Attacchi
Gentili dottori, scrivo perché ho bisogno di un vostro consiglio riguardo ad una spiacevole situazione in cui si trova una persona che mi sta molto a cuore:
Sto frequentando un ragazzo con il quale c'è una grande sintonia e intesa e ci troviamo molto bene.
Lui ha 26 anni, laureato con ottimi voti, impegnato politicamente e in ambito associativo, di bella presenza e con ottime capacità di parlare in pubblico e con un lavoro abbastanza soddisfacente, ma nonostante questo soffre di attacchi di panico e senso di inadeguatezza.
Da quando abbiamo iniziato a frequentarci è capitato numerose volte che, in mia presenza , abbia avuto un attacco di ansia (panico?) con mancanza del respiro, nausea forte (addirittura vomiti), tachicardia, debolezza, ecc. I sintomi durano in genere pochi minuti (nei casi peggiori mezzora), e una volta terminati generano momenti di disagio per entrambi. Sono diversi anni che ne soffre (anche prima di conoscere me), lui dice che non c'è un motivo particolare che scatena questa situazione, né una preoccupazione, né altro turbamento, ma dalle sue parole e considerando che questi avvenimenti capitano sempre quando dobbiamo incontrare altre persone importanti per me (e nuove conoscenze per lui) o situazioni in cui è al centro dell'attenzione o crede di essere posto a giudizio, mi è parso di capire che senta un senso di inadeguatezza nei confronti degli altri.
Ha subito un trauma da bambino legato ad un grave lutto in famiglia (perdita di un genitore in un incidente) e dalle sue parole noto che questo influenza notevolmente la sua serenità.
Questa situazione sta diventando insostenibile, seppure ci sia tra noi un'ottima intesa, e vedo che lui è molto interessato e legato a me, ma questi momenti rischiano di rovinare quello che potremo e vorremo costruire insieme.
Ho provato diverse volte a consigliargli di rivolgersi ad un medico o uno specialista e avendo anche io subito momenti simili in passato e avendo una particolare sensibilità al problema ho cercato di stargli vicino nei limiti delle mie possibilità.
Vi scrivo per avere un suggerimento su cosa e come suggerirgli per affrontare questo problema, a quale tipo di specialista rivolgersi e quale approccio utilizzare per affrontare il problema.
Sperando che lui risolva quanto prima questa situazione vi chiedo inoltre quale comportamento dovrei tenere io per supportarlo quando, in mia presenza, subisce questi attacchi d'ansia, e nei momenti a seguire come devo comportarmi per non ferirlo o peggiorare la situazione, ma nello stesso tempo fargli capire che se non affronta il problema, rischia di farmi allontanare..
grazie per la vostra disponibilità
Sto frequentando un ragazzo con il quale c'è una grande sintonia e intesa e ci troviamo molto bene.
Lui ha 26 anni, laureato con ottimi voti, impegnato politicamente e in ambito associativo, di bella presenza e con ottime capacità di parlare in pubblico e con un lavoro abbastanza soddisfacente, ma nonostante questo soffre di attacchi di panico e senso di inadeguatezza.
Da quando abbiamo iniziato a frequentarci è capitato numerose volte che, in mia presenza , abbia avuto un attacco di ansia (panico?) con mancanza del respiro, nausea forte (addirittura vomiti), tachicardia, debolezza, ecc. I sintomi durano in genere pochi minuti (nei casi peggiori mezzora), e una volta terminati generano momenti di disagio per entrambi. Sono diversi anni che ne soffre (anche prima di conoscere me), lui dice che non c'è un motivo particolare che scatena questa situazione, né una preoccupazione, né altro turbamento, ma dalle sue parole e considerando che questi avvenimenti capitano sempre quando dobbiamo incontrare altre persone importanti per me (e nuove conoscenze per lui) o situazioni in cui è al centro dell'attenzione o crede di essere posto a giudizio, mi è parso di capire che senta un senso di inadeguatezza nei confronti degli altri.
Ha subito un trauma da bambino legato ad un grave lutto in famiglia (perdita di un genitore in un incidente) e dalle sue parole noto che questo influenza notevolmente la sua serenità.
Questa situazione sta diventando insostenibile, seppure ci sia tra noi un'ottima intesa, e vedo che lui è molto interessato e legato a me, ma questi momenti rischiano di rovinare quello che potremo e vorremo costruire insieme.
Ho provato diverse volte a consigliargli di rivolgersi ad un medico o uno specialista e avendo anche io subito momenti simili in passato e avendo una particolare sensibilità al problema ho cercato di stargli vicino nei limiti delle mie possibilità.
Vi scrivo per avere un suggerimento su cosa e come suggerirgli per affrontare questo problema, a quale tipo di specialista rivolgersi e quale approccio utilizzare per affrontare il problema.
Sperando che lui risolva quanto prima questa situazione vi chiedo inoltre quale comportamento dovrei tenere io per supportarlo quando, in mia presenza, subisce questi attacchi d'ansia, e nei momenti a seguire come devo comportarmi per non ferirlo o peggiorare la situazione, ma nello stesso tempo fargli capire che se non affronta il problema, rischia di farmi allontanare..
grazie per la vostra disponibilità
[#1]
Cara ragazza,
se il suo ragazzo non vuole contattare uno specialista, non credo che lei possa fare molto per aiutarlo.
Le cause dei disturbi di natura ansiosa sono assolutamente individuali e, nonostante lei abbia indicato alcuni nuclei problematici nel suo ragazzo, la diagnosi del disturbo può essere fatta solo di persona.
Che fare in questi casi?
Purtroppo la richiesta d'aiuto deve partire dalla persona interessata ed è lui che dovrà contattare uno psicologo psicoterapeuta che possa, eseguita l'opportuna diagnosi, suggerirgli il percorso più adatto a lui.
Per una descrizione delle figure che lavorano in ambito PSI, provi a dare un'occhiata qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1404-quale-professionista-psi.html
Per quando riguarda lei, l'unica cosa che può fare, se lo desidera, è stargli vicino e tranquillizzarlo, empatizzando con lui il suo disagio.
Un caro saluto
se il suo ragazzo non vuole contattare uno specialista, non credo che lei possa fare molto per aiutarlo.
Le cause dei disturbi di natura ansiosa sono assolutamente individuali e, nonostante lei abbia indicato alcuni nuclei problematici nel suo ragazzo, la diagnosi del disturbo può essere fatta solo di persona.
Che fare in questi casi?
Purtroppo la richiesta d'aiuto deve partire dalla persona interessata ed è lui che dovrà contattare uno psicologo psicoterapeuta che possa, eseguita l'opportuna diagnosi, suggerirgli il percorso più adatto a lui.
Per una descrizione delle figure che lavorano in ambito PSI, provi a dare un'occhiata qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1404-quale-professionista-psi.html
Per quando riguarda lei, l'unica cosa che può fare, se lo desidera, è stargli vicino e tranquillizzarlo, empatizzando con lui il suo disagio.
Un caro saluto
Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com
[#3]
Gentile Utente,
Di concerto con il Collega, nessuno può sostituirsi alla volontà altrui di essere curati...
Anche se lei vive con ansia ed apprensione la situazione del suo ragazzo, ma può solo aiutarlo a riflettere con calma ed amore, sulla possibilità di consultare uno specialista
Cari auguri
Di concerto con il Collega, nessuno può sostituirsi alla volontà altrui di essere curati...
Anche se lei vive con ansia ed apprensione la situazione del suo ragazzo, ma può solo aiutarlo a riflettere con calma ed amore, sulla possibilità di consultare uno specialista
Cari auguri
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Gentile Ragazza,
nel condividere pienamente quanto hanno espresso i Colleghi, le chiedo: il suo ragazzo sa che ha scritto a noi?
Potrebbe eventualmente fargli leggere le nostre risposte oppure proporgli di provare a scriverci.
Questo non allo scopo di intervenire direttamente, cosa impossibile da qui, ma per sentire la sua voce e il suo sentire, dargli un parere , seppure con i limiti del mezzo virtuale, e indirizzarlo.
Lei potrebbe solo provare ulteriormente con delicatezza ed empatia ad incoraggiarlo a prendersi cura di sé, ma solo uno specialista di persona potrebbe accompagnarlo nel riconquistare un migliore benessere.
Le ha spiegato per quali motivi non si rivolge a un professionista?
nel condividere pienamente quanto hanno espresso i Colleghi, le chiedo: il suo ragazzo sa che ha scritto a noi?
Potrebbe eventualmente fargli leggere le nostre risposte oppure proporgli di provare a scriverci.
Questo non allo scopo di intervenire direttamente, cosa impossibile da qui, ma per sentire la sua voce e il suo sentire, dargli un parere , seppure con i limiti del mezzo virtuale, e indirizzarlo.
Lei potrebbe solo provare ulteriormente con delicatezza ed empatia ad incoraggiarlo a prendersi cura di sé, ma solo uno specialista di persona potrebbe accompagnarlo nel riconquistare un migliore benessere.
Le ha spiegato per quali motivi non si rivolge a un professionista?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#5]
Utente
inanzitutto grazie per la vostra gentile disponibilità, siete davvero un grande supporto.
- lui non sa che vi ho contattato, non gliel'ho detto per timore che la veda come un'invasione della sua persona o come un gesto troppo apprensivo nei suoi confronti (ci frequentiamo solo da 2 mesi) però,come suggerite, potrei invitarlo a contattarvi lui stesso, in modo che si senta libero di esprimere il suo pensiero e i suoi disagi.
- a dire il vero non è del tutto restio a consultare un medico (forse nel primo testo che ho scritto mi sono espressa male lasciando intendere un rifiuto rigido da parte sua), più che altro mi sembra di cogliere una "paura di scoprire di essere malato" e inesperienza su a chi e come rivolgersi nel chiedere aiuto.
Forse basterebbe un semplice supporto morale, quell'incoraggiamento giusto per coinvincerlo a chiedere un aiuto specializzato. Vorrei poterlo aiutare in questo.
- Io sto provando a fare del mio meglio, quando capitano questi suoi momenti di ansia cerco di non far trasparire la mia preoccupazione e di trovare le parole giuste per tranquillizzarlo, confesso che è uno sforzo grande da parte mia ma e che a sua volta mi impedisce di sentirmi libera di manifestagli i miei dubbi e insicurezze.
Ne approffitto per chiedervi un ulteriore consiglio, questa volta per me.
Spesso anche io mi trovo a trascorrere momenti di forte ansia dovuti alla paura che lui voglia interrompere la nostra frequentazione e che si stanchi già del nostro rapporto.
In realtà non ho motivi validi per supportare questa paura, se non questi suoi momenti di ansia e la mia ultima esperienza negativa con un ragazzo, con il quale ho vissuto una relazione importante e molto seria per 2 anni e che all'improvviso ha deciso di chiudere senza segnali o motivazioni giustificative (questo avvenimento, che risale ad un anno fa, mi ha segnato fortemente).
Spesso l'ansia e le paranoie assalgono anche me, ma sto evitando di parlargliene per non incrementare la sua ansia e perchè mi rendo conto che non ci sono validi motivi per dubitare del suo interesse verso di me, con il risultato che reprimo delle emozioni (paure) e finisco per stare male pure io e non mi sento totalmente serena e sincera nei suoi confronti.
Vi chiedo quindi se sia opportuno parlare con lui, tranquillamente e a cuore aperto, di questi miei pensieri o se sia meglio non dire nulla e lasciare che prima o poi svaniscano da sé.
grazie
- lui non sa che vi ho contattato, non gliel'ho detto per timore che la veda come un'invasione della sua persona o come un gesto troppo apprensivo nei suoi confronti (ci frequentiamo solo da 2 mesi) però,come suggerite, potrei invitarlo a contattarvi lui stesso, in modo che si senta libero di esprimere il suo pensiero e i suoi disagi.
- a dire il vero non è del tutto restio a consultare un medico (forse nel primo testo che ho scritto mi sono espressa male lasciando intendere un rifiuto rigido da parte sua), più che altro mi sembra di cogliere una "paura di scoprire di essere malato" e inesperienza su a chi e come rivolgersi nel chiedere aiuto.
Forse basterebbe un semplice supporto morale, quell'incoraggiamento giusto per coinvincerlo a chiedere un aiuto specializzato. Vorrei poterlo aiutare in questo.
- Io sto provando a fare del mio meglio, quando capitano questi suoi momenti di ansia cerco di non far trasparire la mia preoccupazione e di trovare le parole giuste per tranquillizzarlo, confesso che è uno sforzo grande da parte mia ma e che a sua volta mi impedisce di sentirmi libera di manifestagli i miei dubbi e insicurezze.
Ne approffitto per chiedervi un ulteriore consiglio, questa volta per me.
Spesso anche io mi trovo a trascorrere momenti di forte ansia dovuti alla paura che lui voglia interrompere la nostra frequentazione e che si stanchi già del nostro rapporto.
In realtà non ho motivi validi per supportare questa paura, se non questi suoi momenti di ansia e la mia ultima esperienza negativa con un ragazzo, con il quale ho vissuto una relazione importante e molto seria per 2 anni e che all'improvviso ha deciso di chiudere senza segnali o motivazioni giustificative (questo avvenimento, che risale ad un anno fa, mi ha segnato fortemente).
Spesso l'ansia e le paranoie assalgono anche me, ma sto evitando di parlargliene per non incrementare la sua ansia e perchè mi rendo conto che non ci sono validi motivi per dubitare del suo interesse verso di me, con il risultato che reprimo delle emozioni (paure) e finisco per stare male pure io e non mi sento totalmente serena e sincera nei suoi confronti.
Vi chiedo quindi se sia opportuno parlare con lui, tranquillamente e a cuore aperto, di questi miei pensieri o se sia meglio non dire nulla e lasciare che prima o poi svaniscano da sé.
grazie
[#6]
Utente
Perdonatemi se scrivo nuovamente e se chiedo ulteriori consigli, ma questa situazione non si risolve e prima o poi finirà per far male anche me.
In questo tempo che è trascorso dall'ultima volta che vi ho scritto i suoi attacchi di ansia non si sono placati,ma persistono insistentemente e spesso lo portano persino a fare delle cose irrispettose nei miei confronti (per es. bidonare all'ultimo momento un appuntamento con i miei amici - con tanto di risentimento da parte mia).
Questa situazione ci porta spesso a discutere e a parlare,parlare, parlare sempre dello stesso problema, per cercare una soluzione che pertanto è ancora introvabile.
Gli ho suggerito di rivolgersi ad uno specialista ma non vuole accettare il fatto di "essere malato".
Il suo atteggiamento di non voler reagire a questa situazione mi indispettisce e mi allontana, spesso mi infastidiscono anche gli attacchi di ansia che sono sempre frequenti. Sto cercando di tenere duro a questa situazione che richiede una grande pazienza e energia anche da parte mia, ma ora inizio ad essere seriamente in difficoltà.
Non riesco più ad avere l'interesse che avevo inizialmente nei suoi confronti, i fastidi e i problemi che mi crea sono superiori ai benefici che mi da nel frequentarlo, sono spesso in ansia perchè non so più come comportarmi e uscire da questa situazione e nello stesso tempo ho un grande affetto nei suoi confronti e mi dispiacerebbe buttar via la possibilità di vivere la nostra relazione perchè, al di là di questo grande problema, è una persona speciale. Penso spesso che meriterei una situazione tranquilla, una persona che sia in grado di farmi stare bene, soprattutto dopo il brutto periodo che ho passato a causa di una relazione precedente finita male, e che non mi dia preoccupazioni o stati ansiosi, talvolta ho la tentazione di chiudere. Forse dovrei prendermi una pausa, allontanarmi un po' per capire se davvero sono interessata a lui e disposta a stargli vicino. Nello stesso tempo penso che se gli manifestassi il mio disagio e se gli dicessi che voglio prendere una pausa dalla relazione, gli darei il colpo di grazia e ci soffrirebbe tanto e sarebbe per me un grande dispiacere.
Non so come uscire da questa situazione..
In questo tempo che è trascorso dall'ultima volta che vi ho scritto i suoi attacchi di ansia non si sono placati,ma persistono insistentemente e spesso lo portano persino a fare delle cose irrispettose nei miei confronti (per es. bidonare all'ultimo momento un appuntamento con i miei amici - con tanto di risentimento da parte mia).
Questa situazione ci porta spesso a discutere e a parlare,parlare, parlare sempre dello stesso problema, per cercare una soluzione che pertanto è ancora introvabile.
Gli ho suggerito di rivolgersi ad uno specialista ma non vuole accettare il fatto di "essere malato".
Il suo atteggiamento di non voler reagire a questa situazione mi indispettisce e mi allontana, spesso mi infastidiscono anche gli attacchi di ansia che sono sempre frequenti. Sto cercando di tenere duro a questa situazione che richiede una grande pazienza e energia anche da parte mia, ma ora inizio ad essere seriamente in difficoltà.
Non riesco più ad avere l'interesse che avevo inizialmente nei suoi confronti, i fastidi e i problemi che mi crea sono superiori ai benefici che mi da nel frequentarlo, sono spesso in ansia perchè non so più come comportarmi e uscire da questa situazione e nello stesso tempo ho un grande affetto nei suoi confronti e mi dispiacerebbe buttar via la possibilità di vivere la nostra relazione perchè, al di là di questo grande problema, è una persona speciale. Penso spesso che meriterei una situazione tranquilla, una persona che sia in grado di farmi stare bene, soprattutto dopo il brutto periodo che ho passato a causa di una relazione precedente finita male, e che non mi dia preoccupazioni o stati ansiosi, talvolta ho la tentazione di chiudere. Forse dovrei prendermi una pausa, allontanarmi un po' per capire se davvero sono interessata a lui e disposta a stargli vicino. Nello stesso tempo penso che se gli manifestassi il mio disagio e se gli dicessi che voglio prendere una pausa dalla relazione, gli darei il colpo di grazia e ci soffrirebbe tanto e sarebbe per me un grande dispiacere.
Non so come uscire da questa situazione..
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 1.7k visite dal 29/08/2013.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.