23 anni e il dubbio di soffrire di disturbo bipolare
salve, mi chiamo lara ho 23 anni e il dubbio di soffrire di disturbo bipolare...sono seguita da una psicologa che ancora non ha voluto o ritenuto opportuno dare un nome alla mia patologia...a mio padre è stata diagnosticata anche se il suo psichiatra non mi ispira così fiducia...sono depressa da quando ho memoria, i momenti di vera gioia sono estremamente rari, mi sono buttata sull'alcool da quando avevo 15-16 anni. Ho avuto tendenze suicida e non vedo molta speranza per il futuro, mi sento una fallita scoraggiata in tutto e per tutto, non riesco a trovare niente che mi dia soddisfazione...mi sento sempre molto sola nonostante abbia molti amici, anche se non capisco mai se poterli definire tali in tutto e per tutto...ho un bisogno disperato di aiuto, spero voi possiate darmi qualche consiglio, vi ringrazio in anticipo.
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Da qui non possiamo intervenire direttamente sui problemi presentati dagli utenti.
Immagino si sia fatta da sola la diagnosi di disturbo bipolare, cercando liste di sintomi in internet, mi corregga se sbaglio. Si tratta di una pratica da evitare, perché le diagnosi fatte in questo modo non hanno valore.
Potrebbe soffrire di un disturbo bipolare o di un disturbo di personalità o di altro ancora, ma l'etichetta non è poi così importante.
Piuttosto, quali sono i risultati ottenuti finora dalla psicoterapia? Che approccio ha la sua terapeuta? Da quanto tempo avete iniziato?
Immagino si sia fatta da sola la diagnosi di disturbo bipolare, cercando liste di sintomi in internet, mi corregga se sbaglio. Si tratta di una pratica da evitare, perché le diagnosi fatte in questo modo non hanno valore.
Potrebbe soffrire di un disturbo bipolare o di un disturbo di personalità o di altro ancora, ma l'etichetta non è poi così importante.
Piuttosto, quali sono i risultati ottenuti finora dalla psicoterapia? Che approccio ha la sua terapeuta? Da quanto tempo avete iniziato?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
grazie mille per la risposta, sono oramai due anni e si dopo che è stata dianosticata a mio padre mi sono informata su internet. Vorrei dare un nome a quello che ho perchè è qualcosa che combatto da anni e vorrei poterlo finalmente guardare negli occhi per sapere come affrontarlo meglio. La mia terapeuta più che altro mi fa parlare, di quello che mi viene in mente, e cerca di farmi trarre conclusioni con delle domande, il problema è che sento di avere bisono di qualcosa di più...una mia amica, in cura anche lei, mi descrive i "compiti a casa" che le prescrive la sua psicologa e mi sembra qualcosa di molto produttivo...c'è da dire che mi sento molto sfiduciata verso una possibile guarigione...risultati potrei dire ce ne siano stati, come il fatto di essere entrata nel mondo del lavoro grazie appunto a una borsa lavoro in una cooperativa sociale...poi il fatto di non passare più proprio tutte le giornate a bere ma limitarmi al week-end...purtroppo lo sconforto resta e temo faccia parte di me...
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Gentile Ragazza,
la diagnosi di disturbo bipolare deve farla chi la si sta occupando di lei, non lei, corre il rischio di identificarsi con la sintomatologia ricercata online..
Internet non è un clinico ed anche se fornisce tante informazioni, più o meno scientifiche( dipende dai siti che consulta), sono sempre nozioni avulse dal paziente, dalla sua struttura di personalità, storia di vita, familiare, ecc....
Ogni percorso, inoltre, ha caratteristiche uniche, chi assegna i compiti per casa, chi no......partecipi alla sua terapeuta le sue difficoltà e perplessità, saprà sicuramente darle una risposta adeguata
la diagnosi di disturbo bipolare deve farla chi la si sta occupando di lei, non lei, corre il rischio di identificarsi con la sintomatologia ricercata online..
Internet non è un clinico ed anche se fornisce tante informazioni, più o meno scientifiche( dipende dai siti che consulta), sono sempre nozioni avulse dal paziente, dalla sua struttura di personalità, storia di vita, familiare, ecc....
Ogni percorso, inoltre, ha caratteristiche uniche, chi assegna i compiti per casa, chi no......partecipi alla sua terapeuta le sue difficoltà e perplessità, saprà sicuramente darle una risposta adeguata
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
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>>> La mia terapeuta più che altro mi fa parlare, di quello che mi viene in mente, e cerca di farmi trarre conclusioni con delle domande, il problema è che sento di avere bisono di qualcosa di più...una mia amica, in cura anche lei, mi descrive i "compiti a casa" che le prescrive la sua psicologa e mi sembra qualcosa di molto produttivo
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Bene, ma anche lei ha la possibilità di cambiare terapeuta. Ci ha mai pensato?
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Bene, ma anche lei ha la possibilità di cambiare terapeuta. Ci ha mai pensato?
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Esistono forme di terapia dove le sedute non sono ogni settimana, ma solitamente ogni due:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Per cui non è affatto detto che la terapia attuale sia l'unica che si può permettere.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Per cui non è affatto detto che la terapia attuale sia l'unica che si può permettere.
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>>> il problema è che non riesco a capire se questa terapia stia portando da qualche parte o meno, mi sembra non risolva molto
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Non è difficile capirlo: se non sta risolvendo molto, vuol dire che non funziona.
Se ha difficoltà economiche può rivolgersi al servizio pubblico, dove pagherà solo il ticket. Là potranno suggerirle varie ipotesi diagnostiche/terapeutiche. Ad esempio potrebbe chiedere, sentito il parere dei clinici, di essere assegnata a un terapeuta a indirizzo cognitivo-comportamentale (o breve strategico, ma è più improbabile), che le potrà darà compiti precisi per contrastare il suo malessere.
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Non è difficile capirlo: se non sta risolvendo molto, vuol dire che non funziona.
Se ha difficoltà economiche può rivolgersi al servizio pubblico, dove pagherà solo il ticket. Là potranno suggerirle varie ipotesi diagnostiche/terapeutiche. Ad esempio potrebbe chiedere, sentito il parere dei clinici, di essere assegnata a un terapeuta a indirizzo cognitivo-comportamentale (o breve strategico, ma è più improbabile), che le potrà darà compiti precisi per contrastare il suo malessere.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 2.8k visite dal 17/07/2013.
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