Non riesco ad accettare e superare il lutto
Salve,
sono una ragazza di 31 anni e quasi 6 mesi fa ho perso la mia dolcissima mamma(69 anni)dopo una malattia di 9 mesi per metastasi al fegato partite dal colon, che poi si son estese nonostante la chemioterapia e un'operazione. Sono distrutta, apatica, non riesco a fare nulla per uscire da quest'incubo, nè a desiderare nulla. Essendo in quel momento a casa mi sono occupata di lei 24 ore su 24 insieme a mio padre, siamo diventate una cosa sola, i mie fratelli facevano come potevano ma dovevano lavorare.
Mi sono occupata di fare consulti con molti medici e cercare anche cure alternative e aiuti per poterla sostenere a sentirsi meglio.
Non ho mai creduto che lei potesse andarsene..negli ultimi mesi non ho più voluto sentire i medici(di quello se ne sono occupati mio padre e i miei fratelli), anche se sapevo cosa ne pensavano, tornare da lei e piangere non sarebbe servito a nulla.. cercavo sempre di spronarla, di darle speranza e progettavamo cose da fare insieme appena sarebbe stata meglio.. ma cosi non è stato.. mi è morta tra le braccia dopo una crisi respiratoria..l'hanno sedata e non si è più svegliata.
In famiglia non si parla mai di questo dolore..nonostante mia madre venga sempre nominanta con amore e nostalgia..fa troppo male a tutti.
Mi ritrovo a lottare ogni giorno anche solo per alzarmi dal letto..non ho più voglia di vivere, mi sento in colpa per non essere riuscita a strapparla alla morte..penso spesso"se avessi fatto..detto..etc.."anche se ho provato diverse cose, ma non tutto ciò che avevo in mente.Ho amato e amo tantissimo la mia mamma..ma mi sento una figlia indegna per non averla salvata, e non meritevole di vivere. Ho cercato di ripartire con la mia vita..ma fatico anche a trovare un lavoro, mi sto impegnando aiutando animali in diffocoltà, mi fa sentire meno inutile. Ho un compagno che per lavoro vive all'estero, e che cerca di starmi vicino ma non può capire la situazione non vivendola e non avendo avuto sulla sua pelle un lutto cosi doloroso. Mi dice che dopo 6 mesi devo riprendermi o c'è qualcosa che non va, che sono irrazionale e non ha senso che mi lasci andare. Lo so che nessuno purtroppo mi ridarà mia madre..ma non riesco a non soffrire cosi..e molte volte a desiderare di raggiungerla... non so proprio cosa fare, mi sento in balia di questa sofferenza senza via d'uscita e giudicata dal mio compagno..ci amiamo ma abbiamo visione delle cose parecchio diverse.
Ho anche avuto un aborto spontaneo alcuni anni fa..nelle prime settimane,ne ho sofferto molto, e mi sento fallita come figlia e come madre..avrei tanto desiderato una famiglia mia, e regalare a mia madre dei nipoti che tanto desiderava..invece tutto sta andando al rovescio e non so proprio più come fare...
grazie in anticipo.
sono una ragazza di 31 anni e quasi 6 mesi fa ho perso la mia dolcissima mamma(69 anni)dopo una malattia di 9 mesi per metastasi al fegato partite dal colon, che poi si son estese nonostante la chemioterapia e un'operazione. Sono distrutta, apatica, non riesco a fare nulla per uscire da quest'incubo, nè a desiderare nulla. Essendo in quel momento a casa mi sono occupata di lei 24 ore su 24 insieme a mio padre, siamo diventate una cosa sola, i mie fratelli facevano come potevano ma dovevano lavorare.
Mi sono occupata di fare consulti con molti medici e cercare anche cure alternative e aiuti per poterla sostenere a sentirsi meglio.
Non ho mai creduto che lei potesse andarsene..negli ultimi mesi non ho più voluto sentire i medici(di quello se ne sono occupati mio padre e i miei fratelli), anche se sapevo cosa ne pensavano, tornare da lei e piangere non sarebbe servito a nulla.. cercavo sempre di spronarla, di darle speranza e progettavamo cose da fare insieme appena sarebbe stata meglio.. ma cosi non è stato.. mi è morta tra le braccia dopo una crisi respiratoria..l'hanno sedata e non si è più svegliata.
In famiglia non si parla mai di questo dolore..nonostante mia madre venga sempre nominanta con amore e nostalgia..fa troppo male a tutti.
Mi ritrovo a lottare ogni giorno anche solo per alzarmi dal letto..non ho più voglia di vivere, mi sento in colpa per non essere riuscita a strapparla alla morte..penso spesso"se avessi fatto..detto..etc.."anche se ho provato diverse cose, ma non tutto ciò che avevo in mente.Ho amato e amo tantissimo la mia mamma..ma mi sento una figlia indegna per non averla salvata, e non meritevole di vivere. Ho cercato di ripartire con la mia vita..ma fatico anche a trovare un lavoro, mi sto impegnando aiutando animali in diffocoltà, mi fa sentire meno inutile. Ho un compagno che per lavoro vive all'estero, e che cerca di starmi vicino ma non può capire la situazione non vivendola e non avendo avuto sulla sua pelle un lutto cosi doloroso. Mi dice che dopo 6 mesi devo riprendermi o c'è qualcosa che non va, che sono irrazionale e non ha senso che mi lasci andare. Lo so che nessuno purtroppo mi ridarà mia madre..ma non riesco a non soffrire cosi..e molte volte a desiderare di raggiungerla... non so proprio cosa fare, mi sento in balia di questa sofferenza senza via d'uscita e giudicata dal mio compagno..ci amiamo ma abbiamo visione delle cose parecchio diverse.
Ho anche avuto un aborto spontaneo alcuni anni fa..nelle prime settimane,ne ho sofferto molto, e mi sento fallita come figlia e come madre..avrei tanto desiderato una famiglia mia, e regalare a mia madre dei nipoti che tanto desiderava..invece tutto sta andando al rovescio e non so proprio più come fare...
grazie in anticipo.
[#1]
Gentile utente,capisco la durezza la rabbia e il dolore del periodo che sta attraversando,l'elaborazione del lutto è terribile, ciascuno di noi si domanda se non avrebbe potuto fare di più, meglio e così via.. a poco a poco diventeranni più presenti i momenti belli tutto quanto di tenero, affettuoso c'è stato tra voi, perchè più di così cosa poteva far lei.. ha aiutato la mamma fino alla fine.
Poi la persona perduta diviene "una figura interna" COME DICONO I LIBRI, ED è VERO , L'HO PROVATO SULLA MIA PELLE, una figura interna che ti fa compagnia , ancora e tutte le mille piccole cose di cui p
è intessuto il quotidiano vengono in mente a consolarti.. Forse ha bisogno di parlarne, perchè non farsi accompagnare da un collega in questo periodo..? la sua mamma vorrebbe certo che lei riprendesse a vivere..
Poi la persona perduta diviene "una figura interna" COME DICONO I LIBRI, ED è VERO , L'HO PROVATO SULLA MIA PELLE, una figura interna che ti fa compagnia , ancora e tutte le mille piccole cose di cui p
è intessuto il quotidiano vengono in mente a consolarti.. Forse ha bisogno di parlarne, perchè non farsi accompagnare da un collega in questo periodo..? la sua mamma vorrebbe certo che lei riprendesse a vivere..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Utente
gentilissima Dottoressa,
la ringrazio per la sua risposta..
si forse ha ragione, dovrei cercare un dialogo con chi mi può aiutare..
mi farò coraggio e cercherò uno specialista che possa comprendere tutto questo.. a volte, e me ne sento in colpa, invidio quando vedo ragazze col pancione accompagnate dalle proprie madri a fare acquisti..quanto avrei voluto poterlo fare.. o quando sento amiche che si lamentano delle proprie mamme penso"non sai la fortuna che hai.."
vorrei ancora sapere..a livello di tempistiche c'è un tempo reputato fisiologico..e passato il quale si diviene patologici nell'elaborazione del lutto?
grazie ancora.
la ringrazio per la sua risposta..
si forse ha ragione, dovrei cercare un dialogo con chi mi può aiutare..
mi farò coraggio e cercherò uno specialista che possa comprendere tutto questo.. a volte, e me ne sento in colpa, invidio quando vedo ragazze col pancione accompagnate dalle proprie madri a fare acquisti..quanto avrei voluto poterlo fare.. o quando sento amiche che si lamentano delle proprie mamme penso"non sai la fortuna che hai.."
vorrei ancora sapere..a livello di tempistiche c'è un tempo reputato fisiologico..e passato il quale si diviene patologici nell'elaborazione del lutto?
grazie ancora.
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Gentile utente,capisco la durezza la rabbia e il dolore del periodo che sta attraversando,l'elaborazione del lutto è terribile, ciascuno di noi si domanda se non avrebbe potuto fare di più, meglio e così via.. a poco a poco diventeranno più presenti i momenti belli, tutto quanto di tenero, affettuoso c'è stato tra voi, perchè più di così cosa poteva far lei.. ha aiutato la mamma fino alla fine.
Poi la persona perduta diviene "una figura interna" COME DICONO I LIBRI, ED è VERO , L'HO PROVATO SULLA MIA PELLE, una figura interna che ti fa compagnia , ancora e tutte le mille piccole cose di cui
è intessuto il quotidiano vengono in mente a consolarti.. Forse ha bisogno di parlarne, perchè non farsi accompagnare da un collega in questo periodo..? la sua mamma vorrebbe certo che lei riprendesse a vivere..
Poi la persona perduta diviene "una figura interna" COME DICONO I LIBRI, ED è VERO , L'HO PROVATO SULLA MIA PELLE, una figura interna che ti fa compagnia , ancora e tutte le mille piccole cose di cui
è intessuto il quotidiano vengono in mente a consolarti.. Forse ha bisogno di parlarne, perchè non farsi accompagnare da un collega in questo periodo..? la sua mamma vorrebbe certo che lei riprendesse a vivere..
[#4]
Gentile Utente,
comprendo la sua profonda sofferenza, lei ha subito la perdita di una persona affettivamente significativa e importante come la mamma. Il lutto comporta movimenti depressivi quali quelli che lei ha descritto, la disperazione, la fatica ad affrontare la vita di tutti i giorni, i sensi di colpa ne fanno parte.
L'elaborazione del lutto è un processo naturale, la cui qualità e i cui tempi dipendono dalle risorse personali e ambientali a disposizione, come ad esempio la presenza di affetti con i quali condividere il proprio dolore. Anche il legame con la persona scomparsa e la sua significatività incidono sul processo.
Sei mesi sono comunque davvero pochi per elaborare una perdita così importante.
Un percorso di sostegno psicologico la può certamente aiutare nell'elaborazione del lutto e nell'affrontare questo dolorosissimo momento.
Un caro saluto
comprendo la sua profonda sofferenza, lei ha subito la perdita di una persona affettivamente significativa e importante come la mamma. Il lutto comporta movimenti depressivi quali quelli che lei ha descritto, la disperazione, la fatica ad affrontare la vita di tutti i giorni, i sensi di colpa ne fanno parte.
L'elaborazione del lutto è un processo naturale, la cui qualità e i cui tempi dipendono dalle risorse personali e ambientali a disposizione, come ad esempio la presenza di affetti con i quali condividere il proprio dolore. Anche il legame con la persona scomparsa e la sua significatività incidono sul processo.
Sei mesi sono comunque davvero pochi per elaborare una perdita così importante.
Un percorso di sostegno psicologico la può certamente aiutare nell'elaborazione del lutto e nell'affrontare questo dolorosissimo momento.
Un caro saluto
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#5]
Gentile utente, i tempi sono soggettivi, dipende dal rapporto che c'era, dal carattere, dalla storia passata più o meno semplice o contraddittoria, certo sei mesi sono pochi, dopo un anno ci saranno dei momenti di respiro, di ricordi teneri, l'angoscia dello strappo si allontana, ma ripeto è soggettivo, se il tempo è più lento non mi sentirei di defiinirlo patologico..
Un caro saluto e un augurio di giorni più sereni
Un caro saluto e un augurio di giorni più sereni
[#6]
Gentile Ragazza,
anche io come le Colleghe le suggerisco di farsi aiutare.
Le malattie terminali, obbligano a fare i conti con la vita, trascorsa e futura e ci pongono di fronte all'impotenza per l'impossibilità della cura.
Gli interventi, la chemio, le cure alternative.....servono a noi che rimaniamo in vita per aiutarci a lenire i sensi di colpa e stemperare il dolore ....ma solitamente non apportano grandi giovamenti..
I genitori, diventano poi "figure interne", la sua mamma continuerà a vivere dentro di lei....e la orienterà nella vita.
Una parte di sua mamma è in lei e questa resterà per sempre.
Lei è la donna che è grazie a lei ed ai suoi insegnamenti....si faccia forza.
anche io come le Colleghe le suggerisco di farsi aiutare.
Le malattie terminali, obbligano a fare i conti con la vita, trascorsa e futura e ci pongono di fronte all'impotenza per l'impossibilità della cura.
Gli interventi, la chemio, le cure alternative.....servono a noi che rimaniamo in vita per aiutarci a lenire i sensi di colpa e stemperare il dolore ....ma solitamente non apportano grandi giovamenti..
I genitori, diventano poi "figure interne", la sua mamma continuerà a vivere dentro di lei....e la orienterà nella vita.
Una parte di sua mamma è in lei e questa resterà per sempre.
Lei è la donna che è grazie a lei ed ai suoi insegnamenti....si faccia forza.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 9.1k visite dal 15/09/2013.
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