Rapporti difficili con altro sesso per paure ed ansie mai superate
buongiorno,
avrei la necessità di capire a che punto sono della mia auto-psicoterapia.
so bene che da soli è difficile partire dal punto A e raggiungere il punto B in maniera lineare e senza intoppi, ma dato che il problema mi si è presentato da circa 2 anni ed in maniera così improvvisa volevo sapere se ho realmente bisogno di aiuto o se sto andando nella giusta direzione.
Ho dei problemi a relazionarmi con gli uomini a causa di paure ed ansie.
Sono terrorizzata dall'abbandono, dal tradimento, dalla falsità e dal non piacere e di conseguenza adotto dei comportamenti spesso incoerenti. Mi capita di uscire con un uomo e gettarmi subito su di lui perchè già consapevole che da me vuole quello e nient'altro, che mi abbandonerà come hanno fatto tutti e per farlo userà stratagemmi e bugie...questo poi porta ad una relazione (se cresce) fatta di letto e incomprensioni. Negli anni ho vissuto tutte le relazioni in questo modo ed alcune con molta ansia e paura cosa che mi portava ad essere distaccata all'esterno ma furiosa dentro. Non parlo perchè sono convinta che quello che dico non abbia importanza, che venga deriso, non ascoltato o ancora peggio che quello che provo porti le persone a scappare.
Analizzando il mio comportamento e cercandone le cause sono arrivata a quando a 16 anno ho perso mio padre. L'anno successivo ho iniziato una storia con un uomo di 28. Era la prima volta che provavo qualcosa e data la giovane età non sapevo come gestirla. Lui credo sia stato l'artefice di queste mie paure. C'era e non c'era, usciva con altre e me lo faceva davanti, mentiva o non rispondeva per settimane.Lo cercavo assiduamente per avere delle risposte e quando riuscivo a metterlo all'angolo mi dava risposte fredde e senza senso, spesso cattive. Sono arrivata al punto che da me non usciva più una sola parola. Dopo 3 anni chiudo definitivamente. Dopo 2 lego con un'altra persona che però si rivela gelosissima e possessiva. Mi fa terra bruciata intorno e quando impazziva di gelosia era impossibile parlarci e anche con lui ho smesso di lottare. Ho iniziato a vivere le storie come di solo sesso. Non mi sono legata con nessuno per 7 anni ma non sentivo ci fosse nessun problema. 2 anni fa per caso riprendo la frequentazione col primo che dopo un periodo di attenzioni ricominciare a sparire come faceva un tempo...entro nella confusione più totale e nel frattempo conosco l'ultima persona con la quale ho legato. All'inizio l'ho presa come la solita storia di sesso ma poi qualcosa in me è cambiato. Mi sembrava come me, tormentato ma ancora disposto ad amare. La storia è tormentata: mi cerca e poi sparisce. Chiede il mio aiuto e poi non risp più. Alza muri che poi fa ricadere. Dice di non volere Storie ma che mi vuole tanto bene. Io a tratti ho detto cosa provavo ed altri sono stata gelida. Se questa persona incarna tutte le mie paure perchè ne sono così ossessionata? Perchè non la lascio andare come farebbero tutte le donne? Cosa scatta nella mia testa? Mi sento in colpa?
avrei la necessità di capire a che punto sono della mia auto-psicoterapia.
so bene che da soli è difficile partire dal punto A e raggiungere il punto B in maniera lineare e senza intoppi, ma dato che il problema mi si è presentato da circa 2 anni ed in maniera così improvvisa volevo sapere se ho realmente bisogno di aiuto o se sto andando nella giusta direzione.
Ho dei problemi a relazionarmi con gli uomini a causa di paure ed ansie.
Sono terrorizzata dall'abbandono, dal tradimento, dalla falsità e dal non piacere e di conseguenza adotto dei comportamenti spesso incoerenti. Mi capita di uscire con un uomo e gettarmi subito su di lui perchè già consapevole che da me vuole quello e nient'altro, che mi abbandonerà come hanno fatto tutti e per farlo userà stratagemmi e bugie...questo poi porta ad una relazione (se cresce) fatta di letto e incomprensioni. Negli anni ho vissuto tutte le relazioni in questo modo ed alcune con molta ansia e paura cosa che mi portava ad essere distaccata all'esterno ma furiosa dentro. Non parlo perchè sono convinta che quello che dico non abbia importanza, che venga deriso, non ascoltato o ancora peggio che quello che provo porti le persone a scappare.
Analizzando il mio comportamento e cercandone le cause sono arrivata a quando a 16 anno ho perso mio padre. L'anno successivo ho iniziato una storia con un uomo di 28. Era la prima volta che provavo qualcosa e data la giovane età non sapevo come gestirla. Lui credo sia stato l'artefice di queste mie paure. C'era e non c'era, usciva con altre e me lo faceva davanti, mentiva o non rispondeva per settimane.Lo cercavo assiduamente per avere delle risposte e quando riuscivo a metterlo all'angolo mi dava risposte fredde e senza senso, spesso cattive. Sono arrivata al punto che da me non usciva più una sola parola. Dopo 3 anni chiudo definitivamente. Dopo 2 lego con un'altra persona che però si rivela gelosissima e possessiva. Mi fa terra bruciata intorno e quando impazziva di gelosia era impossibile parlarci e anche con lui ho smesso di lottare. Ho iniziato a vivere le storie come di solo sesso. Non mi sono legata con nessuno per 7 anni ma non sentivo ci fosse nessun problema. 2 anni fa per caso riprendo la frequentazione col primo che dopo un periodo di attenzioni ricominciare a sparire come faceva un tempo...entro nella confusione più totale e nel frattempo conosco l'ultima persona con la quale ho legato. All'inizio l'ho presa come la solita storia di sesso ma poi qualcosa in me è cambiato. Mi sembrava come me, tormentato ma ancora disposto ad amare. La storia è tormentata: mi cerca e poi sparisce. Chiede il mio aiuto e poi non risp più. Alza muri che poi fa ricadere. Dice di non volere Storie ma che mi vuole tanto bene. Io a tratti ho detto cosa provavo ed altri sono stata gelida. Se questa persona incarna tutte le mie paure perchè ne sono così ossessionata? Perchè non la lascio andare come farebbero tutte le donne? Cosa scatta nella mia testa? Mi sento in colpa?
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<avrei la necessità di capire a che punto sono della mia auto-psicoterapia.>
Gentile Ragazza,
non se ne abbia a male, ma credo sia partita da un presupposto un po' da rivedere.
Semmai sta cercando di capire,da quanto ho compreso le cause di alcuni suoi disagi nel relazionarsi per poi tentare di risolverli.
Non è possibile l'auto-psicoterapia per diversi motivi, la nostra mente ci tende trappole, di cui gli stessi disagi potrebbero rappresentare un esempio, è astuta, abile nel confonderci, nell'ingannarci, nel trovare giustificazioni di cui non ci rendiamo conto...
Piuttosto questa pratica potrebbe sfociare o addirittura essere confusa con rimuginazioni di tipo ansioso, indagare le cause poi non porta automaticamente a soluzioni.
Solo uno specialista competente , come lo psicologo psicoterapeuta, ma di persona, la potrebbe aiutare a capire e soprattutto ad affrontare in modo proprio i suoi disagi e le modalità di scegliere e stare nelle sue relazioni affettive che ha elencato qui nella quale la sua storia personale e familiare ha certamente un peso. Che ne pensa?
Le suggerisco di leggere questi articoli
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Cari saluti
Gentile Ragazza,
non se ne abbia a male, ma credo sia partita da un presupposto un po' da rivedere.
Semmai sta cercando di capire,da quanto ho compreso le cause di alcuni suoi disagi nel relazionarsi per poi tentare di risolverli.
Non è possibile l'auto-psicoterapia per diversi motivi, la nostra mente ci tende trappole, di cui gli stessi disagi potrebbero rappresentare un esempio, è astuta, abile nel confonderci, nell'ingannarci, nel trovare giustificazioni di cui non ci rendiamo conto...
Piuttosto questa pratica potrebbe sfociare o addirittura essere confusa con rimuginazioni di tipo ansioso, indagare le cause poi non porta automaticamente a soluzioni.
Solo uno specialista competente , come lo psicologo psicoterapeuta, ma di persona, la potrebbe aiutare a capire e soprattutto ad affrontare in modo proprio i suoi disagi e le modalità di scegliere e stare nelle sue relazioni affettive che ha elencato qui nella quale la sua storia personale e familiare ha certamente un peso. Che ne pensa?
Le suggerisco di leggere questi articoli
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Cari saluti
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Gentile utente,
concordo con quanto sostenuto dalla dott.ssa Rinella.
Non è possibile una auto-psicoterapia.
Come si dice in questo caso: "Ce la cantiamo e ce la suoniamo da soli".
Ogni cambiamento, ogni crescita, passa attraverso il confronto con un altra persona.
Pensi ai bambini. Il loro sviluppo, la loro crescita psicologica, passa attraverso la rete di relazioni nella quale sono inseriti, in particolar modo dalla qualità della relazione con i genitori.
Questo assioma vale anche per gli adulti.
Il fatto che lei si sforzi di "psicoanalizzare" se stessa (mi passi il termine) sembra confermare la sua paura di aprirsi.
Inoltre noi stessi costruiamo la realtà nella quale siamo inseriti. Se pensa di essere esclusa, derisa, tradita, dagli altri diventerà molto probabile che lo sarà.
Citando Lorenzo Cherubini: "Se pensi sempre ad un muro un muro troverai"
Restiamo in ascolto
concordo con quanto sostenuto dalla dott.ssa Rinella.
Non è possibile una auto-psicoterapia.
Come si dice in questo caso: "Ce la cantiamo e ce la suoniamo da soli".
Ogni cambiamento, ogni crescita, passa attraverso il confronto con un altra persona.
Pensi ai bambini. Il loro sviluppo, la loro crescita psicologica, passa attraverso la rete di relazioni nella quale sono inseriti, in particolar modo dalla qualità della relazione con i genitori.
Questo assioma vale anche per gli adulti.
Il fatto che lei si sforzi di "psicoanalizzare" se stessa (mi passi il termine) sembra confermare la sua paura di aprirsi.
Inoltre noi stessi costruiamo la realtà nella quale siamo inseriti. Se pensa di essere esclusa, derisa, tradita, dagli altri diventerà molto probabile che lo sarà.
Citando Lorenzo Cherubini: "Se pensi sempre ad un muro un muro troverai"
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#3]
Gentile Ragazza,
come già detto dai Colleghi che mi hanno preceduto, l'auto-terapia non esiste e non funziona.
Le ansie devono essere attentamente ascoltate e soprattutto diagnosticate, prima di essere curate.
Alle sue domande è complesso fornire delle risposte senza un adeguato approfondimento psicologico.
L'amore poi segue dinamiche non sempre razionali, ma inconsce e sotterranee...
come già detto dai Colleghi che mi hanno preceduto, l'auto-terapia non esiste e non funziona.
Le ansie devono essere attentamente ascoltate e soprattutto diagnosticate, prima di essere curate.
Alle sue domande è complesso fornire delle risposte senza un adeguato approfondimento psicologico.
L'amore poi segue dinamiche non sempre razionali, ma inconsce e sotterranee...
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Ex utente
Grazie delle risposte,
volevo giusto comprendere se era il caso di iniziare un percorso o se le mie sono semplici turbe dovute a eventi passati.
cercavo di fare chiarezza, di trovare un modo per dare una spiegazione ai miei strani comportamenti. Già che li definisco strani credo sia un sintomo che voglio migliorare.
Non so se tutto questo svanirà col tempo, magari trovando la persona giusta ma la domanda che mi pongo è questa: in questo stato riuscirò a riconoscere la persona giusta o mi passerà davanti come tutti gli altri?
e ancora perchè mi ossessione nel cercare di capire l'atteggiamento di chi probabilmente è più turbato di me? Cerco un riscatto?
Troppe domande per una persona che a quasi 30 anni dovrebbe definirsi donna.
anche questo mi turba. Possibile che non sia riuscita a creare delle difese? O meglio, perchè il mio sistema di difesa fa così "cilecca"?
Cosa mi è mancato? La mia famiglia è normale, un papà che ora non c'è più può portare sì dei disagi ma così forti?
scusate...sto solo cercando di capire e forse mi pongo troppe domande tutte insieme.
quindi voi dite che devo porle ad uno specialista?
volevo giusto comprendere se era il caso di iniziare un percorso o se le mie sono semplici turbe dovute a eventi passati.
cercavo di fare chiarezza, di trovare un modo per dare una spiegazione ai miei strani comportamenti. Già che li definisco strani credo sia un sintomo che voglio migliorare.
Non so se tutto questo svanirà col tempo, magari trovando la persona giusta ma la domanda che mi pongo è questa: in questo stato riuscirò a riconoscere la persona giusta o mi passerà davanti come tutti gli altri?
e ancora perchè mi ossessione nel cercare di capire l'atteggiamento di chi probabilmente è più turbato di me? Cerco un riscatto?
Troppe domande per una persona che a quasi 30 anni dovrebbe definirsi donna.
anche questo mi turba. Possibile che non sia riuscita a creare delle difese? O meglio, perchè il mio sistema di difesa fa così "cilecca"?
Cosa mi è mancato? La mia famiglia è normale, un papà che ora non c'è più può portare sì dei disagi ma così forti?
scusate...sto solo cercando di capire e forse mi pongo troppe domande tutte insieme.
quindi voi dite che devo porle ad uno specialista?
[#5]
<quindi voi dite che devo porle ad uno specialista?>
Si certamente per le ragioni che le abbiamo spiegato sopra, poiché da qui non è possibile né raccogliere gli elementi utili, né fare interventi diretti.
Ha letto gli articoli ai link segnalati?
Si certamente per le ragioni che le abbiamo spiegato sopra, poiché da qui non è possibile né raccogliere gli elementi utili, né fare interventi diretti.
Ha letto gli articoli ai link segnalati?
[#6]
Ex utente
La cosa strana è che nei rapporti sociali non ho nessun tipo di problema. Parlo, mi espongo, discuto, so dire "ti voglio bene", esprimo il mio affetto ad amici / amiche con un abbraccio, un bacio, una carezza... sono apprezzata per la mia bontà (a detta loro) e per il mio equilibrio. Mi è stato detto più volte che nei gruppi spicco come quella che lega le persone e tieni i toni a livello medio. Insomma non ho problemi. Sono ampiamente rispettata per quella che sono, per come reagisco, per quello che ho ottenuto nella vita... Mi reputano anche molto interessante, intelligente e bella... (sempre a detta loro)
E' quando ho a che fare con un uomo fuori dal contesto sociale che entro nella confusione più totale...non so cosa dire, come dirlo, se dirlo. Cosa fare, se farlo e come farlo. E quindi riduco tutto a NIENTE...forse perchè è più facile così. Capita però poi che ad un certo punto decida di mettermi in gioco e lo faccio maldestramente, senza considerare tempi e reazioni...solo perchè lo voglio io!
ma c'è una qualche spiegazione a tutto questo?
Mi capita di parlare molto con altre persone e spesso riscontro le stesse paure, ma mentre le altre ne escono in fretta io mi ci infilo sempre di più. Cosa voglio ottenere?
per dare anche un riscontro alla dott.ssa Laura Rinella, sono più le volte che cambio idea su un fatto che quelle in cui mi fermo. Oggi è così, domani è il contrario...
astuta la mente :) ... ho letto parte dei link che mi ha fornito (sono a lavoro) ma già dalle seguenti righe ho capito qualcosa di molto importante.
gli esseri umani notano e ricordano molto di più ciò che va male rispetto a ciò che va bene.
La psicoterapia non è dare consigli. Il mondo è pieno di consigli e consiglieri. Parte di ciò che fa arrivare le persone in terapia è proprio l'essersi persi in tutti quei consigli, il non riuscire più a metterli in ordine e a dare il giusto peso a ciò che è importante e a ciò che non lo è.
Si riduce tutto a questo: una persona decide di andare in terapia perché è bloccata.
Quando qualcuno arriva in terapia spontaneamente, o trascinato dai parenti, l'elemento comune è che il suo comportamento, le sue sensazioni, i suoi pensieri e le sue percezioni sono diventate inappropriate. E non capisce perché si senta così arrabbiato, depresso, così ossessionato da tutte quelle banalità, così impaurito dal nulla.
forse è il caso che inizi a cercare qualcuno...
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.6k visite dal 29/08/2013.
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