Domande sul panico
Salve ,
Vorre porre 4 domande sugli attacchi di ansia/panico ovviamente inerenti al mio caso.
1- Non sono un ragazzo ansioso ,non ho problematiche ne' ora ne' in passato, eppure mi è venuto un attacco di panico (immotivatamante)qualche giorno fa' con respiro difficoltoso e corsa allontmandomi dal luogo in cui il respiro si era aggravato.Esattamente come e' capitato può non presentarsi più??
2- Dal momento dell'attacco non ho avuto più crisi ma ho sensazione di nodo alla gola,sensazione di cuore in gola,formicolio al braccio e dolore alla schiena.Tutti questi sintomi però sono gestibili anche se fastidiosi(non mi sto contraddicendo sia chiaro e' solo per far capire che è' come una ferita che brucia ma uno riesce a camminare). Inoltre faccio le stesse cose che facevo prima e non ho preclusioni verso luoghi o ambienti( lo specifico perché ho letto che spesso le persone tendono ad evitare certe situazioni dopo gli attacchi di panico). Se i sintomi sono gestibili e' il caso ugualmente di rivolgersi ad uno psicoterapeuta?
3- Gli ansiolitici o comunque i farmaci contro questo problema sono solo accompagnati da cure cognitivo/comportamentali oppure possono risolvere il problema da soli ma per preferenza si consiglia una terapia abbinata ??
4-Domanda tecnica. Se non sbaglio(da quel che ho letto) lo psicoterapeuta per curare gli attacchi di panico invita la persona a cambiare comportamento/ modo di pensiero rispetto ad alcune situazioni che al paziente potrebbero creare ansia.Mi spiego meglio. Chiunque di noi ha un carattere diverso con diverse opinioni riguardo le varie problematiche della vita.Come può una persona cambiare idea/comportamento rispetto ad una situazione che ha trattato sempre nella stessa maniera.Esempio stupido ma che spero faccia capire il pensiero....se prima di andare dallo psicoterapeuta per me il nero e' un colore che mi fa schifo cioè lui mi può dire che non è' nero ma che è blu scuro ed io ci devo credere???cioe' per migliorare la situazione potrei comprare dei vestiti neri tentando cosi di seguire i consigli dello psicoterapueta pensando che non sia nero ma blu scuro,ma poi alla fin fine il nero pur indossandolo mi farebbe comunque schifo!non riesco ad afferrare su come possa e su come riesca uno psicoterapeuta intervenire suggerendo cambiamenti per migliorare stile di vita riguardo a determinate situazioni anche perché ovviamente ogni psicoterapeuta a sua volta giudica in maniera soggettiva la situazione e ciò mi fa pensare che avrei diverse proposte di cambiamento comportamentale a seconda dell'opinione personale dello psicoterapeuta.
Grazie per eventuale risposta.Buon weekend.
Vorre porre 4 domande sugli attacchi di ansia/panico ovviamente inerenti al mio caso.
1- Non sono un ragazzo ansioso ,non ho problematiche ne' ora ne' in passato, eppure mi è venuto un attacco di panico (immotivatamante)qualche giorno fa' con respiro difficoltoso e corsa allontmandomi dal luogo in cui il respiro si era aggravato.Esattamente come e' capitato può non presentarsi più??
2- Dal momento dell'attacco non ho avuto più crisi ma ho sensazione di nodo alla gola,sensazione di cuore in gola,formicolio al braccio e dolore alla schiena.Tutti questi sintomi però sono gestibili anche se fastidiosi(non mi sto contraddicendo sia chiaro e' solo per far capire che è' come una ferita che brucia ma uno riesce a camminare). Inoltre faccio le stesse cose che facevo prima e non ho preclusioni verso luoghi o ambienti( lo specifico perché ho letto che spesso le persone tendono ad evitare certe situazioni dopo gli attacchi di panico). Se i sintomi sono gestibili e' il caso ugualmente di rivolgersi ad uno psicoterapeuta?
3- Gli ansiolitici o comunque i farmaci contro questo problema sono solo accompagnati da cure cognitivo/comportamentali oppure possono risolvere il problema da soli ma per preferenza si consiglia una terapia abbinata ??
4-Domanda tecnica. Se non sbaglio(da quel che ho letto) lo psicoterapeuta per curare gli attacchi di panico invita la persona a cambiare comportamento/ modo di pensiero rispetto ad alcune situazioni che al paziente potrebbero creare ansia.Mi spiego meglio. Chiunque di noi ha un carattere diverso con diverse opinioni riguardo le varie problematiche della vita.Come può una persona cambiare idea/comportamento rispetto ad una situazione che ha trattato sempre nella stessa maniera.Esempio stupido ma che spero faccia capire il pensiero....se prima di andare dallo psicoterapeuta per me il nero e' un colore che mi fa schifo cioè lui mi può dire che non è' nero ma che è blu scuro ed io ci devo credere???cioe' per migliorare la situazione potrei comprare dei vestiti neri tentando cosi di seguire i consigli dello psicoterapueta pensando che non sia nero ma blu scuro,ma poi alla fin fine il nero pur indossandolo mi farebbe comunque schifo!non riesco ad afferrare su come possa e su come riesca uno psicoterapeuta intervenire suggerendo cambiamenti per migliorare stile di vita riguardo a determinate situazioni anche perché ovviamente ogni psicoterapeuta a sua volta giudica in maniera soggettiva la situazione e ciò mi fa pensare che avrei diverse proposte di cambiamento comportamentale a seconda dell'opinione personale dello psicoterapeuta.
Grazie per eventuale risposta.Buon weekend.
[#1]
Gentile Utente,
cercherò di rispondere ove possibile alle sue domande.
1- lei dice di non essere ansioso, ma evidentemente qualcosa le ha impedito di modulare il comportamento in funzione dello stimolo ansioso.
Potrebbe non presentarsi più, cambiare veste o presentarsi ancora, non si può sapere.
2- Si, è sempre il caso di rivolgersi ad un nostro Collega, perché le autogestioni portano alla cronicizzazione del disagio psico-corporeo.
3- Non si può parlare di terapia, senza una diagnosi clinica.
La terapia non è obbligatoriamente cognitivo-comportamentale, ma ve ne sono di più tipi, può essere combinata o meno
4- le ripeto, non si può parlare di cura, senza diagnosi, prima tappa, indispensabile e non invertibile dal punto di vista temporale.
Spero di avere risposto a tutto, ma un nostro Collega de visu, le saprà dire sicuramente di più
cercherò di rispondere ove possibile alle sue domande.
1- lei dice di non essere ansioso, ma evidentemente qualcosa le ha impedito di modulare il comportamento in funzione dello stimolo ansioso.
Potrebbe non presentarsi più, cambiare veste o presentarsi ancora, non si può sapere.
2- Si, è sempre il caso di rivolgersi ad un nostro Collega, perché le autogestioni portano alla cronicizzazione del disagio psico-corporeo.
3- Non si può parlare di terapia, senza una diagnosi clinica.
La terapia non è obbligatoriamente cognitivo-comportamentale, ma ve ne sono di più tipi, può essere combinata o meno
4- le ripeto, non si può parlare di cura, senza diagnosi, prima tappa, indispensabile e non invertibile dal punto di vista temporale.
Spero di avere risposto a tutto, ma un nostro Collega de visu, le saprà dire sicuramente di più
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile utente,
concordo con quanto scrive la mia collega, dott.ssa Randone.
Senza una valutazione vis a vis, è difficile poter rispondere alle sue dettagliate domande.
In ogni caso all'interno di una terapia lo psicoterapeuta non suggerisce di il modo giusto di guardare la realtà ma si aggancia al desiderio di cambiamento della persona. Non solo la relazione terapeutica produce cambiamento. Esso è la prerogativa di ogni rapporto importante (amoroso, familiare, amicale). Cambiare è possibile solo dentro un rapporto, altrimenti uno "se la canta e se la suona da solo".
Restiamo in ascolto
concordo con quanto scrive la mia collega, dott.ssa Randone.
Senza una valutazione vis a vis, è difficile poter rispondere alle sue dettagliate domande.
In ogni caso all'interno di una terapia lo psicoterapeuta non suggerisce di il modo giusto di guardare la realtà ma si aggancia al desiderio di cambiamento della persona. Non solo la relazione terapeutica produce cambiamento. Esso è la prerogativa di ogni rapporto importante (amoroso, familiare, amicale). Cambiare è possibile solo dentro un rapporto, altrimenti uno "se la canta e se la suona da solo".
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#3]
Gentile Utente,
chi Le ha diagnosticato l'attacco di panico? E' stato al Pronto Soccorso?
Da come lo ha descritto non pare proprio un attacco di panico, perchè l'attacco di panico ha caratteristiche molto precise che fanno in modo da distinguerlo nettamente da una crisi d'ansia d'altro tipo o dal disturbo d'ansia.
Infatti l'attacco di panico ha caratteristiche molto precise:
-intensa paura e disagio, accompagnati da altri sintomi, quali palpitazioni, sudorazione, tremori fini o con grandi scosse, fame d'aria e sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto, vertigini, ma anche sensazioni di testa vuota, derealizzazione e depersonalizzazione, paura di perdere il controllo e di impazzire, paura di morire, a volte anche parestesie, brividi o vampate di calore.
Però le caratteristiche imprescindibili sono:
- inizio improvviso che raggiunge molto rapidamente l'apice (circa 10 minuti ma a volte anche meno) ed è accompagnato da un senso di pericolo o catastrofe imminente e dalla sensazione come di urgenza di allontanarsi.
- la persona riferisce "stavo per morire" o "mi sembrava di impazzire" e spesso si reca al PS, certo di avere un infarto.
Però l'attacco di panico è un sintomo, così descritto, che può comparire nel disturbo da panico, nella fobia sociale,nella fobia specifica, nel DPTS.
Quindi mi pare doveroso, per prima cosa, chiedere un parere di persona al medico o allo psicologo psicoterapeuta per capire megli odi che cosa stiamo parlando.
Per rispondere invece alle Sue domande, direi:
1 e 2: in realtà la sintomatologia che descrive farebbe pensare ad uno scompenso fobico, nel senso che è l'ansioso che si focalizza su tutte le più piccole attivazioni somatiche. Chi non è ansioso non ci fa neppure caso. Allora ritengo che sarebbe opportuno con l'aiuto di uno psicologo psicoterapeuta risolvere questa problematica ed evitare di sentirsi in qualche maniera limitato da questo sintomi.
3: dipende dal paziente. Alcuni pz. cominciano a stare bene anche senza alcuna terapia farmacologica. In genere in terapia cognitivo-comportamentale non è sempre necessario abbinare il farmaco; molto spesso il panicante comincia a stare bene già mettendo in atto le prescrizioni comportamentali date dallo psicoterapeuta che possono avvenire anche dalla prima seduta.
Inoltre si suggerisce la psicoterapia cognitivo-comportamentale come la terapia d'elezione per i disturbi d'ansia sia perchè è specifica per la cura dei disturbi d'ansia, sia perchè secondo le evidenze empiriche è valida per efficacia ed efficienza, ovvero la riduzione del problema in tempi piuttosto brevi rispetto ad altre forme di psicoterapia.
4: mi pare che qui ci sia molta confusione sul ruolo dello psicoterapeuta.
Una premessa: le prescrizioni comportamentali sono fatte secondo scienza e coscienza dallo psicoterapeuta cognitivo-comportamentale a seconda di protocolli validati e della necessità del pz. per superare il problema specifico che ha portato il pz. in terapia.
Lei domanda: "....per me il nero e' un colore che mi fa schifo cioè lui mi può dire che non è' nero ma che è blu scuro ed io ci devo credere???"
Il terapeuta cognitivo-comportamentale non metterà mai naso in questioni del genere, perchè in terapia non si discute di fatti del genere (spetta certamente allo psicoterapeuta riportare il pz. sul focus del problema e non lasciarlo alla deriva), ma le prescrizioni comportamentali riguarderanno esclusivamente ciò su cui il pz. fa fatica e che diventa invalidante.
Le faccio un esempio per spiegarmi meglio. Se un pz. soffre di un disturbo d'ansia o di panico e non riesce più a fare qualcosa che prima riusciva a fare perfettamente (ad es. entrare in un luogo chiuso, oppure guidare l'auto nel traffico, ecc...), le prime prescrizioni di un terapeuta cognitivo-comportamentale saranno quelle di permettere al pz. di auto-osservarsi per capire dov'è il nocciolo del problema (es. attraverso la compilazione di diari specifici che tengano conto delle emozioni provate, dei pensieri che spesso sono disfunzionali e dei comportamenti espulsi che sono le startegie del pz.). Successivamente si passa alla presa di consapevolezza e al cambiamento di quei comportamenti che sono strategie disfunzionali di soluzione del problema.
Perchè un pensiero può essere disfunzionale? Perchè se io dicessi "se entro in un luogo chiuso starò certamente male" oppure "se guido l'auto, provocherò certamente un incidente" mi sto precludendo la possibilità di FARE alcune cose. Di conseguenza il mio comportamento sarà disfunzionale anch'esso. Quindi chiederò ad altri di fare delle cose per me, anche solo accompagnarmi ovunque, rendendo gli altri "infermieri" personali. Questo, per ovvie ragioni, rovina anche le relazioni, sebbene gli ansiosi siano abilissimi a trovare le persone giuste che coludono con il loro disagio.
Il comportamento prescritto dal terapeuta (che sarà graduale e direttamente proporzionale alle capacità e alle paure e motivazioni di QUEL pz.) riguarderà esclusivamente il problema del pz (in questo caso il disturbo d'ansia), mica tutto il resto che funziona bene!
Inoltre i compiti di auto-osservazione servono per aumentare la consapevolezza del pz, ma anche per far scoprire operativamente al pz, attraverso l'esposizione graduale, che emozioni, pensieri e comportamenti si influenzano reciprocamente.
In altre parole, se io modifico un mio comportamento che fino ad oggi mi ha creato dei problemi, vedrò cambiare anche l'opinione che ho di me, del disturbo, di me con gli altri, ecc...
Questo produrrà un cambiamento in termini di padronanza sul disturbo.
Quindi non deve aver timore di essere in balia del giudizio del terapeuta: il terapeuta è tenuto a sospendere il giudizio su ciò che Lei racconta in terapia e soprattutto ha il dovere di aiutarLa nel più breve tempo possibile a modificare quegli aspetti che non funzionano più bene come prima, indipendentemente dalle cause.
Infatti in terapia cognitivo-comportamentale non si discute delle cause del passato, che potrebbero anche non esserci, ma si aiuta il pz. a diventare consapevole del proprio funzionamento e ad attuare quei comportamenti funzionali e non più problematici.
Cordiali saluti,
chi Le ha diagnosticato l'attacco di panico? E' stato al Pronto Soccorso?
Da come lo ha descritto non pare proprio un attacco di panico, perchè l'attacco di panico ha caratteristiche molto precise che fanno in modo da distinguerlo nettamente da una crisi d'ansia d'altro tipo o dal disturbo d'ansia.
Infatti l'attacco di panico ha caratteristiche molto precise:
-intensa paura e disagio, accompagnati da altri sintomi, quali palpitazioni, sudorazione, tremori fini o con grandi scosse, fame d'aria e sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto, vertigini, ma anche sensazioni di testa vuota, derealizzazione e depersonalizzazione, paura di perdere il controllo e di impazzire, paura di morire, a volte anche parestesie, brividi o vampate di calore.
Però le caratteristiche imprescindibili sono:
- inizio improvviso che raggiunge molto rapidamente l'apice (circa 10 minuti ma a volte anche meno) ed è accompagnato da un senso di pericolo o catastrofe imminente e dalla sensazione come di urgenza di allontanarsi.
- la persona riferisce "stavo per morire" o "mi sembrava di impazzire" e spesso si reca al PS, certo di avere un infarto.
Però l'attacco di panico è un sintomo, così descritto, che può comparire nel disturbo da panico, nella fobia sociale,nella fobia specifica, nel DPTS.
Quindi mi pare doveroso, per prima cosa, chiedere un parere di persona al medico o allo psicologo psicoterapeuta per capire megli odi che cosa stiamo parlando.
Per rispondere invece alle Sue domande, direi:
1 e 2: in realtà la sintomatologia che descrive farebbe pensare ad uno scompenso fobico, nel senso che è l'ansioso che si focalizza su tutte le più piccole attivazioni somatiche. Chi non è ansioso non ci fa neppure caso. Allora ritengo che sarebbe opportuno con l'aiuto di uno psicologo psicoterapeuta risolvere questa problematica ed evitare di sentirsi in qualche maniera limitato da questo sintomi.
3: dipende dal paziente. Alcuni pz. cominciano a stare bene anche senza alcuna terapia farmacologica. In genere in terapia cognitivo-comportamentale non è sempre necessario abbinare il farmaco; molto spesso il panicante comincia a stare bene già mettendo in atto le prescrizioni comportamentali date dallo psicoterapeuta che possono avvenire anche dalla prima seduta.
Inoltre si suggerisce la psicoterapia cognitivo-comportamentale come la terapia d'elezione per i disturbi d'ansia sia perchè è specifica per la cura dei disturbi d'ansia, sia perchè secondo le evidenze empiriche è valida per efficacia ed efficienza, ovvero la riduzione del problema in tempi piuttosto brevi rispetto ad altre forme di psicoterapia.
4: mi pare che qui ci sia molta confusione sul ruolo dello psicoterapeuta.
Una premessa: le prescrizioni comportamentali sono fatte secondo scienza e coscienza dallo psicoterapeuta cognitivo-comportamentale a seconda di protocolli validati e della necessità del pz. per superare il problema specifico che ha portato il pz. in terapia.
Lei domanda: "....per me il nero e' un colore che mi fa schifo cioè lui mi può dire che non è' nero ma che è blu scuro ed io ci devo credere???"
Il terapeuta cognitivo-comportamentale non metterà mai naso in questioni del genere, perchè in terapia non si discute di fatti del genere (spetta certamente allo psicoterapeuta riportare il pz. sul focus del problema e non lasciarlo alla deriva), ma le prescrizioni comportamentali riguarderanno esclusivamente ciò su cui il pz. fa fatica e che diventa invalidante.
Le faccio un esempio per spiegarmi meglio. Se un pz. soffre di un disturbo d'ansia o di panico e non riesce più a fare qualcosa che prima riusciva a fare perfettamente (ad es. entrare in un luogo chiuso, oppure guidare l'auto nel traffico, ecc...), le prime prescrizioni di un terapeuta cognitivo-comportamentale saranno quelle di permettere al pz. di auto-osservarsi per capire dov'è il nocciolo del problema (es. attraverso la compilazione di diari specifici che tengano conto delle emozioni provate, dei pensieri che spesso sono disfunzionali e dei comportamenti espulsi che sono le startegie del pz.). Successivamente si passa alla presa di consapevolezza e al cambiamento di quei comportamenti che sono strategie disfunzionali di soluzione del problema.
Perchè un pensiero può essere disfunzionale? Perchè se io dicessi "se entro in un luogo chiuso starò certamente male" oppure "se guido l'auto, provocherò certamente un incidente" mi sto precludendo la possibilità di FARE alcune cose. Di conseguenza il mio comportamento sarà disfunzionale anch'esso. Quindi chiederò ad altri di fare delle cose per me, anche solo accompagnarmi ovunque, rendendo gli altri "infermieri" personali. Questo, per ovvie ragioni, rovina anche le relazioni, sebbene gli ansiosi siano abilissimi a trovare le persone giuste che coludono con il loro disagio.
Il comportamento prescritto dal terapeuta (che sarà graduale e direttamente proporzionale alle capacità e alle paure e motivazioni di QUEL pz.) riguarderà esclusivamente il problema del pz (in questo caso il disturbo d'ansia), mica tutto il resto che funziona bene!
Inoltre i compiti di auto-osservazione servono per aumentare la consapevolezza del pz, ma anche per far scoprire operativamente al pz, attraverso l'esposizione graduale, che emozioni, pensieri e comportamenti si influenzano reciprocamente.
In altre parole, se io modifico un mio comportamento che fino ad oggi mi ha creato dei problemi, vedrò cambiare anche l'opinione che ho di me, del disturbo, di me con gli altri, ecc...
Questo produrrà un cambiamento in termini di padronanza sul disturbo.
Quindi non deve aver timore di essere in balia del giudizio del terapeuta: il terapeuta è tenuto a sospendere il giudizio su ciò che Lei racconta in terapia e soprattutto ha il dovere di aiutarLa nel più breve tempo possibile a modificare quegli aspetti che non funzionano più bene come prima, indipendentemente dalle cause.
Infatti in terapia cognitivo-comportamentale non si discute delle cause del passato, che potrebbero anche non esserci, ma si aiuta il pz. a diventare consapevole del proprio funzionamento e ad attuare quei comportamenti funzionali e non più problematici.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Ex utente
Ringrazio ogni singolo specialista che ha risposto ai miei quesiti.
Rispondendo alla dottoressa Pileci,per essere più preciso, volevo chiarire che la diagnosi di "attacco di panico" e' stata una mia auto-diagnosi. O meglio, sono stato più volte al ps per dispnea( 4/5 volte nell'arco di 2 settimane) ,gli esami effettuati erano sempre soddisfacenti( rx torace,spirometria,esami sangue e esami cuore) e mi rimandavano a casa dopo i controlli dicendo che poteva trattarsi di uno stato ansioso.
Poi "improvvisamente" la dispnea e' andata via via scemando ma sono comparsi altri sintomi nei giorni seguenti quali ,come descritto prima,tachicardia mal di schiena formicolio e nodo alla gola.Proprio la moltitudine di sintomi mi ha fatto pensare ad un attacco di panico o ansia tutto qua , ed e' per quello chiedevo delucidazioni con le mie domande in quanto sprovveduto sull'argomento.
Anche quando mi parla di "scompenso fobico" io cado dalle nubi proprio perché non ho mai avuto problematiche simili.
Come accennato prima,proprio per la mia incompetenza nell'argomento, chiedevo infatti se per i sintomi da me evidenziati dovrei effettuare ulteriori esami( se si quali?) al fine di escludere altre patologie oppure se il tutto si riconduceva ad ansia o panico.
Ed infine il punto 4 era proprio un voler "conoscere' in maniera grossolana cosa faccia uno psicoterapeuta.Vorrei anche chiedere quanto costa una terapia(ovvio che dipende da numero sedute ma per una decina di sedute quale sarebbe il range economico da mettere a disposizione?).Ho sempre pensato che lo psicoterapeuta fosse un "qualcuno "con il quale sfogarsi per problemi della vita che abbiano scombussolato in qualche maniera ,l'ordine naturale delle cose e per il quale uno sta male e quindi rappresenti più una valvola di sfogo.
Risssumendo io so' solamente che per un paio di settimane ho avuto problemi di respiro mai avuti prima,adesso va meglio anche se con qualche rimasuglio di sintomi seppur più che gestibili e faccio le stesse cose che facevo prima senza nessuna preclusione verso luoghi o situazioni anche se oggettivamente ora capisco che tendo ad ascoltare maggiormente mio corpo cosa che prima di quel l'attacco notturno non facevo praticamente mai.....Il punto e' che non so' se devo andare dallo psicoterapeuta o meno perché non so' tutt'ora cosa sia successo in quei 15 gg li' visto che non riesco a capire se sia veramente uno stato ansioso oppure devo focalizzare la mia attenzione effettuando altri esami.
Ringrazio tutti per il tempo che avete "perso" per le mie domande.
Buona serata
Rispondendo alla dottoressa Pileci,per essere più preciso, volevo chiarire che la diagnosi di "attacco di panico" e' stata una mia auto-diagnosi. O meglio, sono stato più volte al ps per dispnea( 4/5 volte nell'arco di 2 settimane) ,gli esami effettuati erano sempre soddisfacenti( rx torace,spirometria,esami sangue e esami cuore) e mi rimandavano a casa dopo i controlli dicendo che poteva trattarsi di uno stato ansioso.
Poi "improvvisamente" la dispnea e' andata via via scemando ma sono comparsi altri sintomi nei giorni seguenti quali ,come descritto prima,tachicardia mal di schiena formicolio e nodo alla gola.Proprio la moltitudine di sintomi mi ha fatto pensare ad un attacco di panico o ansia tutto qua , ed e' per quello chiedevo delucidazioni con le mie domande in quanto sprovveduto sull'argomento.
Anche quando mi parla di "scompenso fobico" io cado dalle nubi proprio perché non ho mai avuto problematiche simili.
Come accennato prima,proprio per la mia incompetenza nell'argomento, chiedevo infatti se per i sintomi da me evidenziati dovrei effettuare ulteriori esami( se si quali?) al fine di escludere altre patologie oppure se il tutto si riconduceva ad ansia o panico.
Ed infine il punto 4 era proprio un voler "conoscere' in maniera grossolana cosa faccia uno psicoterapeuta.Vorrei anche chiedere quanto costa una terapia(ovvio che dipende da numero sedute ma per una decina di sedute quale sarebbe il range economico da mettere a disposizione?).Ho sempre pensato che lo psicoterapeuta fosse un "qualcuno "con il quale sfogarsi per problemi della vita che abbiano scombussolato in qualche maniera ,l'ordine naturale delle cose e per il quale uno sta male e quindi rappresenti più una valvola di sfogo.
Risssumendo io so' solamente che per un paio di settimane ho avuto problemi di respiro mai avuti prima,adesso va meglio anche se con qualche rimasuglio di sintomi seppur più che gestibili e faccio le stesse cose che facevo prima senza nessuna preclusione verso luoghi o situazioni anche se oggettivamente ora capisco che tendo ad ascoltare maggiormente mio corpo cosa che prima di quel l'attacco notturno non facevo praticamente mai.....Il punto e' che non so' se devo andare dallo psicoterapeuta o meno perché non so' tutt'ora cosa sia successo in quei 15 gg li' visto che non riesco a capire se sia veramente uno stato ansioso oppure devo focalizzare la mia attenzione effettuando altri esami.
Ringrazio tutti per il tempo che avete "perso" per le mie domande.
Buona serata
[#5]
Gentile Utente,
infatti Le avevo scritto che non sembrava proprio un attacco di panico il Suo, nonostante il limite del mezzo telematico...
Direi che se ha già effettuato tutti gli esami necessari e se anche al Pronto Soccorso Le hanno detto che può trattarsi di uno stato ansioso, allora è il momento di non indugiare ulteriormente e di contattare uno psicologo psicoterapeuta per la risoluzione del problema.
Tenga presente che solo una valutazione diretta da parte dello psicologo psicoterapeuta può fornirLe le risposte che cerca.
Per quanto riguarda il costo di una psicoterapia deve magari fare un giro di telefonate ai professionisti che intende contattare: di solito una seduta di psicoterapia indiduale si aggira circa sui 100 Euro ma dipende anche dalla zona in cui esercita il professionista.
Tenga presente che può rivolgersi anche alle strutture pubbliche se decidesse di contattare uno psicologo psicoterapeuta.
Cordiali saluti,
infatti Le avevo scritto che non sembrava proprio un attacco di panico il Suo, nonostante il limite del mezzo telematico...
Direi che se ha già effettuato tutti gli esami necessari e se anche al Pronto Soccorso Le hanno detto che può trattarsi di uno stato ansioso, allora è il momento di non indugiare ulteriormente e di contattare uno psicologo psicoterapeuta per la risoluzione del problema.
Tenga presente che solo una valutazione diretta da parte dello psicologo psicoterapeuta può fornirLe le risposte che cerca.
Per quanto riguarda il costo di una psicoterapia deve magari fare un giro di telefonate ai professionisti che intende contattare: di solito una seduta di psicoterapia indiduale si aggira circa sui 100 Euro ma dipende anche dalla zona in cui esercita il professionista.
Tenga presente che può rivolgersi anche alle strutture pubbliche se decidesse di contattare uno psicologo psicoterapeuta.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.9k visite dal 22/09/2013.
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Approfondimento su Attacchi di panico
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