Abilità sociali
Buongiorno,
Vi scrivo per avere un vostro parere in merito alla mia vita in questi ultimi
quindi anni. Ho quasi trent'anni e da quando ne avevo quattordici ho fatto una
vita in solitario, mi spiego meglio. Vengo da un paesino del sud Italia, e da
quando ho capito che gli amici d'infanzia con cui ho riso e scherzato
assumevano con me una doppia faccia ho scelto di distaccarmi dal gruppo. Ancora
oggi non mi pento di quello che ho fatto - sapendo il tipo di persone che sono
diventate - ma tutte le volte che ci ripenso mi prende una rabbia che mi fa
restare sveglio tutta la notte. Rabbia per non essere riuscito ad affrontare la
situazione, rabbia per la mia immaturità di allora, da quattordicenne che ero
sono arrivato a trent'anni senza uno straccio di amico e di ragazze neanche
l'ombra. Di carattere sono sempre stato timido, anche che se con gli anni
crescendo la situazione è cambiata in meglio, da che ho ricordo una buona
parte di me preferiva stare a casa a giocare con le costruzioni o a guardare un
buon film anzichè uscire con i miei coetanei questo alle elementari,
ricordo che i mie genitori per mandarmi alle feste dei compleanni mi dovevano
trascinare con la forza. Ero un ragazzo di poche parole ma che amava la
compagnia. Dai quattordici anni in poi ho tagliato i ponti con amici e il resto
del mondo. Quando dico col mondo mi riferisco al fatto che avendo un viso molto
particolare sono sempre stato deriso - tutto questo comunque in fare
adolescenziale - a dieci anni di questi problemi non me ne facevo,
ormoni che schizzavano alle stelle il corpo che cambiava, hanno conferito in me
un aspetto che non passa di certo inosservato. Questa mia scelta di distaccarmi
dal gruppo insieme al corpo che cambiava e all'impossibilità, l'incapacità di
trovare nuovi amici mi ha portato a chiudermi in casa, col solo scopo di
chiudermi ancora ulteriormente in me stesso e avere come unico contatto col
monto un monitor e una tastiera. Tutto questo ha provocato in me ansie e paure
nei confronti del mondo e delle persone, creandomi moltissime difficoltà a
livello di interazione sociale e cosa più grave gravissimi problemi scolastici.
Il fatto come già detto di essere stato deriso - succede ancora oggi - per il
mio aspetto più la nomina di persona strana mi hanno portato anno dopo anno a
detestare il liceo e lo studio. Fortuna ha voluto che dopo essere stato
bocciato mia madre prese la decisione di farmi iscrivere a un liceo - mia prima
scelta al terzo anno di medie - un liceo artistico, dato che fin da piccolo
sono sempre stato abbastanza creativo e nel disegno ero abbastanza portato,
cambiai liceo e diciamo che le cose a livello scolastico andarono sempre
migliorando fino addirittura ad arrivare a iscrivermi all'università,
specialistica master e tutto quello che mi si prospetterà il futuro. Tutto
questo comunque era accompagnato da un impoverimento a livello sociale, i
compagni di liceo erano delle spine nel fianco come sempre ma almeno ero felice
e comunque i compagni erano meno bastardi rispetto al passato. Amici nemmeno
l'ombra, ormai in me era scattata qualcosa, come se essere solo fosse una cosa
normale, tornavo a casa e studiavo, coltivavo i miei interessi e quasi sempre
in solitudine restavo a casa anche il fine settimana. Di ragazze no sapevo
nulla, come approcciarmi zero e se notavo che interessavo a qualcuno non facevo
nulla, anche se avevo le mie sbandare, ma finivano li, l'idea di avvicinarmi
neanche mi sfiorava. Voglio precisare che in famigli soffriamo di depressione e
anch'io da qualche anno a questa parta lo sono ma con l'unica differenza che
non prendo antidepressivi - dopo quello che anno passato i miei famigliari ho
scelto di evitare di imbottirmi - mettiamoci anche che questo mio carattere
schivo e riservato in parte l'ho preso da mia padre, figura presente
fisicamente ma come personalità debole, l'esempio e l'affetto lo dimostrava e
lo dimostra spaccandosi la schiena di lavoro, ma a livello sociale come il
sotto scritto, povero, con amici sbagliati - anche se negli ultimi anni ha
trovato degli amici, amici veri e sinceri - restando comunque sempre quel tipo
di persona poco socievole o per meglio dire di poche parole, ma ormai gli amici
sanno che tipo di persona è, la sua semplicità gli ha dato gli amici veri, mia
madre al contrario è molto socievole e credo di aver preso da tutte e due le
parti anche se non si direbbe. D'altro canto ho una madre dal carattere fin
troppo apprensivo e emotivamente paurosa di tutto, anche per cose banali come
fare un tragitto in autostrada, ansiosa come mia nonna e con gli anni peggiora
sempre di più. Tra l'altro questo modo di fare, le ansie le paure me le ha trasmesse, si è
radicato talmente tanto dentro di me che per anni ho nascosto di avere problemi
di salute, perché avevo paura, senza avere il coraggio di andare da un medico a farmi vedere, con il
risultato che la mia salute è peggiorata negli anni ma almeno grazie al cielo
adesso è stabile. Ansie, paure, incapacità di relazionarmi sono le eredità che mi
sto portando da anni anche se da qualche anno mi sono stancato di avere paura,
pian piano mi sento, anche grazie al fatto che studio nella capitale e i mie
genitori li vedo per le vacanze, mi sento più maturo e ho smesso di farmi
problemi che si addicono a un ragazzino - anche se fa male essere ancora derisi
soprattutto per il mio aspetto alla mia età - ma sento che a livello di
interazione sociale sono rimasto quel ragazzo solitario che però vuole stare
tra la gente. Tempo fa lessi che il mio problema si potrebbe ricollegare a
quelle abilità sociali che si insegnano fin dall'asilo. Lessi queste parole
"abilità sociali" e approfondendo ho capito che più stai a contatto con persone
più si impara a stare tra loro. Non posso dire di averci provato, sento che
qualcosa mi frena, non riesco a fare le semplici cose basilari, tipo dire un
buon giorno, risultando essere apatico, distaccato, fuori dal mondo. Una delle
ultime cose mi hanno detto di recente e che vivo in un mio mondo, che sono
strano ma strano forte, e risulto persino maleducato a tratti, dico cose
imbarazzanti nel momento sbagliato, mettendo a disaggio le persone. Questo comunque essere sinceri mi aiuta perché così smetterò di fare gli stessi errori. Tutto
questo può sembrare che tutto si possa ricollegare alla sindrome di Asperger,
ma onestamente non saprei che dire, io da ragazzino ero spensierato, ma facendo
mente locale e ripensando al passato mi sono accorto che anche quando ero più
piccolo c'era un menefreghismo verso il prossimo, ricordo un episodio di una
mia compagna di classe che voleva mettersi con me ma io già ero solitario, stavo nel mio mondo, creavo castelli con le lego, dipingevo, poi
arrivare a capire che si era presa la classica cottarella era impresa
impossibile e pure i miei coetanei a dieci anni queste cose le sapevano, sentivano quell’attrazione tipica dei bambini, sentivano che stava succedendo qualcosa al loro corpo, e io ci
sono arrivato si può dire dieci anni dopo a fare questi ragionamenti. Tutto
questo per dire che arrivati alla soglia dei trenta, faccio fatica ad alzarmi
la mattina, gli ultimi esami universitari si stanno rivelando un impresa
complicata e questo lo detesto perché se ce una cosa che odio è vedere i miei
sogni, i mie studi andare a farsi fottere. Ho scelto di coltivare i mie talenti
le mie passioni di ragazzino - fin da piccolo ho sempre saputo cosa volevo fare
nella vita - l'ho fatto iscrivendomi ai corsi universitari a cui ero
interessato ma adesso vedere che il mio unico chiodo in testa non è più lo
studio mi sta facendo crollare definitivamente. Quel poco di sicurezza che ho acquisito negli anni la devo ai miei successi accademici e devo confessare che i primi anni sono stati complicati, sulla scia della mia situazione passata fare un esame davanti a tante persone è stato traumatico ma con gli anni il problema si è ridotto completamente. Sto crollando fisicamente che
mentalmente, mi mancano gli amici, il contatto con una ragazza, fare l'amore con
una ragazza, guardarsi negli occhi, senti che sono cose importanti ma di più capisco che è come parte dell’essere al mondo e fare certe esperienze è più che vitale, ti da un senso in più per stare al mondo, non è una esperienza quella che fai è di più. Vorrei avere una vita piena di persone che mi accettino così come
sono ma ogni volta che provo a fare un salto di qualità vengo scacciato. Mi
sento continuamente dire sei strano, posso essere una buona amica, sei matto,
sembri un cadavere ma io non ci sto, sono stanco, nessuno mi da la possibilità
di farmi conoscere, mi guadano e mi giudicano per come sono esteticamente, e se
qualcuno ci prova a conoscermi poi scappa quando cerco di aprirmi ed essere me stesso.
Quindi in poche parole non attiro ne fisicamente ne mentalmente o almeno mi
mancano gli strumenti per farmi piacere. Ho scritto troppo ma troppo tempo è
passato e l'ho fatto passando le mie giornate con me stesso. Io non mi sento di
essere maturato a pieno, sento che qualcosa mi manca e questo i miei coetanei
di oggi lo sanno e lo notano, sono un pesce fuor d'acqua ancor più di ieri e
per questo che ho rabbia quando penso a cosa ho fatto, ad averlo saputo che
avrei passato una vita così forse quel maledetto giorno in cui ho chiuso la
porta a agli amici di un tempo, forse non dico che avrei cambiato idea ma
sicuramente mi ci sarei fermato un attimo a riflettere ma dato che come ho
detto all'inizio, sapere che quei ragazzi a cui ho chiuso le porte hanno fatto
delle brutte fine mi fa stare meglio ma adesso vorrei sapere da voi cosa pensate
di tutto ciò. Chiudo col dire, che mi hanno sempre additato come uno senza
amici, solitario, ma mi piacerebbe sapere cosa penserebbero quelle persone nel
sapere che quel mostro che sono diventato, anche se non mi reputo tale, cosa
penserebbero se dicessi loro che quel mostro l'ho creato io, la solitudine che
mi sbandierano tutte le volte che torno al paesello l'ho creata io e non
viceversa, cosa direbbero se dicessi loro che quella solitudine me la sono
creata per difendermi da persone orribili, arroganti, con una rabbia che solo
averla assaggiata una volta mi è bastata ma che quella rabbia oggi, negli anni
ha passato il testimone a me, solo e solo solitudine che mi ha distrutto
annientandomi come persona, come si comporterebbero se dicessi loro la verità, nel mio cuore cosa
direbbero io lo so già e forse anche chi leggerà queste parole.
E comunque non ho soldi per farmi vedere da un professionista, ricordo che sono uno studente e i miei fanno sacrifici e quei soldi che arrivano bastano appena.
grazie anticipatamente.
Vi scrivo per avere un vostro parere in merito alla mia vita in questi ultimi
quindi anni. Ho quasi trent'anni e da quando ne avevo quattordici ho fatto una
vita in solitario, mi spiego meglio. Vengo da un paesino del sud Italia, e da
quando ho capito che gli amici d'infanzia con cui ho riso e scherzato
assumevano con me una doppia faccia ho scelto di distaccarmi dal gruppo. Ancora
oggi non mi pento di quello che ho fatto - sapendo il tipo di persone che sono
diventate - ma tutte le volte che ci ripenso mi prende una rabbia che mi fa
restare sveglio tutta la notte. Rabbia per non essere riuscito ad affrontare la
situazione, rabbia per la mia immaturità di allora, da quattordicenne che ero
sono arrivato a trent'anni senza uno straccio di amico e di ragazze neanche
l'ombra. Di carattere sono sempre stato timido, anche che se con gli anni
crescendo la situazione è cambiata in meglio, da che ho ricordo una buona
parte di me preferiva stare a casa a giocare con le costruzioni o a guardare un
buon film anzichè uscire con i miei coetanei questo alle elementari,
ricordo che i mie genitori per mandarmi alle feste dei compleanni mi dovevano
trascinare con la forza. Ero un ragazzo di poche parole ma che amava la
compagnia. Dai quattordici anni in poi ho tagliato i ponti con amici e il resto
del mondo. Quando dico col mondo mi riferisco al fatto che avendo un viso molto
particolare sono sempre stato deriso - tutto questo comunque in fare
adolescenziale - a dieci anni di questi problemi non me ne facevo,
ormoni che schizzavano alle stelle il corpo che cambiava, hanno conferito in me
un aspetto che non passa di certo inosservato. Questa mia scelta di distaccarmi
dal gruppo insieme al corpo che cambiava e all'impossibilità, l'incapacità di
trovare nuovi amici mi ha portato a chiudermi in casa, col solo scopo di
chiudermi ancora ulteriormente in me stesso e avere come unico contatto col
monto un monitor e una tastiera. Tutto questo ha provocato in me ansie e paure
nei confronti del mondo e delle persone, creandomi moltissime difficoltà a
livello di interazione sociale e cosa più grave gravissimi problemi scolastici.
Il fatto come già detto di essere stato deriso - succede ancora oggi - per il
mio aspetto più la nomina di persona strana mi hanno portato anno dopo anno a
detestare il liceo e lo studio. Fortuna ha voluto che dopo essere stato
bocciato mia madre prese la decisione di farmi iscrivere a un liceo - mia prima
scelta al terzo anno di medie - un liceo artistico, dato che fin da piccolo
sono sempre stato abbastanza creativo e nel disegno ero abbastanza portato,
cambiai liceo e diciamo che le cose a livello scolastico andarono sempre
migliorando fino addirittura ad arrivare a iscrivermi all'università,
specialistica master e tutto quello che mi si prospetterà il futuro. Tutto
questo comunque era accompagnato da un impoverimento a livello sociale, i
compagni di liceo erano delle spine nel fianco come sempre ma almeno ero felice
e comunque i compagni erano meno bastardi rispetto al passato. Amici nemmeno
l'ombra, ormai in me era scattata qualcosa, come se essere solo fosse una cosa
normale, tornavo a casa e studiavo, coltivavo i miei interessi e quasi sempre
in solitudine restavo a casa anche il fine settimana. Di ragazze no sapevo
nulla, come approcciarmi zero e se notavo che interessavo a qualcuno non facevo
nulla, anche se avevo le mie sbandare, ma finivano li, l'idea di avvicinarmi
neanche mi sfiorava. Voglio precisare che in famigli soffriamo di depressione e
anch'io da qualche anno a questa parta lo sono ma con l'unica differenza che
non prendo antidepressivi - dopo quello che anno passato i miei famigliari ho
scelto di evitare di imbottirmi - mettiamoci anche che questo mio carattere
schivo e riservato in parte l'ho preso da mia padre, figura presente
fisicamente ma come personalità debole, l'esempio e l'affetto lo dimostrava e
lo dimostra spaccandosi la schiena di lavoro, ma a livello sociale come il
sotto scritto, povero, con amici sbagliati - anche se negli ultimi anni ha
trovato degli amici, amici veri e sinceri - restando comunque sempre quel tipo
di persona poco socievole o per meglio dire di poche parole, ma ormai gli amici
sanno che tipo di persona è, la sua semplicità gli ha dato gli amici veri, mia
madre al contrario è molto socievole e credo di aver preso da tutte e due le
parti anche se non si direbbe. D'altro canto ho una madre dal carattere fin
troppo apprensivo e emotivamente paurosa di tutto, anche per cose banali come
fare un tragitto in autostrada, ansiosa come mia nonna e con gli anni peggiora
sempre di più. Tra l'altro questo modo di fare, le ansie le paure me le ha trasmesse, si è
radicato talmente tanto dentro di me che per anni ho nascosto di avere problemi
di salute, perché avevo paura, senza avere il coraggio di andare da un medico a farmi vedere, con il
risultato che la mia salute è peggiorata negli anni ma almeno grazie al cielo
adesso è stabile. Ansie, paure, incapacità di relazionarmi sono le eredità che mi
sto portando da anni anche se da qualche anno mi sono stancato di avere paura,
pian piano mi sento, anche grazie al fatto che studio nella capitale e i mie
genitori li vedo per le vacanze, mi sento più maturo e ho smesso di farmi
problemi che si addicono a un ragazzino - anche se fa male essere ancora derisi
soprattutto per il mio aspetto alla mia età - ma sento che a livello di
interazione sociale sono rimasto quel ragazzo solitario che però vuole stare
tra la gente. Tempo fa lessi che il mio problema si potrebbe ricollegare a
quelle abilità sociali che si insegnano fin dall'asilo. Lessi queste parole
"abilità sociali" e approfondendo ho capito che più stai a contatto con persone
più si impara a stare tra loro. Non posso dire di averci provato, sento che
qualcosa mi frena, non riesco a fare le semplici cose basilari, tipo dire un
buon giorno, risultando essere apatico, distaccato, fuori dal mondo. Una delle
ultime cose mi hanno detto di recente e che vivo in un mio mondo, che sono
strano ma strano forte, e risulto persino maleducato a tratti, dico cose
imbarazzanti nel momento sbagliato, mettendo a disaggio le persone. Questo comunque essere sinceri mi aiuta perché così smetterò di fare gli stessi errori. Tutto
questo può sembrare che tutto si possa ricollegare alla sindrome di Asperger,
ma onestamente non saprei che dire, io da ragazzino ero spensierato, ma facendo
mente locale e ripensando al passato mi sono accorto che anche quando ero più
piccolo c'era un menefreghismo verso il prossimo, ricordo un episodio di una
mia compagna di classe che voleva mettersi con me ma io già ero solitario, stavo nel mio mondo, creavo castelli con le lego, dipingevo, poi
arrivare a capire che si era presa la classica cottarella era impresa
impossibile e pure i miei coetanei a dieci anni queste cose le sapevano, sentivano quell’attrazione tipica dei bambini, sentivano che stava succedendo qualcosa al loro corpo, e io ci
sono arrivato si può dire dieci anni dopo a fare questi ragionamenti. Tutto
questo per dire che arrivati alla soglia dei trenta, faccio fatica ad alzarmi
la mattina, gli ultimi esami universitari si stanno rivelando un impresa
complicata e questo lo detesto perché se ce una cosa che odio è vedere i miei
sogni, i mie studi andare a farsi fottere. Ho scelto di coltivare i mie talenti
le mie passioni di ragazzino - fin da piccolo ho sempre saputo cosa volevo fare
nella vita - l'ho fatto iscrivendomi ai corsi universitari a cui ero
interessato ma adesso vedere che il mio unico chiodo in testa non è più lo
studio mi sta facendo crollare definitivamente. Quel poco di sicurezza che ho acquisito negli anni la devo ai miei successi accademici e devo confessare che i primi anni sono stati complicati, sulla scia della mia situazione passata fare un esame davanti a tante persone è stato traumatico ma con gli anni il problema si è ridotto completamente. Sto crollando fisicamente che
mentalmente, mi mancano gli amici, il contatto con una ragazza, fare l'amore con
una ragazza, guardarsi negli occhi, senti che sono cose importanti ma di più capisco che è come parte dell’essere al mondo e fare certe esperienze è più che vitale, ti da un senso in più per stare al mondo, non è una esperienza quella che fai è di più. Vorrei avere una vita piena di persone che mi accettino così come
sono ma ogni volta che provo a fare un salto di qualità vengo scacciato. Mi
sento continuamente dire sei strano, posso essere una buona amica, sei matto,
sembri un cadavere ma io non ci sto, sono stanco, nessuno mi da la possibilità
di farmi conoscere, mi guadano e mi giudicano per come sono esteticamente, e se
qualcuno ci prova a conoscermi poi scappa quando cerco di aprirmi ed essere me stesso.
Quindi in poche parole non attiro ne fisicamente ne mentalmente o almeno mi
mancano gli strumenti per farmi piacere. Ho scritto troppo ma troppo tempo è
passato e l'ho fatto passando le mie giornate con me stesso. Io non mi sento di
essere maturato a pieno, sento che qualcosa mi manca e questo i miei coetanei
di oggi lo sanno e lo notano, sono un pesce fuor d'acqua ancor più di ieri e
per questo che ho rabbia quando penso a cosa ho fatto, ad averlo saputo che
avrei passato una vita così forse quel maledetto giorno in cui ho chiuso la
porta a agli amici di un tempo, forse non dico che avrei cambiato idea ma
sicuramente mi ci sarei fermato un attimo a riflettere ma dato che come ho
detto all'inizio, sapere che quei ragazzi a cui ho chiuso le porte hanno fatto
delle brutte fine mi fa stare meglio ma adesso vorrei sapere da voi cosa pensate
di tutto ciò. Chiudo col dire, che mi hanno sempre additato come uno senza
amici, solitario, ma mi piacerebbe sapere cosa penserebbero quelle persone nel
sapere che quel mostro che sono diventato, anche se non mi reputo tale, cosa
penserebbero se dicessi loro che quel mostro l'ho creato io, la solitudine che
mi sbandierano tutte le volte che torno al paesello l'ho creata io e non
viceversa, cosa direbbero se dicessi loro che quella solitudine me la sono
creata per difendermi da persone orribili, arroganti, con una rabbia che solo
averla assaggiata una volta mi è bastata ma che quella rabbia oggi, negli anni
ha passato il testimone a me, solo e solo solitudine che mi ha distrutto
annientandomi come persona, come si comporterebbero se dicessi loro la verità, nel mio cuore cosa
direbbero io lo so già e forse anche chi leggerà queste parole.
E comunque non ho soldi per farmi vedere da un professionista, ricordo che sono uno studente e i miei fanno sacrifici e quei soldi che arrivano bastano appena.
grazie anticipatamente.
[#1]
Gentile utente,
credo innanzi tutto che sia necessario il rivolgersi ad un collega. La sua modalità di affrontare la vita si è cronicizzata intorno ad alcuni pensieri "cardine" che difficilmente possono essere scardinati da un consulto on line.
Pensieri del tipo: "Gli altri mi faranno del male se mi avvicino"; "Gli altri non mi accettano per quello che sono"; "Sono impresentabile", ecc.
Beh per quanto riguarda lo sviluppo delle abilità sociali non credo che ci sia un blocco. L'acquisizione di tali abilità è vero che è progressiva, nel senso che, come in palestra, più si fa allenamento più queste migliorano; tuttavia, il periodo critico per l'acquisizione di queste è la prima infanzia. Se in quella fase non ci sono relazioni sociali il bambino può rimanere bloccato con poche possibilità di cambiamento. Non sembra il suo caso. Quindi ci deve lavorare su.
Per quanto riguarda la Sindrome di Asperger, si tratta di un disturbo molto grave, appartenente allo spettro autistico. Queste persone hanno rituali, comportamenti stereotipati, difficoltà nel linguaggio non verbale e soprattutto non sono molto interessate alle relazioni. Cosa che lei non è.
Le sconsiglio di continuare a navigare su internet cercando di etichettarsi. Si rivolga ad un professionista. E' importante.
Restiamo in ascolto
credo innanzi tutto che sia necessario il rivolgersi ad un collega. La sua modalità di affrontare la vita si è cronicizzata intorno ad alcuni pensieri "cardine" che difficilmente possono essere scardinati da un consulto on line.
Pensieri del tipo: "Gli altri mi faranno del male se mi avvicino"; "Gli altri non mi accettano per quello che sono"; "Sono impresentabile", ecc.
Beh per quanto riguarda lo sviluppo delle abilità sociali non credo che ci sia un blocco. L'acquisizione di tali abilità è vero che è progressiva, nel senso che, come in palestra, più si fa allenamento più queste migliorano; tuttavia, il periodo critico per l'acquisizione di queste è la prima infanzia. Se in quella fase non ci sono relazioni sociali il bambino può rimanere bloccato con poche possibilità di cambiamento. Non sembra il suo caso. Quindi ci deve lavorare su.
Per quanto riguarda la Sindrome di Asperger, si tratta di un disturbo molto grave, appartenente allo spettro autistico. Queste persone hanno rituali, comportamenti stereotipati, difficoltà nel linguaggio non verbale e soprattutto non sono molto interessate alle relazioni. Cosa che lei non è.
Le sconsiglio di continuare a navigare su internet cercando di etichettarsi. Si rivolga ad un professionista. E' importante.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
Gentile Utente,
se sente il desiderio di rivolgersi ad uno psicologo, ma non può per ragioni economiche, c'è il SSN dove si accede pagando un ticket (ma in alcuni servizi come Spazio Giovani o consultori è addirittura gratuito), e dove può certamente trovare un Collega disposto ad aiutarLa.
E' chiara la situazione di sconforto e sofferenza, ma sinceramente non può essere chiaro il quadro "patologico", se c'è. Infatti non vale la pena andare su internet a cercare diagnosi: è opportuno che lo faccia lo Psicologo di persona.
Leggendo elenchi di sintomi, è sufficiente essere un po' inesperti e impressionabili per sentirsi addosso tutte le etichette, quindi direi di chiedere conferma di persona.
Per quanto riguarda le abilità sociali, può chiedere una valuazione, facendole misurare attraverso diversi questionari e di conseguenza far impostare un trattamento. Se Lei fa fatica a salutare le persone, forse è perchè teme di essere respinto, come succedeva da ragazzino e quindi quella circostanza non l'ha mai davvero superata e non ha mai acquisito quelle abilità che Le avrebbero permesso di entrare in relazione con gli altri in maniera più serena e disinvolta.
Tuttavia le abilità sociali, se questo è il Suo "deficit", si apprendono durante tutto il corso della vita: esistono training che si conducono in azienda per fornire ai dipendenti un maggior numero di abilità specifiche, quindi direi che alla Sua età ha ancora un buon margine per apprendere tali abilità.
E' anche vero che chiudersi a riccio non Le permette di avere occasioni.
Ed è anche vero che ci sono situazioni in cui abbiamo bisogno di un trainèe per l'apprendimento.
Ricapitolando: è opportuna una valutazione psicologica di persona e solo in seconda battuta pensare ad un trattamento specifico per modificare la situaizone che Le genera sofferenza.
Cordiali saluti,
se sente il desiderio di rivolgersi ad uno psicologo, ma non può per ragioni economiche, c'è il SSN dove si accede pagando un ticket (ma in alcuni servizi come Spazio Giovani o consultori è addirittura gratuito), e dove può certamente trovare un Collega disposto ad aiutarLa.
E' chiara la situazione di sconforto e sofferenza, ma sinceramente non può essere chiaro il quadro "patologico", se c'è. Infatti non vale la pena andare su internet a cercare diagnosi: è opportuno che lo faccia lo Psicologo di persona.
Leggendo elenchi di sintomi, è sufficiente essere un po' inesperti e impressionabili per sentirsi addosso tutte le etichette, quindi direi di chiedere conferma di persona.
Per quanto riguarda le abilità sociali, può chiedere una valuazione, facendole misurare attraverso diversi questionari e di conseguenza far impostare un trattamento. Se Lei fa fatica a salutare le persone, forse è perchè teme di essere respinto, come succedeva da ragazzino e quindi quella circostanza non l'ha mai davvero superata e non ha mai acquisito quelle abilità che Le avrebbero permesso di entrare in relazione con gli altri in maniera più serena e disinvolta.
Tuttavia le abilità sociali, se questo è il Suo "deficit", si apprendono durante tutto il corso della vita: esistono training che si conducono in azienda per fornire ai dipendenti un maggior numero di abilità specifiche, quindi direi che alla Sua età ha ancora un buon margine per apprendere tali abilità.
E' anche vero che chiudersi a riccio non Le permette di avere occasioni.
Ed è anche vero che ci sono situazioni in cui abbiamo bisogno di un trainèe per l'apprendimento.
Ricapitolando: è opportuna una valutazione psicologica di persona e solo in seconda battuta pensare ad un trattamento specifico per modificare la situaizone che Le genera sofferenza.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.6k visite dal 17/09/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.