Dimensione temporale
Buongiorno, ho già scritto in passato descrivendo alcuni dei problemi che ho da molti anni, alcuni dei quali sono quasi superati, grazie a una terapia che dura da 5 anni e che probabilmente finirà a breve. I dubbi che mi rimangono vertono soprattutto su un punto, che però non è facile da spiegare: mi manca il senso del tempo, il tempo presente, quello passato e soprattutto il suo scorrere. A parte i problemi a organizzare il tempo (il tempo per lo studio, oppure le ore che precedono il lavoro) che sono comuni a tanti, oppure quando i miei vanno in vacanza e resto da sola per un paio di settimane e perdo i ritmi delle giornate (resto sveglia tutta la notte, dormo di giorno, resto in casa per una settimana di fila, ecc); quello che mi preoccupa è che mi rendo conto che ogni volta che penso a me stessa, o che la mia terapeuta mi chiede come mi sento in generale in un dato periodo, chiedendomi una panoramica generale, io resto sempre senza parole; non riesco mai a confrontare questo periodo con un altro, è come se dimenticassi il mio passato o come stavo anche solo 6 mesi fa, non mi ricordo di me stessa in quel periodo. Non è questione di memoria, mi ricordo i momenti importanti, i fatti (anche se magari ho difficoltà a collocarli), ma non mi sento in un 'punto' della mia vita diverso da altri, è come se la mia 'cronologia' non mi si scrivesse dentro e sento molto questo problema perchè mi impedisce di pensare chiaramente, non solo al mio passato ma anche al futuro; quando mi viene chiesto qualcosa in proposito sono a disagio perchè veramente mi mancano non solo le parole, ma anche i pensieri a riguardo. Aggiungo che ci sono dei periodi, in cui magari sono più occupata, ho tanti impegni da rispettare, in cui mi sembra che la cosa migliori, ma noto che peggiora molto nei momenti in cui sono più libera (per esempio in estate). Non so se sono riuscita a spiegare chiaramente, ma volevo chiedere se questo problema semplicemente capita ad alcune persone, che hanno questo tipo di percezione di natura, o se è una cosa che si può migliorare, anche se non saprei come. Vi ringrazio.
[#1]
Gentile Utente,
ci aveva scritto in passato, dicendo di non essere più in terapia, ma che l'avrebbe ripresa quanto prima.
Vedo che poi l'ha fatto.
Che diagnosi ha posto la terapeuta?
Su cosa state lavorando?
Ha parlato di questi problemi col curante?
ci aveva scritto in passato, dicendo di non essere più in terapia, ma che l'avrebbe ripresa quanto prima.
Vedo che poi l'ha fatto.
Che diagnosi ha posto la terapeuta?
Su cosa state lavorando?
Ha parlato di questi problemi col curante?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
grazie della risposta, si alla fine ho continuato anche su consiglio di altri professionisti con cui ho parlato. Non ho mai avuto una diagnosi, perchè credo che la mia terapeuta abbia tutta una sua idea sul rischio di fornire nomi e categorie che poi magari il paziente rischia di non comprendere. Quindi anche se avesse posto una diagnosi, non me l'ha mai detto, neanche dopo richiesta. Uno dei miei problemi per esempio era l'autolesionismo, che in pratica ho risolto, ora lavoriamo principalmente su problematiche di lunga data che ho ancora qualche difficoltà ad affrontare, come il rapporto con mia madre, il fatto che due mesi sono convinta di continuare l'università e poi due mesi dopo voglio mollare tutto (sono in ritardo con gli esami e un po' demotivata), i miei problemi di relazione in generale (la mia vita sentimentale è praticamente un deserto), ecc. Ora ero decisa a chiudere la terapia perchè non voglio restarci chissà per quanti anni e perchè l'avevo iniziata per i sintomi più gravi, ora le questioni universitarie ecc sono problemi che tutti affrontano normalmente nella vita e non trovo giusto andare in terapia per questi motivi. Del problema che ho posto oggi nella mia domanda non le ho mai parlato direttamente, però sa che per esempio se resto a casa da sola un paio di settimane non organizzo il tempo, che non sento chiaramente il tempo come lo sembrano sentire gli altri, che a volte non sono molto presente a me stessa e lo capisce subito in seduta, perchè ogni tanto ho dei periodi di qualche settimana in cui sono un po' distaccata (avevo qualche problema di depersonalizzazione ma sempre meno); ma non ho mai spiegato direttamente quello che ho scritto qui, anche perchè ci abbiamo un po' lavorato e lei è contenta che io sia più presente a me stessa e anche in relazione agli altri, non mi andava di dirle queste cose perchè poi magari pensa di dover ricominciare dall'inizio, e io invece mi chiedevo appunto se può semplicemente essere una percezione naturale e relativamente normale, e se è immodificabile.
[#3]
"non ho mai spiegato direttamente quello che ho scritto qui, anche perchè ci abbiamo un po' lavorato e lei è contenta che io sia più presente a me stessa e anche in relazione agli altri, non mi andava di dirle queste cose perchè poi magari pensa di dover ricominciare dall'inizio..."
Gentile Utente,
se Lei non è sincera e aperta in terapia ma teme di essere fraintesa, che ci va a fare in terapia? :-)
Inoltre mi pare di capire, se ho capito bene, che Le stia a cuore la contentezza della terapeuta, piuttosto che la Sua e i risultati tangibili per se stessa...
Noi terapeuti dobbiamo essere utili al pz, ma la fatica del percorso e soprattutto i risultati della terapia stessa appartengono solo al pz.
Cerchi piuttosto di "sfruttare" bene la terapia a Suo vantaggio.
Lei tocca un punto importante rispetto alle condotte autolesive e agli stati di depersonalizzazione. Le due cose potrebbero essere collegate e comunque è sensato parlarne in terapia perchè dovrebbe imparare a quali strategie possono essere per Lei migliori (ad esempio rispetto a farsi male, anche se ora le cose sono per fortuna migliorate!)
Non abbia fretta di chiudere la terapia, perchè mi pare di capire -da quanto scrive- che la situazione sia ancora un po' delicata e alcuni aspetti sono da affrontare e sistemare.
" le questioni universitarie ecc sono problemi che tutti affrontano normalmente nella vita e non trovo giusto andare in terapia per questi motivi."
Ma se Lei trova difficoltà in alcuni ambiti, non c'è nulla di male a chiedere aiuto. Non sia ingiusta con se stessa.
Un cordiale saluto,
Gentile Utente,
se Lei non è sincera e aperta in terapia ma teme di essere fraintesa, che ci va a fare in terapia? :-)
Inoltre mi pare di capire, se ho capito bene, che Le stia a cuore la contentezza della terapeuta, piuttosto che la Sua e i risultati tangibili per se stessa...
Noi terapeuti dobbiamo essere utili al pz, ma la fatica del percorso e soprattutto i risultati della terapia stessa appartengono solo al pz.
Cerchi piuttosto di "sfruttare" bene la terapia a Suo vantaggio.
Lei tocca un punto importante rispetto alle condotte autolesive e agli stati di depersonalizzazione. Le due cose potrebbero essere collegate e comunque è sensato parlarne in terapia perchè dovrebbe imparare a quali strategie possono essere per Lei migliori (ad esempio rispetto a farsi male, anche se ora le cose sono per fortuna migliorate!)
Non abbia fretta di chiudere la terapia, perchè mi pare di capire -da quanto scrive- che la situazione sia ancora un po' delicata e alcuni aspetti sono da affrontare e sistemare.
" le questioni universitarie ecc sono problemi che tutti affrontano normalmente nella vita e non trovo giusto andare in terapia per questi motivi."
Ma se Lei trova difficoltà in alcuni ambiti, non c'è nulla di male a chiedere aiuto. Non sia ingiusta con se stessa.
Un cordiale saluto,
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 28/07/2013.
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