Temo di parlarne col medico di famiglia
- Soffro di depressione?
Sono una donna di 21 anni. Da mesi ho crisi di pianto improvvisi, sbalzi d'umore. Non riesco a conseguire nulla di quello che mi sono prefissata sia in ambito di studio che lavorativo. Appena comincio qualcosa, mi sento profondamente sconfortata a volte seguono crisi di pianto. Mi ripropongo di ricominciare quando starò meglio. Inevitabilmente rimando all'infinito anche le più piccole commissioni, dall'acquisto di un regalo, l'iscrizione all'università, la compilazione di un curriclum, fino a trascurare le ricette mediche. Quando parlo con i miei genitori avverto una forte rabbia assieme a sconforto. Quando avevo all'incirca 14 anni venni a sapere da mia sorella che un vicino aveva abusato di lei. Mio padre era presente mentre lei me lo riferiva e non ha detto nulla. Presi coraggio e parlai della cosa a mia madre. Lei mi disse che lo sapevano e che non dovevo far nulla. Provai a parlarne con mia sorella, lei si rifiutò, mia madre mi sgridò violentemente chiedendomi che diritto avevo di chiederle, di far riaffiorare quei ricordi, che gli incubi di lei a causa mia erano ricominciati. Non ne riparlammo più dopo alcuni anni mia madre mi chiese se sapevo il perché dell'incarcerazione del vicino, avevano vinto la causa. Io risposi che sapevo tutto, non era vero, non ne parlammo più. Mia sorella che ora è adolescente è stata affetta da una forte depressione, mente l'altra si trascura a mio parere sia nell'aspetto che nelle sue capacità intellettive. Una volta presa dall'ennesimo attacco di pianto per la mia situazione e il mio percepito fallimento decisi di non nascondermi agli occhi della mia famiglia. Mio padre vedendomi in quello stato di auto denigrazione temevo stesse per picchiarmi. So che non l'avrebbe mai fatto, ma ora quando parlo con loro ho anche paura. Le amicizie se diventano troppo intime le tronco. Sono ossessionata dal timore di costituire una seccatura per la famiglia, gli amici e i conoscenti. Qualsiasi bisogno io abbia odio chiedere per timore di sembrare stupida. Non ho sempre scoraggiato qualsiasi avvicinamento da parte di qualsiasi uomo aggrappandomi al più piccolo difetto. Se c'erano possibilità che la mia famiglia o i miei amici che hanno contatto con essa venissero a sapere della storia mi fermavo subito. L'unica relazione che ho avuto nella era con un uomo 13 anni più vecchio di me. Speravo fosse solo sesso e di non rivederlo più, mi bastava saper e il suo nome per non perdere la verginità con un completo sconosciuto. Sapevo che se il mio corpo gli avesse fatto ribrezzo non avrei sofferto troppo. Non ho ancora parlato con uno psichiatra o uno psicoterapeuta perché cado nell'apatia e seguono piccoli periodi in cui mi dico che è superabile e sto meglio. Temo di parlarne col medico di famiglia. Ho il terrore che mi dicano che il problema dev'essere affrontato assieme ai miei genitori. Molte persone dicono che ho un grande potenziale, ma io non scorgo nulla. Ma tutto ciò che ho fatto per me era deludente.
Sono una donna di 21 anni. Da mesi ho crisi di pianto improvvisi, sbalzi d'umore. Non riesco a conseguire nulla di quello che mi sono prefissata sia in ambito di studio che lavorativo. Appena comincio qualcosa, mi sento profondamente sconfortata a volte seguono crisi di pianto. Mi ripropongo di ricominciare quando starò meglio. Inevitabilmente rimando all'infinito anche le più piccole commissioni, dall'acquisto di un regalo, l'iscrizione all'università, la compilazione di un curriclum, fino a trascurare le ricette mediche. Quando parlo con i miei genitori avverto una forte rabbia assieme a sconforto. Quando avevo all'incirca 14 anni venni a sapere da mia sorella che un vicino aveva abusato di lei. Mio padre era presente mentre lei me lo riferiva e non ha detto nulla. Presi coraggio e parlai della cosa a mia madre. Lei mi disse che lo sapevano e che non dovevo far nulla. Provai a parlarne con mia sorella, lei si rifiutò, mia madre mi sgridò violentemente chiedendomi che diritto avevo di chiederle, di far riaffiorare quei ricordi, che gli incubi di lei a causa mia erano ricominciati. Non ne riparlammo più dopo alcuni anni mia madre mi chiese se sapevo il perché dell'incarcerazione del vicino, avevano vinto la causa. Io risposi che sapevo tutto, non era vero, non ne parlammo più. Mia sorella che ora è adolescente è stata affetta da una forte depressione, mente l'altra si trascura a mio parere sia nell'aspetto che nelle sue capacità intellettive. Una volta presa dall'ennesimo attacco di pianto per la mia situazione e il mio percepito fallimento decisi di non nascondermi agli occhi della mia famiglia. Mio padre vedendomi in quello stato di auto denigrazione temevo stesse per picchiarmi. So che non l'avrebbe mai fatto, ma ora quando parlo con loro ho anche paura. Le amicizie se diventano troppo intime le tronco. Sono ossessionata dal timore di costituire una seccatura per la famiglia, gli amici e i conoscenti. Qualsiasi bisogno io abbia odio chiedere per timore di sembrare stupida. Non ho sempre scoraggiato qualsiasi avvicinamento da parte di qualsiasi uomo aggrappandomi al più piccolo difetto. Se c'erano possibilità che la mia famiglia o i miei amici che hanno contatto con essa venissero a sapere della storia mi fermavo subito. L'unica relazione che ho avuto nella era con un uomo 13 anni più vecchio di me. Speravo fosse solo sesso e di non rivederlo più, mi bastava saper e il suo nome per non perdere la verginità con un completo sconosciuto. Sapevo che se il mio corpo gli avesse fatto ribrezzo non avrei sofferto troppo. Non ho ancora parlato con uno psichiatra o uno psicoterapeuta perché cado nell'apatia e seguono piccoli periodi in cui mi dico che è superabile e sto meglio. Temo di parlarne col medico di famiglia. Ho il terrore che mi dicano che il problema dev'essere affrontato assieme ai miei genitori. Molte persone dicono che ho un grande potenziale, ma io non scorgo nulla. Ma tutto ciò che ho fatto per me era deludente.
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Gentile Utente,
si sente il dolore che emerge dalle Sue parole e ritengo sia opportuno, come mi pare Lei stessa riconosca, fare ordine in questa storia con l'aiuto di uno psicologo psicoterapeuta.
Io non so dirLe senza un'accurata valutazione se la Sua famiglia dovrà essere coinvolta. In linea generale direi di no, perchè è Lei che deve risolvere, facendosi aiutare, le Sue problematiche. Chiaramente queste problematiche sono nate e si sono poi sviluppate all'interno di un certo contesto, che è importante ma che non è la causa di come Lei sta ora.
Attualmente Lei studia?
Ha una relazione sentimentale o è sola?
si sente il dolore che emerge dalle Sue parole e ritengo sia opportuno, come mi pare Lei stessa riconosca, fare ordine in questa storia con l'aiuto di uno psicologo psicoterapeuta.
Io non so dirLe senza un'accurata valutazione se la Sua famiglia dovrà essere coinvolta. In linea generale direi di no, perchè è Lei che deve risolvere, facendosi aiutare, le Sue problematiche. Chiaramente queste problematiche sono nate e si sono poi sviluppate all'interno di un certo contesto, che è importante ma che non è la causa di come Lei sta ora.
Attualmente Lei studia?
Ha una relazione sentimentale o è sola?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Attualmente vorrei iscrivermi all'università, ma il mio stato mi impedisce di scegliere. E' un continuo ripensamento. Ogni volta che penso di essere arrivata alla decisione giungono dopo un po' di tempo crisi di nervi. L'alternativa è trovare un lavoro, ma seguono gli stessi stati d'animo.
Frequento ancora l'uomo di cui sopra ho scritto. In luglio mi ha chiesto di andare a vivere da lui. Tuttavia, almeno io, non riesco a capire se siamo una coppia o meno. All'inizio ho continuato ad uscire con lui perché credevo mi avrebbe lasciata in fretta e non mi sono mai preoccupata di stabilirlo. Ora ho paura di chiederlo, per non sembrare stupida, ma anche perché temo la mia reazione.
Frequento ancora l'uomo di cui sopra ho scritto. In luglio mi ha chiesto di andare a vivere da lui. Tuttavia, almeno io, non riesco a capire se siamo una coppia o meno. All'inizio ho continuato ad uscire con lui perché credevo mi avrebbe lasciata in fretta e non mi sono mai preoccupata di stabilirlo. Ora ho paura di chiederlo, per non sembrare stupida, ma anche perché temo la mia reazione.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.4k visite dal 22/08/2013.
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