Depressione e paura costante

Salve, ho 21 anni e dalla prima adolescenza non sono mai riuscita a vivere a pieno la mia vita. A partire dai miei 12-13 anni, infatti, ho iniziato a coltivare pensieri ricorrenti nei confronti del suicidio; ho sviluppato una forte ansia in presenza di altre persone che, a lungo andare, è sfociata in disprezzo e totale sfiducia nel genere umano (che, purtroppo, è la causa del mio essere terrorizzata dalla maggiorparte delle persone, come se potessero solo arrecarmi male fisico e/o mentale). Ancora oggi affronto gli stessi problemi quotidianamente, chiudendomi in me stessa e fuggendo da qualsiasi relazione che richieda il mio impegno poiché non ne vedo l'utilità. Non credo di aver mai provato sentimenti positivi per conoscenti, soprattutto perché non mi lascio andare e non mi fido. Sono sempre sulla difensiva e basta poco per irritarmi o deprimermi ulteriormente. Questo si riversa anche in campo lavorativo, e così mi accontento spesso del minimo indispensabile al posto di provare a fare di più. Nonostante sia cosciente di questa situazione, in alcun modo sono stata capace di migliorare, per quanto possibile, il rapporto che ho con la vita. Ho provato a scoprire le ragioni di tali comportamenti, senza mai arrivare ad una risposta. Non penso di aver avuto un infanzia difficile, o meglio, nonostante anche da bambina sia stata chiusa ed abbia preferito isolarmi di mia spontanea volontà, i miei genitori mi hanno sempre trattata con rispetto ed amore, ignorando la mia netta preferenza per lo stare in camera tutto il giorno ed i miei atteggiamenti a tratti bruschi che assumevo con loro. È come se il problema fossi sempre stata io, in un modo o nell'altro. Mi è attualmente difficile parlarne con uno psicologo, sebbene ci sia l'intenzione. Mi piacerebbe soltanto essere un'altra, perché convivere con la mia personalità è diventato impossibile. Non pretendo di certo la soluzione ai miei mali, anzi, vi ringrazio in anticipo per l'eventuale tempo che mi dedicherete.
Grazie.
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Dr.ssa Daniela Benedetto Psicoterapeuta, Psicologo 213 5
Gentile ragazza, credo che la decisione consapevole o meno, di ritirarsi dal contatto con gli 'altri, sia una risposta ad un contesto insoddisfacente o ancor di più' una richiesta subliminale di attenzione e contenimento. Un bambino va guidato, rassicurato, spronato alla conoscenza e alla fiducia in se stesso e nei confronti degli altri. L indifferenza 'ignorando la mia netta preferenza per lo stare in ....' non può' essere una risposta propositiva. Ora lei ha paura, e' incerta, non vede una strada sicura, proprio perché' diffidente rispetto agli altri ma anche rispetto a se stessa.
Sarebbe auspicabile una consulenza da uno psicologo psicoterapeuta affinche'possa valutare, qualora fattibile, un intervento familiare.(sul sistema famiglia).
Un cortese saluto
Dr.ssa daniela benedetto Roma

Dr.ssa Daniela Benedetto
Psicologa e Psicoterapeuta EMDR Roma
tel. 3396306112 www.danielabenedetto.it
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[#2]
Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
concordo con quanto scrive la collega dott.ssa Benedetto. Credo sia necessario che si rivolga ad una psicologo di persona. Capisco che è difficile soprattutto se dice che il suo principale problema sono le relazioni. In particolare sembra la fiducia. Fidarsi è anche darsi la possibilità di accettare che qualcosa non funzioni nel rapporto con l'altro.
Perché sente il bisogno di difendersi? Teme di rimanere ferita?

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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