Scarsa autostima e incapacità di reagire
Buongiorno a tutti...
scrivo perchè ho tentato per troppo tempo di risolvere una situazione più grande di me e ora sono al limite delle mie forze. Ho sempre saputo in fondo di essere una ragazza tosta, eppure ora crollo, perché sento di non poter andare avanti.
Ho conosciuto due anni fa un uomo meraviglioso con cui ho iniziato una storia d’amore degna di un romanzo rosa. Lui è più grande di me (io 20 lui 26) e io mi sono sempre sentita piccola di fronte a lui, ma non mi dispiaceva, perché mi faceva sentire protetta… tutto è andato per il meglio, nei vari battibecchi di coppia ci tenevamo testa a vicenda, io testarda, lui risoluto e sicuro di sé, ma abbiamo sempre risolto tutto con maturità e serenità… finchè lui un anno fa non ha perso il lavoro, evento che l’ha fatto emotivamente crollare.
In tutto questo divento io l’uomo della coppia, prendo io le decisioni più importanti, fino ad arrivare ad aggredirlo, perché vorrei reagisse, perché vederlo in questo stato mi fa male, perché non sopporto che i suoi stessi familiari, perfino i suoi genitori, si approfittino della sua debolezza. Lui non reagisce, accetta tutto con estrema passività, se prima in un piccolo diverbio era almeno in grado di far valere la sua idea ora si limita a dirmi “amore ti prego non fare così…” e peggiora ogni giorno che passa. Ha sviluppato una tendenza ad aggirare gli ostacoli che gli si presentano, cosa che non avrebbe mai fatto prima; a questo proposito non fa che ripetere che per stare bene dobbiamo star solo calmi e tranquilli, che per lui equivale a farsi scivolare tutto addosso, ma io non credo che si risolva qualcosa ignorando i problemi… io cerco di tenere duro e di rassicurarlo sul fatto che andrà tutto bene, ma per carattere ho bisogno io per prima di essere rassicurata, e soffro molto per questa mancanza di sicurezza, così mi capita di cedere e di abbandonarmi al pessimismo. Tra l’altro non ho mai avuto a mia volta un buon rapporto con l’autostima, e a causa di questa situazione mi sto trascurando molto, a partire dalla palestra che non frequento più, agli abiti che scelgo completamente a caso, al trucco che snobbo quando prima non sarei scesa di casa senza, peggiorando un livello di autostima che già di per sé ha sempre rasentato lo zero. Mi sento terribilmente responsabile per le condizioni in cui lui versa, credo che invece di svegliarlo io abbia piuttosto contribuito a farlo aggravare, e ne soffro. Purtroppo mi viene naturale parlarne con lui perché è sempre e solo con lui che mi sono confidata, quindi combatto ogni giorno anche contro me stessa, perché so che non dovrei dirgli nulla del mio malessere eppure lo faccio, nella speranza di trarne sollievo e di scuoterlo un minimo… il punto è che mi sento sola in questa battaglia, lui non ha una famiglia solida alle spalle e i miei ci ostacolano.
Cosa posso fare?
Ringrazio anticipatamente
scrivo perchè ho tentato per troppo tempo di risolvere una situazione più grande di me e ora sono al limite delle mie forze. Ho sempre saputo in fondo di essere una ragazza tosta, eppure ora crollo, perché sento di non poter andare avanti.
Ho conosciuto due anni fa un uomo meraviglioso con cui ho iniziato una storia d’amore degna di un romanzo rosa. Lui è più grande di me (io 20 lui 26) e io mi sono sempre sentita piccola di fronte a lui, ma non mi dispiaceva, perché mi faceva sentire protetta… tutto è andato per il meglio, nei vari battibecchi di coppia ci tenevamo testa a vicenda, io testarda, lui risoluto e sicuro di sé, ma abbiamo sempre risolto tutto con maturità e serenità… finchè lui un anno fa non ha perso il lavoro, evento che l’ha fatto emotivamente crollare.
In tutto questo divento io l’uomo della coppia, prendo io le decisioni più importanti, fino ad arrivare ad aggredirlo, perché vorrei reagisse, perché vederlo in questo stato mi fa male, perché non sopporto che i suoi stessi familiari, perfino i suoi genitori, si approfittino della sua debolezza. Lui non reagisce, accetta tutto con estrema passività, se prima in un piccolo diverbio era almeno in grado di far valere la sua idea ora si limita a dirmi “amore ti prego non fare così…” e peggiora ogni giorno che passa. Ha sviluppato una tendenza ad aggirare gli ostacoli che gli si presentano, cosa che non avrebbe mai fatto prima; a questo proposito non fa che ripetere che per stare bene dobbiamo star solo calmi e tranquilli, che per lui equivale a farsi scivolare tutto addosso, ma io non credo che si risolva qualcosa ignorando i problemi… io cerco di tenere duro e di rassicurarlo sul fatto che andrà tutto bene, ma per carattere ho bisogno io per prima di essere rassicurata, e soffro molto per questa mancanza di sicurezza, così mi capita di cedere e di abbandonarmi al pessimismo. Tra l’altro non ho mai avuto a mia volta un buon rapporto con l’autostima, e a causa di questa situazione mi sto trascurando molto, a partire dalla palestra che non frequento più, agli abiti che scelgo completamente a caso, al trucco che snobbo quando prima non sarei scesa di casa senza, peggiorando un livello di autostima che già di per sé ha sempre rasentato lo zero. Mi sento terribilmente responsabile per le condizioni in cui lui versa, credo che invece di svegliarlo io abbia piuttosto contribuito a farlo aggravare, e ne soffro. Purtroppo mi viene naturale parlarne con lui perché è sempre e solo con lui che mi sono confidata, quindi combatto ogni giorno anche contro me stessa, perché so che non dovrei dirgli nulla del mio malessere eppure lo faccio, nella speranza di trarne sollievo e di scuoterlo un minimo… il punto è che mi sento sola in questa battaglia, lui non ha una famiglia solida alle spalle e i miei ci ostacolano.
Cosa posso fare?
Ringrazio anticipatamente
[#1]
Non c'è delusione peggiore di quella data dai propri idoli.
Se tu avevi bisogno di una figura di riferimento che ti facesse in qualche modo da ideale, e ora quest'ideale si è appannato o addirittura sgretolato di fronte ai tuoi occhi, è comprensibile che ti senta confusa.
Secondo me in questo momento dovresti pensare a star bene innanzitutto tu, perché se ci riesci potrai essere d'aiuto anche a lui. Piangersi addosso invece non aiuta né te né lui.
Se tu avevi bisogno di una figura di riferimento che ti facesse in qualche modo da ideale, e ora quest'ideale si è appannato o addirittura sgretolato di fronte ai tuoi occhi, è comprensibile che ti senta confusa.
Secondo me in questo momento dovresti pensare a star bene innanzitutto tu, perché se ci riesci potrai essere d'aiuto anche a lui. Piangersi addosso invece non aiuta né te né lui.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Gentile dr. Santonocito,
prima di tutto la ringrazio per la sua celerità.
Ho provato a "far finta di niente" in un certo senso, uscendo un paio di volte con il mio gruppo di amici (che lui non vuole che frequenti perchè ci sono dei ragazzi) o anche da sola a passeggiare. Cambia ben poco perchè il mio pensiero è sempre rivolto a lui, perchè ho paura di ferirlo e di farlo soffrire. In questo momento il mio timore più grande è quello di farlo peggiorare ulteriormente, quindi finora sono stata anche disposta a sacrificare me stessa e le mie priorità per amor suo.
Non credevo che sarei arrivata al limite... evidentemente mi sono sopravvalutata.
Pensare a star bene prima di tutto io non è facile, anche perchè potrei finire per trascurarlo e non voglio, perchè lui ha bisogno di me, me lo ripete costantemente, mi cerca continuamente, io sono il suo unico appiglio, e siccome sta già soffrendo tanto non voglio gravare ulteriormente su di lui.
Non riesco a trovare una soluzione comoda per entrambi; vorrei solo che lui stesse bene, perchè se sta bene lui sto bene anch'io, e mi sento inutile perchè non riesco a giungere a nessuna conclusione accettabile...
Grazie ancora
prima di tutto la ringrazio per la sua celerità.
Ho provato a "far finta di niente" in un certo senso, uscendo un paio di volte con il mio gruppo di amici (che lui non vuole che frequenti perchè ci sono dei ragazzi) o anche da sola a passeggiare. Cambia ben poco perchè il mio pensiero è sempre rivolto a lui, perchè ho paura di ferirlo e di farlo soffrire. In questo momento il mio timore più grande è quello di farlo peggiorare ulteriormente, quindi finora sono stata anche disposta a sacrificare me stessa e le mie priorità per amor suo.
Non credevo che sarei arrivata al limite... evidentemente mi sono sopravvalutata.
Pensare a star bene prima di tutto io non è facile, anche perchè potrei finire per trascurarlo e non voglio, perchè lui ha bisogno di me, me lo ripete costantemente, mi cerca continuamente, io sono il suo unico appiglio, e siccome sta già soffrendo tanto non voglio gravare ulteriormente su di lui.
Non riesco a trovare una soluzione comoda per entrambi; vorrei solo che lui stesse bene, perchè se sta bene lui sto bene anch'io, e mi sento inutile perchè non riesco a giungere a nessuna conclusione accettabile...
Grazie ancora
[#3]
Gentile utente,
concordo con quanto scrive il mio collega, dr Santocito.
Sembra che la vostra relazione inizialmente si strutturasse intorno ad una modalità standard. Lui forte ed adulto, io "più piccola" e bisognosa di protezione. La forza che attribuiva al suo compagno evidentemente non era infinita, perdere il lavoro significa perdere un pezzo della propria identità. Ci definiamo infatti sulla base di ciò che facciamo. Il lavoro non è solo lo "stipendio". Adesso che i ruoli si sono invertiti fate fatica. Beh è vero che stare a lungo con una persona recitando sempre lo stesso copione, non è possibile ed anche poco "sano". Il cambiamento e l'elasticità sono fondamentali per un rapporto che vuole durare nel tempo.
Concordo con quanto dice il mio collega rispetto alla necessità che lei si occupi di sé, perché occuparsi di sé è l'unico modo per occuparsi efficacemente degli altri.
Restiamo in ascolto
concordo con quanto scrive il mio collega, dr Santocito.
Sembra che la vostra relazione inizialmente si strutturasse intorno ad una modalità standard. Lui forte ed adulto, io "più piccola" e bisognosa di protezione. La forza che attribuiva al suo compagno evidentemente non era infinita, perdere il lavoro significa perdere un pezzo della propria identità. Ci definiamo infatti sulla base di ciò che facciamo. Il lavoro non è solo lo "stipendio". Adesso che i ruoli si sono invertiti fate fatica. Beh è vero che stare a lungo con una persona recitando sempre lo stesso copione, non è possibile ed anche poco "sano". Il cambiamento e l'elasticità sono fondamentali per un rapporto che vuole durare nel tempo.
Concordo con quanto dice il mio collega rispetto alla necessità che lei si occupi di sé, perché occuparsi di sé è l'unico modo per occuparsi efficacemente degli altri.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#4]
Gentile Utente,
oltre alle preziose indicazioni dei Colleghi, potrebbe essere utile riflettere sul fatto che i vostri ruoli si sono in un certo senso "capovolti" e questo probabilmente è un'ulteriore elemento che la fa sentire a disagio.
Certe coppie nascono con un "contratto" di base (o con un ideale condiviso), molto spesso inconsapevole che se viene meno, può portare a dei momenti di "insicurezza".
oltre alle preziose indicazioni dei Colleghi, potrebbe essere utile riflettere sul fatto che i vostri ruoli si sono in un certo senso "capovolti" e questo probabilmente è un'ulteriore elemento che la fa sentire a disagio.
Certe coppie nascono con un "contratto" di base (o con un ideale condiviso), molto spesso inconsapevole che se viene meno, può portare a dei momenti di "insicurezza".
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#5]
Utente
Grazie a tutti per i vostri preziosi consigli!
Il fatto che i nostri ruoli si siano invertiti ci crea disagio perchè lui non si sente più "uomo" e io ho scoperto di non avere la forza che credevo di avere. Sentirsi sulle spalle il doppio degli anni che si ha è una sensazione orribile.
Siccome tutta questa storia ruota attorno al suo improvviso licenziamento, ripongo una debole speranza nell'esito di un colloquio che dovrebbe sostenere a breve. Lui sembra abbastanza entusiasta, solo che a tratti si sente carico, a tratti si deprime perchè "non può affrontare un colloquio così importante in queste condizioni".
Come diceva anche il dr. Santonocito poc'anzi, piangersi addosso non aiuta, ma non riesco proprio a farglielo capire; sebbene io stessa ceda a volte, la mia indole testarda mi porta sempre a rialzare la testa. Lui non lo fa più. Proprio non ci riesce.
Vorrei spingerlo ad entrare in terapia, anche di coppia se necessario... solo che non so se faccio bene o meno.
Il fatto che i nostri ruoli si siano invertiti ci crea disagio perchè lui non si sente più "uomo" e io ho scoperto di non avere la forza che credevo di avere. Sentirsi sulle spalle il doppio degli anni che si ha è una sensazione orribile.
Siccome tutta questa storia ruota attorno al suo improvviso licenziamento, ripongo una debole speranza nell'esito di un colloquio che dovrebbe sostenere a breve. Lui sembra abbastanza entusiasta, solo che a tratti si sente carico, a tratti si deprime perchè "non può affrontare un colloquio così importante in queste condizioni".
Come diceva anche il dr. Santonocito poc'anzi, piangersi addosso non aiuta, ma non riesco proprio a farglielo capire; sebbene io stessa ceda a volte, la mia indole testarda mi porta sempre a rialzare la testa. Lui non lo fa più. Proprio non ci riesce.
Vorrei spingerlo ad entrare in terapia, anche di coppia se necessario... solo che non so se faccio bene o meno.
[#6]
Gentile Utente,
>>Siccome tutta questa storia ruota attorno al suo improvviso licenziamento, ripongo una debole speranza nell'esito di un colloquio che dovrebbe sostenere a breve.<<
questo può sicuramente avvenire, ritrovare il lavoro crea autostima e consolida il fattore identitario, ma ciò non toglie che l'equilibrio è assai vacillante.
>>Siccome tutta questa storia ruota attorno al suo improvviso licenziamento, ripongo una debole speranza nell'esito di un colloquio che dovrebbe sostenere a breve.<<
questo può sicuramente avvenire, ritrovare il lavoro crea autostima e consolida il fattore identitario, ma ciò non toglie che l'equilibrio è assai vacillante.
[#7]
Utente
Una cosa che ho dimenticato di scrivere: lui si è confidato diverse volte con alcuni suoi amici; costoro hanno imputato tutto a me, consigliandogli anche di rivalutare la nostra storia.
So che è poco maturo da parte mia, ma ho paura di agire in qualsiasi direzione anche perchè temo questi amici, e soprattutto temo che lui possa dargli ascolto, scegliendo di abbandonarmi.
Tutto questo è logorante. Ho l'impressione di essere entrata in un circolo vizioso, lui sta male, io sto male e vorrei stare meglio per farlo stare meglio, ma ho paura di creare altro scompiglio, proprio perchè, come scritto dal dr. Del Signore, l'equilibrio è assai precario.
E per questo vorrei portarlo da uno specialista che possa seguirlo, ma ripeto, non sono sicura che sia la cosa giusta da fare.
Grazie ancora per il vostro aiuto e la vostra pazienza...
So che è poco maturo da parte mia, ma ho paura di agire in qualsiasi direzione anche perchè temo questi amici, e soprattutto temo che lui possa dargli ascolto, scegliendo di abbandonarmi.
Tutto questo è logorante. Ho l'impressione di essere entrata in un circolo vizioso, lui sta male, io sto male e vorrei stare meglio per farlo stare meglio, ma ho paura di creare altro scompiglio, proprio perchè, come scritto dal dr. Del Signore, l'equilibrio è assai precario.
E per questo vorrei portarlo da uno specialista che possa seguirlo, ma ripeto, non sono sicura che sia la cosa giusta da fare.
Grazie ancora per il vostro aiuto e la vostra pazienza...
[#8]
>>> perchè se sta bene lui sto bene anch'io
>>>
No, invece dovresti invertire il senso dell'equazione.
Lui ha un problema che NON dipende da ciò che hai fatto o stai facendo, è un problema che riguarda lui: la delusione data dalla perdita del lavoro con conseguente perdita di autostima.
Tu, invece, hai un problema che DIPENDE da lui, perché ti trovi in una posizione contraddittoria: da una parte vuoi fare la "dura", dall'altra hai avuto bisogno di metterti con uno che all'inizio sembrava più duro di te, per compensare qualcosa che evidentemente manca anche a te. Solo che ora l'appoggio ti è venuto a mancare e ti senti confusa e insicura (che è quello che eri prima, solo che la stampella che avevi trovato ti stava dando l'illusione di aver risolto tutto).
Ora, se una difficoltà a definire la propria identità può essere normale in adolescenza, lo è di meno la rigidità che dovresti darti da fare per superare, e che ti sta immobilizzando. Solo ciò che è rigido si spezza, mentre acquistando in flessibilità si può reagire molto meglio agli urti.
Perciò la cosa migliore è DISTINGUERE i due problemi e capire che così ci sono maggiori probabilità di risolverli.
Il tuo ragazzo non deve pensare di potersi appoggiare a te in tutto e per tutto, e tu devi evitare accuratamente di lasciarglielo credere. Altrimenti invece di evolvervi insieme vi involverete.
Aiutare va bene, ma fornire aiuto quando non si è in grado di aiutare se stessi può solo fare danni. Vale per gli psicologi, vale anche per le altre persone.
Perciò: prima aiuta te stessa, poi aiuta lui.
>>>
No, invece dovresti invertire il senso dell'equazione.
Lui ha un problema che NON dipende da ciò che hai fatto o stai facendo, è un problema che riguarda lui: la delusione data dalla perdita del lavoro con conseguente perdita di autostima.
Tu, invece, hai un problema che DIPENDE da lui, perché ti trovi in una posizione contraddittoria: da una parte vuoi fare la "dura", dall'altra hai avuto bisogno di metterti con uno che all'inizio sembrava più duro di te, per compensare qualcosa che evidentemente manca anche a te. Solo che ora l'appoggio ti è venuto a mancare e ti senti confusa e insicura (che è quello che eri prima, solo che la stampella che avevi trovato ti stava dando l'illusione di aver risolto tutto).
Ora, se una difficoltà a definire la propria identità può essere normale in adolescenza, lo è di meno la rigidità che dovresti darti da fare per superare, e che ti sta immobilizzando. Solo ciò che è rigido si spezza, mentre acquistando in flessibilità si può reagire molto meglio agli urti.
Perciò la cosa migliore è DISTINGUERE i due problemi e capire che così ci sono maggiori probabilità di risolverli.
Il tuo ragazzo non deve pensare di potersi appoggiare a te in tutto e per tutto, e tu devi evitare accuratamente di lasciarglielo credere. Altrimenti invece di evolvervi insieme vi involverete.
Aiutare va bene, ma fornire aiuto quando non si è in grado di aiutare se stessi può solo fare danni. Vale per gli psicologi, vale anche per le altre persone.
Perciò: prima aiuta te stessa, poi aiuta lui.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 5.4k visite dal 24/09/2013.
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