Ansia ... da felicità ?!
Salve, il titolo sembra una contraddizione ma mi sa che è proprio così.
Brevemente: adolescenza turbolenta, estremo interesse per l'altro sesso, a guardare/provarci con tutti. Dai 16 ai 18 anni mi innamoro di un ragazzo più grande, che mi tradisce sempre..una sofferenza continua. Dai 18 ai 20 sto con diversi ragazzi con poca personalità di cui forse non mi neanche mai interessato molto, ma almeno potevo "tenerli sotto controllo", chiaro esito della storia precedente, nella quale non avevo alcun controllo. A 20 inizio a soffrire di attacchi di panico e inizio una relazione che dura 3 anni con A., un ragazzo più grande che mi dà molta sicurezza. In questo periodo ho avuto dei picchi di ansia in cui temevo di buttarmi dalla finestra se andavo a trovare qualcuno che per es. abitava al sesto piano, o avevo paura di non saper più guidare, di finire fuori strada con la macchina, di fare un frontale, di finire sotto una macchina ecc. (potremmo stare qui ore). Ma stare con lui mi faceva sentire protetta. Data la difficoltà vado in terapia, che pian piano dà i suoi esiti, e la continuo tuttora.
Fatalità, quando inizia a svanire il panico, l'ansia... lascio A. Libertà, benessere..penso ad un futuro, mi sento intraprendente.
Ecco che poco dopo mi innamoro di J. Sono felice, finalmente. (sto con lui da un anno). Ho 25 anni, lui 28, è una storia matura, c'è il pensiero di costruire qualcosa insieme...
e..TAC!
Dubbi ossessivi per mesi: lo amo/non lo amo, lo voglio/non lo voglio.. fino ad arrivare a sono etero/sono omo. Sono stati mesi molto difficili... a non sentirmi femminile, ad aver paura di guardare le donne per strada, a sfogliare dei cataloghi, guardare la tv..qualsiasi menata. Una menata dietro l'altra ma purtroppo una sequela coerente, se la pensiamo come una scusa dietro l'altra per non essere felice.
Io ho cercato di interpretare tutto questo percorso come un tentativo continuo di raggiungere la tanto agognata maturità, la tanto agognata serenità. Poi la maturità sembra arrivare, sembra esserci un'orizzonte positivo..ho persino raggiunto l'idea che mi piacerebbe molto avere dei figli con J. Ma mi sento in un percorso senza via d'uscita: se sto male, sto male, e "va bene", se sono felice poi sto male lo stesso (saltano fuori le ossessioni di cui sopra).
E' come se imprigionarsi nelle ossessioni fosse quasi una strada preferita all'assumersi i rischi di essere innamorata. E poi diciamolo, ad essere felice..non sono proprio abituata.
Qual è il vostro punto di vista?
Scusate il mio essere prolissa, ma volevo dare un quadro il più completo possibile.
Buona estate
Brevemente: adolescenza turbolenta, estremo interesse per l'altro sesso, a guardare/provarci con tutti. Dai 16 ai 18 anni mi innamoro di un ragazzo più grande, che mi tradisce sempre..una sofferenza continua. Dai 18 ai 20 sto con diversi ragazzi con poca personalità di cui forse non mi neanche mai interessato molto, ma almeno potevo "tenerli sotto controllo", chiaro esito della storia precedente, nella quale non avevo alcun controllo. A 20 inizio a soffrire di attacchi di panico e inizio una relazione che dura 3 anni con A., un ragazzo più grande che mi dà molta sicurezza. In questo periodo ho avuto dei picchi di ansia in cui temevo di buttarmi dalla finestra se andavo a trovare qualcuno che per es. abitava al sesto piano, o avevo paura di non saper più guidare, di finire fuori strada con la macchina, di fare un frontale, di finire sotto una macchina ecc. (potremmo stare qui ore). Ma stare con lui mi faceva sentire protetta. Data la difficoltà vado in terapia, che pian piano dà i suoi esiti, e la continuo tuttora.
Fatalità, quando inizia a svanire il panico, l'ansia... lascio A. Libertà, benessere..penso ad un futuro, mi sento intraprendente.
Ecco che poco dopo mi innamoro di J. Sono felice, finalmente. (sto con lui da un anno). Ho 25 anni, lui 28, è una storia matura, c'è il pensiero di costruire qualcosa insieme...
e..TAC!
Dubbi ossessivi per mesi: lo amo/non lo amo, lo voglio/non lo voglio.. fino ad arrivare a sono etero/sono omo. Sono stati mesi molto difficili... a non sentirmi femminile, ad aver paura di guardare le donne per strada, a sfogliare dei cataloghi, guardare la tv..qualsiasi menata. Una menata dietro l'altra ma purtroppo una sequela coerente, se la pensiamo come una scusa dietro l'altra per non essere felice.
Io ho cercato di interpretare tutto questo percorso come un tentativo continuo di raggiungere la tanto agognata maturità, la tanto agognata serenità. Poi la maturità sembra arrivare, sembra esserci un'orizzonte positivo..ho persino raggiunto l'idea che mi piacerebbe molto avere dei figli con J. Ma mi sento in un percorso senza via d'uscita: se sto male, sto male, e "va bene", se sono felice poi sto male lo stesso (saltano fuori le ossessioni di cui sopra).
E' come se imprigionarsi nelle ossessioni fosse quasi una strada preferita all'assumersi i rischi di essere innamorata. E poi diciamolo, ad essere felice..non sono proprio abituata.
Qual è il vostro punto di vista?
Scusate il mio essere prolissa, ma volevo dare un quadro il più completo possibile.
Buona estate
[#1]
>>> E' come se imprigionarsi nelle ossessioni fosse quasi una strada preferita all'assumersi i rischi di essere innamorata
>>>
A me sembra proprio l'opposto: usa le relazioni come stampelle, per tenere a bada le ansie del momento.
Se lei soffre di problemi d'ansia e ossessività, è inutile cercarne la soluzione nella relazione che le dà sicurezza o con persone facili da gestire. Oltretutto l'ansia eccessiva può far naufragare le relazioni, questo dovrebbe tenerlo presente se la relazione del momento è importante per lei. Legga questi:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3520-equilibrio-psichico-ed-equilibrio-in-amore-vanno-di-pari-passo.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/790-e-se-fossi-omosessuale.html
Che tipo di terapia sta seguendo?
>>>
A me sembra proprio l'opposto: usa le relazioni come stampelle, per tenere a bada le ansie del momento.
Se lei soffre di problemi d'ansia e ossessività, è inutile cercarne la soluzione nella relazione che le dà sicurezza o con persone facili da gestire. Oltretutto l'ansia eccessiva può far naufragare le relazioni, questo dovrebbe tenerlo presente se la relazione del momento è importante per lei. Legga questi:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3520-equilibrio-psichico-ed-equilibrio-in-amore-vanno-di-pari-passo.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/790-e-se-fossi-omosessuale.html
Che tipo di terapia sta seguendo?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
<Data la difficoltà vado in terapia, che pian piano dà i suoi esiti, e la continuo tuttora. >
Gentile Ragazza,
che tipo di percorso terapeutico sta compiendo?
Da quanto tempo esattamente?
Ne conosce l'orientamento?
Diagnosi? obiettivi terapeutici?
Quali benefici ha ottenuto finora?
Gentile Ragazza,
che tipo di percorso terapeutico sta compiendo?
Da quanto tempo esattamente?
Ne conosce l'orientamento?
Diagnosi? obiettivi terapeutici?
Quali benefici ha ottenuto finora?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
Utente
Grazie ad entrambi per la velocità di risposta!
Per il Dott. Santonocito: è stato come dice lei, fino a questa relazione. Infatti dopo i progressi fatti con la terapia sono in grado di tenere per me le mie ansie, che non vengono sostenute e/o amplificate da J. Sono consapevole infatti che ognuno di noi tende naturalmente a formare una coppia con chi si rende partecipe di un "gioco" che per essere fatto va condotto in due.
Comunque la terapia la sto seguendo con uno psichiatra psicoterapeuta da quasi 5 anni. Per i primi 4 anni la cadenza è stata settimanale, da quasi un anno è bimensile perchè riesco a gestirmi più facilmente.
La terapia è di tipo psicanalitico, non saprei dare un termine esatto perchè non me ne intendo molto. So che esistono molte scuole ma non saprei dirne una. So per certo che non è cognitivo comportamentale... forse psicodinamica.
Per quanto riguarda la diagnosi: non mi è stata data un'etichetta... mi ha detto che sono una persona tendenzialmente ossessiva e che ho difficoltà perchè ho paura di perdere le persone.
La terapia è sempre stata solo psicoterapica e mai farmaceutica, nemmeno nei momenti peggiori. Al massimo ho fatto un uso sintomatico di benzodiazepine nel caso di un attacco di panico, ma non ne ho mai fatto un uso cronico (mai prese più di due giorni di fila).
Nel complesso mi ritengo molto soddisfatta e ho piena fiducia nel mio terapeuta, ma avere altri pareri è sempre utile!
Come benefici della terapia potrei dire molte cose... a parte il mio benessere prima di tutto, adesso vado molto più d'accordo in famiglia (ho sempre avuto brutti contrasti con mia madre e mio fratello maggiore), sono più autonoma e sono riuscita ad andare a vivere da sola e ad avere una relazione indipendente e che come dicevo sopra non asseconda i miei bisogni "bambineschi" diciamo...mi addentrerei troppo in dettagli superflui in questa sede!
Per il Dott. Santonocito: è stato come dice lei, fino a questa relazione. Infatti dopo i progressi fatti con la terapia sono in grado di tenere per me le mie ansie, che non vengono sostenute e/o amplificate da J. Sono consapevole infatti che ognuno di noi tende naturalmente a formare una coppia con chi si rende partecipe di un "gioco" che per essere fatto va condotto in due.
Comunque la terapia la sto seguendo con uno psichiatra psicoterapeuta da quasi 5 anni. Per i primi 4 anni la cadenza è stata settimanale, da quasi un anno è bimensile perchè riesco a gestirmi più facilmente.
La terapia è di tipo psicanalitico, non saprei dare un termine esatto perchè non me ne intendo molto. So che esistono molte scuole ma non saprei dirne una. So per certo che non è cognitivo comportamentale... forse psicodinamica.
Per quanto riguarda la diagnosi: non mi è stata data un'etichetta... mi ha detto che sono una persona tendenzialmente ossessiva e che ho difficoltà perchè ho paura di perdere le persone.
La terapia è sempre stata solo psicoterapica e mai farmaceutica, nemmeno nei momenti peggiori. Al massimo ho fatto un uso sintomatico di benzodiazepine nel caso di un attacco di panico, ma non ne ho mai fatto un uso cronico (mai prese più di due giorni di fila).
Nel complesso mi ritengo molto soddisfatta e ho piena fiducia nel mio terapeuta, ma avere altri pareri è sempre utile!
Come benefici della terapia potrei dire molte cose... a parte il mio benessere prima di tutto, adesso vado molto più d'accordo in famiglia (ho sempre avuto brutti contrasti con mia madre e mio fratello maggiore), sono più autonoma e sono riuscita ad andare a vivere da sola e ad avere una relazione indipendente e che come dicevo sopra non asseconda i miei bisogni "bambineschi" diciamo...mi addentrerei troppo in dettagli superflui in questa sede!
[#4]
Utente
Dopo una risposta così però ci si può chiedere:"..e questa che cavolo chiede consulti a fare?"
Il punto è: mi sono resa conto che le volte in cui ammetto a me stessa "cavolo, voglio vivere così. Mi sento bene"...quasi immediatamente ho un attacco d'ansia.
Sembra un serpente che si mangia la coda. Mi sembra un circolo da cui è molto difficile uscire se non dopo sforzi e terapie che durano anni.
E' come se la mia nemica primaria, la causa di tutti i miei problemi che vengono da lontano nel tempo, fosse dentro di me, e se ne esce quando sono serena, per rovinare puntualmente tutto.
A meno che io non viva senza pensare.
..ma come avrete intuito non ce la faccio proprio!
Il punto è: mi sono resa conto che le volte in cui ammetto a me stessa "cavolo, voglio vivere così. Mi sento bene"...quasi immediatamente ho un attacco d'ansia.
Sembra un serpente che si mangia la coda. Mi sembra un circolo da cui è molto difficile uscire se non dopo sforzi e terapie che durano anni.
E' come se la mia nemica primaria, la causa di tutti i miei problemi che vengono da lontano nel tempo, fosse dentro di me, e se ne esce quando sono serena, per rovinare puntualmente tutto.
A meno che io non viva senza pensare.
..ma come avrete intuito non ce la faccio proprio!
[#5]
In tal caso potrebbe essere, come dice lei, che la terapia sia riuscita a incidere e avere un certo effetto, permettendole di crescere e iniziare finalmente una relazione poco o per nulla viziata dal bisogno di sicurezza, ma che l'ansia non sia stata completamente risolta.
L'ansia ha spesso questo decorso. Si inizia con sintomi più fisici (panico, ecc.) e si finisce per approdare alle ossessioni, cioè sintomi più mentali.
Può darsi che il lavoro rimasto da fare adesso sia di tipo più attivo e focalizzato, magari più adatto a una forma di psicoterapia specifica per le ossessioni.
L'ansia ha spesso questo decorso. Si inizia con sintomi più fisici (panico, ecc.) e si finisce per approdare alle ossessioni, cioè sintomi più mentali.
Può darsi che il lavoro rimasto da fare adesso sia di tipo più attivo e focalizzato, magari più adatto a una forma di psicoterapia specifica per le ossessioni.
[#6]
Colgo l'occasione della sua precisazione per precisare a mia volta.
La sua domanda è più che legittima, non è un consulto a capocchia di spillo. L'ansia tende a mutare forma e ha la spiacevole caratteristica che, se non è risolta completamente (*), tende a ripresentarsi sotto molteplici forme. Ma sempre ansia è.
Ecco perché le raccomanderei una forma di psicoterapia specifica.
(*) Mi riferisco ovviamente al'ansia patologica, dato che esiste anche un'ansia normale che non ha bisogno di essere curata. E anche imparare a distinguere fra le due è uno dei risultati di una terapia efficace.
La sua domanda è più che legittima, non è un consulto a capocchia di spillo. L'ansia tende a mutare forma e ha la spiacevole caratteristica che, se non è risolta completamente (*), tende a ripresentarsi sotto molteplici forme. Ma sempre ansia è.
Ecco perché le raccomanderei una forma di psicoterapia specifica.
(*) Mi riferisco ovviamente al'ansia patologica, dato che esiste anche un'ansia normale che non ha bisogno di essere curata. E anche imparare a distinguere fra le due è uno dei risultati di una terapia efficace.
[#7]
Utente
Grazie, ora mi è più chiaro.
è stato infatti come dice lei: i primi 2 anni i sintomi erano più fisici, poi si sono affievoliti e sono subentrati quelli mentali. E devo dire che anche all'interno di questo secondo capitolo ho notato delle evoluzioni: infatti hanno centrato argomenti che, secondo quella che è stata la mia educazione, hanno avuto una specie di climax avendo come oggetto cose via via sempre più inaccettabili per me.
Ora va un po' a giornate...
Ho passato dei brutti mesi con queste cose perchè, come sa, finchè i sintomi sono fisici una persona è in grado di distinguerli nettamente, ma quando si fanno mentali sono molto insidiosi e sembra che l'universo delle proprie convinzioni sia da stralciare da un giorno all'altro e buttare nel cestino.
Fortunatamente ho imparato a separare queste cose dalla mia vita relazionale, voglio che chi sta con me stia con la mia parte migliore, non quella in difficoltà.
Io ora non so se sia nel modus operandi della scuola del mio terapeuta non dare istruzioni un po' più "tecniche" sui sintomi dei propri pazienti, fatto sta che ora ho un quadro migliore, perciò la ringrazio nuovamente.
è stato infatti come dice lei: i primi 2 anni i sintomi erano più fisici, poi si sono affievoliti e sono subentrati quelli mentali. E devo dire che anche all'interno di questo secondo capitolo ho notato delle evoluzioni: infatti hanno centrato argomenti che, secondo quella che è stata la mia educazione, hanno avuto una specie di climax avendo come oggetto cose via via sempre più inaccettabili per me.
Ora va un po' a giornate...
Ho passato dei brutti mesi con queste cose perchè, come sa, finchè i sintomi sono fisici una persona è in grado di distinguerli nettamente, ma quando si fanno mentali sono molto insidiosi e sembra che l'universo delle proprie convinzioni sia da stralciare da un giorno all'altro e buttare nel cestino.
Fortunatamente ho imparato a separare queste cose dalla mia vita relazionale, voglio che chi sta con me stia con la mia parte migliore, non quella in difficoltà.
Io ora non so se sia nel modus operandi della scuola del mio terapeuta non dare istruzioni un po' più "tecniche" sui sintomi dei propri pazienti, fatto sta che ora ho un quadro migliore, perciò la ringrazio nuovamente.
[#8]
Sì, le varie forme di psicoterapia si possono dividere approssimativamente in quelle che danno indicazioni pratiche e compiti da svolgere fra una seduta e l'altra, e quelle che invece non ne danno.
Non sempre la distinzione è così netta, ma la ricerca sembra aver abbastanza assodato che per alcuni tipi di disturbi psicopatologici, fra cui ansia e ossessioni-compulsioni, la terapia funzioni in modo ottimale e più rapido quando al paziente vengono assegnati compiti comportamentali chiari da eseguire. In pratica la vera terapia avviene fra le sedute, non in seduta.
Le ossessioni funzionano in modo tale che più se ne discute, più se ne parla, più si interpreta, più è difficile debellarle, perché l'ossessione si nutre proprio del fatto che la si pensa, che se ne parla.
Alcune forme di psicoterapia adatte alle ossessioni sono ad esempio la comportamentale e la breve strategica. Può leggere qui per informarsi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Non sempre la distinzione è così netta, ma la ricerca sembra aver abbastanza assodato che per alcuni tipi di disturbi psicopatologici, fra cui ansia e ossessioni-compulsioni, la terapia funzioni in modo ottimale e più rapido quando al paziente vengono assegnati compiti comportamentali chiari da eseguire. In pratica la vera terapia avviene fra le sedute, non in seduta.
Le ossessioni funzionano in modo tale che più se ne discute, più se ne parla, più si interpreta, più è difficile debellarle, perché l'ossessione si nutre proprio del fatto che la si pensa, che se ne parla.
Alcune forme di psicoterapia adatte alle ossessioni sono ad esempio la comportamentale e la breve strategica. Può leggere qui per informarsi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
[#9]
Gentile Ragazza,
Come ha sottolineato giustamente il Collega Dr Santonicito, lei adopera le relazioni e gli amori, come anti/ depressivi ed ansiolitici.
Una relazione per poter arricchire e non destabilizzare dovrebbe essere fondata sul " piacere" , non sul " bisogno" dell' altro; da quanto racconta invece, i suoi amori, sono sempre stati rappresentati da grandi elementi di destabilizzazione e da successive ricadute....
Forse dovrebbe valutare, amori a parte, la possibilità di intraprendere un percorso psicoterapico, per conoscere e sfondo le dinamiche che muovono le fila della sue scelte e per riappropriarsi della qualità di vita smarrita.
Come ha sottolineato giustamente il Collega Dr Santonicito, lei adopera le relazioni e gli amori, come anti/ depressivi ed ansiolitici.
Una relazione per poter arricchire e non destabilizzare dovrebbe essere fondata sul " piacere" , non sul " bisogno" dell' altro; da quanto racconta invece, i suoi amori, sono sempre stati rappresentati da grandi elementi di destabilizzazione e da successive ricadute....
Forse dovrebbe valutare, amori a parte, la possibilità di intraprendere un percorso psicoterapico, per conoscere e sfondo le dinamiche che muovono le fila della sue scelte e per riappropriarsi della qualità di vita smarrita.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 9k visite dal 03/08/2013.
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Approfondimento su Attacchi di panico
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