Bastarsi da soli

Buongiorno a tutti,
ho già scritto in precedenza riguardo la mia incapacità di accettare la fine di un amore durato 7 anni e finito per scelta di lui (che ha preferito una collega a me).
Grazie ai vostri suggerimenti sono riuscita a scavare più a fondo nella nostra storia e ora credo di essere riuscita ad accettare quello che è successo, a credere di meritare più amore e rispetto.
In questi 5 mesi di solitudine ho cercato di occupare il mio tempo all'inverosimile, riuscendo anche a divertirmi in molte occasioni. Il problema che attualmente vivo è quello legato alla solitudine, ma soprattutto alla paura stessa di questa solitudine. Vedo regolarmente le mie amiche che però sono spesso impegnate con la loro vita e le loro storie e mi sembra che tutte riescano a farsi una vita, perlopiù spostandosi dalla città in cui abito.
Mi sento sola e non so da parte iniziare a riprendere in mano la mia vita mentre mi sembra che quella di tutti vada avanti. Ho molta paura e io, per carattere, non sono mai stata così.
Grazie
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Dr. Michele Spalletti Psicoterapeuta, Psicologo 210 6
G.le utente, personalmente credo che questa sfiducia, sensazione di solitudine e comparazione per difetto rispetto alle sue amiche faccia parte della fase residuale dell'elaborazione del lutto, per la separazione dal suo compagno. In genere tale periodo ha una durata di circa 8 mesi o più e potrebbe lasciare qualche strascico. che suo variare da soggetto a soggetto. A mio personale parere, sembrerebbe che lei abbia subito una ferita narcisistica, perdendo un supporto affettivo per lei fondamentale e ciò avrebbe influito negativamente con la percezione che lei ha di se stessa.

Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

che progetti ha per il Suo futuro e come sta cercando di concretizzarli?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Io non ho progetti per il mio futuro perchè al momento non sono in grado di prendere decisioni di alcun tipo nè di capire cosa realmente mi interessa (ero una ragazza piena di interessi, ora mi domando dove siano finiti). Mi sento svuotata e mi sembra di non riuscire ad identificare la mia vera identità. Purtroppo mi sento legata alla casa che abbiamo preso insieme (e nella quale sono rimasta a vivere io) e al mio lavoro fisso. Mi sembra di non avere alternative. Ho 27 anni, ma darei l'impossibile per essere ancora all'università.
P.S In realtà una decisione l'ho presa: giovedì chiederò ad un ragazzo (più giovane) di uscire insieme. Credo che questo gesto mi aiuti a sbloccarmi e a rimettermi in discussione. Ma anche in questo casao la paura di un rifiuto è enorme. Penso che, all'infuori di questa alternativa, non ho altro. E so che non dovrei pensarlo.


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Dr. Michele Spalletti Psicoterapeuta, Psicologo 210 6
G.le utente, nella sua descrizione noto due aspetti che suscitano il mio interesse. Innanzitutto la questione dell'essere rimasta nella casa che avete preso insieme, che, in un certo senso, la lega ancora a lui come oggetto perduto me comunque ancora presente, denotando in ciò una più che comprensibile difficoltà a superare il lutto (vista l'importanza del suo ex per lei). Poi, la decisione di chiedere ad un ragazzo di uscire insieme, che, come giustamente lei sottolinea, giunge come un'apertura al nuovo e al futuro, portando con se una dimensione rinnovata di riscatto (non a caso, credo, in quanto lui è anche più giovane di lei). In sintesi, mi sembra, che lei conviva con questi sentimenti contrastanti di annullamento individuale e di propulsione al futuro e personalmente credo che ciò, in assenza di palesi sintomi depressivi, sia abbastanza normale e plausibile. Il consiglio che mi sento di darle è, semmai, di sforzarsi a percorre la seconda via di rinnovamento anziché abbandonarsi all'idea di non essere più niente senza di lui.
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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
La realtà è che, nonostante io riesca ad accettare il fatto che l'amore, anche dopo 7 anni insieme, possa terminare e si possa incontrare una persona apparentemente più compatibile con il nostro carattere e con le nostre esigenze, non riesco a smaltire la rabbia e la frustrazione che la fine della nostra relazione sia avvenuta in modo così tragico e traumatico (per me), avendo io scoperto da sola quello che stava in realtà succedendo solo un mese dopo l'abbandono e dopo aver subìto così tante cattiverie e insulti che, alla luce dei nostri anni di amore, non mi so spiegare.
Ho paura che tutti intorno a me finiranno con l'abbandonarmi e che la mia esistenza non conti davvero per nessuno (genitori e famiglia a parte). Vivo ancora nella casa che abbiamo affittato insieme perchè lasciarla avrebbe significato un' altra (l'ennesima) sconfitta personale, quella che riguarda l'indipendenza, ma è difficile perchè la vita che conduco lì non è quella che mi ero immaginata quando vi sono entrata.
Sono frustrata e sono mesi che vivo aspettando che succeda qualcosa, come se aspettassi un'azione esterna, come fossi incapace di prendere nuovamente in mano la mia vita. Non accetto di essere stata dimenticata da lui e dalla sua famiglia e non accetto di non aver avuto la conclusione che pensavo di meritare, ma solo dolore e cattiverie.
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Dr. Michele Spalletti Psicoterapeuta, Psicologo 210 6
G.le utente, se ho ben compreso il modo in cui vi siete lasciati ha colpito qualcosa di molto importante in lei, mettendo in moto una ben precisa immagine personale ed uno specifico modello di relazione con l'Altro. Sarebbero da approfondire le motivazioni e le circostanze che vi hanno spinto a separarvi. Per il momento posso dirle che il concetto di trauma da lei citato è calzante, inteso nell'accezione di ciò che non è simbolizzabile ed elaborabile dal soggetto e che tende a ripetersi. Solo in termini ipotetici, credo che il concetto di abbandono sia per lei nodale nella relazione e meriterebbe un approfondimento.