Distimia
Salve,
Fin da piccolo ho sofferto di stanchezza cronica, accanto ad essa ho sempre avuto difficoltà nelle relazioni sociali, introversione, frequenti atteggiamenti depressivi, scarsa fiducia in me stesso.
Ho sempre cercato una causa fisica per l'astenia che mi pervade, grazie anche all'aiuto dei miei genitori che già da bambino mi hanno accompagnato a sottopormi a diversi tipi di esami al fine di poter risolvere questo disturbo, ma questi ogni volta (ad eccezione di un breve periodo di anemia in età fanciullesca) hanno sempre dato esito negativo. Il che anziché rallegrarmi mi ha sempre contrariato, in quanto mancando la diagnosi non si può ricorrere ovviamente ad alcun tipo di cura.
Ciò che mi ha sempre pesantemente oppresso è stato del resto proprio l'astenia, dall'esterno sembro una persona normalissima, eppure la copiosa debolezza che mi affligge, la scarsa concentrazione e il resto dei disturbi mi ha reso la vita particolarmente difficile, incidendo in misura rilevante sui miei rapporti sociali, sul contesto scolastico (pur avendo avuto risultati brillanti la fatica profusa è sempre stata enorme) e sulle relazioni sentimentali nelle quali ho sempre stentato.
Sono sempre stato restio ad un percorso psicologico-psichiatrico, anche alla luce della insicurezza che mi ha sempre caratterizzato e della troppa importanza che, ahimé, ho sempre dato al pensiero altrui, avrei persino difficoltà a comunicare tale sceltra ai miei genitori (sebbene sicuro che mi appoggerebbero in pieno).
Parlandone indirettamente con un mio amico studente di medicina, e apprfondendo poi io con delle ricerche, sembra con ogni probabilità che possa trattarsi di distimia essendocene tutte le caratteristiche.
Giunto alla soglia dei trent'anni, compreso che non posso accettare di continuare a vivere il resto della mia vita in questo stato, accettando sommessamente i miei disturbi così pesantemente limitativi e accontentandomi di una vita passiva che mi corra accanto. Pertanto ho deciso di rivolgermi ad uno specialista nella speranza di intraprendere un percorso che possa farmi finalmente iniziare a vivere davvero.
Ora ben consapevole che l'esatta diagnosi debba essere lasciata allo specialista, così come ometto di chiedere consigli teraupetici in questa sede sapendo che la complessità della situzione richiede una conoscenza ampia e approfondita del paziente, il quesito che pongo è invece se alla luce di quanto descritto, ed eventualmente di una distimia, non sapendo proprio da dove cominciare, sia più opportuno o quantomeno consigliabile rivolgersi ad uno psichiatra o ad uno psicoterapueta, psicanalista o psicologo (preciso che non mi è ben chiara la differenza tra queste ultime tre categorie mentre ritengo di avere ben definita la differenza tra psicologia e psichiatria).
Grazie mille
Fin da piccolo ho sofferto di stanchezza cronica, accanto ad essa ho sempre avuto difficoltà nelle relazioni sociali, introversione, frequenti atteggiamenti depressivi, scarsa fiducia in me stesso.
Ho sempre cercato una causa fisica per l'astenia che mi pervade, grazie anche all'aiuto dei miei genitori che già da bambino mi hanno accompagnato a sottopormi a diversi tipi di esami al fine di poter risolvere questo disturbo, ma questi ogni volta (ad eccezione di un breve periodo di anemia in età fanciullesca) hanno sempre dato esito negativo. Il che anziché rallegrarmi mi ha sempre contrariato, in quanto mancando la diagnosi non si può ricorrere ovviamente ad alcun tipo di cura.
Ciò che mi ha sempre pesantemente oppresso è stato del resto proprio l'astenia, dall'esterno sembro una persona normalissima, eppure la copiosa debolezza che mi affligge, la scarsa concentrazione e il resto dei disturbi mi ha reso la vita particolarmente difficile, incidendo in misura rilevante sui miei rapporti sociali, sul contesto scolastico (pur avendo avuto risultati brillanti la fatica profusa è sempre stata enorme) e sulle relazioni sentimentali nelle quali ho sempre stentato.
Sono sempre stato restio ad un percorso psicologico-psichiatrico, anche alla luce della insicurezza che mi ha sempre caratterizzato e della troppa importanza che, ahimé, ho sempre dato al pensiero altrui, avrei persino difficoltà a comunicare tale sceltra ai miei genitori (sebbene sicuro che mi appoggerebbero in pieno).
Parlandone indirettamente con un mio amico studente di medicina, e apprfondendo poi io con delle ricerche, sembra con ogni probabilità che possa trattarsi di distimia essendocene tutte le caratteristiche.
Giunto alla soglia dei trent'anni, compreso che non posso accettare di continuare a vivere il resto della mia vita in questo stato, accettando sommessamente i miei disturbi così pesantemente limitativi e accontentandomi di una vita passiva che mi corra accanto. Pertanto ho deciso di rivolgermi ad uno specialista nella speranza di intraprendere un percorso che possa farmi finalmente iniziare a vivere davvero.
Ora ben consapevole che l'esatta diagnosi debba essere lasciata allo specialista, così come ometto di chiedere consigli teraupetici in questa sede sapendo che la complessità della situzione richiede una conoscenza ampia e approfondita del paziente, il quesito che pongo è invece se alla luce di quanto descritto, ed eventualmente di una distimia, non sapendo proprio da dove cominciare, sia più opportuno o quantomeno consigliabile rivolgersi ad uno psichiatra o ad uno psicoterapueta, psicanalista o psicologo (preciso che non mi è ben chiara la differenza tra queste ultime tre categorie mentre ritengo di avere ben definita la differenza tra psicologia e psichiatria).
Grazie mille
[#1]
Gentile utente,
lo psicologo è un laureato in psicologia che ha superato l'esame di stato ed ha quindi la possibilità di esercitare la professione.
Uno psicoterapeuta è sempre uno psicologo (ma può essere anche un medico) che ha effettuato una scuola di specializzazione in psicoterapia (specializzazione che dura ulteriori quattro anni minimo). Quindi la dicitura psicoterapeuta rappresenta un livello formativo in più, rispetto allo psicologo "base".
Uno psicoanalista è invece uno psicoterapeuta che si è specializzato nella scuola psicoanalitica, un particolare indirizzo terapeutico.
Lo psichiatra invece è un medico specializzato in psichiatria. Decisamente la figura più distante dalle altre tre.
Restiamo in ascolto
lo psicologo è un laureato in psicologia che ha superato l'esame di stato ed ha quindi la possibilità di esercitare la professione.
Uno psicoterapeuta è sempre uno psicologo (ma può essere anche un medico) che ha effettuato una scuola di specializzazione in psicoterapia (specializzazione che dura ulteriori quattro anni minimo). Quindi la dicitura psicoterapeuta rappresenta un livello formativo in più, rispetto allo psicologo "base".
Uno psicoanalista è invece uno psicoterapeuta che si è specializzato nella scuola psicoanalitica, un particolare indirizzo terapeutico.
Lo psichiatra invece è un medico specializzato in psichiatria. Decisamente la figura più distante dalle altre tre.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
Utente
Molte grazie per il suo esauriente chiarimento.
A questo punto credo di restringere la scelta tra uno psicoterapeuta ed uno psichiatra.
Reputo che entrambi sarebbero in grado di aiutarmi, ci sono dei criteri sulla base della mia situazione per i quali effettuare una scelta piuttosto che un altra?
A questo punto credo di restringere la scelta tra uno psicoterapeuta ed uno psichiatra.
Reputo che entrambi sarebbero in grado di aiutarmi, ci sono dei criteri sulla base della mia situazione per i quali effettuare una scelta piuttosto che un altra?
[#3]
Gentile utente,
uno psichiatra lavora principalmente con la farmacologia. Generalmente gli effetti sono più rapidi, il problema è il momento in cui si vuole interrompere il farmaco...
Lo psicoterapeuta lavora attraverso la parola. Generalmente gli effetti sono più duraturi ed il lavoro più lungo.
Questo sempre in linea di massima.
In ogni modo valuti bene.
Si tratta di due approcci diversi che non necessariamente si escludono a vicenda.
Restiamo in ascolto
uno psichiatra lavora principalmente con la farmacologia. Generalmente gli effetti sono più rapidi, il problema è il momento in cui si vuole interrompere il farmaco...
Lo psicoterapeuta lavora attraverso la parola. Generalmente gli effetti sono più duraturi ed il lavoro più lungo.
Questo sempre in linea di massima.
In ogni modo valuti bene.
Si tratta di due approcci diversi che non necessariamente si escludono a vicenda.
Restiamo in ascolto
[#4]
Caro Utente,
può provare a leggere qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1404-quale-professionista-psi.html
per chiarirsi le idee sulle figure che lavorano in ambito PSY.
In bocca al lupo per il suo percorso.
Un caro saluto
può provare a leggere qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1404-quale-professionista-psi.html
per chiarirsi le idee sulle figure che lavorano in ambito PSY.
In bocca al lupo per il suo percorso.
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2k visite dal 18/09/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.