Somatizzazione ansia
Cari dottori,
Sono un ragazzo che ha sempre sofferto d'ansia.
Da piccolo ho avuto problemi di sviluppo e questo ha influenzato molto sulla mia autostima causa un ambiente sociale molto spietato.
Cominciai con la psicoterapia e training autogeno perché tendevo a somatizzare l'ansia in ogni punto del mio corpo (prima la vescica poi la testa, a periodi alternati).
Ebbi esiti non esaltanti ma poco dopo sviluppai e acquistai molta più sicurezza, tuttavia non ero ancora una persona sicura.
Superata l'adolescenza non troppo felice ho affrontato l'università e una relazione con una ragazza terminata in modo molto sofferto causa la mia insicurezza, decisi di affidarmi ad una psicoanalista questa volta e ad un neurologo per le mie crisi di ansia che mi portarono addirittura al pronto soccorso svariate volte.
Con la paroxetina 20 mg e 10 goccioline di benzodiazepine associate alla psicoanalisi cominciai immediatamente a stare bene.
Oggi sono due anni e mezzo che frequento la psicoanalista, i miei problemi non sono passati del tutto (insicurezza) ma comunque migliorati.
Il problema però è' giunto nell'ultimo mese, ho dei complessi di inferiorità verso molte persone e l'uscire con una ragazza popolare me li ha amplificati causandomi sudorazione in fronte quando esco causandomi non pochi problemi sociali tanto che ho paura a incontrare persone perché ho paura di cominciare a sudare.
Ho paura di essere diventato sociofobico ma spero vivamente sia solo insicurezza per quello che leggo nel web.
Ho ricominciato ad assumere paroxetina da 7 gg, non voglio perdere questa ragazza, voglio risolvere i miei problemi il prima possibile tanto che leggeró un libro sull'autostima il prima possibile, riassumo paroxetina, ed ho trovato le vecchie cassette della psicoterapeuta di annk fa riguardanti il training autogeno.
Stasera ne ho ascoltata una e mi sono tranquillizzato molto, il problema e' che sono in ordine sparso, posso ascoltarle anche in ordine sparso nonostante segua una psicoanalisi?
Oppure hanno un ordine specifico? Alla fine erano cassette della mia psicanalista.
Grazie in anticipo.
Sono un ragazzo che ha sempre sofferto d'ansia.
Da piccolo ho avuto problemi di sviluppo e questo ha influenzato molto sulla mia autostima causa un ambiente sociale molto spietato.
Cominciai con la psicoterapia e training autogeno perché tendevo a somatizzare l'ansia in ogni punto del mio corpo (prima la vescica poi la testa, a periodi alternati).
Ebbi esiti non esaltanti ma poco dopo sviluppai e acquistai molta più sicurezza, tuttavia non ero ancora una persona sicura.
Superata l'adolescenza non troppo felice ho affrontato l'università e una relazione con una ragazza terminata in modo molto sofferto causa la mia insicurezza, decisi di affidarmi ad una psicoanalista questa volta e ad un neurologo per le mie crisi di ansia che mi portarono addirittura al pronto soccorso svariate volte.
Con la paroxetina 20 mg e 10 goccioline di benzodiazepine associate alla psicoanalisi cominciai immediatamente a stare bene.
Oggi sono due anni e mezzo che frequento la psicoanalista, i miei problemi non sono passati del tutto (insicurezza) ma comunque migliorati.
Il problema però è' giunto nell'ultimo mese, ho dei complessi di inferiorità verso molte persone e l'uscire con una ragazza popolare me li ha amplificati causandomi sudorazione in fronte quando esco causandomi non pochi problemi sociali tanto che ho paura a incontrare persone perché ho paura di cominciare a sudare.
Ho paura di essere diventato sociofobico ma spero vivamente sia solo insicurezza per quello che leggo nel web.
Ho ricominciato ad assumere paroxetina da 7 gg, non voglio perdere questa ragazza, voglio risolvere i miei problemi il prima possibile tanto che leggeró un libro sull'autostima il prima possibile, riassumo paroxetina, ed ho trovato le vecchie cassette della psicoterapeuta di annk fa riguardanti il training autogeno.
Stasera ne ho ascoltata una e mi sono tranquillizzato molto, il problema e' che sono in ordine sparso, posso ascoltarle anche in ordine sparso nonostante segua una psicoanalisi?
Oppure hanno un ordine specifico? Alla fine erano cassette della mia psicanalista.
Grazie in anticipo.
[#1]
Caro ragazzo,
faccio un po' fatica a fare ordine nella cronologia degli eventi che racconta.
Se non comprendo male, ha avuto un contatto con una psicoterapeuta, che utilizzava anche il training autogeno, quando sono cominciati i suoi disturbi. A che età è successo?
Successivamente, da due anni e mezzo, è in cura presso una psicoanalista e un neurologo per il supporto farmacologico. E' corretto?
Ora vorrebbe riascoltare le cassette di training autogeno che aveva appreso dalla sua precedente curante ma si pone il problema che possano essere in conflitto con il percorso psicoanalitico che sta facendo. E' così?
Inoltre si chiede se ci sia un ordine preciso da cui partire per gli esercizi di training autogeno. Giusto?
Mi perdoni se non ho compreso bene la sua richiesta... questo, a volte, è il limite del mezzo digitale.
Un caro saluto
faccio un po' fatica a fare ordine nella cronologia degli eventi che racconta.
Se non comprendo male, ha avuto un contatto con una psicoterapeuta, che utilizzava anche il training autogeno, quando sono cominciati i suoi disturbi. A che età è successo?
Successivamente, da due anni e mezzo, è in cura presso una psicoanalista e un neurologo per il supporto farmacologico. E' corretto?
Ora vorrebbe riascoltare le cassette di training autogeno che aveva appreso dalla sua precedente curante ma si pone il problema che possano essere in conflitto con il percorso psicoanalitico che sta facendo. E' così?
Inoltre si chiede se ci sia un ordine preciso da cui partire per gli esercizi di training autogeno. Giusto?
Mi perdoni se non ho compreso bene la sua richiesta... questo, a volte, è il limite del mezzo digitale.
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
[#2]
Utente
Mi scusi sono io che mi esprimo male anche per colpa del panico, ha capito benissimo nonostante tutto.
Psicoterapeuta a 15 anni fino a 17
Psicoanalista 22 ad oggi
Periodo 17-22 ansia e insoddisfazione a fasi alterne e controllabile
A 22 anni: ansia attacchi di panico per circa 3 mesi poi andai dalla psicoanalista e utilizzai benzodiazepine e seurepin per un mese e stetti nettamente meglio (si pensi che prima andavo quasi tutti i giorni al pronto soccorso da allora non ci sono più tornato)
24 anni: ansia non risolta del tutto, senso di inferiorità presente, ansia che si presenta con sudorazione facciale con pregiudicamento della vita sociale quando mi trovo in mezzo a persone che reputo superiori (questo esploso nell'ultimo mese, da quando frequento questa ragazza).
Oggi ho volontà di superare la cosa con libri,esercizi trovati su internet ,aiuto di paroxetina e benzodiazepine quando esco, psicoanalista, autoconvincimento, ragazza e le cassette ritrovate.
Voglio sapere se la diagnosi può essere fobia sociale il mio aver paura a uscire per essere giudicato e trovarmi a sudare o ansia normale e se è' possibile associare psicoanalisi a queste cassette ritrovate in ordine sparso e se va bene ascoltarle in ordine sparso.
Grazie ancora, spero di essere stato più chiaro
La forza di volontà non mi manca
Psicoterapeuta a 15 anni fino a 17
Psicoanalista 22 ad oggi
Periodo 17-22 ansia e insoddisfazione a fasi alterne e controllabile
A 22 anni: ansia attacchi di panico per circa 3 mesi poi andai dalla psicoanalista e utilizzai benzodiazepine e seurepin per un mese e stetti nettamente meglio (si pensi che prima andavo quasi tutti i giorni al pronto soccorso da allora non ci sono più tornato)
24 anni: ansia non risolta del tutto, senso di inferiorità presente, ansia che si presenta con sudorazione facciale con pregiudicamento della vita sociale quando mi trovo in mezzo a persone che reputo superiori (questo esploso nell'ultimo mese, da quando frequento questa ragazza).
Oggi ho volontà di superare la cosa con libri,esercizi trovati su internet ,aiuto di paroxetina e benzodiazepine quando esco, psicoanalista, autoconvincimento, ragazza e le cassette ritrovate.
Voglio sapere se la diagnosi può essere fobia sociale il mio aver paura a uscire per essere giudicato e trovarmi a sudare o ansia normale e se è' possibile associare psicoanalisi a queste cassette ritrovate in ordine sparso e se va bene ascoltarle in ordine sparso.
Grazie ancora, spero di essere stato più chiaro
La forza di volontà non mi manca
[#3]
"Oggi ho volontà di superare la cosa con libri,esercizi trovati su internet ,aiuto di paroxetina e benzodiazepine quando esco, psicoanalista, autoconvincimento, ragazza e le cassette ritrovate."
Gentile Ragazzo,
anche io, come il Collega faccio un po' fatica a comprendere la sua storia clinica, ma soprattutto non mi è chiaro il protocollo terapeutico.
La psicoanalisi non lavora con le cassette....ma soltanto tramite le sedute.
Sarebbe utile che le stesse domande che ha fatto a noi, le facesse alla sua dottoressa, per evitare di fare ancora confusione.
L'approccio terapeutico migliore è sicuramente quello combinato:
psicoterapia, di qualunque orientamento e farmacoterapia.
Gentile Ragazzo,
anche io, come il Collega faccio un po' fatica a comprendere la sua storia clinica, ma soprattutto non mi è chiaro il protocollo terapeutico.
La psicoanalisi non lavora con le cassette....ma soltanto tramite le sedute.
Sarebbe utile che le stesse domande che ha fatto a noi, le facesse alla sua dottoressa, per evitare di fare ancora confusione.
L'approccio terapeutico migliore è sicuramente quello combinato:
psicoterapia, di qualunque orientamento e farmacoterapia.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Utente
Ho capito il suo discorso ma la psicoanalisi cerca di risolvere il problema alla radice ma non mi insegna tecniche di rilassamento quando sono in procinto di situazioni "pericolose" o quando sono a casa ed entro nel circolo vizioso di questi pensieri angoscianti, e' per questo che per risolvere il problema quando sono da solo ho cominciato ad ascoltare queste cassette che mi danno un rilassamento importante.
Non posso tornare dalla psicoanalista fino a mercoledì ed è per questo che ho deciso di scrivervi per cercare di fare qualcosa nel frattempo e capire se può essere "dannoso" ascoltare queste cassette oppure no? Io credo di no visto che mi rilassano ma non vorrei mischiare e fare peggio.
Ormai sono sociofobico secondo voi? In quanto tempo si può tornare alla normalità? Ho voglia di stare meglio, non voglio avere paura di niente, la paroxetina la assumo da una settimana e ancora forse non mi ha fatto effetto o almeno spero.
Non posso tornare dalla psicoanalista fino a mercoledì ed è per questo che ho deciso di scrivervi per cercare di fare qualcosa nel frattempo e capire se può essere "dannoso" ascoltare queste cassette oppure no? Io credo di no visto che mi rilassano ma non vorrei mischiare e fare peggio.
Ormai sono sociofobico secondo voi? In quanto tempo si può tornare alla normalità? Ho voglia di stare meglio, non voglio avere paura di niente, la paroxetina la assumo da una settimana e ancora forse non mi ha fatto effetto o almeno spero.
[#5]
Caro ragazzo,
ad alcune sue domande non è possibile, per ovvie ragioni, dare risposte non conoscendola personalmente.
Non possiamo fare una diagnosi on line e quindi non possiamo dirle se la sua sia una fobia sociale e in quanto tempo possa essere risolta.
Quello che posso dirle è che, personalmente, non vedo controindicazioni ad utilizzare tecniche di rilassamento di training autogeno.
In quanto all'ordine degli esercizi, è chiaro che, come tutte le tecniche codificate prevede un percorso logico preciso.
Tuttavia, se trova beneficio ad eseguire dei singoli esercizi, lo faccia con tranquillità.
Si tratta di tecniche di rilassamento e non vanno ad influire sulla terapia che sta effettuando.
Il consiglio resta, comunque, quello di confrontarsi su queste tematiche con la sua psicanalista alla prima occasione.
Un caro saluto
ad alcune sue domande non è possibile, per ovvie ragioni, dare risposte non conoscendola personalmente.
Non possiamo fare una diagnosi on line e quindi non possiamo dirle se la sua sia una fobia sociale e in quanto tempo possa essere risolta.
Quello che posso dirle è che, personalmente, non vedo controindicazioni ad utilizzare tecniche di rilassamento di training autogeno.
In quanto all'ordine degli esercizi, è chiaro che, come tutte le tecniche codificate prevede un percorso logico preciso.
Tuttavia, se trova beneficio ad eseguire dei singoli esercizi, lo faccia con tranquillità.
Si tratta di tecniche di rilassamento e non vanno ad influire sulla terapia che sta effettuando.
Il consiglio resta, comunque, quello di confrontarsi su queste tematiche con la sua psicanalista alla prima occasione.
Un caro saluto
[#6]
Utente
Gentili dottori per queste problematiche ho sentito di una terapia comportamentale breve strategica che dovrebbe tamponare questi attacchi di ansia in determinate circostanze con alcune tecniche da apprendere.
Il mio neurologo di fiducia molto rinomato mi consiglia di andare comunque dalla psicanalista perché è quella la cura giusta secondo lui, ma dopo due anni e mezzo ho perso fiducia in lei, si parla sempre delle solite tematiche e i problemi non sono stati risolti se non parzialmente.
Introdurre questa terapia assieme alla psicoanalisi sarebbe possibile? Sennò abbandonare la psicoanalisi potrebbe essere un errore se non vedo risultati e non ho più fiducia? Chiedo a voi perché non so come orientarmi e ho tanta voglia e motivazione di stare meglio, e su internet trovo milioni di teorie e non so a quale fare affidamento e quale possa essere giusta per me.
Il mio neurologo di fiducia molto rinomato mi consiglia di andare comunque dalla psicanalista perché è quella la cura giusta secondo lui, ma dopo due anni e mezzo ho perso fiducia in lei, si parla sempre delle solite tematiche e i problemi non sono stati risolti se non parzialmente.
Introdurre questa terapia assieme alla psicoanalisi sarebbe possibile? Sennò abbandonare la psicoanalisi potrebbe essere un errore se non vedo risultati e non ho più fiducia? Chiedo a voi perché non so come orientarmi e ho tanta voglia e motivazione di stare meglio, e su internet trovo milioni di teorie e non so a quale fare affidamento e quale possa essere giusta per me.
[#8]
Utente
E' questo il problema, del mio neurologo mi fido e mi consiglia di continuare con questa psicanalista della quale non mi fido perché dopo due anni non ho riscontrato gli effetti sperati.
Per il mio caso:
Fobia sociale ansia generalizzata e senso di inferiorità quale sono le terapie psicologiche più efficienti?
Per il mio caso:
Fobia sociale ansia generalizzata e senso di inferiorità quale sono le terapie psicologiche più efficienti?
[#10]
Caro Utente,
comprendo le sue perplessità e i suoi timori nel fare una scelta così importante.
Concordo con la collega, dr.ssa Randone, sul fatto che tutte le terapie hanno la loro efficacia; tuttavia, non tutte le terapie sono adatte a tutti i pazienti, e viceversa; così come non tutti i terapeuti sono adatti a tutti i pazienti, e viceversa.
Non deve sopravvalutare il fatto che lei si fidi del suo neurologo; la sua terapeuta sarà senz'altro una professionista preparata, ma è lei (che scrive) in prima persona che deve sentire un feeling empatico, una fiducia nell'alleanza che in questi due anni avete costruito.
Se questa viene a mancare, il lavoro che potrete fare insieme rischia di non produrre altri frutti.
Se le sue aspettative erano differenti è *assolutamente* necessario che lei esprima questi suoi dubbi alla sua terapeuta, senza alcuna remora, senza alcun timore, senza vergogna... è indispensabile che lei ricominci a fidarsi della sua curante; diversamente, credo che sarebbe meglio rivolgersi altrove.
Certo che esistono terapie più focalizzate e direttive (come la TBS o la TCC); potrebbe anche essere che per lei siano più efficaci ma, da qui, con tutta la buona volontà, diventa difficile dirle che cosa fare.
Difficile consigliare a qualcuno un cambio di terapeuta, soprattutto dopo un trattamento che dura da un po' di tempo; tuttavia è solo lei che può decidere cosa fare ed è solo lei che *deve* prendersi l'impegno di affrontare, in tutta onestà, le sue perplessità con la sua curante.
Il mio *deve*, non si riferisce a un dovere verso qualcun altro, è un dovere verso se stesso, perché questi suoi dubbi potrebbero anche avere un significato terapeutico all'interno del suo percorso e, non affrontarli, non porterebbe a nulla di costruttivo.
Un caro saluto
comprendo le sue perplessità e i suoi timori nel fare una scelta così importante.
Concordo con la collega, dr.ssa Randone, sul fatto che tutte le terapie hanno la loro efficacia; tuttavia, non tutte le terapie sono adatte a tutti i pazienti, e viceversa; così come non tutti i terapeuti sono adatti a tutti i pazienti, e viceversa.
Non deve sopravvalutare il fatto che lei si fidi del suo neurologo; la sua terapeuta sarà senz'altro una professionista preparata, ma è lei (che scrive) in prima persona che deve sentire un feeling empatico, una fiducia nell'alleanza che in questi due anni avete costruito.
Se questa viene a mancare, il lavoro che potrete fare insieme rischia di non produrre altri frutti.
Se le sue aspettative erano differenti è *assolutamente* necessario che lei esprima questi suoi dubbi alla sua terapeuta, senza alcuna remora, senza alcun timore, senza vergogna... è indispensabile che lei ricominci a fidarsi della sua curante; diversamente, credo che sarebbe meglio rivolgersi altrove.
Certo che esistono terapie più focalizzate e direttive (come la TBS o la TCC); potrebbe anche essere che per lei siano più efficaci ma, da qui, con tutta la buona volontà, diventa difficile dirle che cosa fare.
Difficile consigliare a qualcuno un cambio di terapeuta, soprattutto dopo un trattamento che dura da un po' di tempo; tuttavia è solo lei che può decidere cosa fare ed è solo lei che *deve* prendersi l'impegno di affrontare, in tutta onestà, le sue perplessità con la sua curante.
Il mio *deve*, non si riferisce a un dovere verso qualcun altro, è un dovere verso se stesso, perché questi suoi dubbi potrebbero anche avere un significato terapeutico all'interno del suo percorso e, non affrontarli, non porterebbe a nulla di costruttivo.
Un caro saluto
[#11]
"Fobia sociale ansia generalizzata e senso di inferiorità quale sono le terapie psicologiche più efficienti?"
Le psicoterapie non sono tutte uguali e se Lei domanda quali terapie sono più EFFICIENTI, allora senza dubbio lo sono quelle attive e focalizzate con prescrizioni precise di compiti da parte del terapeuta per uscire quanto prima dal problema, come quella cognitivo-comportamentale ad esempio.
Infatti qui Lei pone i problemi cui una psicoterapia deve rispondere: efficacia ed efficienza. Non si tratta della medesima cosa.
Infatti l'efficacia indica la capacità di raggiungere l'obiettivo prefissato (risoluzione o riduzione del problema), mentre l'efficienza valuta l'abilità di farlo impiegando le risorse minime indispensabili (es nel minor tempo possibile e con il minor costo possibile).
A questo punto se la diagnosi posta è di fobia sociale il mio suggerimento è di una psicoterapia attiva e prescrittiva, come ad esempio quella cognitivo-comportamentale. E' probabile che il senso di inferiorità sia una conseguenza della fobia sociale e che sia rafforzato da essa o viceversa che La spinga a temere e di conseguenza ad evitare alcune situazioni sociali.
Di fronte a tale diagnosi numerosissimi Autori, anche su questo sito, sono concordi nel suggerire questo tipo di psicoterapia:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/316-fobia-sociale-il-palcoscenico-della-paura.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/425-la-fobia.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/977-quando-gli-altri-diventano-un-problema-capire-e-vincere-la-fobia-sociale.html
solo per citarne alcuni.
Ci sono d'altra parte anche forme di psicoterapia che per l'ansia non sono indicate perchè tendono ad amplificare il problema, come dimostrato anche da recenti studi: https://www.medicitalia.it/news/psicologia/2106-ansia-quale-psicoanalisi-un-libro-per-capire.html.
Lei stesso d'altra parte mi pare stia esprimendo il bisogno di imparare COME FARE a gestire l'ansia quando sta male.
Ho visto che ha già reperito informazioni sulla terapia breve strategica; personalmente non la conosco e quindi lascio che siano i Colleghi specialisti a fornirLe maggiori delucidazioni.
Tuttavia potrebbe sempre provare a contattare un terapeuta di tale orientamento per ottenere le informazioni di cui ha bisogno.
Infine mi permetto di precisare che il medico specialista che dovrebbe occuparsi di Lei e della terapia farmacologica che sta assumendo è lo psichiatra e non il neurologo.
Cordiali saluti,
Le psicoterapie non sono tutte uguali e se Lei domanda quali terapie sono più EFFICIENTI, allora senza dubbio lo sono quelle attive e focalizzate con prescrizioni precise di compiti da parte del terapeuta per uscire quanto prima dal problema, come quella cognitivo-comportamentale ad esempio.
Infatti qui Lei pone i problemi cui una psicoterapia deve rispondere: efficacia ed efficienza. Non si tratta della medesima cosa.
Infatti l'efficacia indica la capacità di raggiungere l'obiettivo prefissato (risoluzione o riduzione del problema), mentre l'efficienza valuta l'abilità di farlo impiegando le risorse minime indispensabili (es nel minor tempo possibile e con il minor costo possibile).
A questo punto se la diagnosi posta è di fobia sociale il mio suggerimento è di una psicoterapia attiva e prescrittiva, come ad esempio quella cognitivo-comportamentale. E' probabile che il senso di inferiorità sia una conseguenza della fobia sociale e che sia rafforzato da essa o viceversa che La spinga a temere e di conseguenza ad evitare alcune situazioni sociali.
Di fronte a tale diagnosi numerosissimi Autori, anche su questo sito, sono concordi nel suggerire questo tipo di psicoterapia:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/316-fobia-sociale-il-palcoscenico-della-paura.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/425-la-fobia.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/977-quando-gli-altri-diventano-un-problema-capire-e-vincere-la-fobia-sociale.html
solo per citarne alcuni.
Ci sono d'altra parte anche forme di psicoterapia che per l'ansia non sono indicate perchè tendono ad amplificare il problema, come dimostrato anche da recenti studi: https://www.medicitalia.it/news/psicologia/2106-ansia-quale-psicoanalisi-un-libro-per-capire.html.
Lei stesso d'altra parte mi pare stia esprimendo il bisogno di imparare COME FARE a gestire l'ansia quando sta male.
Ho visto che ha già reperito informazioni sulla terapia breve strategica; personalmente non la conosco e quindi lascio che siano i Colleghi specialisti a fornirLe maggiori delucidazioni.
Tuttavia potrebbe sempre provare a contattare un terapeuta di tale orientamento per ottenere le informazioni di cui ha bisogno.
Infine mi permetto di precisare che il medico specialista che dovrebbe occuparsi di Lei e della terapia farmacologica che sta assumendo è lo psichiatra e non il neurologo.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#12]
Utente
Grazie mille dottori,
Ho comunicato al mio neurologo di fiducia la mia scelta, la mia fiducia verso la psicanalista come detto non c'è più, ho un po' paura ad affrontare la questione oggi visto che ho previsto l'incontro settimanale.
La mia decisione era stata fatta da tempo ma continuavo a seguire i consigli del neurologo e continuavo ad andarci quasi forzatamente.
Ho deciso che sentirò oltre a questa psicologa specializzata nel breve strategico anche uno psicologo consigliato specializzato nella cognitivo comportamentale e sceglierò quello che mi darà più fiducia.
Grazie ancora per le informazioni, credo che sia già un passo avanti per me prendere una decisione del genere nell'atto in se in quanto ho il coraggio di cambiare terapia e quindi fare di conseguenza di testa mia e non ciò che mi consigliano ma cosa sento di fare, mi sento già meglio, il mio io voleva questo da tempo, mi ha come dato sicurezza prendere questa decisione, mi prendo le mie responsabilità e i rischi ai quali andrò incontro.
Sono motivato e determinato nel voler star bene, nel trovare la mia strada, nel cambiare i miei stereotipi, nel vedere le cose in un modo diverso, voglio uscire ed essere me stesso.
Voi siete stati fantastici e continuate a scrivere in questo sito, la gente ha bisogno di voi, io sto già meglio, ho un peso in meno ed è anche grazie a voi.
Buona giornata e buon lavoro
Ho comunicato al mio neurologo di fiducia la mia scelta, la mia fiducia verso la psicanalista come detto non c'è più, ho un po' paura ad affrontare la questione oggi visto che ho previsto l'incontro settimanale.
La mia decisione era stata fatta da tempo ma continuavo a seguire i consigli del neurologo e continuavo ad andarci quasi forzatamente.
Ho deciso che sentirò oltre a questa psicologa specializzata nel breve strategico anche uno psicologo consigliato specializzato nella cognitivo comportamentale e sceglierò quello che mi darà più fiducia.
Grazie ancora per le informazioni, credo che sia già un passo avanti per me prendere una decisione del genere nell'atto in se in quanto ho il coraggio di cambiare terapia e quindi fare di conseguenza di testa mia e non ciò che mi consigliano ma cosa sento di fare, mi sento già meglio, il mio io voleva questo da tempo, mi ha come dato sicurezza prendere questa decisione, mi prendo le mie responsabilità e i rischi ai quali andrò incontro.
Sono motivato e determinato nel voler star bene, nel trovare la mia strada, nel cambiare i miei stereotipi, nel vedere le cose in un modo diverso, voglio uscire ed essere me stesso.
Voi siete stati fantastici e continuate a scrivere in questo sito, la gente ha bisogno di voi, io sto già meglio, ho un peso in meno ed è anche grazie a voi.
Buona giornata e buon lavoro
[#14]
Caro Utente,
sono lieto che abbia preso, come si suol dire, "il toro per le corna" e condivido con lei questo suo pensiero:
<<credo che sia già un passo avanti per me prendere una decisione del genere nell'atto in se in quanto ho il coraggio di cambiare terapia e quindi fare di conseguenza di testa mia e non ciò che mi consigliano ma cosa sento di fare>>.
Concordo anche sul fatto che sia giusto provare a bussare a più porte; quando troverà il professionista adatto a lei, se ne accorgerà da solo.
Coraggio! Il primo passo è stato fatto; ora la strada sarà in discesa.
Un caro saluto e, se crede, ci faccia sapere come procede.
sono lieto che abbia preso, come si suol dire, "il toro per le corna" e condivido con lei questo suo pensiero:
<<credo che sia già un passo avanti per me prendere una decisione del genere nell'atto in se in quanto ho il coraggio di cambiare terapia e quindi fare di conseguenza di testa mia e non ciò che mi consigliano ma cosa sento di fare>>.
Concordo anche sul fatto che sia giusto provare a bussare a più porte; quando troverà il professionista adatto a lei, se ne accorgerà da solo.
Coraggio! Il primo passo è stato fatto; ora la strada sarà in discesa.
Un caro saluto e, se crede, ci faccia sapere come procede.
[#16]
Utente
Oggi ho parlato con la psicanalista.
Mi ha spiegato che la mia reazione e' tipica dopo un periodo di stress o durante.
Il problema di base e' che non sono cambiato io nel senso non ho rispettato le sue regole, per esempio fare una vita regolare svegliarmi presto, studiare regolarmente, non esporre i miei problemi a tutti(quelli che reputo amici)
Mi ha detto che se vorrò intraprendere una nuova terapia lo rispetterà ma finché non cambierò mentalità e non cambierò il mio modo di vivere, sarà inutile ogni terapia.
Dovrò darle più ascolto invece che fare tutto quello che mi passa per la testa e dovrò sapermi autoregolare di più, quando avrò cambiato mentalità e mi sforzerò di cambiare allora qualsiasi terapia sarà funzionante.
Credo che continuerò con lei
Mi ha spiegato che la mia reazione e' tipica dopo un periodo di stress o durante.
Il problema di base e' che non sono cambiato io nel senso non ho rispettato le sue regole, per esempio fare una vita regolare svegliarmi presto, studiare regolarmente, non esporre i miei problemi a tutti(quelli che reputo amici)
Mi ha detto che se vorrò intraprendere una nuova terapia lo rispetterà ma finché non cambierò mentalità e non cambierò il mio modo di vivere, sarà inutile ogni terapia.
Dovrò darle più ascolto invece che fare tutto quello che mi passa per la testa e dovrò sapermi autoregolare di più, quando avrò cambiato mentalità e mi sforzerò di cambiare allora qualsiasi terapia sarà funzionante.
Credo che continuerò con lei
[#17]
Utente
Forse avevo bisogno di questo punto di rottura e di fare una discussione di questo genere con lei.
Mi aveva detto di prendere il frontal sia lei che il neurologo 0,25 mg 3 volte al giorno e ho sempre smesso quando decidevo io perché avevo paura delle conseguenze.
Smisi di prendere la paroxetina dopo un mese due anni fa perché stavo bene nonostante i loro annunci di non farlo ancora.
Forse il problema non erano loro ma ero io che mi ribellavo a quello che mi dicevano rendendo il loro lavoro anche difficile.
Mi metterò alle regole, la mia sociofobia e' dovuta a un parlare con tutti i miei amici dei miei problemi, gioco forza poi mi prendono in giro e mi sento diverso e mai all'altezza.
Anche il mio andare male all'università dovuto da una vita non regolare (chiariamoci, non sono un alcoolizzato ne un drogato ma dovuto alla mia vagabondaggine e fare solo ciò che mi fa piacere fare).
Ho deciso di darle fiducia ancora, lei mi ha assicurato che se cominciero' a fare una vita sana a parlare dei miei problemi con pochi intimi e a studiare regolarmente 8 ore al giorno vedrò progressi immediati.
Forse ha ragione, anzi, ha sicuramente ragione, l'unico quesito che mi pongo e': perché non le ho dato retta subito? Immaturità o forse poca empatia con lei?
Credo siano entrambe ma voglio pensare più alla prima che alla seconda, forse con un altro dottore ci sarei arrivato subito a capirlo ma l'importante è' che ci sia arrivato a capirlo anche se dopo due anni.
Mi reputo una persona intelligente e ora dovrò dimostrarlo di esserlo
Grazie infinitamente per la considerazione, se avete pareri da esprimere li accoglierò sicuramente con piacere.
Oggi è stata una giornata importante per me e mi piace pensare che dopo il buio c'è sempre l'alba e voglio finalmente vederla.
Mi aveva detto di prendere il frontal sia lei che il neurologo 0,25 mg 3 volte al giorno e ho sempre smesso quando decidevo io perché avevo paura delle conseguenze.
Smisi di prendere la paroxetina dopo un mese due anni fa perché stavo bene nonostante i loro annunci di non farlo ancora.
Forse il problema non erano loro ma ero io che mi ribellavo a quello che mi dicevano rendendo il loro lavoro anche difficile.
Mi metterò alle regole, la mia sociofobia e' dovuta a un parlare con tutti i miei amici dei miei problemi, gioco forza poi mi prendono in giro e mi sento diverso e mai all'altezza.
Anche il mio andare male all'università dovuto da una vita non regolare (chiariamoci, non sono un alcoolizzato ne un drogato ma dovuto alla mia vagabondaggine e fare solo ciò che mi fa piacere fare).
Ho deciso di darle fiducia ancora, lei mi ha assicurato che se cominciero' a fare una vita sana a parlare dei miei problemi con pochi intimi e a studiare regolarmente 8 ore al giorno vedrò progressi immediati.
Forse ha ragione, anzi, ha sicuramente ragione, l'unico quesito che mi pongo e': perché non le ho dato retta subito? Immaturità o forse poca empatia con lei?
Credo siano entrambe ma voglio pensare più alla prima che alla seconda, forse con un altro dottore ci sarei arrivato subito a capirlo ma l'importante è' che ci sia arrivato a capirlo anche se dopo due anni.
Mi reputo una persona intelligente e ora dovrò dimostrarlo di esserlo
Grazie infinitamente per la considerazione, se avete pareri da esprimere li accoglierò sicuramente con piacere.
Oggi è stata una giornata importante per me e mi piace pensare che dopo il buio c'è sempre l'alba e voglio finalmente vederla.
[#18]
Gentile Utente,
per prima cosa, riguardo le prescrizioni date dal curante, non è importante rimuginare sul fatto che non l'ha fatto prima, ma eventualmente capire se e in che cosa fa fatica a mettere in pratica tali prescrizioni.
Saluti,
per prima cosa, riguardo le prescrizioni date dal curante, non è importante rimuginare sul fatto che non l'ha fatto prima, ma eventualmente capire se e in che cosa fa fatica a mettere in pratica tali prescrizioni.
Saluti,
[#19]
Caro Utente,
se è convinto della sua scelta non posso che incoraggiarla in questa direzione.
<<l'unico quesito che mi pongo e': perché non le ho dato retta subito? Immaturità o forse poca empatia con lei?>>
forse, semplicemente, perché i tempi non erano maturi.
Il terapeuta è uno sherpa che accompagna il paziente in un viaggio di scoperta ma, le decisioni, le sensazioni, le emozioni, le rotte da seguire appartengono al paziente; è lui il vero, ed unico, protagonista della sua storia di vita.
Io non credo che si tratti solo di "mettersi alle regole", come dice lei. Credo, invece, che se davvero sente di doverle dare fiducia, si deve realmente affidare a lei, non tanto in termini di rigore; la sua esperienza emotiva all'interno della terapia, dovrebbe essere un banco di prova per la messa in atto degli stessi atteggiamenti fuori dal setting terapeutico.
E questo può avvenire *solo* se l'alleanza terapeutica (come la chiamiamo noi addetti ai lavori) è salda e consente una vera apertura verso l'altro.
Le auguro che l'alba arrivi prima di quanto lei si aspetti.
Ci tenga aggiornati, se crede.
Un caro saluto
se è convinto della sua scelta non posso che incoraggiarla in questa direzione.
<<l'unico quesito che mi pongo e': perché non le ho dato retta subito? Immaturità o forse poca empatia con lei?>>
forse, semplicemente, perché i tempi non erano maturi.
Il terapeuta è uno sherpa che accompagna il paziente in un viaggio di scoperta ma, le decisioni, le sensazioni, le emozioni, le rotte da seguire appartengono al paziente; è lui il vero, ed unico, protagonista della sua storia di vita.
Io non credo che si tratti solo di "mettersi alle regole", come dice lei. Credo, invece, che se davvero sente di doverle dare fiducia, si deve realmente affidare a lei, non tanto in termini di rigore; la sua esperienza emotiva all'interno della terapia, dovrebbe essere un banco di prova per la messa in atto degli stessi atteggiamenti fuori dal setting terapeutico.
E questo può avvenire *solo* se l'alleanza terapeutica (come la chiamiamo noi addetti ai lavori) è salda e consente una vera apertura verso l'altro.
Le auguro che l'alba arrivi prima di quanto lei si aspetti.
Ci tenga aggiornati, se crede.
Un caro saluto
[#20]
Utente
Sono passati quasi 3 anni, ho deciso di riscrivervi perché dopo 3 anni questo problema di poter "sudare in pubblico" non è mai completamente andato via dalla mia testa.
Ho passato periodi anche buoni durante questi 3 anni ma inevitabilmente quando arriva l'estate e quindi più predisposizione al problema o in un periodo di stress, il pensiero ossessivo è lì che torna a prepotente e mi riempie la testa.
Ho continuato con la psicanalisi ma oggi chiuderò definitivamente.
Nel frattempo non sono migliorato molto, ancora ho da finire l'università e ho da poco chiuso una relazione che reputavo importante probabilmente proprio a causa di questa ansia ossessiva o come la si vuol chiamare, che purtroppo in periodi di stress limita notevolmente la mia vita sociale.
Niente di nuovo sotto al sole, ho iniziato però nel frattempo là cognitivo-comportamentale,
Ho fatto solo una seduta ma il dottore mi è piaciuto sin da subito e credo che ci sia più empatia con lui che con la psicanalista.
Sono emerse dopo solo una seduta le problematiche, che, per dire la verità sono sempre le solite; colpa mia sicuramente ma forse, colpa anche della psicanalista con la quale ho proseguito il lavoro senza troppo successo.
La problematica principale che è emersa con il nuovo psicologo è che voglio avere sempre il controllo della situazione, mentre secondo lo psicoterapeuta, non è possibile fare questo, il controllare tutto maniacalmente in campo sia sociale che relazionale è il mio limite.
E allora vi chiedo una cosa, come si fa a non controllare tutto?sembra banale ma non riesco ad afferrare il concetto in maniera adeguata probabilmente.
Es: stasera ho un evento al quale partecipare, l'idea che possa ripresentarmi l'ossessione è concreto. Come faccio a non controllare la situazione? Cosa dovrei fare?
Sul web si trovano vari consigli come "l'accettazione del pensiero", si ok, ma come si fa ad accettarlo?
Oppure ricordo ancora quando andai per due volte dalla breve strategica che mi consiglió di pensare volontariamente 5 volte al giorno a questo problema. Si ok, ma se mi capita stasera o in un altra occasione come si fa?
Spero con la nuova psicoterapia di poter affrontare più il problema frontalmente l, invece che cercare di aumentare l'autostima e portare a termine gli studi come mi ha cercato di far fare la psicoanalista fino ad oggi, che per carità, consiglio buonissimo e al quale non posso che essere d'accordo ma nelle relazioni sociali il problema non migliora, e il sentirmi dire da lei "il problema è solo mentale, sei bello e intelligente" non mi aiuta ormai più di tanto.
Per essere più preciso riguardo al problema: ho notato che il problema è solo nella fase iniziale, ovvero se parto con il piglio giusto di fronte a una situazione ansiogena, il problema dopo non mi si presenta più, e anzi una volta superato lo scoglio iniziale mi viene da domandarmi "e ora perché non mi attacchi ansia? Perché ormai non ti scateni più?" A queste domande spesso non trovo risposta.
Comunque stasera ho deciso di affrontare la situazione nonostante sia già in ansia da ieri, affronterò l'evento che mi preoccupa, ho parlato con dei miei amici che ci saranno e che tanto qualcosa già sapevano, spero che questo mi aiuti, non so francamente se ho fatto la cosa giusta, in passato mi ha aiutato molto, anche se la psicanalista in questo aspetto non l'ha mai pensata come me: "non raccontare i tuoi problemi agli altri" è sempre stato un mantra che mi ha sempre cercato di far imparare.
Ho passato periodi anche buoni durante questi 3 anni ma inevitabilmente quando arriva l'estate e quindi più predisposizione al problema o in un periodo di stress, il pensiero ossessivo è lì che torna a prepotente e mi riempie la testa.
Ho continuato con la psicanalisi ma oggi chiuderò definitivamente.
Nel frattempo non sono migliorato molto, ancora ho da finire l'università e ho da poco chiuso una relazione che reputavo importante probabilmente proprio a causa di questa ansia ossessiva o come la si vuol chiamare, che purtroppo in periodi di stress limita notevolmente la mia vita sociale.
Niente di nuovo sotto al sole, ho iniziato però nel frattempo là cognitivo-comportamentale,
Ho fatto solo una seduta ma il dottore mi è piaciuto sin da subito e credo che ci sia più empatia con lui che con la psicanalista.
Sono emerse dopo solo una seduta le problematiche, che, per dire la verità sono sempre le solite; colpa mia sicuramente ma forse, colpa anche della psicanalista con la quale ho proseguito il lavoro senza troppo successo.
La problematica principale che è emersa con il nuovo psicologo è che voglio avere sempre il controllo della situazione, mentre secondo lo psicoterapeuta, non è possibile fare questo, il controllare tutto maniacalmente in campo sia sociale che relazionale è il mio limite.
E allora vi chiedo una cosa, come si fa a non controllare tutto?sembra banale ma non riesco ad afferrare il concetto in maniera adeguata probabilmente.
Es: stasera ho un evento al quale partecipare, l'idea che possa ripresentarmi l'ossessione è concreto. Come faccio a non controllare la situazione? Cosa dovrei fare?
Sul web si trovano vari consigli come "l'accettazione del pensiero", si ok, ma come si fa ad accettarlo?
Oppure ricordo ancora quando andai per due volte dalla breve strategica che mi consiglió di pensare volontariamente 5 volte al giorno a questo problema. Si ok, ma se mi capita stasera o in un altra occasione come si fa?
Spero con la nuova psicoterapia di poter affrontare più il problema frontalmente l, invece che cercare di aumentare l'autostima e portare a termine gli studi come mi ha cercato di far fare la psicoanalista fino ad oggi, che per carità, consiglio buonissimo e al quale non posso che essere d'accordo ma nelle relazioni sociali il problema non migliora, e il sentirmi dire da lei "il problema è solo mentale, sei bello e intelligente" non mi aiuta ormai più di tanto.
Per essere più preciso riguardo al problema: ho notato che il problema è solo nella fase iniziale, ovvero se parto con il piglio giusto di fronte a una situazione ansiogena, il problema dopo non mi si presenta più, e anzi una volta superato lo scoglio iniziale mi viene da domandarmi "e ora perché non mi attacchi ansia? Perché ormai non ti scateni più?" A queste domande spesso non trovo risposta.
Comunque stasera ho deciso di affrontare la situazione nonostante sia già in ansia da ieri, affronterò l'evento che mi preoccupa, ho parlato con dei miei amici che ci saranno e che tanto qualcosa già sapevano, spero che questo mi aiuti, non so francamente se ho fatto la cosa giusta, in passato mi ha aiutato molto, anche se la psicanalista in questo aspetto non l'ha mai pensata come me: "non raccontare i tuoi problemi agli altri" è sempre stato un mantra che mi ha sempre cercato di far imparare.
Questo consulto ha ricevuto 20 risposte e 3.5k visite dal 14/09/2013.
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