Attacchi di panico e ansia
Buongiorno,
Ho 25 anni e dalla tarda adolescenza ho sviluppato a seguito di alcuni problemi alimentari (intolleranze) prima un'ipocondria, poi uno stato diffuso di ansia e attacchi di panico. Nello specifico, ho sviluppato una fobia da solitudine, ho paura a rimanere separato dai miei familiari (in particolari i genitori) nelle ore notturne.
Tra i 19 e i 23 anni ho svolto una terapia che mi ha aiutato a superare la mia ipocrondria, l'ansia quotidiana, a gestire gli attacchi di panico e ad affrontare (seppur a piccole dosi) la mia fobia specifica.
Visti i buoni risultati, il mio terapista mi fece interrompere la terapia circa 2 anni fa.
Purtroppo, nell'ultimo anno, ho avuto dei problemi professionali e familiari, che mi hanno rispinto gradualmente in uno stato di agitazione e di ipocondria e anche gli attacchi di panico sono tornati apparentemente "incontrollabili".
Tra qualche giorno rimarrò a casa da solo per una settimana (i miei genitori andranno in vacanza) e onestamente sto vivendo come un forte stress la situazione, sto ricadendo nella paura di attacchi del panico, il che mi genera ansia, insonnia, disturbi digestivi e via dicendo...
Sto cercando di razionalizzare, con le tecniche apprese in terapia, ma ogni tanto ho la sensazione di perdermi nella paura, ripensando a esprienze di fobia-panico passate con febbre, nausea, vomito, disturbi intestinale, insonnia, mancanza d'aria, tachicardia, etc...
So bene, che è impossibile morire di panico o di ansia, che eventuali disturbi fisici sono transitori, che se avessi un reale bisogno non verrei lasciato solo e che a settembre farò bene a ricominciare una nuova psicoterapia per capire bene la natura dei miei disturbi.
Ciò che vi chiedo è: fermo restando che razionalmente ho coscienza della situazione e della natura del disturbo, esiste un modo per evitare che questo "dilaghi", almeno in via temporanea?
Ho pensato all'utilizzo di Lexotan (in precedenza usato solo sporadicamente, in casi eccezionali e in piccole quantità) per vivere con maggiore serenità quei pochi giorni, ma al contempo vivo nel timore che il Lexotan potrebbe non avere effetti o avere effetti controproducenti.
Ho 25 anni e dalla tarda adolescenza ho sviluppato a seguito di alcuni problemi alimentari (intolleranze) prima un'ipocondria, poi uno stato diffuso di ansia e attacchi di panico. Nello specifico, ho sviluppato una fobia da solitudine, ho paura a rimanere separato dai miei familiari (in particolari i genitori) nelle ore notturne.
Tra i 19 e i 23 anni ho svolto una terapia che mi ha aiutato a superare la mia ipocrondria, l'ansia quotidiana, a gestire gli attacchi di panico e ad affrontare (seppur a piccole dosi) la mia fobia specifica.
Visti i buoni risultati, il mio terapista mi fece interrompere la terapia circa 2 anni fa.
Purtroppo, nell'ultimo anno, ho avuto dei problemi professionali e familiari, che mi hanno rispinto gradualmente in uno stato di agitazione e di ipocondria e anche gli attacchi di panico sono tornati apparentemente "incontrollabili".
Tra qualche giorno rimarrò a casa da solo per una settimana (i miei genitori andranno in vacanza) e onestamente sto vivendo come un forte stress la situazione, sto ricadendo nella paura di attacchi del panico, il che mi genera ansia, insonnia, disturbi digestivi e via dicendo...
Sto cercando di razionalizzare, con le tecniche apprese in terapia, ma ogni tanto ho la sensazione di perdermi nella paura, ripensando a esprienze di fobia-panico passate con febbre, nausea, vomito, disturbi intestinale, insonnia, mancanza d'aria, tachicardia, etc...
So bene, che è impossibile morire di panico o di ansia, che eventuali disturbi fisici sono transitori, che se avessi un reale bisogno non verrei lasciato solo e che a settembre farò bene a ricominciare una nuova psicoterapia per capire bene la natura dei miei disturbi.
Ciò che vi chiedo è: fermo restando che razionalmente ho coscienza della situazione e della natura del disturbo, esiste un modo per evitare che questo "dilaghi", almeno in via temporanea?
Ho pensato all'utilizzo di Lexotan (in precedenza usato solo sporadicamente, in casi eccezionali e in piccole quantità) per vivere con maggiore serenità quei pochi giorni, ma al contempo vivo nel timore che il Lexotan potrebbe non avere effetti o avere effetti controproducenti.
[#1]
Gentile Utente,
se ho capito bene lei ha effettuato 4 anni di terapia, ma sembrerebbe che il suo problema non sia stato risolto: che tipo di psicoterapia era? E' stato seguito con una certa continuità? Ogni quanto si svolgevano le sedute?
Ha assunto anche farmaci come cura, oltre al Lexotan come sintomatico?
Nel percorso effettuato avete individuato la causa del suo problema?
Se sì, qual è?
Avete lavorato per disinnescarla?
In questo momento come si sente rispetto al malessere che provava prima dell'inizio della terapia?
Sono sensazioni identiche o differenti da quelle che provava allora?
se ho capito bene lei ha effettuato 4 anni di terapia, ma sembrerebbe che il suo problema non sia stato risolto: che tipo di psicoterapia era? E' stato seguito con una certa continuità? Ogni quanto si svolgevano le sedute?
Ha assunto anche farmaci come cura, oltre al Lexotan come sintomatico?
Nel percorso effettuato avete individuato la causa del suo problema?
Se sì, qual è?
Avete lavorato per disinnescarla?
In questo momento come si sente rispetto al malessere che provava prima dell'inizio della terapia?
Sono sensazioni identiche o differenti da quelle che provava allora?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile Utente,
>>Ciò che vi chiedo è: fermo restando che razionalmente ho coscienza della situazione e della natura del disturbo, esiste un modo per evitare che questo "dilaghi", almeno in via temporanea?<<
il modo più efficace è riprendere la psicoterapia che ha interrotto oppure iniziarne un'altra con uno psicoterapeuta diverso. Molto probabilmente la psicoterapia che ha fatto è stata utile, ma non è stata portata a termine. Le psicoterapie hanno lo scopo di curare i sintomi e questo in lei è avvenuto soltanto in parte.
>>Ciò che vi chiedo è: fermo restando che razionalmente ho coscienza della situazione e della natura del disturbo, esiste un modo per evitare che questo "dilaghi", almeno in via temporanea?<<
il modo più efficace è riprendere la psicoterapia che ha interrotto oppure iniziarne un'altra con uno psicoterapeuta diverso. Molto probabilmente la psicoterapia che ha fatto è stata utile, ma non è stata portata a termine. Le psicoterapie hanno lo scopo di curare i sintomi e questo in lei è avvenuto soltanto in parte.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#3]
Utente
Salve dottori e grazie delle vostre risposte.
Dr. Massato Le rispondo:
In questi anni di terapia, è emersa una mia difficoltà a staccarmi dalle figure genitoriali. Una tendenza innata della mia famiglia, è "esplosa" nella mia persona a seguito dei problemi di salute avuti in adolescenza.
Si trattava di una terapia cognitivo-comportamentale. Le sedute si svolgevano con continuità, quasi settimanale, tranne nel periodo estivo (da metà luglio e ai primi di settembre). In tutta onestà, ho avuto l'impressione che la mia terapia mi abbia aiutato moltissimo, ma dopo quest'anno molto difficile che ho passato i miei problemi sono rivenuti a galla in modo totale e io ho avuto come l'impressione di regredire.
Non ho assunto mai farmaci per gestire l'ansia (non credo che la valeriana o rimedi omeopatici, assunti comunque saltuariamente siano considerati farmaci) e lo stesso Lexotan l'avrò assunto 5-6 volte in tanti anni, sono solito portarlo più come "aiuto" per la tranquillità, che per un uso reale del prodotto.
Sento i miei sintomi più "controllabili", nel senso che comunque, sapendo di cosa si tratta non ho paura di morire di attacchi di panico o cose simili; più che altro il mio timore è di sentirmi così male per l'agitazione da costringere i miei genitori o mia sorella a ritornare a casa prima della fine delle loro vacanze, questo mi dispiacerebbe moltissimo; o peggio, di sentirmi talmente male da condizionare i miei prossimi mesi (in autunno, devo affrontare degli esami universitari e ho dei pressanti impegni di lavoro a cui dovrò dedicare la massima attenzione) o, come tipico per un ansioso, di rovinarmi in qualche modo la vita futura...
Penso che vivo con più consapevolezza i miei disturbi e in mancanza di stimoli diretti direi che non ho più problemi, nella quotidinità svolgo una vita serena, il problema è davanti a delle situazioni specifiche come questa...
Dr. Massato Le rispondo:
In questi anni di terapia, è emersa una mia difficoltà a staccarmi dalle figure genitoriali. Una tendenza innata della mia famiglia, è "esplosa" nella mia persona a seguito dei problemi di salute avuti in adolescenza.
Si trattava di una terapia cognitivo-comportamentale. Le sedute si svolgevano con continuità, quasi settimanale, tranne nel periodo estivo (da metà luglio e ai primi di settembre). In tutta onestà, ho avuto l'impressione che la mia terapia mi abbia aiutato moltissimo, ma dopo quest'anno molto difficile che ho passato i miei problemi sono rivenuti a galla in modo totale e io ho avuto come l'impressione di regredire.
Non ho assunto mai farmaci per gestire l'ansia (non credo che la valeriana o rimedi omeopatici, assunti comunque saltuariamente siano considerati farmaci) e lo stesso Lexotan l'avrò assunto 5-6 volte in tanti anni, sono solito portarlo più come "aiuto" per la tranquillità, che per un uso reale del prodotto.
Sento i miei sintomi più "controllabili", nel senso che comunque, sapendo di cosa si tratta non ho paura di morire di attacchi di panico o cose simili; più che altro il mio timore è di sentirmi così male per l'agitazione da costringere i miei genitori o mia sorella a ritornare a casa prima della fine delle loro vacanze, questo mi dispiacerebbe moltissimo; o peggio, di sentirmi talmente male da condizionare i miei prossimi mesi (in autunno, devo affrontare degli esami universitari e ho dei pressanti impegni di lavoro a cui dovrò dedicare la massima attenzione) o, come tipico per un ansioso, di rovinarmi in qualche modo la vita futura...
Penso che vivo con più consapevolezza i miei disturbi e in mancanza di stimoli diretti direi che non ho più problemi, nella quotidinità svolgo una vita serena, il problema è davanti a delle situazioni specifiche come questa...
[#4]
< è emersa una mia difficoltà a staccarmi dalle figure genitoriali. più che altro il mio timore è di sentirmi così male per l'agitazione da costringere i miei genitori o mia sorella a ritornare a casa >
Si, ma oltre a essere emersa come è stata affrontata in terapia?
Se sta ancora in questo modo dovrebbe nuovamente rivolgersi a un nostro collega per una nuova valutazione della sua condizione e un'eventuale ripresa del percorso terapeutico, come lei stesso ha compreso.
Cordialmente
Si, ma oltre a essere emersa come è stata affrontata in terapia?
Se sta ancora in questo modo dovrebbe nuovamente rivolgersi a un nostro collega per una nuova valutazione della sua condizione e un'eventuale ripresa del percorso terapeutico, come lei stesso ha compreso.
Cordialmente
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#5]
Gentile utente,
come le hanno già detto i colleghi probabilmente non sono state sufficientemente affrontate e superate le paure più o meno inconsce che alimentano i suoi sintomi d'ansia e quindi le conviene completare la terapia, magari con un altro terapeuta che riesca a disinnescarle più profondamente.
Per quanto riguarda il lexotan, dovrebbe rivolgersi al medico, anche di base, per essere rassicurato sulla sua efficacia ed effetti. E' comunque un ansiolitico comunemente usato.
Non so se abbia appreso tecniche di respirazione o di rilassamento che potrebbero essere utili per gestire un'eventuale crisi acuta di ansia; inoltre per la sua fobia specifica potrebbe probabilmente adottare qualunque accorgimento pratico atto a diminuire l'ansia da separazione.
In ognicaso comunque per gestire meglio le paure inconsce cui accennavo sopra occorre l'intervento di uno psicoterapeuta.
cordiali saluti
come le hanno già detto i colleghi probabilmente non sono state sufficientemente affrontate e superate le paure più o meno inconsce che alimentano i suoi sintomi d'ansia e quindi le conviene completare la terapia, magari con un altro terapeuta che riesca a disinnescarle più profondamente.
Per quanto riguarda il lexotan, dovrebbe rivolgersi al medico, anche di base, per essere rassicurato sulla sua efficacia ed effetti. E' comunque un ansiolitico comunemente usato.
Non so se abbia appreso tecniche di respirazione o di rilassamento che potrebbero essere utili per gestire un'eventuale crisi acuta di ansia; inoltre per la sua fobia specifica potrebbe probabilmente adottare qualunque accorgimento pratico atto a diminuire l'ansia da separazione.
In ognicaso comunque per gestire meglio le paure inconsce cui accennavo sopra occorre l'intervento di uno psicoterapeuta.
cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#6]
Penso che 4 anni di terapia cognitivo-comportamentale (ma anche se fosse stata di altro tipo) avrebbero potuto portarla complessivamente a risultati ben maggiori, oltre a essere in grado di "razionalizzare" quando sente salire la paura.
Che diagnosi ha ricevuto inizialmente?
Voglio dire: si trattava di un Disturbo d'Ansia, o piuttosto i sintomi d'ansia erano secondari ad un'altra diagnosi, come ad esempio di Disturbo Dipendente di Personalità?
Che diagnosi ha ricevuto inizialmente?
Voglio dire: si trattava di un Disturbo d'Ansia, o piuttosto i sintomi d'ansia erano secondari ad un'altra diagnosi, come ad esempio di Disturbo Dipendente di Personalità?
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2k visite dal 16/07/2013.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.