Possibile sostenere due psicoterapie di stampo diverso contemporaneamente?

Salve, sono Elisa una ragazza di Milano di 23 anni. Avevo già richiesto un consulto 2 anni fa a propostito delle resistenze in psicoterapia, di cui ero rimasta molto soddisfatta.
Riassumo brevemente le motivazioni della mia richiesta di consulto ora:
Sono in cura presso uno psichiatra e una psicoanalista di stampo psicoanalitico da ormai 5 anni per una diagnosi di agorafobia resistente con disturbo evitante (diagnosi fatta dai due specialisti). Il tutto è nato da un disturbo di attacchi di panico, esordito all'età di 18 anni.
La psicoterapia che faccio, nonostante le difficoltà e i momenti di sconforto per me normali e facenti parte del percorso, mi ha sempre dato buoni frutti e grandi risultati a livello interiore. La reputo necessaria per me, sopratutto perchè non è ancora conclusa, anzi mi trovo in un momento clue. Tuttavia, purtroppo non mi aiuta molto dal punto di vista sintomatologico. Faccio davvero fatica ad affrontare le limitazioni derivanti dall'agorafobia.
Il mio psichiatra mi ha consigliato di partecipare a delle psicoterapie/corsi di gruppo finalizzati alla gestione dei sintomi, come aiuto in più alla mia psicoterapia.
Non ho mai preso in considerazione la proposta, perchè avevo troppa paura di affrontare i sintomi.
Finalmente è arrivato il momento in cui sento di dover affrontare i miei sintomi, sono stufa di queste limitazioni che non mi permettono di godermi la vita come invece dovrebbe fare un ragazzo della mia età. Non ho intenzione di partecipare ai gruppi, poichè preferisco avere un contatto diretto con uno specialista, come ho detto al mio psichiatra. Al che, alcuni medici (di base) mi han parlato delle psicoterapie cognitivo comportamentali, come le più adatte per risolvere agorafobia, ansia e attacchi di panico.
Ribadendo che non ho intenzione di accantonare o lasciare la psicoterapia che faccio, vi chiedo se sia possibile affiancare alla mia psicoterapia un altra terapia di stampo cognitivo comportamentale per aiutarmi a risolvere anche il lato pratico del problema. So che non è prassi seguire due psicoterapie contemporaneamente, ma alcuni medici (di base) mi han detto che dipende dai casi, a volte è possibile.
Ho pensato di chiedere un consulto qui, per ricevere risposte da specialisti.
So benissimo che di queste cose dovrò parlare e accordarmi con il mio psichiatra e la mia psicoterapeuta. Siccome rivedrò entrambe a settembre inoltrato ho deciso di portarmi avanti e cercare qualche psicoterapeuta di stampo cognitivo comportamentale nell'eventualità che si possano affiancare due terapie; sopratutto perchè ho davvero voglia di risolvere questi problemi e non voglio più aspettare, visto che l'ho fatto per troppo tempo a causa della paura.
Sapreste consigliarmi nell'eventualità, qualche specialista o centro nei pressi di Milano?

Vi ringrazio in anticipo per eventuali risposte.
Elisa
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le abbiamo già risposto nella richiesta precedente.

Una terapia focalizzata come la breve strategica - e ritengo anche la cognitivo-comportamentale, ma su questo punto potranno risponderle in modo più preciso i colleghi cognitivisti - può senz'altro essere affiancata all'analisi attuale, ma NON per un mero lavoro sui sintomi, dato che il concetto di terapia sintomatica ha fatto il suo tempo. Le terapie focalizzate e attive come la TBS e la TCC hanno effetti permanenti e duraturi, quando riescono in modo dovuto. Poi lei potrà decidere se continuare ad andare in analisi e per quale motivo.

Se anche il suo psichiatra è d'accordo, non vedo perché non farsi avanti.

Personalmente le consiglio più un lavoro individuale che di gruppo, se si tratta di problemi d'ansia.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

pur con i limiti del consulto on line dal momento che non possiamo fare una valutazione diretta, se Lei in 5 anni di analisi non ha risolto il problema che L'ha portata in analisi, come fa a dire che ha avuto dei risultati?

Molte persone commettono l'errore di credere che in terapia si possa andare senza fissare obiettivi relativi alla propria patologia. Io vorrei invece puntualizzare che la psicoterapia è la CURA dei disturbi psicopatologici. Per curare tali disturbi, in particolare i disturbi d'ansia, non è necessario andare alla ricerca di cause nel passato, perchè potrebbero non essercene e soprattutto perchè non si rimuovono i sintomi, ma possono addirittura amplificarsi...

Per trattare i disturbi d'ansia da un punto di vista della psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale sono necessari due step da portare avanti anche contemporaneamente: la comprensione del disturbo e delle credenze disfunzionali che lo mantengono vivo e l'esposizione a ciò che teme. Più se ne parla, più si rafforza la situazione patologica in quanto se il pz non fa altro che parlarne, sarà capace di raccontarsela anche molto bene per NON cambiare e penserà proprio a tutti gli ostacoli. Inoltre la psicoterapia efficace per l'ansia non consiste solo nel parlare, ma anche nel fare.

Una avvertenza che può esserLe utile: nei disturbi di questo tipo può essere un fattore estremamente negativo il tempo, perchè più si aspetta e più i sintomi si rafforzano; cinque anni infatti mi sembrano eccessivi per non avere alcun tipo di risultato.

Per rispondere alla Sua domanda, quindi, per i disturbi d'ansia direi che un trattamento eclettico è assolutamente sconsigliato.
Attendere la risposta del curante mi pare altrettanto sbagliato: se ella avesse ritenuto di doverLa inviare da un altro terapeuta, lo avrebbe fatto, dal momento che cinque anni di trattamento sono un tempo notevole e dal momento che Lei è anche molto giovane.

I trattamenti con due terapeuti, nella terapia di tipo cognitivo-comportamentale, sono in genere ammessi nei disturbi di personalità e ad esempio nei disturbi sessuali, in cui il pz sta facendo ad esempio un'analisi -come nel Suo caso- e sul sintomo sessuale desidera lavorare con terapie più attive e prescrittive.

Spero di essere stata chiara.
Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Utente
Utente
Ringrazio entrambe per le veloci risposte.
A questo punto, mi chiedo se sia più indicata una TBS o una TCC?
Sapreste indicarmi degli specialisti o dei centri in Milano e provincia per favore?

E' vero, Dot. Santonocito, già nella domanda precedente mi aveva parlato della TBS.
E sono felice di apprendere sia da Lei sia dalla Dot.ssa Pileci che questo tipo di terapia non è un lavoro solo sul versante sintomatico ma, a quanto ho capito, agisce disinnescando le disfunzionalità cognitive che creano il disturbo. Ho capito bene?

Reputo leggermente critica e offensiva la domanda iniziale della Dot.ssa Pileci, dal momento che non ho richiesto un parere sulla psicoanalisi che sto facendo e non ho esplicato qui da che situazione di sofferenza psicologica e fisica sono partita e che altri tipi di disagi interni soffro, ma ho riportato solo la diagnosi. So che la mia sintomatologia è la spia di una grossa mole di sofferenza interna e di schemi di pensiero e di comportamento per me lesivi.
Concordo, però, con Lei sul fatto che applicare solo un approcio analitico 'incancrenisce' i sintomi. Ho infatti aspettato troppo tempo non affrontandoli e procedendo solo sull'altro versante del problema; aspettando passiva dei miglioramenti (nonostante gli incentivi della mia terapeuta nel applicarmi nel lato pratico). E la ringrazio per le altre delucidazioni sulle terapie, sono sempre utili.

Mi chiedo, funzionerà una TBS o una TCC anche se i miei sintomi si sono incancreniti nel tempo?

Vi ringrazio ancora,
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le rispondo dal punto di vista *unicamente* della TBS.

>>> questo tipo di terapia non è un lavoro solo sul versante sintomatico [...] Ho capito bene?
>>>

Sì, ha capito bene. Può rileggere i link sulla TBS che a suo tempo le detti nell'altro consulto.

In TBS è prassi accettata prendere in cura pazienti che stanno andando in analisi o che stanno facendo cure di altro tipo. La TBS, per il modo in cui si svolge, difficilmente entra in conflitto con esse, se l'altro terapeuta non ha nulla da obiettare e se non interferisce con le prescrizioni.

La TBS non cerca di disinnescare direttamente le disfunzionalità cognitive, ma inizia il processo di cambiamento partendo dai comportamenti. Si comincia a comportarsi diversamente, dietro prescrizione, e di conseguenza si iniziano a percepire le situazioni che prima erano problematiche in modo non più problematico.

La TBS ha alcuni punti di sovrapposizione con la terapia comportamentale pura, molto meno con la terapia cognitiva. Entrambe sono forme valide di terapia, la scelta spetta a lei.

Per liste di professionisti può consultare la lista di iscritti al sito:

https://www.medicitalia.it/specialisti/psicologia/

oppure interpellare alcuni di noi privatamente per nominativi di colleghi.
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
La terapia cognitivo-comportamentale NON agisce solo sul sintomo, ma sulle idee disfunzionali che hanno generato il problema.

Mi spiace che Lei abbia frainteso, dal momento che -ovviamente- non sono qui ad offendere nessuno, ma a fornire un consulto all'Utenza, Lei compresa, che legge a proposito di terapie efficaci ed efficienti per una diagnosi come la Sua e ha diritto di ricevere informazioni corrette.

Esistono approcci terapeutici che NON sono particolarmente indicati per una diagnosi come la Sua ed è mio dovere ribadirlo, se voglio fornire all'Utenza un'informazione corretta. Legga qui per approfondimenti:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3607-e-la-lotta-contro-l-ansia-che-crea-ansia.html

https://www.medicitalia.it/news/psicologia/2106-ansia-quale-psicoanalisi-un-libro-per-capire.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/315-il-panico-e-l-agorafobia.html

Inoltre, le critiche a me sembrano costruttive.
Se Lei assumesse una farmaco per una malattia e il medico Le domandasse se ha ottenuto risultati con QUEL farmaco, La riterebbe una domanda offensiva?
Oppure un modo per sapere, da parte di quel medico, se la terapia farmacologica impostata, ha avuto successo oppure no equindi va cambiata con altro farmaco?

Torno a porre le stesse domande dunque, per aiutarLa:
quali obiettivi terapeutici vi siete poste all'inizio della terapia?
Quali di questi avete raggiunto?

Ribadisco che in terapia non si va per cominciare a parlare e poi si vede dove si arriva, ma all'inizio del trattamento ci si pone obiettivi sensati e percorribili ma precisi, perchè il pz. riesca a stare bene nel minor TEMPO possibile.

Come vede la variabile tempo è importante per poter definire un trattamento efficace ed efficiente.

Ma parallelamente è importante chiarire, proprio perchè molte persone sono convinte che dallo psicoterapeuta si debba parlare e basta senza ricevere operativamente aiuto e questo scoraggia ad intraprendere una terapia e ad assumere solo farmaci, che le psicoterapie quali la TCC sono terapie attive nelle quali il terapeuta interagisce molto e dà prescrizioni al pz da eseguire durante la settimana.

Inoltre, in TCC affermazioni quali "...la mia sintomatologia è la spia di una grossa mole di sofferenza interna..." non hanno basi scientifiche: come Le dicevo non esiste una causalità lineare. Quindi non è tanto importante andare a capire la causa (che magari non c'è e/o non si trova dopo anni di lavoro terapeutico), ma agire sul qui e ora e fare in modo che il pz. stia bene.

Più si sta su "la mia sintomatologia è la spia di una grossa mole di sofferenza interna" più si accentuano i problemi.
Più ci si sposta da tutto ciò, più il pz diventa capace di FARE tutto ciò che non riesce più a fare, seguendo le indicazioni del terapeuta.
D'altra parte Lei stessa dice che i Suoi sintomi si sono... "incancreniti" nel tempo.

"Mi chiedo, funzionerà una TBS o una TCC anche se i miei sintomi si sono incancreniti nel tempo?"
Dipende da tanti fattori. Il tempo gioca contro: più si aspetta ad intervenire e peggio è, proprio perchè nel frattempo i sintomi si sono rafforzati e soprattutto le strategie di gestione degli stessi che il pz attua.
Molto dipende anche dallo sforzo del pz: poichè si tratta di terapie attive, è chiaro che il pz fa tutta la fatica.
C'è di positivo il fatto che Lei sia molto giovane e questo è a Suoa vantaggio.

Spero di averLe risposto.
Un cordiale saluto,
[#6]
Utente
Utente
Ringrazio entrambe per le risposte chiare e gentili, nonostante penso che la Dott.ssa Pileci abbia decentrato la questione.
Cordiali saluti.
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

continua a fraintendere, in quanto il servizio non serve solo a Lei ma a tutti i lettori di Medicitalia.it e perchè Le ho risposto nel merito, spiegando molto chiaramente come funziona la terapia di cui Lei chiede lumi.
Piuttosto è Lei che non ha risposto alle mie domande.

Spero comunque che, soprattutto vista la giovane età, riuscirà a stare bene quanto prima.

Un cordiale saluto,
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

Leggi tutto