Angoscia per la morte
Buongiorno.
Parto da un premessa. Già a 4 anni mi nascondevo sotto il letto dei miei di notte perchè provavo angoscia al pensiero di dover morire. Crescendo ho imparato a conviverci, nondimeno capitavano notti insonni a causa dell'angoscia. All'età di 22 anni, sono caduto in una specie di depressione. Non sono mai andato da uno specialista, ma mi sono state prescritte gocce che 'artificialmente' mi facevano passare quest'angoscia. Sono riuscito all'epoca a superare quel momento con l'aiuto di amici particolari (per esempio un amico ora sacerdote molto più focalizzato su come vivere l'aldiquà che non l'aldilà), che mi hanno fatto fare esperienze particolari (diciamo nei confronti del prossimo), riuscendo a interrompere le gocce prima del tempo richiestomi da chi le aveva prescritte.
Anche l'idea di resuscitare e passare l'eternità a contemplare Dio, per quanto possa essere consolante per qualcuno, per me è di nuovo motivo di angoscia, in quanto perderei la mia singolarità, per far parte della totalità.
Odio l'idea del non pensarci, dato che per me sarebbe come ricominciare a prendere quelle goccie (anche se di fatto no).
Oggi a 34 anni, mi sento rivivere quella brutta esperienza e non so come venirne fuori, anche perchè le persone di allora ormai non fanno più parte della mia vita.
Quello che mi terrorrizza è proprio il nulla. Il perdere la coscienza e la consapevolezza di me stesso, il mio io. In questo contesto non mi fa paura il dolore (cioè il come morire non cambia il risultato di quello che genera la mia angoscia), ma proprio la possibilità di addormentarmi per sempre e essere nulla.
C'è anche il carattere 'divulgativo'; non ho il coraggio, la forza di condividere questa paura, con mia moglie, i miei genitori, perchè mi sembra ovvio di contagiarli con questi miei tormenti.
Razionalizzare la morte, mi angoscia, non dormo, non mangio, ed è inevitabile che penso: dato che il problema della morte non si può risolvere, anche la mia angoscia, connessa ad essa non potrà mai essere risolta.
Vi ringrazio per lo sfogo. Rimango in attesa di qualsiasi analisi voi decidiate di fare.
Parto da un premessa. Già a 4 anni mi nascondevo sotto il letto dei miei di notte perchè provavo angoscia al pensiero di dover morire. Crescendo ho imparato a conviverci, nondimeno capitavano notti insonni a causa dell'angoscia. All'età di 22 anni, sono caduto in una specie di depressione. Non sono mai andato da uno specialista, ma mi sono state prescritte gocce che 'artificialmente' mi facevano passare quest'angoscia. Sono riuscito all'epoca a superare quel momento con l'aiuto di amici particolari (per esempio un amico ora sacerdote molto più focalizzato su come vivere l'aldiquà che non l'aldilà), che mi hanno fatto fare esperienze particolari (diciamo nei confronti del prossimo), riuscendo a interrompere le gocce prima del tempo richiestomi da chi le aveva prescritte.
Anche l'idea di resuscitare e passare l'eternità a contemplare Dio, per quanto possa essere consolante per qualcuno, per me è di nuovo motivo di angoscia, in quanto perderei la mia singolarità, per far parte della totalità.
Odio l'idea del non pensarci, dato che per me sarebbe come ricominciare a prendere quelle goccie (anche se di fatto no).
Oggi a 34 anni, mi sento rivivere quella brutta esperienza e non so come venirne fuori, anche perchè le persone di allora ormai non fanno più parte della mia vita.
Quello che mi terrorrizza è proprio il nulla. Il perdere la coscienza e la consapevolezza di me stesso, il mio io. In questo contesto non mi fa paura il dolore (cioè il come morire non cambia il risultato di quello che genera la mia angoscia), ma proprio la possibilità di addormentarmi per sempre e essere nulla.
C'è anche il carattere 'divulgativo'; non ho il coraggio, la forza di condividere questa paura, con mia moglie, i miei genitori, perchè mi sembra ovvio di contagiarli con questi miei tormenti.
Razionalizzare la morte, mi angoscia, non dormo, non mangio, ed è inevitabile che penso: dato che il problema della morte non si può risolvere, anche la mia angoscia, connessa ad essa non potrà mai essere risolta.
Vi ringrazio per lo sfogo. Rimango in attesa di qualsiasi analisi voi decidiate di fare.
[#1]
<dato che il problema della morte non si può risolvere, anche la mia angoscia, connessa ad essa non potrà mai essere risolta>.
Gentile Utente,
non ci sono risposte al problema della morte, essa fa parte del nostro vivere.
Ma alla sua angoscia e al suo rimuginare tormentoso su essa che le causa malessere e si riverbera sulla sua qualità di vita si.
Dovrebbe cercare un aiuto appropriato, rivolgendosi ad uno psicologo/psicoterapeuta che la possa aiutare ad affrontare efficacemente i suoi tormenti e a venirne fuori nel modo più appropriato.
Che ne pensa?
Provi a leggere questo articolo
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Cordiali saluti
Gentile Utente,
non ci sono risposte al problema della morte, essa fa parte del nostro vivere.
Ma alla sua angoscia e al suo rimuginare tormentoso su essa che le causa malessere e si riverbera sulla sua qualità di vita si.
Dovrebbe cercare un aiuto appropriato, rivolgendosi ad uno psicologo/psicoterapeuta che la possa aiutare ad affrontare efficacemente i suoi tormenti e a venirne fuori nel modo più appropriato.
Che ne pensa?
Provi a leggere questo articolo
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Cordiali saluti
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Utente
Innanzi tutto la ringrazio per la celere risp.
Confesso che quando mi e' successo la prima volta mi rifiutai volontariamente di rivolgermi ad uno specialista, in quanto (a torto o a ragione) volevo delle risposte, e lo specialista mi sembrava un palliativo.
Purtroppo lavoro all'estero e anche volendo provare non sono nella condizione di poterlo fare. Oggi so di necessitare aiuto, ma non so come riceverlo, essendo 'affetto' ora anche da una certa solitudine interiore, che non fa che aumetare il mio tormento.
Ad oggi rasento la disperazione (oggi ho pianto difronte a mia moglie, su skype, senza pero' realmente riverarle il motivo).
Razionalmente parlando ho bisogno di aiuto.
Confesso che quando mi e' successo la prima volta mi rifiutai volontariamente di rivolgermi ad uno specialista, in quanto (a torto o a ragione) volevo delle risposte, e lo specialista mi sembrava un palliativo.
Purtroppo lavoro all'estero e anche volendo provare non sono nella condizione di poterlo fare. Oggi so di necessitare aiuto, ma non so come riceverlo, essendo 'affetto' ora anche da una certa solitudine interiore, che non fa che aumetare il mio tormento.
Ad oggi rasento la disperazione (oggi ho pianto difronte a mia moglie, su skype, senza pero' realmente riverarle il motivo).
Razionalmente parlando ho bisogno di aiuto.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.2k visite dal 01/08/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.