
Chi è veramente sereno può starsene da solo per giornate intere senza sentirsi in ansia.
Lei riesce a farlo? Riesce a stare tranquillamente inattiva per un periodo di tempo considerevole, oppure presto sente il bisogno di FARE qualcosa, per non restarsene troppo sola con se stessa?
>>> Questo dualismo della mia personalità è davvero bizzarro
>>>
No, per niente.
Lei è sicura delle capacità che sa di avere, ma le attività che elenca sembrano stare più che altro sul piano individuale: canto, pallavolo, lavoro come svolgimento di un compito. È sul piano *relazionale* che l'insicurezza salta fuori. Infatti, come lei stessa riconosce:
>>> troppo spesso mi è capitato di volere l'approvazione altrui a tutti i costi
>>>
Io sto facendo con lei una cosa che di solito non faccio, cioè dare corda alle ossessioni. Le sto venendo dietro, le sto spiegando delle cose, ma dopo, anche se crederà di saperne più di prima e quindi si sentirà inizialmente meglio per questo, il suo problema non sarà stato spostato di una virgola. Non si cura l'ansia informandosi... anzi, più ci si riflette, più le ossessioni aumentano...
>>> non è piu' probabile che sia un altro il fattore o magari ci sia un altro cofattore a dare il via a questa strana e bruttissima catena?
>>>
Per esempio cosa?
Cosa può esserci di più plausibile e descrittivo di un'autostima traballante, dell'aver disperato bisogno dell'approvazione altrui e dell'ansia che ne consegue?
Lei è ansiosa di avere l'altrui approvazione perché non le viene naturale darsela da sola.
Troppo semplice come spiegazione?
>>>
No, con tutta probabilità è vero proprio il contrario: siccome è tendenzialmente un'ossessiva, il suo atteggiamento nel quotidiano è denotato dalla preoccupazione.
Scambiare gli effetti con le cause è tipico dell'ansioso.
>>> queste attività sono le stesse che già facevo prima dell'arrivo del "disturbo", quindi, confrontandolo con quello di anni fa innanzitutto, a livello di quotidianità/mansioni/svaghi, non è invalidante
>>>
Le attività di lavoro/svago è ovvio che non siano invalidanti di per sé, lo diventano nel momento in cui le si porta avanti come modo per supplire a qualcos'altro. In altri termini, quando le si fa non semplicemente per il piacere di farle, ma perché VANNO fatte, come rimedio ad altre questioni che con lavoro e svago non c'entrano.
Chi è veramente sereno può starsene da solo per giornate intere senza sentirsi in ansia.
Lei riesce a farlo? Riesce a stare tranquillamente inattiva per un periodo di tempo considerevole, oppure presto sente il bisogno di FARE qualcosa, per non restarsene troppo sola con se stessa?
>>> Questo dualismo della mia personalità è davvero bizzarro
>>>
No, per niente.
Lei è sicura delle capacità che sa di avere, ma le attività che elenca sembrano stare più che altro sul piano individuale: canto, pallavolo, lavoro come svolgimento di un compito. È sul piano *relazionale* che l'insicurezza salta fuori. Infatti, come lei stessa riconosce:
>>> troppo spesso mi è capitato di volere l'approvazione altrui a tutti i costi
>>>
Io sto facendo con lei una cosa che di solito non faccio, cioè dare corda alle ossessioni. Le sto venendo dietro, le sto spiegando delle cose, ma dopo, anche se crederà di saperne più di prima e quindi si sentirà inizialmente meglio per questo, il suo problema non sarà stato spostato di una virgola. Non si cura l'ansia informandosi... anzi, più ci si riflette, più le ossessioni aumentano...
>>> non è piu' probabile che sia un altro il fattore o magari ci sia un altro cofattore a dare il via a questa strana e bruttissima catena?
>>>
Per esempio cosa?
Cosa può esserci di più plausibile e descrittivo di un'autostima traballante, dell'aver disperato bisogno dell'approvazione altrui e dell'ansia che ne consegue?
Lei è ansiosa di avere l'altrui approvazione perché non le viene naturale darsela da sola.
Troppo semplice come spiegazione?
[#10]
Utente
"Le attività di lavoro/svago è ovvio che non siano invalidanti di per sé,"
Io intendevo che il disturbo no è invalidante rispetto a quando si è presentato in maniera forte in passato. In effetti come da lei detto da quel che posso ricordare io ho avuto tratti ossessivi sin da piccolissima.
Non è un caso che mia madre abbia avuto (e purtroppo tuttora abbia) questo tipo di disturbo sebbene si manifesti in maniera differente,vero?
Io intendevo che il disturbo no è invalidante rispetto a quando si è presentato in maniera forte in passato. In effetti come da lei detto da quel che posso ricordare io ho avuto tratti ossessivi sin da piccolissima.
Non è un caso che mia madre abbia avuto (e purtroppo tuttora abbia) questo tipo di disturbo sebbene si manifesti in maniera differente,vero?
[#11]
>>> Ed è proprio di quella che sto cercando di fare a meno.
>>>
Evidentemente non nel modo appropriato, altrimenti starebbe risolvendo il suo problema.
>>> ma come mai dopo 8 anni? che non sono stata ansiosa per tutto questo tempo?
>>>
Perché l'ansia, e specificamente l'ossessività, è come un cancro: se non lo si uccide completamente, basta una sola cellula per farlo ricrescere quando meno ce lo aspettiamo.
Mi rendo conto che è un'immagine forte, ma è quella che rende l'idea.
>>> ho avuto tratti ossessivi sin da piccolissima.
Non è un caso che mia madre abbia avuto (e purtroppo tuttora abbia) questo tipo di disturbo sebbene si manifesti in maniera differente,vero?
>>>
Non è affatto un caso, l'ansia si eredita in famiglia. Non solo dai geni, anche dalla convivenza familiare. Fra madre e figlia poi...
Ma si può comunque curare, e bene.
>>>
Evidentemente non nel modo appropriato, altrimenti starebbe risolvendo il suo problema.
>>> ma come mai dopo 8 anni? che non sono stata ansiosa per tutto questo tempo?
>>>
Perché l'ansia, e specificamente l'ossessività, è come un cancro: se non lo si uccide completamente, basta una sola cellula per farlo ricrescere quando meno ce lo aspettiamo.
Mi rendo conto che è un'immagine forte, ma è quella che rende l'idea.
>>> ho avuto tratti ossessivi sin da piccolissima.
Non è un caso che mia madre abbia avuto (e purtroppo tuttora abbia) questo tipo di disturbo sebbene si manifesti in maniera differente,vero?
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Non è affatto un caso, l'ansia si eredita in famiglia. Non solo dai geni, anche dalla convivenza familiare. Fra madre e figlia poi...
Ma si può comunque curare, e bene.
[#12]
Utente
Grazie mille Dottore.
Non posso dire di stare malissimo perchè non sarebbe vero, per fortuna.
Sto cercando di fare tesoro dei suoi consigli e anche di altre informazioni sull'argomento che, come dice lei non risolvono il problema alla radice, ma ritengo aiutino a rendersi conto di quello di cui si tratta in realtà: un approccio psicologico sbagliato nei confronti della vita e non una reale dimostrazione che si è differenti da quello che si è; non a caso le ossessioni dicono tutto il contrario della verità.
Nel mio caso una tendenza, acquisita in famiglia, all'ipercontrollo e alla rigidezza.
Sento come un'implicita lotta tra quello che sono IO e quello che invece m'è stato inculcato per educazione. E a livello inconscio mi spaventa. Non so se riesco a farle capire cosa intendo e non so se in realtà quello da me percepito sia solo frutto del meccanismo ossessivo:
ad esempio sento di amare il mio compagno ma la mia voglia di libertà, se penso alla possibilità del matrimonio, mi fa sentire soffocata. Poi dopo penso "E se magari penso così solo perchè non sono sicura?" Io sento che il sentirsi soffocati all'idea di una cosa promessa "a priori" in realtà mi appartenga (perchè così amarsi, anche per sempre, sarebbe frutto di una continua libera scelta) ma che questa mia personale visione della realtà faccia attrito con qualcosa che,per educazione, o per costumi, mi è stata cmq inculcata.
Oppure il concetto di omosessualità (mi rendo conto che tutte queste sn tematiche tipiche del disturbo ossessivo): negli otto anni di benessere e nella mia maturazione psicologica ho sempre pensato e la cosa mi faceva e mi fa stare bene"Fino ad ora non mi sono innamorata mai di una donna o sentita particolarmente attratta, ma,in un futuro, non si sa mai.." L'ossessività stronzetta che è in me se n'è inventata un'altra che non mi piace: il transessualismo, e questa proprio non l'accetto.Da una parte mi fa ridere, perchè so che è una cavolata, per fortuna, conoscendo il mio problema so che non c'entra niente con me, pero' in questi ultimi giorni, essendo aumentati i pensieri cmq penso "Uffa! ancora voi!Che noia.." E a volte l'unico effetto reale è il mio spazientimento.. ecco questo sento in realtà..
Poi, va be, ce ne sono altri di esempi ma è inutile che glieli elenco perchè sono gli stessi che fanno parte del repertorio di questa schifenzia! ;)
Dottore nel mio specifico caso potrebbe essere che l'ossessività scatti proprio per il contrasto tra il mio modo di pensare su certe cose molto libero rispetto appunto a quanto insegnatomi o quanto è piu comune?Lotta tra SUPER IO e IO?
Non posso dire di stare malissimo perchè non sarebbe vero, per fortuna.
Sto cercando di fare tesoro dei suoi consigli e anche di altre informazioni sull'argomento che, come dice lei non risolvono il problema alla radice, ma ritengo aiutino a rendersi conto di quello di cui si tratta in realtà: un approccio psicologico sbagliato nei confronti della vita e non una reale dimostrazione che si è differenti da quello che si è; non a caso le ossessioni dicono tutto il contrario della verità.
Nel mio caso una tendenza, acquisita in famiglia, all'ipercontrollo e alla rigidezza.
Sento come un'implicita lotta tra quello che sono IO e quello che invece m'è stato inculcato per educazione. E a livello inconscio mi spaventa. Non so se riesco a farle capire cosa intendo e non so se in realtà quello da me percepito sia solo frutto del meccanismo ossessivo:
ad esempio sento di amare il mio compagno ma la mia voglia di libertà, se penso alla possibilità del matrimonio, mi fa sentire soffocata. Poi dopo penso "E se magari penso così solo perchè non sono sicura?" Io sento che il sentirsi soffocati all'idea di una cosa promessa "a priori" in realtà mi appartenga (perchè così amarsi, anche per sempre, sarebbe frutto di una continua libera scelta) ma che questa mia personale visione della realtà faccia attrito con qualcosa che,per educazione, o per costumi, mi è stata cmq inculcata.
Oppure il concetto di omosessualità (mi rendo conto che tutte queste sn tematiche tipiche del disturbo ossessivo): negli otto anni di benessere e nella mia maturazione psicologica ho sempre pensato e la cosa mi faceva e mi fa stare bene"Fino ad ora non mi sono innamorata mai di una donna o sentita particolarmente attratta, ma,in un futuro, non si sa mai.." L'ossessività stronzetta che è in me se n'è inventata un'altra che non mi piace: il transessualismo, e questa proprio non l'accetto.Da una parte mi fa ridere, perchè so che è una cavolata, per fortuna, conoscendo il mio problema so che non c'entra niente con me, pero' in questi ultimi giorni, essendo aumentati i pensieri cmq penso "Uffa! ancora voi!Che noia.." E a volte l'unico effetto reale è il mio spazientimento.. ecco questo sento in realtà..
Poi, va be, ce ne sono altri di esempi ma è inutile che glieli elenco perchè sono gli stessi che fanno parte del repertorio di questa schifenzia! ;)
Dottore nel mio specifico caso potrebbe essere che l'ossessività scatti proprio per il contrasto tra il mio modo di pensare su certe cose molto libero rispetto appunto a quanto insegnatomi o quanto è piu comune?Lotta tra SUPER IO e IO?
[#13]
Lei soffre di ossessività. Punto. Ogni giustificazione, causa o spiegazione che si sforza di escogitare nel disperato tentativo di capire, non fa altro che rinforzare l'ossessione. Più si sforza di capire, più diventa ossessiva.
Saprà di esserne uscita quando non avrà più bisogno di farsi la classica domanda dell'ossessivo: "E se...?"
Cerchi un aiuto professionale e si faccia curare, se sente di averne bisogno, meglio se presso uno psicoterapeuta specializzato in un approccio attivo e focale come il breve strategico o il comportamentale.
Più di questo non mi sento di dirle, altrimenti farei il gioco della sua ossessione.
Saprà di esserne uscita quando non avrà più bisogno di farsi la classica domanda dell'ossessivo: "E se...?"
Cerchi un aiuto professionale e si faccia curare, se sente di averne bisogno, meglio se presso uno psicoterapeuta specializzato in un approccio attivo e focale come il breve strategico o il comportamentale.
Più di questo non mi sento di dirle, altrimenti farei il gioco della sua ossessione.
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 6.4k visite dal 25/09/2013.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.