Aiuto a madre soggiogata dal marito

Buongiorno,

scrivo per poter capire come dare aiuto a mia madre 60enne, sana e in forma, ma completamente soggiogata dal coetaneo marito (mio padre), padre padrone probabilmente anche affetto da ipersessualità patologica.

Ho da poco scoperto, infatti, che oltre ai comportamenti autoritari che da sempre hanno caratterizzato la sua vita (oltre alla mia e quella di mia sorella fino a quando ce ne siamo andati di casa), pretende da SEMPRE almeno un rapporto al giorno. Se questo non viene concesso, egli minaccia ripercussioni quali il negare "favori" (utilizzo dell'auto, per esempio) o denaro per la spesa o la visita ai nipotini.
Mio padre non è un tipo fisicamente violento (anche se da ragazzo in un paio di occasioni è andato fuori di testa aggredendomi), ma lo è negli atteggiamenti e nelle parole.
Vive inoltre da sempre staccato dalla realtà: ha l'ufficio in casa e passa dalla mattina alla sera davanti al PC. dalle 8 alle 23, ogni sacrosanto giorno, domeniche, festivi, sempre; e quando non lavora gioca al solitario o naviga in internet.
Negli ultimi anni, dopo che è diventato nonno, è anche "migliorato", ma paradossalmente questo su "ammorbidimento" associato ad una presa di coscienza maggiore da parte di mia madre, ha portato lei a capire quanto infelice sia stata la sua vita. Per questo, ora, non fanno che litigare anche furiosamente, e vedo mia madre piena di rabbia repressa che la sta portando inevitabilmente alla depressione.

Sono consapevole che il divorzio sarebbe forse una soluzione, ma il problema è che economicamente non sarebbe sostenibile da nessuno; inoltre, nonostante tutto, voglio bene a mio padre e so che senza mia madre non sopravviverebbe poichè sono amaramente convinto che non sia autosufficente. So che sembra strano, ma non sarebbe in grado di cucinare, di gestire la casa, nè la sua igiene personale.
Chiedo quindi con queste righe a chi mia madre può rivolgersi per un aiuto, dando per scontato che mio padre non si farà visitare mai e poi mai da nessuno, tantomeno da uno psichiatra (gli è già stato proposto in passato ma ha reagito iracondamente e con discherno). La mia idea e speranza è che possa acquisire consigli su come gestire il marito nella sua ipersessualità e nei suoi atteggiamenti decisamente ed oggettivamente insopportabili. Magari anche aiutandola ad allontanarsi da lui se alla fine è l'unica soluzione.
Noi siamo di Udine: ho provato a chiamare il consultorio familiare ma, detto schiettmaente, hanno cercato di dissuadermi nel recarmici, forse perchè non hanno inteso il problema che per telefono non ho avuto il modo di descrivere a sufficienza.
In questi casi il consultorio familiare è indicato? Ci sono organizzazioni che possono ascoltarla e supportarla?
Ringrazio anticipatamente per il consiglio.
Raffaele.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Caro Utente,

alcune coppie basano il proprio rapporto su inconsapevoli dinamiche sadomasochistiche che permangono inalterate fino a quando non avviene un cambiamento esterno significativo (come può essere l'autonomizzazione dei figli e la nascita di nipoti), che porta in genere uno solo dei partner a rendersi conto di quale sia stata la realtà fino a quel momento e a volerne prendere le distanze.

La forza per troncare un legame patologico di questo tipo però non è in genere nella disponibilità di chi lo ha instaurato, perciò la presa di distanza avviene solo sul piano verbale (litigi) e nella rivendicazione di diritti mai rispettati dal partner in precedenza con il pieno avvallo di chi ora li rivendica.
Spesso si genera una spirale di ripicche e tentativi di ottenere un risarcimento che non portano a nulla, se non al perpetuarsi delle medesime dinamiche patologiche.

Se i suoi genitori hanno instaurato un legame di quel tipo c'è un motivo: forse vengono entrambi da famiglie dove l'uomo era legittimato ad essere autoritario ed aggressivo, perciò fino ad oggi la situazione è stata accettata come normale da tutti due, o forse ci sono altre cause ancora.
In ogni caso una svolta può arrivare solo se il malcontento è tale da portare almeno uno dei due partner a maturare la seria convinzione di voler cambiare e la conseguente motivazione a modificare il rapporto o a interromperlo.

Lei ci ha portato il suo punto di vista di figlio che assiste impotente a queste dinamiche, ma sua madre, oltre a lamentarsene, ha espresso il desiderio di cambiare qualcosa o di separarsi?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa,
grazie per la celere risposta e complimenti: ha azzeccato perfettamente "l'escursus vitae" dei miei genitori e il loro tipo di relazione.
Ho richiesto questo consulto dopo aver parlato con mia madre, la quale mi ha promesso che avrebbe cercato un aiuto per affrontare la vita familiare con il marito; per tanto, ci siamo attivati insieme nell'informarci come funziona il consultorio e, di mia iniziativa, ho inoltrato questo tread.
In realtà è vero: sono convinto che mia madre non voglia lasciare suo marito, ma è ben visibile come cerchi una soluzione per cercare di migliorare, nei limiti del possibile, i comportamenti del coniuge. E' infatti palese come cerchi sempre di portare gli argomenti dei discorsi su di lui e sui suoi comportamenti per lamentarsi, atteggiamento evidentemente "indotto" dalla situazione che ha realizzato. Questo suo modo di fare è stata la chiave per parlare insieme dei suoi problemi, e farle rendere conto che con l'avanzare degli anni la situazione non potrà che peggiorare, che quindi debba inevitabilmente portare delle contromisure per non danneggiare la sua salute.
A livello esplicito, però, non mi ha mai chiesto nulla di fattivo, ha sempre e solo richiesto attenzione alle sue lamentele... che devo fare, quindi?
Grazie ancora
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
E' importante che sua madre sviluppi la motivazione necessaria per rivolgersi ad un professionista, oltre a farlo per tranquillizzare lei, e mi sembra di capire che almeno in parte stia elaborando una richiesta personale d'aiuto.

L'idea di rivolgervi al consultorio è ottima: avete già preso informazioni?
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Utente
Utente
Si, ho chiamato e mi hanni spiegato come funziona.
I tempi di attesa sono abbastanza lunghi (si parla di un mese), ma la persona che mi ha risposto (non so che qualifica avesse) mi sembrava un po' refrattaria sul fatto che dovesse essere mia madre a frequentare, e non mio padre (magari lo facesse...).
Comunque sono contento che la soluzione possa essere quella giusta. Se ho capito bene, è necessario dare gli strumenti a mia madre per capire "cosa vuole fare da grande" con la sua relazione... cercherò di non interferire troppo ma darle sostegno, anche se ripeto che sono convinto che non lo voglia lasciare: non è cattivo, spesso è anceh di compagnia, ma ha avuto una infanzia difficile (è stato allevato da una madre che, negli anni '50 e '60 faceva dentro-fuori dai manicomi) ed è solo questa consapevolezza che ci spinge soprattutto a compatirlo che non a condannarlo. Però è davvero difficile stargli vicino...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"la persona che mi ha risposto mi sembrava un po' refrattaria sul fatto che dovesse essere mia madre a frequentare, e non mio padre (magari lo facesse...)"

In che senso?

Sua madre ha ogni diritto di chiedere sostegno per sé stessa per affrontare la difficile situazione che vive in casa, ma se poi suo padre sarà propenso a condividere un percorso di coppia con la moglie questo non potrà che portare benefici ad entrambi.

Come anche lei constata, suo padre ha degli aspetti positivi sui quali è possibile probabilmente fare leva per aiutarlo ad instaurare un rapporto di coppia differente.
Anche qui, però, è necessario che da parte sua ci sia una domanda di cambiamento.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
Come già deto dalla Collega dott Massaro, le dinamiche su cui si fonda e soprattutto si mantiene nel tempo una coppia, non sono sempre dalla facile lettura.

Copioni familiari che si ripetono, spesso interiorizzati da modelli familiari disfunzionali, scelte obbligate dal l' aspetto economico ed affettivo, si interesecano nel tempo, rendendo la copia immobile del suo dolore.

Il cambiamento è possibile, soltanto se uno dei due sia veramente consapevole del disagio vissuto ed inizi ad effettuare un lavoro psicologico su di sè .

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it