Dipendenza affettiva
Salve,
Sono una ragazza di 31 anni, da 2 anni sono fidanzata con un ragazzo che ne ha 4 in più di me. Da pochi gg ho scoperto l'esistenza di questa patologia che è la dipenda affettiva. Ho letto tutte le descrizioni presenti in rete relative ai sintomi e alle caratteristiche del dipendente affettivo e delineano esattamente la mia personalità.
Sono cresciuta con la consapevolezza di essere stata spesso trascurata dai miei genitori: mia madre non è una persona molto comunicativa, anzi è totalmente introversa e incapace di manifestare l'affetto. Mio padre aveva 47 anni (io ne avevo 20) quando il tumore lo ha spento del tutto; lui era una persona molto attiva, dai molteplici interessi, attività e hobby. I figli per lui erano una gestione da delegare soprattutto alla madre.
Non ho una personalità ben definita: scarsa autostima, debole e insicura; tendo a dare più importanza alle opinioni degli altri che alle mie. Di questo ne risento soprattutto nei rapporti di coppia che finiscono per diventare distruttivi, anche con il mio ultimo ragazzo per il quale sento di provare un amore immenso ma insano.
Credo di averlo idealizzato troppo; mi sono annullata nella mia individualità smettendo di trovare alcun tipo di interesse che fosse al di fuori della sua persona. Ho trascurato lo studio, gli amici, la famiglia, i miei hobby. Vivevo e facevo tutto in funzione di lui.
Lui era molto innamorato di me ma le mie continue ossessioni, richieste di prove d'amore, controllo, insicurezze di ogni tipo lo hanno fatto stancare, arrivando al punto da sentirsi oppresso dalla sola mia presenza. La sua autonomia la avvertivo come una minaccia. È arrivato al punto da trattarmi male: da un banale motivo di litigio si arriva subito a parole pesanti che mi offendono come persona e talvolta anche alle mani.
Più volte ha cercato di lasciarmi ma io l'ho sempre supplicato di riprovare, perchè vedevo nella fine di questo rapporto la mia rovina. L'ho seguito, perseguitato, implorato; mi sono umiliata davanti a lui pur di evitare che mi abbandonasse. Pronta a rinnegare le mie ragioni, le mie idee, chiedendo scusa anche quando sapevo che era lui a sbagliare. Sono arrivata a commettere dei gesti di autolesionismo, in preda ad un senso di disperazione e angoscia totali, ho più volte minacciato il suicidio.
Adesso ho raggiunto la consapevolezza di essere caduta in un insano circolo vizioso, che va interrotto subito rafforzando la mia personalità, facendomi ritrovare la gioia di vivere anche quando sono da sola, perché valgo anche se non ho lui accanto.
Sento il bisogno di rinnovarmi ma sento anche il forte bisogno di recuperare questo rapporto. Credete che questa mia duplice esigenza sia contraddittoria e inconciliabile?
L'idea di avere rovinato questa storia per un mio grave problema mi fa stare male; so che dovrò iniziare un percorso che mi permetta di riacquistare la stima e la fiducia in me stessa, appoggiandomi anche ad uno specialista; ma è necessario che mi allontanarmi da lui?
Sono una ragazza di 31 anni, da 2 anni sono fidanzata con un ragazzo che ne ha 4 in più di me. Da pochi gg ho scoperto l'esistenza di questa patologia che è la dipenda affettiva. Ho letto tutte le descrizioni presenti in rete relative ai sintomi e alle caratteristiche del dipendente affettivo e delineano esattamente la mia personalità.
Sono cresciuta con la consapevolezza di essere stata spesso trascurata dai miei genitori: mia madre non è una persona molto comunicativa, anzi è totalmente introversa e incapace di manifestare l'affetto. Mio padre aveva 47 anni (io ne avevo 20) quando il tumore lo ha spento del tutto; lui era una persona molto attiva, dai molteplici interessi, attività e hobby. I figli per lui erano una gestione da delegare soprattutto alla madre.
Non ho una personalità ben definita: scarsa autostima, debole e insicura; tendo a dare più importanza alle opinioni degli altri che alle mie. Di questo ne risento soprattutto nei rapporti di coppia che finiscono per diventare distruttivi, anche con il mio ultimo ragazzo per il quale sento di provare un amore immenso ma insano.
Credo di averlo idealizzato troppo; mi sono annullata nella mia individualità smettendo di trovare alcun tipo di interesse che fosse al di fuori della sua persona. Ho trascurato lo studio, gli amici, la famiglia, i miei hobby. Vivevo e facevo tutto in funzione di lui.
Lui era molto innamorato di me ma le mie continue ossessioni, richieste di prove d'amore, controllo, insicurezze di ogni tipo lo hanno fatto stancare, arrivando al punto da sentirsi oppresso dalla sola mia presenza. La sua autonomia la avvertivo come una minaccia. È arrivato al punto da trattarmi male: da un banale motivo di litigio si arriva subito a parole pesanti che mi offendono come persona e talvolta anche alle mani.
Più volte ha cercato di lasciarmi ma io l'ho sempre supplicato di riprovare, perchè vedevo nella fine di questo rapporto la mia rovina. L'ho seguito, perseguitato, implorato; mi sono umiliata davanti a lui pur di evitare che mi abbandonasse. Pronta a rinnegare le mie ragioni, le mie idee, chiedendo scusa anche quando sapevo che era lui a sbagliare. Sono arrivata a commettere dei gesti di autolesionismo, in preda ad un senso di disperazione e angoscia totali, ho più volte minacciato il suicidio.
Adesso ho raggiunto la consapevolezza di essere caduta in un insano circolo vizioso, che va interrotto subito rafforzando la mia personalità, facendomi ritrovare la gioia di vivere anche quando sono da sola, perché valgo anche se non ho lui accanto.
Sento il bisogno di rinnovarmi ma sento anche il forte bisogno di recuperare questo rapporto. Credete che questa mia duplice esigenza sia contraddittoria e inconciliabile?
L'idea di avere rovinato questa storia per un mio grave problema mi fa stare male; so che dovrò iniziare un percorso che mi permetta di riacquistare la stima e la fiducia in me stessa, appoggiandomi anche ad uno specialista; ma è necessario che mi allontanarmi da lui?
[#1]
Gentile Utente,
quando una persona subisce delle deprivazioni affettive nell'infanzia può trascorrere il resto della vita nella ricerca di una compensazione, di un risarcimento e a volte di una vendetta all'interno del rapporto con il partner.
Ciò che rende patologici i legami che nascono con queste (inconsapevoli) motivazioni è che il partner è una persona con la quale ci dev'essere un rapporto paritario, e non asimmetrico come quello fra genitore/caregiver e bambino, e quindi tutto ciò che è proprio di un rapporto asimmetrico e regressivo rende la coppia patologica.
Il rapporto con il partner non potrà inoltre mai supplire a tutte le mancanze né colmare tutte le lacune dell'infanzia, e questo può generare rabbia nei suoi confronti come se stesse negando qualcosa che invece dovrebbe far avere all'altro.
Modificare gli aspetti della personalità influenzati dalle sofferenze e dalle deprivazioni infantili è necessario per divenire in grado di creare legami equilibrati e non viziati da esigenze ad essi estranee.
In questo senso le consiglio sicuramente una psicoterapia per modificare sé stessa e le modalità con le quali si relaziona agli altri.
Riguardo alla sua domanda:
"è necessario che mi allontanarmi da lui?"
penso che la risposta dipenda da quanto lui sia ancora disposto a starle accanto, da momento che mi sembra di capire che lo ha forzato a rimanere con lei:
"L'ho seguito, perseguitato, implorato; mi sono umiliata davanti a lui pur di evitare che mi abbandonasse. Pronta a rinnegare le mie ragioni, le mie idee, chiedendo scusa anche quando sapevo che era lui a sbagliare. Sono arrivata a commettere dei gesti di autolesionismo, in preda ad un senso di disperazione e angoscia totali, ho più volte minacciato il suicidio".
Pensa che se gli dimostrasse di voler cambiare desidererebbe darle un'altra possibilità?
quando una persona subisce delle deprivazioni affettive nell'infanzia può trascorrere il resto della vita nella ricerca di una compensazione, di un risarcimento e a volte di una vendetta all'interno del rapporto con il partner.
Ciò che rende patologici i legami che nascono con queste (inconsapevoli) motivazioni è che il partner è una persona con la quale ci dev'essere un rapporto paritario, e non asimmetrico come quello fra genitore/caregiver e bambino, e quindi tutto ciò che è proprio di un rapporto asimmetrico e regressivo rende la coppia patologica.
Il rapporto con il partner non potrà inoltre mai supplire a tutte le mancanze né colmare tutte le lacune dell'infanzia, e questo può generare rabbia nei suoi confronti come se stesse negando qualcosa che invece dovrebbe far avere all'altro.
Modificare gli aspetti della personalità influenzati dalle sofferenze e dalle deprivazioni infantili è necessario per divenire in grado di creare legami equilibrati e non viziati da esigenze ad essi estranee.
In questo senso le consiglio sicuramente una psicoterapia per modificare sé stessa e le modalità con le quali si relaziona agli altri.
Riguardo alla sua domanda:
"è necessario che mi allontanarmi da lui?"
penso che la risposta dipenda da quanto lui sia ancora disposto a starle accanto, da momento che mi sembra di capire che lo ha forzato a rimanere con lei:
"L'ho seguito, perseguitato, implorato; mi sono umiliata davanti a lui pur di evitare che mi abbandonasse. Pronta a rinnegare le mie ragioni, le mie idee, chiedendo scusa anche quando sapevo che era lui a sbagliare. Sono arrivata a commettere dei gesti di autolesionismo, in preda ad un senso di disperazione e angoscia totali, ho più volte minacciato il suicidio".
Pensa che se gli dimostrasse di voler cambiare desidererebbe darle un'altra possibilità?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile Utente,
>>Adesso ho raggiunto la consapevolezza di essere caduta in un insano circolo vizioso, che va interrotto subito rafforzando la mia personalità, facendomi ritrovare la gioia di vivere anche quando sono da sola, perché valgo anche se non ho lui accanto.<<
questa consapevolezza è molto importante, cerchi di trovare anche la motivazione giusta per fare un percorso psicoterapico.
Il bisogno di rinnovo non è contraddittorio rispetto al recupero del rapporto, credo però che sia importante comprendere quanto possa essere funzionale o meno al suo benessere.
>>Adesso ho raggiunto la consapevolezza di essere caduta in un insano circolo vizioso, che va interrotto subito rafforzando la mia personalità, facendomi ritrovare la gioia di vivere anche quando sono da sola, perché valgo anche se non ho lui accanto.<<
questa consapevolezza è molto importante, cerchi di trovare anche la motivazione giusta per fare un percorso psicoterapico.
Il bisogno di rinnovo non è contraddittorio rispetto al recupero del rapporto, credo però che sia importante comprendere quanto possa essere funzionale o meno al suo benessere.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#3]
Cara Ragazza,
alle preziose indicazioni ricevute dai colleghi, aggiungo una mia riflessione...
Lasci perdere internet e le letture varie ed eventuali, la diagnosi di eventuale dipendenza d'amore deve farla uno specialista, per poterla poi aiutare a venirne fuori
Nella dipendenza d’amore, l’amore verso l’altro, assume le stesse caratteristiche delle dipendenze in generale, come per esempio da droga, alcol, cibo ed internet; è un "amore malato", che si nutre, senza riuscire però a sentire sazietà, del tempo e della presenza dell’oggetto amato......
La scelta del partner, non avviene poi per caso.....
Solitamente verte in compagni, altrettanto problematici, in modo da poter mettere l’altro al centro dei propri pensieri e bisogni, dedicandogli tempo ed attenzioni ad oltranza.
Un partner personologicamente adulto ed equilibrato, non sopravvivrebbe ad un amore fusionale\simbiotico, soccomberebbe asfittico e depauperato da un eccesso di attenzioni e richieste
le allego qualche lettura sull'amore
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2175-quando-finisce-un-amore.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2959-amore-bugiardo.html
alle preziose indicazioni ricevute dai colleghi, aggiungo una mia riflessione...
Lasci perdere internet e le letture varie ed eventuali, la diagnosi di eventuale dipendenza d'amore deve farla uno specialista, per poterla poi aiutare a venirne fuori
Nella dipendenza d’amore, l’amore verso l’altro, assume le stesse caratteristiche delle dipendenze in generale, come per esempio da droga, alcol, cibo ed internet; è un "amore malato", che si nutre, senza riuscire però a sentire sazietà, del tempo e della presenza dell’oggetto amato......
La scelta del partner, non avviene poi per caso.....
Solitamente verte in compagni, altrettanto problematici, in modo da poter mettere l’altro al centro dei propri pensieri e bisogni, dedicandogli tempo ed attenzioni ad oltranza.
Un partner personologicamente adulto ed equilibrato, non sopravvivrebbe ad un amore fusionale\simbiotico, soccomberebbe asfittico e depauperato da un eccesso di attenzioni e richieste
le allego qualche lettura sull'amore
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2175-quando-finisce-un-amore.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2959-amore-bugiardo.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Utente
Gentile Dr. Massaro,
La ringrazio molto della sua risposta.
Lui non ha intenzione di offrirmi un'altra possibilità dal momento che non crede in un mio cambiamento.
Vorrei potergli dimostrare che si sbaglia e sono sicura che, avendolo accanto, il mio percorso di crescita sarebbe meno doloroso da affrontare.
Purtroppo è molto vero il fatto che non riesco a stabilire dei rapporti paritari e credo che molto dipenda anche dalla mia scarsa autostima e dal fatto che tendo a sentirmi in difetto, specie in contesti nuovi.
Vorrei che il mio passato non mi condizionasse più; in fondo crescendo ho capito che mia madre ha una personalità cupa ma dimostra il suo affetto in altri modi e devo accettarla così. Ma l'aver capito ciò non rafforza comunque di molto la mia personalità.
Per diverso tempo invece, dopo la perdita di mio padre, ho provato molta rabbia, perché consideravo la sua morte una grande ingiustizia: "troppo giovane e con troppa voglia di vivere", ripetevo. Oggi mi rendo conto che la vita è imprevedibile e che lui è stato sfortunato, per quanto neanche questo sia piacevole da accettare.
Probabilmente mi porto ancora dietro questo senso di ingiustizia (che anch'io sento di aver subito per il fatto di esserne stata privata) e ciò determina quella voglia di risarcimento, addirittura di vendetta all'interno della coppia, di cui lei parlava.
La ringrazio comunque tanto.
La ringrazio molto della sua risposta.
Lui non ha intenzione di offrirmi un'altra possibilità dal momento che non crede in un mio cambiamento.
Vorrei potergli dimostrare che si sbaglia e sono sicura che, avendolo accanto, il mio percorso di crescita sarebbe meno doloroso da affrontare.
Purtroppo è molto vero il fatto che non riesco a stabilire dei rapporti paritari e credo che molto dipenda anche dalla mia scarsa autostima e dal fatto che tendo a sentirmi in difetto, specie in contesti nuovi.
Vorrei che il mio passato non mi condizionasse più; in fondo crescendo ho capito che mia madre ha una personalità cupa ma dimostra il suo affetto in altri modi e devo accettarla così. Ma l'aver capito ciò non rafforza comunque di molto la mia personalità.
Per diverso tempo invece, dopo la perdita di mio padre, ho provato molta rabbia, perché consideravo la sua morte una grande ingiustizia: "troppo giovane e con troppa voglia di vivere", ripetevo. Oggi mi rendo conto che la vita è imprevedibile e che lui è stato sfortunato, per quanto neanche questo sia piacevole da accettare.
Probabilmente mi porto ancora dietro questo senso di ingiustizia (che anch'io sento di aver subito per il fatto di esserne stata privata) e ciò determina quella voglia di risarcimento, addirittura di vendetta all'interno della coppia, di cui lei parlava.
La ringrazio comunque tanto.
[#5]
Utente
Gentile Dr. Del Signore,
La ringrazio molto del suo consiglio: forse in questo momento ciò che mi spinge maggiormente a correggere certi miei modi è il desiderio di ritrovare un rapporto sano ed equilibrato con la persona che sento ancora di amare. Ma lo devo soprattutto a me stessa perché sono stanca di vivere male.
Grazie ancora.
La ringrazio molto del suo consiglio: forse in questo momento ciò che mi spinge maggiormente a correggere certi miei modi è il desiderio di ritrovare un rapporto sano ed equilibrato con la persona che sento ancora di amare. Ma lo devo soprattutto a me stessa perché sono stanca di vivere male.
Grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.8k visite dal 10/08/2013.
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Approfondimento su Dipendenza affettiva
Come superare la dipendenza affettiva? Perché e come si instaura e cosa fare per superare una relazione non equilibrata che provoca sofferenza.