Come convincere un paranoide egosintonico a farsi curare?
Gentili dottori,
Mio fratello (22 anni) negli ultimi mesi ha sviluppato quello che sembrerebbe essere un disturbo paranoide in piena regola. Certo in passato ha avuto i suoi momenti difficili, ma nell'ultimo periodo la cosa è peggiorata in maniera radicale.
Vive in un costante stato di iperviglianza: vede attacchi ovunque; si sente perseguitato ,spiato, controllato, seguito. Concentra l'oggetto del suo odio su nostro padre: lo insulta, lo provoca, è polemico, è offensivo, è strafottente. Tutto ciò in maniera costante, praticamente 24h su 24. Ha cercato di "mettere in guardia" me e il mio altro fratello piccolo parlandoci male di lui, ha iniziato ad avere comportamenti folli, perde gli oggetti e dà la colpa al padre, se si rompe una cosa dà la colpa al padre, nasconde tutte le sue cose in alcune valigie che chiude con dei lucchetti, non usa più il computer perchè dice che il padre lo spia da internet, è sempre vaghissimo e non parla mai di sè se non con perifrasi che non vogliono dir nulla come se non volesse comunicare "dati personali", si rivolge a noi in maniera estremamente formale e affettata, e abbiamo notato anche una forte perdita di empatia. Tende all'autoisolamento, è privo di interessi.
Cerca la lite volontariamente, è aggressivo, minaccioso, non ha la minima intenzione di mettere in discussione le sue convinzioni, è diventato improvvisamente agilissimo a sfuggire a qualsiasi gap di logica che gli viene fatto notare. Giustifica ogni suo comportamento aggressivo dicendo che "non odia nessuno" ma "si deve difendere".
A volte dice che vorrebbe andarsene da casa perchè si sente perseguitato dal padre; poi poco dopo dice che i genitori vogliono liberarsi di lui, vogliono cacciarlo di casa.
In passato ha avuto episodi di sonnambulismo molto marcati. Adesso parrebbero spariti. Da ragazzino ha avuto un'infezione importante da streptococco. Dico queste cose perchè so che potrebbero non essere neutrali dal punto di vista neurologico.
Finora non riferisce l'esistenza di nemici immaginari, presenze soprannaturali, nè allucinazioni, quindi potrei consolarmi nell'immaginare che non si tratti di esordio psicotico da schizofrenia paranoide. Ma il problema resta.
Abbiamo chiesto aiuto a degli esperti ma lui non ha la minima intenzione di andarci perchè si ritiene del tutto sano, è perfettamente egosintonico, non nutre il minimo dubbio sul fatto di "essere nel giusto". E d'altra parte ha sempre ritenuto che "chiedere aiuto" sia un sintomo di debolezza, una forma di viltà.
Ma come si fa a convincere una persona ridotta in questo stato a iniziare a farsi seguire da un professionista? Come gli si può spiegare che deve farsi curare? Lui non lo accetterà mai, perchè è fermamente convinto di essere sanissimo! Nel frattempo però rende la vita familiare un inferno. Per favore ditemi come devo agire, che parole o metodi devo utilizzare, non so cosa fare.
Grazie in anticipo per la disponibilità
Mio fratello (22 anni) negli ultimi mesi ha sviluppato quello che sembrerebbe essere un disturbo paranoide in piena regola. Certo in passato ha avuto i suoi momenti difficili, ma nell'ultimo periodo la cosa è peggiorata in maniera radicale.
Vive in un costante stato di iperviglianza: vede attacchi ovunque; si sente perseguitato ,spiato, controllato, seguito. Concentra l'oggetto del suo odio su nostro padre: lo insulta, lo provoca, è polemico, è offensivo, è strafottente. Tutto ciò in maniera costante, praticamente 24h su 24. Ha cercato di "mettere in guardia" me e il mio altro fratello piccolo parlandoci male di lui, ha iniziato ad avere comportamenti folli, perde gli oggetti e dà la colpa al padre, se si rompe una cosa dà la colpa al padre, nasconde tutte le sue cose in alcune valigie che chiude con dei lucchetti, non usa più il computer perchè dice che il padre lo spia da internet, è sempre vaghissimo e non parla mai di sè se non con perifrasi che non vogliono dir nulla come se non volesse comunicare "dati personali", si rivolge a noi in maniera estremamente formale e affettata, e abbiamo notato anche una forte perdita di empatia. Tende all'autoisolamento, è privo di interessi.
Cerca la lite volontariamente, è aggressivo, minaccioso, non ha la minima intenzione di mettere in discussione le sue convinzioni, è diventato improvvisamente agilissimo a sfuggire a qualsiasi gap di logica che gli viene fatto notare. Giustifica ogni suo comportamento aggressivo dicendo che "non odia nessuno" ma "si deve difendere".
A volte dice che vorrebbe andarsene da casa perchè si sente perseguitato dal padre; poi poco dopo dice che i genitori vogliono liberarsi di lui, vogliono cacciarlo di casa.
In passato ha avuto episodi di sonnambulismo molto marcati. Adesso parrebbero spariti. Da ragazzino ha avuto un'infezione importante da streptococco. Dico queste cose perchè so che potrebbero non essere neutrali dal punto di vista neurologico.
Finora non riferisce l'esistenza di nemici immaginari, presenze soprannaturali, nè allucinazioni, quindi potrei consolarmi nell'immaginare che non si tratti di esordio psicotico da schizofrenia paranoide. Ma il problema resta.
Abbiamo chiesto aiuto a degli esperti ma lui non ha la minima intenzione di andarci perchè si ritiene del tutto sano, è perfettamente egosintonico, non nutre il minimo dubbio sul fatto di "essere nel giusto". E d'altra parte ha sempre ritenuto che "chiedere aiuto" sia un sintomo di debolezza, una forma di viltà.
Ma come si fa a convincere una persona ridotta in questo stato a iniziare a farsi seguire da un professionista? Come gli si può spiegare che deve farsi curare? Lui non lo accetterà mai, perchè è fermamente convinto di essere sanissimo! Nel frattempo però rende la vita familiare un inferno. Per favore ditemi come devo agire, che parole o metodi devo utilizzare, non so cosa fare.
Grazie in anticipo per la disponibilità
[#1]
Caro ragazzo,
Oltre alla mia comprensione per il disagio che sta vivendo e che traspare dalle sue parole non posso offrirle altro.
Per prendere l'inziativa di qualsiasi tipo di terapia occorre la volonta' dell'interessato. E Una volonta' solida e motivata che sui determina solo confrontandosi con una spiccata sofferenza e con un bisogno di lenirla.
Purtroppo la volonta' dei familiari non serve, anzi, puo' determinare un acuirsi dell'isolamento dell'interessato.
Mi dispiace davvero ma le uniche misure e iniziative possibili potra' attuarle su se stesso.
Ci tenga informati, se vuole.
I migliori saluti
Oltre alla mia comprensione per il disagio che sta vivendo e che traspare dalle sue parole non posso offrirle altro.
Per prendere l'inziativa di qualsiasi tipo di terapia occorre la volonta' dell'interessato. E Una volonta' solida e motivata che sui determina solo confrontandosi con una spiccata sofferenza e con un bisogno di lenirla.
Purtroppo la volonta' dei familiari non serve, anzi, puo' determinare un acuirsi dell'isolamento dell'interessato.
Mi dispiace davvero ma le uniche misure e iniziative possibili potra' attuarle su se stesso.
Ci tenga informati, se vuole.
I migliori saluti
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gentile Utente,
anch'io sono del parere che con persone che stanno così male non sia opportuno proporre nulla perchè rafforzerebbe dall'altra parte l'idea del complotto e questo avrebbe il grave svantaggio di far perdere la fiducia in tutti voi, quindi lascerei perdere per il momento.
Piuttosto, dal momento che mi pare di capire siamo in un ambito psicopatologico piuttosto serio e che per voi famigliare sia difficile relazionarvi con lui, sarebbe importante che voi chiedeste aiuto, magari ad uno psicologo specializzato in terapia sistemico-famigliare. Questo agevolerà il vostro compito nel saper come comportarsi a casa con lui, come evitare proprio in lui l'idea paranoica del complotto ai suoi danni e che cosa invece rafforzare di ciò che lui già fa.
Con persone che funzionano così, può essere controproducente impedire le sue uscite contro il papà, perchè sul piano di realtà non funziona l'approccio con lui. Potrebbe essere molto più facile approcciarlo con una alleanza: vite le condizioni e situazioni difficile, che cosa possiamo fare insieme per vivere con meno problemi?
La speranza, chiaramente, è che un giorno anche lui voglia chiedere per se stesso aiuto: questo è il passo più importante da gratificare.
Buona giornata,
anch'io sono del parere che con persone che stanno così male non sia opportuno proporre nulla perchè rafforzerebbe dall'altra parte l'idea del complotto e questo avrebbe il grave svantaggio di far perdere la fiducia in tutti voi, quindi lascerei perdere per il momento.
Piuttosto, dal momento che mi pare di capire siamo in un ambito psicopatologico piuttosto serio e che per voi famigliare sia difficile relazionarvi con lui, sarebbe importante che voi chiedeste aiuto, magari ad uno psicologo specializzato in terapia sistemico-famigliare. Questo agevolerà il vostro compito nel saper come comportarsi a casa con lui, come evitare proprio in lui l'idea paranoica del complotto ai suoi danni e che cosa invece rafforzare di ciò che lui già fa.
Con persone che funzionano così, può essere controproducente impedire le sue uscite contro il papà, perchè sul piano di realtà non funziona l'approccio con lui. Potrebbe essere molto più facile approcciarlo con una alleanza: vite le condizioni e situazioni difficile, che cosa possiamo fare insieme per vivere con meno problemi?
La speranza, chiaramente, è che un giorno anche lui voglia chiedere per se stesso aiuto: questo è il passo più importante da gratificare.
Buona giornata,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Ex utente
Gentili Dottoresse,
Innanzitutto grazie per la risposta celere.
Faremo come consigliate. A dire la verità c'era già stato un tentativo di iniziare con uno psicologo sistemico, ma dopo il primo incontro mio fratello non si sa perchè ha disdetto l'appuntamento e non ci è voluto più andare.
Io ci provo anche a fare "da alleato" ma è chiaro che di fronte ai suoi atteggiamenti sfacciati e volutamente offensivi non posso non reagire; non si può tenere tutta la famiglia in ostaggio solo per assecondarlo. Anche perchè lui non ha il minimo scrupolo nel lanciare gli insulti più assurdi in qualsiasi occasione, anche in pubblico. Ha perduto il senso della "stiuazione sociale". E vorrei sottolineare che spesso lui cerca proprio lo scontro fisico col padre: provocandolo, deridendolo, avvicinandosi, minacciandolo.
Ho adottato un metodo che ho letto documentandomi su internet: da un lato non prendo posizione di fronte alle sue paranoie, gli dico solo che se lui fa un'accusa deve portarne le prove e giustificare ciò che dice, e più che parlare del contenuto delle paranoie cerco di sviare il discorso parlando di cose trasversali, per cercare di smontare il climax di paranoia che gli viene in quei momenti in cui inizia a fare delle domande (dimmi che cosa ti hanno detto su di me!) e si dà le risposte da solo (sì lo so io cosa, quelli sparlano, chissà cosa raccontano sul mio conto!). Lo si vede perfino da come cambia lo sguardo: occhi fissi, vitrei e stralunati, ghigno storto sul viso, dito puntato.
Dall'altro lato non nego i suoi stati d'animo: se si sente attaccato, questa sensazione è reale, non gli dico che è falsa, però utilizzo il nome che si dà alle emozioni (paura, angoscia, timore, rabbia, ansia). Lui fa evidentemente fatica a riconoscerle e distinguerle.
Ho pensato anche che potrebbe nascondere qualche problema "altro" rispetto alle paranoie: è come se ritenesse ormai il padre come un "simbolo" da distruggere. Non si capisce però simbolo di che cosa: forse di se stesso.
Qualche volta, involontariamente, parla della sua vecchia classe del liceo; un posto orribile, pieno di pazzi, in cui forse ha subito del bullismo di cui non ha mai parlato.
Altre volte ha dei comportamenti che fanno pensare ad una doppia personalità: prima affabile e scherzoso, poi odioso e con insulti di una sadicità allucinante.
Una volta mentre attaccava per l'ennesima volta mio padre è scoppiato a piangere, gli ha detto che comunque "anche lui gli vuole bene ma il problema è irrisolvibile".
Sembra come bloccato in un'infanzia da cui non è capace di uscire. Ha il terrore delle responsabilità, è privo di iniziative sociali, vive nel panico per gli esami. Non tollera la benchè minima critica. Non ritiene di poter fare errori. Ha una visione rigidissima del mondo, delle persone, dei ruoli. Si sente il reietto, la pecora nera della famiglia. Ruolo che però si è creato da solo con il suo vittimismo.
Se si cerca di venirgli incontro chiedendogli se ha bisogno di qualcosa (lui non deve chiedere mai, è segno di debolezza chiedere) lui lo interpreta come "tentativo di truffa" come raggiro, come forma di adulazione.
Non credo che chiederà mai aiuto da solo; è evidente che si trova bene nel ruolo della vittima, perchè è perfettamente deresponsabilizzante. Inoltre ha questa nuova via di sfogare la frustrazione (insultare e provocare il padre) e quindi la sua sofferenza ormai la risolve così. Se aumenterà, non potrà che diventare scontro fisico, violenza materiale (ormai me lo aspetto).
Forse bisognerebbe allontanarlo da casa; ma lui, pur nascondendolo, non vuole assolutamente andarsene, nè è terrorizzato, la sua inesperienza è totale.
Io non so se una persona con DPP incurato possa vivere una vita decente. Non credo.
So però che le sfuriate quotidiane hanno iniziato a compromettere la salute di mio fratello più piccolo (ha solo 12 anni) il quale è sempre più spaventato, timoroso, confuso, aveva anche perso l'appetito. Per questo la nostra priorità, potete ben comprendere, è cambiata.
Innanzitutto grazie per la risposta celere.
Faremo come consigliate. A dire la verità c'era già stato un tentativo di iniziare con uno psicologo sistemico, ma dopo il primo incontro mio fratello non si sa perchè ha disdetto l'appuntamento e non ci è voluto più andare.
Io ci provo anche a fare "da alleato" ma è chiaro che di fronte ai suoi atteggiamenti sfacciati e volutamente offensivi non posso non reagire; non si può tenere tutta la famiglia in ostaggio solo per assecondarlo. Anche perchè lui non ha il minimo scrupolo nel lanciare gli insulti più assurdi in qualsiasi occasione, anche in pubblico. Ha perduto il senso della "stiuazione sociale". E vorrei sottolineare che spesso lui cerca proprio lo scontro fisico col padre: provocandolo, deridendolo, avvicinandosi, minacciandolo.
Ho adottato un metodo che ho letto documentandomi su internet: da un lato non prendo posizione di fronte alle sue paranoie, gli dico solo che se lui fa un'accusa deve portarne le prove e giustificare ciò che dice, e più che parlare del contenuto delle paranoie cerco di sviare il discorso parlando di cose trasversali, per cercare di smontare il climax di paranoia che gli viene in quei momenti in cui inizia a fare delle domande (dimmi che cosa ti hanno detto su di me!) e si dà le risposte da solo (sì lo so io cosa, quelli sparlano, chissà cosa raccontano sul mio conto!). Lo si vede perfino da come cambia lo sguardo: occhi fissi, vitrei e stralunati, ghigno storto sul viso, dito puntato.
Dall'altro lato non nego i suoi stati d'animo: se si sente attaccato, questa sensazione è reale, non gli dico che è falsa, però utilizzo il nome che si dà alle emozioni (paura, angoscia, timore, rabbia, ansia). Lui fa evidentemente fatica a riconoscerle e distinguerle.
Ho pensato anche che potrebbe nascondere qualche problema "altro" rispetto alle paranoie: è come se ritenesse ormai il padre come un "simbolo" da distruggere. Non si capisce però simbolo di che cosa: forse di se stesso.
Qualche volta, involontariamente, parla della sua vecchia classe del liceo; un posto orribile, pieno di pazzi, in cui forse ha subito del bullismo di cui non ha mai parlato.
Altre volte ha dei comportamenti che fanno pensare ad una doppia personalità: prima affabile e scherzoso, poi odioso e con insulti di una sadicità allucinante.
Una volta mentre attaccava per l'ennesima volta mio padre è scoppiato a piangere, gli ha detto che comunque "anche lui gli vuole bene ma il problema è irrisolvibile".
Sembra come bloccato in un'infanzia da cui non è capace di uscire. Ha il terrore delle responsabilità, è privo di iniziative sociali, vive nel panico per gli esami. Non tollera la benchè minima critica. Non ritiene di poter fare errori. Ha una visione rigidissima del mondo, delle persone, dei ruoli. Si sente il reietto, la pecora nera della famiglia. Ruolo che però si è creato da solo con il suo vittimismo.
Se si cerca di venirgli incontro chiedendogli se ha bisogno di qualcosa (lui non deve chiedere mai, è segno di debolezza chiedere) lui lo interpreta come "tentativo di truffa" come raggiro, come forma di adulazione.
Non credo che chiederà mai aiuto da solo; è evidente che si trova bene nel ruolo della vittima, perchè è perfettamente deresponsabilizzante. Inoltre ha questa nuova via di sfogare la frustrazione (insultare e provocare il padre) e quindi la sua sofferenza ormai la risolve così. Se aumenterà, non potrà che diventare scontro fisico, violenza materiale (ormai me lo aspetto).
Forse bisognerebbe allontanarlo da casa; ma lui, pur nascondendolo, non vuole assolutamente andarsene, nè è terrorizzato, la sua inesperienza è totale.
Io non so se una persona con DPP incurato possa vivere una vita decente. Non credo.
So però che le sfuriate quotidiane hanno iniziato a compromettere la salute di mio fratello più piccolo (ha solo 12 anni) il quale è sempre più spaventato, timoroso, confuso, aveva anche perso l'appetito. Per questo la nostra priorità, potete ben comprendere, è cambiata.
[#4]
In tal caso dovreste rivolgervi voi, come familiari, a uno specialista per farvi consigliare. Da qui si può solo restare sul generico; non potendo vedere le persone interessate, sarebbe inappropriato dare consigli o suggerimenti. Questa è la cosa più efficace che potete fare, se suo fratello è in queste condizioni. Fatelo pensando soprattutto a suo fratello più piccolo.
Nel frattempo eviti di accanirsi in ipotesi diagnostiche e nel cercarsi da solo su internet cosa possa essere opportuno fare.
Nel frattempo eviti di accanirsi in ipotesi diagnostiche e nel cercarsi da solo su internet cosa possa essere opportuno fare.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#5]
Gentile ragazzo,
Il padre e' spesso individuato come origine dei problemi e come tale viene combattuto.
Mi sembra che l'atteggiamento da lei tenuto sia funzionale al rapporto con questo fratello. Per suo padre il discorso e' diverso. Rapprsenta l'autorita' e questo lo pone in una posizione critica.
Se avra' modo di chiedere un consulto quello sara' il contesto ove elaborare le diverse etematiche che vi riguardano.
Cercate di non "chiudervi" emotivamente in questo seppur pesanta disagio familare. Gli amici, la vita "nornmale" costituiscono il migliore antidoto autogestito.
Ci faccia avere notizie! I migliori saluti
Il padre e' spesso individuato come origine dei problemi e come tale viene combattuto.
Mi sembra che l'atteggiamento da lei tenuto sia funzionale al rapporto con questo fratello. Per suo padre il discorso e' diverso. Rapprsenta l'autorita' e questo lo pone in una posizione critica.
Se avra' modo di chiedere un consulto quello sara' il contesto ove elaborare le diverse etematiche che vi riguardano.
Cercate di non "chiudervi" emotivamente in questo seppur pesanta disagio familare. Gli amici, la vita "nornmale" costituiscono il migliore antidoto autogestito.
Ci faccia avere notizie! I migliori saluti
[#6]
Ex utente
Gentili dottori,
Ancora grazie per i commenti.
Devo dire che i miei genitori erano quasi più spaventati dall'alternativa secca che gli avevano posto i primi professionisti consultati (o lo portate qui, o accertamento sanitario obbligatorio) che dei comportamenti folli di mio fratello.
A dispetto del consiglio del dottor G. Santonocito, ho voluto documentarmi ancora sulla faccenda. Ho trovato alcuni articoli che suggeriscono come comportarsi e come non comportarsi di fronte ad una persona paranoide. Non è la soluzione di nulla, ma almeno adesso mi sento più attrezzato e posso spiegare anche ai miei genitori che reazioni tenere di fronte all'esplodere di un'ideazione paranoide in modo da sedarla o almeno da non infiammarla.
Mi sono anche rivolto al consultorio familiare della mia città ma non trovo mai nessuno.
In questo momento la calma apparente lascia trasparire che lui cova una rabbia immensa. Cerca ancora di provocare e attaccar briga con dei sottilissimi gesti, ma ora mio padre lo ignora e lui resta piuttosto attonito di fronte a questa indifferenza.
Mangia per fatti suoi, si barrica in camera, è irrequeto, esce di casa per 10 minuti e poi rientra, ha orari di sonno-veglia del tutto alterati.
Sembra voglia esplodere; il litigio è forse ormai la sua ultima forma di comunicazione. Non conosce altre vie, è perfettamente annichilito su se stesso. Non chiederà mai aiuto, deve assolutamente fare finta di essere sicuro di sè e mostrare che gli va tutto bene.
Io posso giusto cercare di normalizzargli un po' la sua esistenza comprandogli delle riviste che gli piacciono, passandogli della musica, chiedendogli se vuol vedere un film. Ma per il resto si oppone a qualsiasi aiuto, l'unico suo scopo al momento è odiare il padre ciecamente.
Spero di trovare un modo per parlargli almeno della sua rabbia; per chiedergli perchè la cova e come intende sfogarla. Ma so già che non lo sa nemmeno lui.
Ancora grazie per i commenti.
Devo dire che i miei genitori erano quasi più spaventati dall'alternativa secca che gli avevano posto i primi professionisti consultati (o lo portate qui, o accertamento sanitario obbligatorio) che dei comportamenti folli di mio fratello.
A dispetto del consiglio del dottor G. Santonocito, ho voluto documentarmi ancora sulla faccenda. Ho trovato alcuni articoli che suggeriscono come comportarsi e come non comportarsi di fronte ad una persona paranoide. Non è la soluzione di nulla, ma almeno adesso mi sento più attrezzato e posso spiegare anche ai miei genitori che reazioni tenere di fronte all'esplodere di un'ideazione paranoide in modo da sedarla o almeno da non infiammarla.
Mi sono anche rivolto al consultorio familiare della mia città ma non trovo mai nessuno.
In questo momento la calma apparente lascia trasparire che lui cova una rabbia immensa. Cerca ancora di provocare e attaccar briga con dei sottilissimi gesti, ma ora mio padre lo ignora e lui resta piuttosto attonito di fronte a questa indifferenza.
Mangia per fatti suoi, si barrica in camera, è irrequeto, esce di casa per 10 minuti e poi rientra, ha orari di sonno-veglia del tutto alterati.
Sembra voglia esplodere; il litigio è forse ormai la sua ultima forma di comunicazione. Non conosce altre vie, è perfettamente annichilito su se stesso. Non chiederà mai aiuto, deve assolutamente fare finta di essere sicuro di sè e mostrare che gli va tutto bene.
Io posso giusto cercare di normalizzargli un po' la sua esistenza comprandogli delle riviste che gli piacciono, passandogli della musica, chiedendogli se vuol vedere un film. Ma per il resto si oppone a qualsiasi aiuto, l'unico suo scopo al momento è odiare il padre ciecamente.
Spero di trovare un modo per parlargli almeno della sua rabbia; per chiedergli perchè la cova e come intende sfogarla. Ma so già che non lo sa nemmeno lui.
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Gentile ragazzo,
Penso che suo fratello sappia il perche' della sua rabbia o perlomeno sia convinto di avere tutte le ragioni per provarla.
E' davvero scorretto da questo ambito (senza avere avuto alcun colloquio con suo fratello) avanzare delle ipotesi. Fare una diagnosi sui paranoia e' complesso perche' si tratta di un disturbo del pensiero. La persona affetta e' in genere perfettamente logica nei ragionamenti che pone alla base delle sue convinzioni. Sono le premesse ad essere sbagliate ma questo e' molto difficilmene dimostrabile.
Le ho dato una piccolissima indicazione con la speranza che serva a farle comprendere quanto sia delicata la questione che lei pone.
Restiamo comunque qui in ascolto per quello che e' possibile.
I migliori saluti
Penso che suo fratello sappia il perche' della sua rabbia o perlomeno sia convinto di avere tutte le ragioni per provarla.
E' davvero scorretto da questo ambito (senza avere avuto alcun colloquio con suo fratello) avanzare delle ipotesi. Fare una diagnosi sui paranoia e' complesso perche' si tratta di un disturbo del pensiero. La persona affetta e' in genere perfettamente logica nei ragionamenti che pone alla base delle sue convinzioni. Sono le premesse ad essere sbagliate ma questo e' molto difficilmene dimostrabile.
Le ho dato una piccolissima indicazione con la speranza che serva a farle comprendere quanto sia delicata la questione che lei pone.
Restiamo comunque qui in ascolto per quello che e' possibile.
I migliori saluti
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 59.7k visite dal 22/07/2013.
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Approfondimento su Disturbi di personalità
I disturbi di personalità si verificano in caso di alterazioni di pensiero e di comportamento nei tratti della persona: classificazione e caratteristiche dei vari disturbi.