Futuro di uno psicoterapeuta
Salve. Questo non è un vero e proprio consulto e Sono certo che ci saranno già altri quesiti simili ma con questo post vorrei fare una specie di punto della situazione al 2013 e soprattutto per il futuro con voi che già siete dentro questo mondo. Sono uno studente fuoricorso di psicologia, ormai molto svogliato a dir la verità, che è partito col sogno di aprire un giorno uno studio di psicoterapia e nonostante sapessi la lunga strada che mi attendeva pensavo che chi tiene duro e ci crede davvero alla fine arriva a realizzarsi. Tutta questa fiducia è scemata assieme alla mia voglia di studiare(che è scemata anche per altri motivi) e vedendo alcuni dati mi rendo conto che la situazione per chi vuole intraprendere questa strada è davvero nera. 3anni + 2 per la laurea "completa" (per chi ce la fa a finire in 5 anni), 1 anno obbligatorio di tirocinio non pagato e 4 anni di scuola di psicoterapia a pagamento. 10 anni di studio(ripeto per chi fa in tempo) per trovarsi tra le mani cosa? Voi consigliereste a vostro figlio di intraprendere questa strada? una volta finiti questi 10 anni, ci si ritrova sui 30 anni a cercare lavoro o a voler aprire uno studio con la speranza che venga qualcuno. Pensavo che chi sceglie di specializzarsi in psicoterapia avesse molte più possibilità di lavorare rispetto al "normale" psicologo ma a quanto pare non è così. L'Italia sforna ogni anno 6000 psicologi.Attualmente ce ne sono 90000 dei quali solo 6 mila lavorano nel servizio sanitario nazionele.Ho letto un articolo nel quale la stessa presidentessa dell'ordine degli psicologi emiliani sconsiglia ai ragazzi di intraprendere questa via. Per quanto mi riguarda Oramai vorrei prendere questa triennale solo perché sto per finire ma il mio futuro non l'ho mai visto così lontano da questo campo. Dopo la triennale la voglia di prendere una specialistica è quasi nulla. Al giorno d'oggi secondo me meglio tentare di immettersi subito nel mondo del lavoro, ormai il mercato dei laureati è saturo( e non parlo solo di psicologi). Questo è il mio personale e triste punto di vista. Vorrei sapere cosa ne pensate voi che siete dentro a questo mondo e quale futuro prospettate ai giovani.Grazie in anticipo per le risposte
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Se mi passa una battuta, ma nemmeno tanto, partire con un atteggiamento così negativo è certamente il modo migliore per prepararsi al futuro fallimento.
Il mondo ha bisogno di persone con i piedi per terra, ma motivate. Purtroppo molti giovani oggi sono scoraggiati, ma questo non riguarda solo le facoltà di psicologia.
Un terzo degli psicologi europei sono tutti in Italia e questo è un fatto, ma ciò non vuol dire che iscriversi a psicologia sia tempo perso. Vuol dire solo che bisogna essere pronti a fronteggiare una concorrenza molto consistente.
Lei è pronto a questo, oppure pensava davvero che bastasse aprire uno studio, metterci una bella targa fuori e sedersi ad aspettare le orde di pazienti impazienti, che ovviamente non aspettavano altro che lei?
Non è così. Né per lo psicoterapeuta, né per l'ingegnere, né per il meccanico.
>>> Pensavo che chi sceglie di specializzarsi in psicoterapia avesse molte più possibilità di lavorare rispetto al "normale" psicologo
>>>
In realtà specializzarsi in qualunque campo *restringe* il campo delle possibilità, non le amplia. Perciò si torna a quello che dicevo prima: bisogna mettersi all'anima di produrre eccellenza, perché di mediocrità in giro, purtroppo, ce n'è anche troppa. Che s'intenda diventare psicoterapeuti o fornai, non fa differenza.
Il mondo ha bisogno di persone con i piedi per terra, ma motivate. Purtroppo molti giovani oggi sono scoraggiati, ma questo non riguarda solo le facoltà di psicologia.
Un terzo degli psicologi europei sono tutti in Italia e questo è un fatto, ma ciò non vuol dire che iscriversi a psicologia sia tempo perso. Vuol dire solo che bisogna essere pronti a fronteggiare una concorrenza molto consistente.
Lei è pronto a questo, oppure pensava davvero che bastasse aprire uno studio, metterci una bella targa fuori e sedersi ad aspettare le orde di pazienti impazienti, che ovviamente non aspettavano altro che lei?
Non è così. Né per lo psicoterapeuta, né per l'ingegnere, né per il meccanico.
>>> Pensavo che chi sceglie di specializzarsi in psicoterapia avesse molte più possibilità di lavorare rispetto al "normale" psicologo
>>>
In realtà specializzarsi in qualunque campo *restringe* il campo delle possibilità, non le amplia. Perciò si torna a quello che dicevo prima: bisogna mettersi all'anima di produrre eccellenza, perché di mediocrità in giro, purtroppo, ce n'è anche troppa. Che s'intenda diventare psicoterapeuti o fornai, non fa differenza.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Ex utente
Intanto la ringrazio per aver letto tutto ed aver espresso il suo punto di vista. Prima di aprire questo thread ho letto in vari forum di gente che ha studiato per anni e si ritrova a 30 anni a dover lavare i bagni, e di certo scoraggia leggere queste cose.La situazione in Italia è già difficile, figuriamoci in un mercato saturo come quello della psicologia.
"Lei è pronto a questo, oppure pensava davvero che bastasse aprire uno studio, metterci una bella targa fuori e sedersi ad aspettare le orde di pazienti impazienti, che ovviamente non aspettavano altro che lei?"
naturalmente non sono così sciocco da pensare o da aver mai pensato una cosa del genere
non è così per nessun lavoro è vero, ma non possiamo dire che un ingegnere ha le stesse possibilità di uno psicologo perché ne ha molte di più. sono d'accordo con il suo discorso in generale, occorre ottimismo, forza di volontà e voglia di farcela ma vedere e leggere della situazione attuale non è affatto facile. vorrei sapere anche vostre esperienze personali. lei una volta diventato psicoterapeuta, ha avuto difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro?
"Lei è pronto a questo, oppure pensava davvero che bastasse aprire uno studio, metterci una bella targa fuori e sedersi ad aspettare le orde di pazienti impazienti, che ovviamente non aspettavano altro che lei?"
naturalmente non sono così sciocco da pensare o da aver mai pensato una cosa del genere
non è così per nessun lavoro è vero, ma non possiamo dire che un ingegnere ha le stesse possibilità di uno psicologo perché ne ha molte di più. sono d'accordo con il suo discorso in generale, occorre ottimismo, forza di volontà e voglia di farcela ma vedere e leggere della situazione attuale non è affatto facile. vorrei sapere anche vostre esperienze personali. lei una volta diventato psicoterapeuta, ha avuto difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro?
[#3]
Gentile utente,
concordo con quanto scrive il dr Santocito. La professione psicologica non consente tutte le opportunità che lei immaginava all'inizio. In ogni caso la creatività in questo campo è fondamentale. Essere psicoterapeuta non significa, non è solo avere coloqui con i pazienti nello studio privato. Inoltre non tutte le scuole di psicoterapia sono uguali.
Ci sono campi come quello della formazione aziendale, della selezione del personale, delle consulenze ai comuni, che sono poco battute dalla nostra disciplina ma all'interno delle quali il pensiero psicologico ha molto da dire.
Conosco psicologi/psicoterapeuti che lavorano (come psicologi) nelle scuole, in strutture per la pianificazione degli alloggi, all'interno di banche, in ambiti legati al marketing, ecc. e questo proprio in virtù delle competenze che hanno appreso nelle scuole di psicoterapia, legate alle capacità di lettura dei "contesti relazionali".
Mi sembra sia in cerca di motivazioni, anche se comprendo la sua frustrazione...
Restiamo in ascolto
concordo con quanto scrive il dr Santocito. La professione psicologica non consente tutte le opportunità che lei immaginava all'inizio. In ogni caso la creatività in questo campo è fondamentale. Essere psicoterapeuta non significa, non è solo avere coloqui con i pazienti nello studio privato. Inoltre non tutte le scuole di psicoterapia sono uguali.
Ci sono campi come quello della formazione aziendale, della selezione del personale, delle consulenze ai comuni, che sono poco battute dalla nostra disciplina ma all'interno delle quali il pensiero psicologico ha molto da dire.
Conosco psicologi/psicoterapeuti che lavorano (come psicologi) nelle scuole, in strutture per la pianificazione degli alloggi, all'interno di banche, in ambiti legati al marketing, ecc. e questo proprio in virtù delle competenze che hanno appreso nelle scuole di psicoterapia, legate alle capacità di lettura dei "contesti relazionali".
Mi sembra sia in cerca di motivazioni, anche se comprendo la sua frustrazione...
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#4]
Ex utente
grazie anche a lei
"Mi sembra sia in cerca di motivazioni"
in realtà credevo di aver scritto tutto questo perché volevo la vostra opinione/previsione sul futuro di questo mondo e sulle vostre esperienze personali per accedere al mondo lavorativo. ma credo che abbia ragione, in fondo forse cerco ancora motivazioni nonostante abbia detto a me stesso che la cosa migliore da fare dopo la triennale è andare via in cerca di fortuna e non continuare a studiare. Mi rendo conto che un lavoro come quello dello psicologo richiede uno studio continuo negli anni anche quando il titolo di studio è stato conseguito
"Mi sembra sia in cerca di motivazioni"
in realtà credevo di aver scritto tutto questo perché volevo la vostra opinione/previsione sul futuro di questo mondo e sulle vostre esperienze personali per accedere al mondo lavorativo. ma credo che abbia ragione, in fondo forse cerco ancora motivazioni nonostante abbia detto a me stesso che la cosa migliore da fare dopo la triennale è andare via in cerca di fortuna e non continuare a studiare. Mi rendo conto che un lavoro come quello dello psicologo richiede uno studio continuo negli anni anche quando il titolo di studio è stato conseguito
[#5]
>>> non possiamo dire che un ingegnere ha le stesse possibilità di uno psicologo perché ne ha molte di più
>>>
Prima di occuparmi di psicologia e psicoterapia mi occupavo soprattutto d'informatica. Frequentavo i laboratori di progettazione e posso dirle che le prospettive non sono poi così diverse, *se* uno riesce a esprimere competenza in ciò che fa.
Se uno è capace, troverà sempre chi è disposto a dargli lavoro.
Il momento non è dei migliori per nessuno, in media, ma è chiaro che non deve mai mancare lo sforzo di distinguersi dalla massa e ottenere risultati al di sopra della media. Ecco perché a scuola, una volta, i professori rompevano le scatole e spronavano i ragazzi a non accontentarsi della sufficienza: è una palestra che servirà dopo.
E poi dipende se uno vuole *fare* una certa professione o *essere* quella professione. Dipende dalla motivazione, ma la fame vien mangiando.
In ultima analisi però bisogna essere disposti al SACRIFICIO, parola che oggi è rimasta svuotata di significato, dato che i ragazzi possono beneficiare di tutto ciò che vogliono, al limite fino a tarda età, senza impegnarsi troppo. È un effetto di decadenza dovuto al benessere diffuso.
Come le dice il collega, inoltre, essere psicologo non significa solo psicoterapia. Lo psicologo può prestare il proprio servizio in tante aree diverse, molte delle quali sono però emergenti e quindi occorre fare uno sforzo per inventarsi una professione.
>>> lei una volta diventato psicoterapeuta, ha avuto difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro?
>>>
Nel mondo del lavoro ci sono a vario titolo da quando avevo 15 anni, cioè dal 1979. Arrivare a decidere di laurearmi in psicologia e specializzarmi in psicoterapia non è stato immediato, mi sono iscritto all'università a 33 anni. Non è mai troppo tardi per decidere cosa si vuol fare.
>>>
Prima di occuparmi di psicologia e psicoterapia mi occupavo soprattutto d'informatica. Frequentavo i laboratori di progettazione e posso dirle che le prospettive non sono poi così diverse, *se* uno riesce a esprimere competenza in ciò che fa.
Se uno è capace, troverà sempre chi è disposto a dargli lavoro.
Il momento non è dei migliori per nessuno, in media, ma è chiaro che non deve mai mancare lo sforzo di distinguersi dalla massa e ottenere risultati al di sopra della media. Ecco perché a scuola, una volta, i professori rompevano le scatole e spronavano i ragazzi a non accontentarsi della sufficienza: è una palestra che servirà dopo.
E poi dipende se uno vuole *fare* una certa professione o *essere* quella professione. Dipende dalla motivazione, ma la fame vien mangiando.
In ultima analisi però bisogna essere disposti al SACRIFICIO, parola che oggi è rimasta svuotata di significato, dato che i ragazzi possono beneficiare di tutto ciò che vogliono, al limite fino a tarda età, senza impegnarsi troppo. È un effetto di decadenza dovuto al benessere diffuso.
Come le dice il collega, inoltre, essere psicologo non significa solo psicoterapia. Lo psicologo può prestare il proprio servizio in tante aree diverse, molte delle quali sono però emergenti e quindi occorre fare uno sforzo per inventarsi una professione.
>>> lei una volta diventato psicoterapeuta, ha avuto difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro?
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Nel mondo del lavoro ci sono a vario titolo da quando avevo 15 anni, cioè dal 1979. Arrivare a decidere di laurearmi in psicologia e specializzarmi in psicoterapia non è stato immediato, mi sono iscritto all'università a 33 anni. Non è mai troppo tardi per decidere cosa si vuol fare.
[#6]
Ex utente
e io che mi preoccupo del fatto di essere 2 anni fuoricorso, anche se ho sempre pensato che non è mai troppo tardi per niente e per nessuno. le sue sono belle parole che ognuno di noi dovrebbe far sue,assorbirle e metterle in pratica. tuttavia se ha iniziato a 33 anni per diventare psicoterapeuta avrà iniziato almeno a 43 anni o sbaglio? non credo che il mercato attualmente permetta questo "lusso". e non è incoraggiante leggere parole come quelle della presidentessa dell'ordine dell'Emilia e non è l'unica presidente dell'ordine degli psicologi a prospettare un futuro non roseo per chi vuole intraprendere questa carriera. anche se ho capito che sta a noi trovare motivazioni e voglia.
[#7]
>>> non credo che il mercato attualmente permetta questo "lusso"
>>>
Henry Ford diceva: sia che tu creda di esserne in grado o di non esserne in grado, avrai sempre ragione. Si chiama effetto Rosenthal, o profezia che si autoavvera.
I pareri dei vari presidenti degli Ordini sono solo questo: pareri. La differenza sta nel considerarsi parte di un mucchio oppure un individuo. Certo alla società fa comodo avere persone che pensano come gli altri e fanno ciò che fanno gli altri. A te la scelta.
>>>
Henry Ford diceva: sia che tu creda di esserne in grado o di non esserne in grado, avrai sempre ragione. Si chiama effetto Rosenthal, o profezia che si autoavvera.
I pareri dei vari presidenti degli Ordini sono solo questo: pareri. La differenza sta nel considerarsi parte di un mucchio oppure un individuo. Certo alla società fa comodo avere persone che pensano come gli altri e fanno ciò che fanno gli altri. A te la scelta.
[#8]
Gentile Utente,
durante il percorso di studi è possibile sentirsi stanchi e demotivati e magari si fa fatica a intravedere il traguardo.
Inoltre i dati che Lei ha a disposizione non sono in effetti rassicuranti: il futuro della nostra professione non è roseo...
Tuttavia non lo era neppure quando io ero una studentessa, perchè già ai tempi -quasi 20 anni fa- si discuteva di tutto ciò, ma il mio atteggiamento è stato un po' diverso, forse perchè -nonostante la stanchezza perchè il percorso è davvero molto lungo- la mia motivazione è sempre stata molto alta.
Allora anch'io vorrei invitarLa a riflettere sulla Sua motivazione a proseguire il Suo percorso formativo, provando anche a ragionare su alcuni dati di realtà. Con la sola laurea triennale non so sinceramente che cosa possa fare un dottore in tecniche psicologiche e se già è difficile farsi strada per chi ha la laurea magistrale, forse rischia di diventarlo per chi si ferma dopo soli tre anni.
Inoltre, una volta terminati gli studi, è assolutamente indispensabile fare tanta esperienza ed essere seguiti e formati bene. Questo permette di vedere quei numerosi ambiti in cui lo psicologo può spendersi ed essere aiutati da colleghi più esperti a mettere le mani in pasta, perchè magari tutta la teoria studiata negli anni è difficile da maneggiare ed applicare.
Sull'eventuale scuola di specializzazione personalmente la ritengo un plus, in cui si acquisiscono moltissime competenze spendibili sia come psicoterapeuti sia in altri ambiti.
Infine vorrei rivolgerLe lo stesso augurio che una Collega mi ha rivolto quando ero una specializzanda al primo anno: "Se ti formi bene, la gente te lo riconosce". Quando una persona lavora bene ed è competente, è del tutto improbabile non riuscire a portare a termine i propri progetti. Certamente aiutano anche altre abilità, ad esempio quella di sapersi proporre, ma nel tempo bisogna anche dimostrare di saper ottenere dei risultati.
La saluto con il suggerimento di una lettura simpatica: "Come sopravvivere da psicoterapeuta" di Nina Coltart.
Un cordiale saluto,
durante il percorso di studi è possibile sentirsi stanchi e demotivati e magari si fa fatica a intravedere il traguardo.
Inoltre i dati che Lei ha a disposizione non sono in effetti rassicuranti: il futuro della nostra professione non è roseo...
Tuttavia non lo era neppure quando io ero una studentessa, perchè già ai tempi -quasi 20 anni fa- si discuteva di tutto ciò, ma il mio atteggiamento è stato un po' diverso, forse perchè -nonostante la stanchezza perchè il percorso è davvero molto lungo- la mia motivazione è sempre stata molto alta.
Allora anch'io vorrei invitarLa a riflettere sulla Sua motivazione a proseguire il Suo percorso formativo, provando anche a ragionare su alcuni dati di realtà. Con la sola laurea triennale non so sinceramente che cosa possa fare un dottore in tecniche psicologiche e se già è difficile farsi strada per chi ha la laurea magistrale, forse rischia di diventarlo per chi si ferma dopo soli tre anni.
Inoltre, una volta terminati gli studi, è assolutamente indispensabile fare tanta esperienza ed essere seguiti e formati bene. Questo permette di vedere quei numerosi ambiti in cui lo psicologo può spendersi ed essere aiutati da colleghi più esperti a mettere le mani in pasta, perchè magari tutta la teoria studiata negli anni è difficile da maneggiare ed applicare.
Sull'eventuale scuola di specializzazione personalmente la ritengo un plus, in cui si acquisiscono moltissime competenze spendibili sia come psicoterapeuti sia in altri ambiti.
Infine vorrei rivolgerLe lo stesso augurio che una Collega mi ha rivolto quando ero una specializzanda al primo anno: "Se ti formi bene, la gente te lo riconosce". Quando una persona lavora bene ed è competente, è del tutto improbabile non riuscire a portare a termine i propri progetti. Certamente aiutano anche altre abilità, ad esempio quella di sapersi proporre, ma nel tempo bisogna anche dimostrare di saper ottenere dei risultati.
La saluto con il suggerimento di una lettura simpatica: "Come sopravvivere da psicoterapeuta" di Nina Coltart.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 20.9k visite dal 12/09/2013.
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