Problemi vita sociale e università

Gentili dottori,
ho 22 anni e sono anni ormai che mi sento irrequieta. Il successo nello studio influisce molto sul mio umore e nonostante l'orgoglio ho cambiato facoltà (sperando in un cambiamento che non è avvenuto) perché nella precedente ero riuscita a dare 3 esami in 2 anni. Per quanto riguarda la mia vita sociale sono diventata più cupa e più chiusa, parlo davvero molto poco con le persone che mi circondano e fingo terribilmente dicendo e comportandomi come se vivessi una vita diversa. Ora come ora credo di non avere amicizie che possano definirsi tali, le mie amiche del liceo mi hanno “abbandonata”, tra di loro si sentono spesso e condividono le proprie cose, con me si limitano a sms e chiacchiere di pura cortesia. All'università ho conosciuto una ragazza con cui mi sono aperta davvero molto e pensavo di aver ritrovato la serenità almeno in quel campo, ma così non è stato perché cambiando facoltà ci stiamo frequentando sempre meno e io non le racconto più nulla di me. Nella nuova facoltà non sono riuscita a stringere amicizie, questo da una parte per colpa mia, in quanto mi sento “più vecchia”, da una parte per colpa loro che hanno già giri di amicizie propri. Ho sbalzi di umore accentuati ed è capitato che la rabbia e la frustrazione mi portassero a darmi degli schiaffi o a graffiarmi, a pensare e a elaborare un modo semplice e veloce per farla finita perché tanto non ho molto da perdere, ma so benissimo che non ne avrei il coraggio quindi spero mi capiti un incidente o qualcosa di grave. Inoltre sfogo la cosa anche sul cibo, sono ingrassata di 5 kg. Per non pensare a tutto lo studio da fare o a tutto il resto mi chiudo nel mio mondo fatto di programmi televisivi e telefilm, a sognare una vita diversa che so benissimo di non poter avere perché non è la realtà, ma mi sento bene. Mi sento un fallimento totale, soprattutto perché non riesco a studiare e a essere in pari con gli esami nemmeno in questa facoltà. Mi sento terribilmente in colpa, sento di “sprecare” i soldi dei miei genitori. Sono anche dispiaciuta perché al liceo ero piuttosto brava, i miei genitori erano fieri e io stavo bene. Non riesco a capire cosa mi sia successo e perché sono diventata una persona così inutile e senza scopo nella vita, perché è così che mi sento. Le mie giornate sono prive di scopo, non faccio nulla se non alzarmi, aprire i libri senza concludere nulla e guardare la tv per risollevarmi il morale.
Non so se sia utile, ma avevo anche un ragazzo che ho lasciato da qualche tempo perché non provavo più niente per lui. Pensavo fosse sua la colpa per i miei insuccessi nello studio, visto che era un ragazzo fuori corso e gliel’ho anche detto. Inoltre lui nei momenti suoi di rabbia mi ha picchiata qualche volta. Di contro devo dire che anche io l'ho fatto qualche volta, lo amavo e sapevo che non lo faceva apposta, ma ora che non sto più insieme a lui lo odio profondamente perché sono dei brutti ricordi che mi tornano in mente quando mi sento giù.

Vi ringrazio.
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Dr.ssa Chiara Aiello Psicologo, Psicoterapeuta 36
Cara Ragazza,

da quanto ci descrive sembra emergere che il perno attorno al quale sembra ruotare una vita affettiva e sociale soddisfacente sia la qualità delle sue performance di studio.

<Il successo nello studio influisce molto sul mio umore>
<Per non pensare a tutto lo studio da fare o a tutto il resto mi chiudo nel mio mondo fatto di programmi televisivi e telefilm>
<Mi sento un fallimento totale, soprattutto perché non riesco a studiare e a essere in pari con gli esami nemmeno in questa facoltà>
<Non so se sia utile, ma avevo anche un ragazzo che ho lasciato da qualche tempo perché non provavo più niente per lui. Pensavo fosse sua la colpa per i miei insuccessi nello studio, visto che era un ragazzo fuori corso>

La domanda che vorrei farle è quando, nel passato, il rendimento ha cominciato ad essere il protagonista nella sua vita.

Quando la costruzione della propria autostima e della propria immagine si fonda su un qualcosa di esterno (ad esempio il risultato ad un esame, il voto a scuola, il numero di esami sostenuti) e non su una consapevolezza e conoscenza del proprio sè interno (fatto di desideri, bisogni, paure, sogni, ambizioni, successi e fallimenti) si può incappare in momenti di forte empasse come sta succedendo a lei.

Quello che le consiglio è di valutare la possibilità di rivolgersi ad un professionista che la aiuti in questo viaggio verso l'interno.
Perchè a mio avviso è solo prendendo contatto con la parte autentica di lei che potrà slegare la sua percezione di avere uno scopo nella vita con quella dell'ottenere buoni risultati nello studio, perchè in questo momento da quanto dice le due cose coincidono fortemente.

Le faccio i miei migliori auguri

Dr.ssa Chiara Aiello
www.chiaraaiello.it

[#2]
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gentile dottoressa,
la ringrazio per la sua risposta. Le rispondo dicendole che riconosco che il valore di una persona non dipende dai voti, tuttavia non riesco fare a meno di ritenere una persona con voti alti (ma magari anche senza cervello) su un "livello" più alto rispetto a chi magari è in ritardo con gli studi etc. Questo pensiero ce l'ho da sempre praticamente. Anche tenendo conto delle altre qualità di una persona, e includo anche me stessa nel discorso, il successo universitario (o lavorativo che sia) è un metro di giudizio per me.
Tuttavia pur contando così tanto per me lo studio, non mi spiego perché non riesco ad avere successo, ho difficoltà ad approcciarmi ai libri e rimando accumulando materiale da imparare. Eppure non ho distrazioni, non suono, non faccio sport, niente di niente. Mi sveglio con il pensiero dello studiare ma le ore passano così velocemente che la giornata termina senza che io sia riuscita a concludere niente. Questa cosa è molto frustrante per me, vedo tutti quelli della mia età studiare, uscire e fare mille attività e poi ottenere voti altissimi. Fino a poco tempo fa invece "facevo il mio", non studiavo con costanza, ma comunque avevo la grinta che mi permetteva di raggiungere i risultati, e di conseguenza tutto andava bene,mi consideravo anche una persona in gamba o comunque simpatica,facevo sempre battute, avevo molti amici, mi apprezzavo e mi sentivo apprezzata. Ora invece non riesco ad apprezzare nulla di me, non riesco a studiare e mi sento più sola rispetto a prima.
La possibilità di parlare con uno specialista non riesco a considerarla, è più forte di me, mi farebbe sentire ancora di più una "fallita" che non è in grado di risolvere i suoi problemi da sola, mi causerebbe imbarazzo, ecco. Mi sto rivolgendo anche ora a specialisti, ma scrivere anonimamente su un sito è "più semplice".

La ringrazio nuovamente.
[#3]
Dr.ssa Chiara Aiello Psicologo, Psicoterapeuta 36
Cara Ragazza

ci tengo a sottolineare il fatto che un consulto online non può in alcun modo sostituire un colloquio di persona.
Noi possiamo fornirle indicazioni di massima. Un professionista, de visu, può condurre un lavoro molto più mirato ed approfondito, accompagnandola attraverso un processo di elaborazione profonda del suo disagio.

Lei dice: <Tuttavia pur contando così tanto per me lo studio, non mi spiego perché non riesco ad avere successo, ho difficoltà ad approcciarmi ai libri e rimando accumulando materiale da imparare>

Vorrei invitarla a riflettere sul fatto che talvolta i valori che ci sono stati trasmessi dalle nostre figure di riferimento in modo puntuale durante lo sviluppo e che razionalmente sentiamo come appartenenti fortemente al nostro modo di essere e di pensare, vengono "boicottati" dal nostro inconscio.
Questo perché una parte di noi sente di essere "forzata" a seguire una linea di condotta che intimamente non le appartiene.

Lei dice: <Sono anche dispiaciuta perché al liceo ero piuttosto brava, i miei genitori erano fieri e io stavo bene>
Cosa rende fieri di lei i suoi genitori oltre il rendimento scolastico/universitario?
[#4]
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gentile dottoressa,
non intendevo dire che penso ad un consulto online come sostituzione di un colloquio di persona con un suo collega, ma che è diverso e più "light" dal mio punto di vista, non so come spiegarlo, lo trovo "meno impegnativo" lo scrivere online come mi sento.Probabilmente temo di essere giudicata, anche se so che molti studenti si trovano in situazioni simili alla mia e che non sono l'unica ad avere problemi del genere.

Per rispondere alla sua domanda, onestamente non so cosa renda i miei genitori fieri di me, non abbiamo un gran dialogo, diciamo che non sanno molto di me, ecco! Non racconto loro cosa mi succede, lo facevo con le mie amiche quando ci frequentavamo. Comunque la loro preoccupazione è che io mi senta bene con me stessa, infatti mi hanno appoggiata nella scelta di cambiare facoltà, consigliandomi e proponendomi varie alternative, di lasciare gli studi e di lavorare o anche di parlare con un professionista se lo ritenessi opportuno, lasciandomi sempre la libertà di scegliere. Tuttavia mi sembra ancora di sbandare da una parte all'altra senza aver trovato la mia strada, allora mi viene da pensare che il problema sono io, non le mie scelte, ma onestamente non so come rimediare, come cambiare, come ritornare ad essere quella che ero.

Grazie per il suo tempo.
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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Cara ragazza, dal liceo all'università il salto è grande, non c'è più nessuno che dà i tempi , le scadenze,, non c'è la classe, il consenso degli altri anche la stima dei professori.. io penso che lei sia in ansia perchè non riesce a governare i suoi tempi, questo è molto comune, anch'io ritengo che le farebbe bene parlare de visu con un collega, intanto provi a recuperare qualcuna di queste amiche per parlarle senza troppe difese, problemi ne hanno anche le altre, glielo assicuro, qui tra voi si è creato un muro di difese e orgoglio, inutile e scomodissimo che rende tutte voi più sole.. ci vuole un pò di coraggio lo so, ma ne vale la pena..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gentile dott.ssa,
grazie della risposta. Effettivamente di solito faccio piani di studio, che però poi non rispetto, cioè come dice lei, non riesco a organizzarmi con i tempi e rimando in continuazione. La volontà di fare bene c'è, ma l'atto pratico viene meno e non so se è solo per pigrizia, perché prima pensavo fosse dovuto alla facoltà, ma il problema non era quello. o comunque non soltanto quello, perché pur avendola cambiata la situazione è rimasta pressoché tale, se non che mi sono ritrovata "senza amici" perché nella nuova facoltà ho stretto davvero pochissimi rapporti, poi perché i miei ex compagni universitari mi contattano ogni tanto con sms di cortesia, così come le mie compagne del liceo (che di solito sono io a contattare però, proponendo anche di fare qualcosa insieme, ma alla fine non ci si organizza mai). Passo il tempo a chiedermi come facciano gli altri a riuscire in quello che fanno, a mettere tutto insieme, e non capisco perché a me venga così difficile. Vorrei recuperare il rapporto con le mie amiche, insieme al successo negli studi è la cosa al mondo a cui tenga di più, ma sono passati diversi anni e visti i trascorsi non riesco a fidarmi di nessuna di loro per potermi confidare apertamente, infatti quando ci si incontra dico delle mezze verità e onestamente non mi sembrano sincere nemmeno loro. Si è creata una fitta trama di pettegolezzi alle spalle delle altre, ed è una situazione che trovo spiacevole, ma a loro sembra non importare, perché comunque per i loro fini o interessi si ritrovano sempre insieme.