Famiglia, amore e scatti di ira
Gentili dottori, racconto brevemente la mia storia.
Sono stato picchiato sin da quando ero piccolo dai miei genitori; quando iniziai a reagire i miei genitori mi facevano picchiare dai parenti prossimi; ricordo una volta in cui venne a picchiarmi mio zio quando avevo la varicella colpevole di aver ricevuto una telefonata quando i miei stavano dormendo (al telefono era la mia ragazza disperata perché avevano diagnosticato un tumore ad un suo zio. Sono diventato a mia volta violento con i miei genitori, assumendo in parte le caratteristiche negative di mia madre (denigrazione delle persone) e di mio padre (scatti di ira). E’ come se in me convivessero due persone: una dolce e sensibile, l’altra violenta. I miei amici mi reputano una persona estremamente affidabile e buona. Una volta mia madre venne a darmi un bacio prima di andare a lavoro io le urlai contro perché dormivo non rendendomi conto di chi fosse e cosa volesse. Ho desiderato quel bacio nei giorni successivi ma non è mai arrivato e, a dire di mio padre, mia madre faceva bene perché io avevo urlato. Gli spiegai che stavo dormendo ma fu inutile. Non ho memoria di un abbraccio ricevuto da mia madre o mio padre. A 18 anni incontro una ragazza di cui mi innamoro. La nostra storia dura 10 anni tra mille travagli. Mia sorella si scopre lesbica e mio padre tradisce mia madre. Lei si innamora perdutamente di me, sono dolce, premuroso ed estremamente rispettoso e arriviamo ad adorarci a vicenda. Lei è autolesionista sin da prima di conoscermi, bulimica e passiamo una fase sado-maso in cui mi chiede di picchiarla forte e prenderla a parolacce con veemenza a letto. Mi confessa di eccitarsi leggendo fumetti con stupri e mi chiede a letto di simulare degli stupri. Scrive storie descrivendo scene di sesso in cui i personaggi si picchiano e si offendono a letto. Ha sempre dovuto soddisfare le aspettative del padre e non è mai riuscita ad operare un distacco cognitivo (ma non affettivo) dalla famiglia. Questo causa continue tensioni al nostro rapporto. Dopo qualche anno inizio ad avere degli scatti di ira nei suoi confronti, spesso legate al dolore emotivo che mi provocava con le parole. Lei ogni volta mi abbraccia e io mi placo. Inizio ad soffrire di ossessioni e compulsioni intorno ai 22 anni, soprattutto di contaminazione e di fobia sociale. Non riesco ad affrontare il mondo senza la mia ragazza, diviene il mio scudo … mi accompagna costantemente all’università e in tutte le situazioni sociali. I rapporti con la mia famiglia intanto peggiorano. La famiglia della mia ragazza intanto rema contro la nostra relazione e cerca in tutti i modi di allontanarla da me facendole un costante lavaggio del cervello, nonostante lei sia ancora innamorata di me. Questo crea ulteriori tensioni al nostro rapporto, vedo i suoi genitori come nemici. Mia madre non ce la fa a vedermi piangere ogni notte a causa sua. In casa non viene vista da nessuno. Sembra quella forte e viene caricata dei problemi quotidiani di tutti. Con il suo aiuto riesco a vedere una terapeuta cognitivo comportamentale collega di lavoro di mia madre. Faccio quasi 2 anni di psicoterapia in cui raggiungo degli ottimi risultati, riesco ad andare all’università da solo e ad incontrare persone, guidare da solo e pian piano con persone che non conosco bene. Parlo in pubblico egregiamente arrivando a dei risultati importanti in ambito accademico. Lei resta il mio salvagente ma inizio a imparare piano piano a nuotare da solo.
In terapia non racconto degli episodi di violenza miei e dei miei genitori, sia perché affrontando le cose in maniera diversa scompaiono del tutto, sia perché la terapeuta non sembra interessata al passato ma al presente, sia perché conoscendo mia madre mi sentivo estremamente inibito nel raccontare certe cose. Scopro di un mezzo-bacio dato dalla mia ragazza ad un altro ragazzo e di un forum in cui la sorella della mia ragazza, dice che mi odia e che ha istinti omicidi nei miei confronti (a prescindere da qualsiasi gesto di violenza, le da fastidio che io sia così “possessivo” nei confronti della sorella). Accelero il passo in terapia, recupero la mia ragazza che si re innamora follemente di me e cerco passare su all’atteggiamento ostile della famiglia della mia ragazza. Ricucio i rapporti con la sorella per amore della mia ragazza e cerco di andarci d’accordo. Tutto questo sempre senza comunicare niente alla mia famiglia, totalmente esclusa della mia vita. Le cose sembrano andare molto bene siamo entrambi felici, anche dopo il primo anno di interruzione della terapia. La amo come un uomo ama una donna. Un anno fa torniamo dalle vacanze propositivi e innamoratissimi. Io pronto a lavorare. Dopo tutta una serie di incomprensioni irrisolte vengo picchiato di nuovo a casa da tutti i membri della mia famiglia, esclusa mia sorella. Lividi ed ematomi sono evidenti e passo mesi e mesi in apatia senza fare niente pur avendo la possibilità di iniziare a lavoricchiare con mio padre, ma non voglio saperne niente di loro. La mia autostima subisce un crollo vertiginoso. Accompagno la mia ragazza al lavoro per non restare a casa. La mia ragazza torna ad essere il mio unico centro vitale. Abbiamo avuto la possibilità di andare a lavorare entrambi fuori nel mese di gennaio. A me brillano gli occhi, il mio unico desiderio è sempre stato quello di costruirmi una famiglia serena e lontana dal mio modello familiare con lei, la mia ragazza inizia a titubare, io resto cosi’ indeciso e alla fine non se ne fa piu’ niente. Da li il tracollo della mia relazione. I giorni passano senza che io riesca a distinguerli. Non considero minimamente la mia ragazza nonostante le sue mille richieste di attenzione. Il buio più totale. Ricomincia a vomitare ad ogni pasto, mi chiede aiuto e io la ignoro e la tratto male e ad oggi non mi spiego il perché e sono dilaniato dai sensi di colpa. Ci picchiamo a vicenda e io divento violento ogni qual volta lei accenna a volermi lasciare. “Violento” tra le lagrime, come un bambino che batte i pugni sulle gambe della madre perché lo vuole lasciare. La prego per ore tra le lagrime di smetterla. Sparisce a luglio dopo un mio gesto di rabbia rivolto verso la sua macchina. Un pretesto che aspettava da tempo per raccontare tutto alla famiglia. Dimagrisco vistosamente per i primi 20 giorni non riesco ad ingoiare cibi solidi. Ad oggi non dormo ancora. Sono due mesi che rimugino su come sarebbe stata la mia vita se fossi andato a lavorare fuori. Non mi do pace e non riesco a capire perché tratto male la persona a cui tengo di più al mondo. Mi sento un essere orribile che non merita niente. Capisco tutti i miei errori al di fuori della relazione e sono pronto a non ricommetterli più. Vorrei amarla come un uomo ama una donna e mi aggrappo a qualsiasi speranza sperando che torni. Sono tornato dalla psicoterapeuta in questione. Sono riuscito a rintracciare la mia ex-ragazza, le ho chiesto un periodo di pausa; voglio far predominare la parte dolce e sensibile del mio carattere ed eliminare quella violenta. Voglio crescere come singolo per affrontare un rapporto di coppia maturo. Le dico che sono disposto ad andare anche in un centro antiviolenza ma lei non ne vuole più sapere di me. Lei va avanti con la sua vita, sta bene ed io sono bloccato se lei non mi da speranze per il futuro. I rapporti di entrambi con le famiglie sono rovinati. Avrei voluto incontrarla ora che ho capito tante cose. Come dovrei muovermi? Grazie.
Sono stato picchiato sin da quando ero piccolo dai miei genitori; quando iniziai a reagire i miei genitori mi facevano picchiare dai parenti prossimi; ricordo una volta in cui venne a picchiarmi mio zio quando avevo la varicella colpevole di aver ricevuto una telefonata quando i miei stavano dormendo (al telefono era la mia ragazza disperata perché avevano diagnosticato un tumore ad un suo zio. Sono diventato a mia volta violento con i miei genitori, assumendo in parte le caratteristiche negative di mia madre (denigrazione delle persone) e di mio padre (scatti di ira). E’ come se in me convivessero due persone: una dolce e sensibile, l’altra violenta. I miei amici mi reputano una persona estremamente affidabile e buona. Una volta mia madre venne a darmi un bacio prima di andare a lavoro io le urlai contro perché dormivo non rendendomi conto di chi fosse e cosa volesse. Ho desiderato quel bacio nei giorni successivi ma non è mai arrivato e, a dire di mio padre, mia madre faceva bene perché io avevo urlato. Gli spiegai che stavo dormendo ma fu inutile. Non ho memoria di un abbraccio ricevuto da mia madre o mio padre. A 18 anni incontro una ragazza di cui mi innamoro. La nostra storia dura 10 anni tra mille travagli. Mia sorella si scopre lesbica e mio padre tradisce mia madre. Lei si innamora perdutamente di me, sono dolce, premuroso ed estremamente rispettoso e arriviamo ad adorarci a vicenda. Lei è autolesionista sin da prima di conoscermi, bulimica e passiamo una fase sado-maso in cui mi chiede di picchiarla forte e prenderla a parolacce con veemenza a letto. Mi confessa di eccitarsi leggendo fumetti con stupri e mi chiede a letto di simulare degli stupri. Scrive storie descrivendo scene di sesso in cui i personaggi si picchiano e si offendono a letto. Ha sempre dovuto soddisfare le aspettative del padre e non è mai riuscita ad operare un distacco cognitivo (ma non affettivo) dalla famiglia. Questo causa continue tensioni al nostro rapporto. Dopo qualche anno inizio ad avere degli scatti di ira nei suoi confronti, spesso legate al dolore emotivo che mi provocava con le parole. Lei ogni volta mi abbraccia e io mi placo. Inizio ad soffrire di ossessioni e compulsioni intorno ai 22 anni, soprattutto di contaminazione e di fobia sociale. Non riesco ad affrontare il mondo senza la mia ragazza, diviene il mio scudo … mi accompagna costantemente all’università e in tutte le situazioni sociali. I rapporti con la mia famiglia intanto peggiorano. La famiglia della mia ragazza intanto rema contro la nostra relazione e cerca in tutti i modi di allontanarla da me facendole un costante lavaggio del cervello, nonostante lei sia ancora innamorata di me. Questo crea ulteriori tensioni al nostro rapporto, vedo i suoi genitori come nemici. Mia madre non ce la fa a vedermi piangere ogni notte a causa sua. In casa non viene vista da nessuno. Sembra quella forte e viene caricata dei problemi quotidiani di tutti. Con il suo aiuto riesco a vedere una terapeuta cognitivo comportamentale collega di lavoro di mia madre. Faccio quasi 2 anni di psicoterapia in cui raggiungo degli ottimi risultati, riesco ad andare all’università da solo e ad incontrare persone, guidare da solo e pian piano con persone che non conosco bene. Parlo in pubblico egregiamente arrivando a dei risultati importanti in ambito accademico. Lei resta il mio salvagente ma inizio a imparare piano piano a nuotare da solo.
In terapia non racconto degli episodi di violenza miei e dei miei genitori, sia perché affrontando le cose in maniera diversa scompaiono del tutto, sia perché la terapeuta non sembra interessata al passato ma al presente, sia perché conoscendo mia madre mi sentivo estremamente inibito nel raccontare certe cose. Scopro di un mezzo-bacio dato dalla mia ragazza ad un altro ragazzo e di un forum in cui la sorella della mia ragazza, dice che mi odia e che ha istinti omicidi nei miei confronti (a prescindere da qualsiasi gesto di violenza, le da fastidio che io sia così “possessivo” nei confronti della sorella). Accelero il passo in terapia, recupero la mia ragazza che si re innamora follemente di me e cerco passare su all’atteggiamento ostile della famiglia della mia ragazza. Ricucio i rapporti con la sorella per amore della mia ragazza e cerco di andarci d’accordo. Tutto questo sempre senza comunicare niente alla mia famiglia, totalmente esclusa della mia vita. Le cose sembrano andare molto bene siamo entrambi felici, anche dopo il primo anno di interruzione della terapia. La amo come un uomo ama una donna. Un anno fa torniamo dalle vacanze propositivi e innamoratissimi. Io pronto a lavorare. Dopo tutta una serie di incomprensioni irrisolte vengo picchiato di nuovo a casa da tutti i membri della mia famiglia, esclusa mia sorella. Lividi ed ematomi sono evidenti e passo mesi e mesi in apatia senza fare niente pur avendo la possibilità di iniziare a lavoricchiare con mio padre, ma non voglio saperne niente di loro. La mia autostima subisce un crollo vertiginoso. Accompagno la mia ragazza al lavoro per non restare a casa. La mia ragazza torna ad essere il mio unico centro vitale. Abbiamo avuto la possibilità di andare a lavorare entrambi fuori nel mese di gennaio. A me brillano gli occhi, il mio unico desiderio è sempre stato quello di costruirmi una famiglia serena e lontana dal mio modello familiare con lei, la mia ragazza inizia a titubare, io resto cosi’ indeciso e alla fine non se ne fa piu’ niente. Da li il tracollo della mia relazione. I giorni passano senza che io riesca a distinguerli. Non considero minimamente la mia ragazza nonostante le sue mille richieste di attenzione. Il buio più totale. Ricomincia a vomitare ad ogni pasto, mi chiede aiuto e io la ignoro e la tratto male e ad oggi non mi spiego il perché e sono dilaniato dai sensi di colpa. Ci picchiamo a vicenda e io divento violento ogni qual volta lei accenna a volermi lasciare. “Violento” tra le lagrime, come un bambino che batte i pugni sulle gambe della madre perché lo vuole lasciare. La prego per ore tra le lagrime di smetterla. Sparisce a luglio dopo un mio gesto di rabbia rivolto verso la sua macchina. Un pretesto che aspettava da tempo per raccontare tutto alla famiglia. Dimagrisco vistosamente per i primi 20 giorni non riesco ad ingoiare cibi solidi. Ad oggi non dormo ancora. Sono due mesi che rimugino su come sarebbe stata la mia vita se fossi andato a lavorare fuori. Non mi do pace e non riesco a capire perché tratto male la persona a cui tengo di più al mondo. Mi sento un essere orribile che non merita niente. Capisco tutti i miei errori al di fuori della relazione e sono pronto a non ricommetterli più. Vorrei amarla come un uomo ama una donna e mi aggrappo a qualsiasi speranza sperando che torni. Sono tornato dalla psicoterapeuta in questione. Sono riuscito a rintracciare la mia ex-ragazza, le ho chiesto un periodo di pausa; voglio far predominare la parte dolce e sensibile del mio carattere ed eliminare quella violenta. Voglio crescere come singolo per affrontare un rapporto di coppia maturo. Le dico che sono disposto ad andare anche in un centro antiviolenza ma lei non ne vuole più sapere di me. Lei va avanti con la sua vita, sta bene ed io sono bloccato se lei non mi da speranze per il futuro. I rapporti di entrambi con le famiglie sono rovinati. Avrei voluto incontrarla ora che ho capito tante cose. Come dovrei muovermi? Grazie.
[#1]
Gentile Utente,
la situazione che descrive è abbastanza complessa, dovrebbe a mio avviso lavorare in psicoterapia anche su questioni che riguardano il passato, in particolare la relazione con i propri genitori. Questo credo sia importante anche per mettere i giusti confini e iniziare a "separarsi" dalla sua famiglia di origine.
Non credo sia ammissibile subire violenze fisiche, per altro del tutto gratuite e giustificate da futili motivi.
la situazione che descrive è abbastanza complessa, dovrebbe a mio avviso lavorare in psicoterapia anche su questioni che riguardano il passato, in particolare la relazione con i propri genitori. Questo credo sia importante anche per mettere i giusti confini e iniziare a "separarsi" dalla sua famiglia di origine.
Non credo sia ammissibile subire violenze fisiche, per altro del tutto gratuite e giustificate da futili motivi.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#2]
Gentile Utente,
La sua storia e' dolorosa e complessa. Si legge, dietro quello che scrive, una grande sofferenza che lei tende a manifestare come rabbia e si intravede la mancanza di solidi punti di riferimento sia nella sua famiglia di origine che nel rapporto con la sua ragazza. La terapia che ha fatto e' stata importante perché, al di la' dei buoni, anche se momentanei, risultati che ha ottenuto, ha evidenziato il fatto che lei possiede delle risorse interne che si attivano quando si sente sostenuto psicologicamente.
Come suggerisce anche il Collega, credo che sia davvero importante riprendere un percorso terapeutico lavorando sulle sue esperienze familiari pregresse che non sono state ancora elaborate e che, se non affrontate in un contesto terapeutico , rischiano di avere pesanti ripercussioni sulla sua vita relazionale e su se stesso. Sapersi individuare, separandosi dal passato, e' il punto sul quale una nuova terapia dovrebbe focalizzarsi.
Un caro saluto
La sua storia e' dolorosa e complessa. Si legge, dietro quello che scrive, una grande sofferenza che lei tende a manifestare come rabbia e si intravede la mancanza di solidi punti di riferimento sia nella sua famiglia di origine che nel rapporto con la sua ragazza. La terapia che ha fatto e' stata importante perché, al di la' dei buoni, anche se momentanei, risultati che ha ottenuto, ha evidenziato il fatto che lei possiede delle risorse interne che si attivano quando si sente sostenuto psicologicamente.
Come suggerisce anche il Collega, credo che sia davvero importante riprendere un percorso terapeutico lavorando sulle sue esperienze familiari pregresse che non sono state ancora elaborate e che, se non affrontate in un contesto terapeutico , rischiano di avere pesanti ripercussioni sulla sua vita relazionale e su se stesso. Sapersi individuare, separandosi dal passato, e' il punto sul quale una nuova terapia dovrebbe focalizzarsi.
Un caro saluto
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#3]
Ex utente
Gentili dottori
concordo sul fatto che non è ammissibile subire violenze fisiche. Io ho sempre cercato di prendere le distanze dal mio modello familiare, il mio più grande desiderio è stato sempre quello di costruirmi una famiglia con la mia ex-ragazza lontana dal mio modello familiare. Sono già tornato dalla mia vecchia terapeuta che ha detto proveremo a rialzare un pò l'autostima per ora. In psicoterapia c'era già stato un distacco dal mio modello familiare ma mi sono reso conto che non ero ancora abbastanza autonomo da poter affrontare la vita senza un supporto genitoriale cui si è dovuta rifare carico la mia ragazza. Il punto è che mentre io ho chiesto perdono alla mia ex per tutto il male che le ho fatto e sono disposto ad andare anche in un centro antiviolenza qualora fosse necessario (per ora la mia terapeuta non lo ritiene opportuno) i miei genitori non mi hanno mai chiesto scusa, anzi si sono sempre giustificati e tendono talvolta a provare a giustificare il mio comportamento nei confronti della mia ex-ragazza. Cerco ancora con qualsiasi mezzo di capire lei cosa sta facendo. Non riesco a lasciarla andare, sento di aver perso troppo.
concordo sul fatto che non è ammissibile subire violenze fisiche. Io ho sempre cercato di prendere le distanze dal mio modello familiare, il mio più grande desiderio è stato sempre quello di costruirmi una famiglia con la mia ex-ragazza lontana dal mio modello familiare. Sono già tornato dalla mia vecchia terapeuta che ha detto proveremo a rialzare un pò l'autostima per ora. In psicoterapia c'era già stato un distacco dal mio modello familiare ma mi sono reso conto che non ero ancora abbastanza autonomo da poter affrontare la vita senza un supporto genitoriale cui si è dovuta rifare carico la mia ragazza. Il punto è che mentre io ho chiesto perdono alla mia ex per tutto il male che le ho fatto e sono disposto ad andare anche in un centro antiviolenza qualora fosse necessario (per ora la mia terapeuta non lo ritiene opportuno) i miei genitori non mi hanno mai chiesto scusa, anzi si sono sempre giustificati e tendono talvolta a provare a giustificare il mio comportamento nei confronti della mia ex-ragazza. Cerco ancora con qualsiasi mezzo di capire lei cosa sta facendo. Non riesco a lasciarla andare, sento di aver perso troppo.
[#4]
Ex utente
Gentili dottori,
circa 3 settimane fa ho reincontrato la mia ex-ragazza che ora lavora fuori. All'inizio sembrava impaurita che io l'avessi raggiunta, poi si è tranquillizzata e ha deciso di incontrarmi. Da quest'incontro lei ha capito che non nulla da temere da me e che i miei sentimenti nei suoi confronti sono molto profondi ma comunque dice di non amarmi più e di non voler più stare con me neanche tra 10 anni. Io purtroppo continuo a cercare di capire cosa fa tramite facebook e chi sta conoscendo; questo ovviamente mi causa ulteriori ansie ma è un processo che, seppur mi ci metta d'impegno, non riesco a spezzare. La mia vita non riesce ad andare avanti, non trovo lavoro, non ho molti amici e quelle rare volte che esco non faccio altro che pensare a lei, sto male e gli altri lo notano. Già quando lei stava con me gli altri notavano che in sua presenza ero più pieno di vita. Penso continuamente che lei prima o poi si potrà innamorare di un altro ragazzo e andarci a letto e il pensiero è diventato un'ossessione. Sono tormentato da immagini di lei che fa sesso con un altro ragazzo, provo disgusto e una fortissima ansia. Provo disgusto ad immaginare anche me con un'altra ragazza. Continuo a rimuginare su cosa avrei potuto fare tornando indietro nel tempo. Non ho più pace. Sono giorni che non dormo più e sono assalito da crisi di ansia. Non riesco a concentrarmi su niente, neanche su un film. Ho perso qualsiasi fiducia in me e nelle persone. Lei ora sta bene, ha un nuovo lavoro, dei nuovi amici tiene comunque a me, vuole che io sia felice e le fa male sapere che soffro così tanto.
Io non so come muovermi, anche con l'aiuto della terapeuta non riesco a sbloccarmi. Pensate sia il caso di tornare dallo psichiatra per instaurare una nuova terapia farmacologica? Cosa devo fare?
circa 3 settimane fa ho reincontrato la mia ex-ragazza che ora lavora fuori. All'inizio sembrava impaurita che io l'avessi raggiunta, poi si è tranquillizzata e ha deciso di incontrarmi. Da quest'incontro lei ha capito che non nulla da temere da me e che i miei sentimenti nei suoi confronti sono molto profondi ma comunque dice di non amarmi più e di non voler più stare con me neanche tra 10 anni. Io purtroppo continuo a cercare di capire cosa fa tramite facebook e chi sta conoscendo; questo ovviamente mi causa ulteriori ansie ma è un processo che, seppur mi ci metta d'impegno, non riesco a spezzare. La mia vita non riesce ad andare avanti, non trovo lavoro, non ho molti amici e quelle rare volte che esco non faccio altro che pensare a lei, sto male e gli altri lo notano. Già quando lei stava con me gli altri notavano che in sua presenza ero più pieno di vita. Penso continuamente che lei prima o poi si potrà innamorare di un altro ragazzo e andarci a letto e il pensiero è diventato un'ossessione. Sono tormentato da immagini di lei che fa sesso con un altro ragazzo, provo disgusto e una fortissima ansia. Provo disgusto ad immaginare anche me con un'altra ragazza. Continuo a rimuginare su cosa avrei potuto fare tornando indietro nel tempo. Non ho più pace. Sono giorni che non dormo più e sono assalito da crisi di ansia. Non riesco a concentrarmi su niente, neanche su un film. Ho perso qualsiasi fiducia in me e nelle persone. Lei ora sta bene, ha un nuovo lavoro, dei nuovi amici tiene comunque a me, vuole che io sia felice e le fa male sapere che soffro così tanto.
Io non so come muovermi, anche con l'aiuto della terapeuta non riesco a sbloccarmi. Pensate sia il caso di tornare dallo psichiatra per instaurare una nuova terapia farmacologica? Cosa devo fare?
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Rispetto alla sua domanda se tornare dallo psichiatra, le consiglio di parlarne con la sua psicoterapeuta ma, in questo momento così doloroso per lei, potrebbe essere un aiuto in più a gestire l'ansia e le ossessioni. Continui a lavorare sul potenziamento della sua autostima, perché credo proprio che sia questo il punto principale, e, inoltre, su nuove modalità per fronteggiare i problemi che non siano il ricorso al controllo e all'aggressivita'. Ritengo che lei abbia bisogno di una terapia sistematica e molto focalizzata a trattare l'ansia e a contenere la rabbia. La sua terapeuta e' sufficientemente direttiva ?
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Ex utente
Gentili dottori avrei bisogno di un vostro consiglio alla luce di nuovi eventi. Purtroppo, causa cambio terapeuta le cose sono andate logorandosi e sono giunto, inconsciamente, alla verità. Sono stato da un nuovo terapeuta cognitivo comportamentale qualche mese fa che mi ha distrutto in 20 min. Non sapevo cosa comportasse il DOC nè di averlo, credevo fosse solo qualche paura, fobia, brillantemente risolta in terapia. Ebbene il terapeuta in questione mi ha detto di essere debole e solo, di dover dipendere necessariamente da qualcosa, che gli scatti di rabbia sono dovuti al mio disturbo, che non riconosco le emozioni e non le so regolare ... insomma non ho mai avuto problemi a guidare sono sceso dopo 20 min da suo studio completamente devastato e sono stato 3 ore a cercare la macchina senza trovarla. Ho avuto delle fortissime crisi di ansia per 3 notti consecutive, in cui ho cercato informazioni sul DOC. Ho chiesto ai miei di farmi vedere la mia ex-terapeuta ma non c'è stato nulla da fare, alla fine ho abbracciato mio fratello e non ho provato più alcuna emozione (ansia, dolore, paura ...). Quella notte pensando di avere una malattia psichiatrica mi scottava la pelle dall'ansia ma non la sentivo. Sono stato il giorno successivo da una gestaltica che mi ha sbloccato facendomi piangere. Sono inoltre giusto alla conclusione che la mia ex ragazza era la mia terapeuta ... infatti ho iniziato a perdere il controllo sulla rabbia quando lei me lo ha detto. Ho iniziato a dubitare di essere malato quando lei me lo ha scritto. Insomma da piccoli errori della mia ex-terapeuta e da enormi del nuovo la mia vita è totalmente rovinata. Non ragiono più come prima non ho ricordi passati e sembra che in me esistano 3 persone con 3 ricordi differenti. Nessun complimento mi fa più piacere. Aiuti? Dopo la terapia comportamentale io non ho avevo più alcuna ossessione degna di nota. Ero una persona precisa, responsabile e affidabile ora mi sento il cervello minuscolo e malato.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 5.1k visite dal 10/09/2013.
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Caratteristiche e cura delle principali patologie dei bambini: malattie esantematiche, infettive, disturbi gastrointestinali, problemi di chirurgia pediatrica.