Tristezza/noia in un bambino di 9 anni
Salve, mio figlio di 9 anni al ritorno delle vacanze, durante le quali si è divertito tantissimo giocando ore e ore con altri bambini in spiaggia, è entrato in crisi. Ora non ci sono i suoi amici, noi genitori abbiamo ripreso il lavoro e sta con la nonna, che non frequenta tanto, e con il fratellino di 14 mesi. I suoi amici sono ancora via in vacanza. Ebbene, dal giorno successivo al ritorno in città, è tristissimo. Lui stesso chiede aiuto e, pur non trovando una causa alla sua tristezza, ci dice che non ce la fa a continuare così e si sente sempre tristissimo. Piange anche spesso. Episodi simili li aveva avuti un anno fa con la nascita del fratellino, sempre in presenza della nonna, poi passati stando tanto tempo insieme. Mi chiedo: può essere solo noia? Può essere il rapporto con la nonna, una persona fredda e nervosa? Insomma: ci dobbiamo preoccupare o aspettare che passi? Grazie in anticipoA
[#1]
Gentile Utente,
Solitamente i bambini hanno infinite risorse, non è proprio un aspettare che passi, ma osservarlo, senza attenzionarlo troppo, evitando così di rinforzare la problematica, potrebbe essee una valida strategia comportamentale
Se suo figlio ha già adoperato questa " tristezza" quando è nato il fratellino, conosce bene le dinamiche e soprattutto conosce l' effetto che questo suo stato d' animo ha su di voi.
Consideri che le frustrazioni servono a farli cresce, evitargliele non è sempre un bene, magari adopera questo suo malessere per attirare la vostra attenzione.
Le suggersco di trascorrere, compatibilmente al vostro lavoro, un tempo di qualità con vostro figlio, ascoltarlo, osservarlo ed essere forti.. Passerà, da quì a breve inizier à la scuola e riprenderà le sue rassicuranti abitudini
Solitamente i bambini hanno infinite risorse, non è proprio un aspettare che passi, ma osservarlo, senza attenzionarlo troppo, evitando così di rinforzare la problematica, potrebbe essee una valida strategia comportamentale
Se suo figlio ha già adoperato questa " tristezza" quando è nato il fratellino, conosce bene le dinamiche e soprattutto conosce l' effetto che questo suo stato d' animo ha su di voi.
Consideri che le frustrazioni servono a farli cresce, evitargliele non è sempre un bene, magari adopera questo suo malessere per attirare la vostra attenzione.
Le suggersco di trascorrere, compatibilmente al vostro lavoro, un tempo di qualità con vostro figlio, ascoltarlo, osservarlo ed essere forti.. Passerà, da quì a breve inizier à la scuola e riprenderà le sue rassicuranti abitudini
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile utente,
rispetto al da farsi è difficile dirlo. Forse attendere ancora un po' non è male. Certo questo dipende dall'entità della tristezza e dalla sua durata. Essere tristi dopo la nascita di un fratellino è un "must". Da essere l'unico sotto ai "riflettori familiari" tocca condividerli. Molti bambini, dopo la nascita di un fratello, iniziano a fare pipì a letto....
Per come lei racconta l'evento sembra reattivo ad una particolare situazione, forse la tristezza è il modo di segnalare un disagio e non un problema di rilevanza clinica.
Provi a parlarne con suo figlio.
Rispetto al rapporto con la "nonna" (non ho capito è quella paterna? è sua madre? è un dettaglio importante...) mi domando se sia lei ad avere da ridire. A volte i figli sono i portavoce dei genitori.
Restiamo in ascolto
rispetto al da farsi è difficile dirlo. Forse attendere ancora un po' non è male. Certo questo dipende dall'entità della tristezza e dalla sua durata. Essere tristi dopo la nascita di un fratellino è un "must". Da essere l'unico sotto ai "riflettori familiari" tocca condividerli. Molti bambini, dopo la nascita di un fratello, iniziano a fare pipì a letto....
Per come lei racconta l'evento sembra reattivo ad una particolare situazione, forse la tristezza è il modo di segnalare un disagio e non un problema di rilevanza clinica.
Provi a parlarne con suo figlio.
Rispetto al rapporto con la "nonna" (non ho capito è quella paterna? è sua madre? è un dettaglio importante...) mi domando se sia lei ad avere da ridire. A volte i figli sono i portavoce dei genitori.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.6k visite dal 27/08/2013.
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