La trappola
Cari dottori,
Dalla storia dei miei consulti capite bene di che cosa soffro.
Ho fatto più di un anno di psicoterapia, ho avuto modo in questo periodo
Di capire e capirmi ho cercato di accettarmi ma con scarsi risultati.
Per quanto abbia imparato a volermi bene ,per quanto sia migliorato
Dalla sua condizione precedente, rimango sempre la persona insicura e timorosa,
Sempre la persona che fatica a vivere.
Dopo un anno di psicoterapia ormai ho la sensazione che il mio rapporto con essa
Si è consumato nel senso che non riesco più a trarne ulteriore giovamento.
A livello razionale si possono raggiungere grandi risultati e penso di averlo fatto,
Ma a livello intimo, la struttura del mio essere rimane pur sempre stessa.
Insicuri lo si nasce e lo si diventa. Tutte le insicurezze imparate nel percorso della vita
Le si può prendere e via via eliminarle giustificarle oppure controllarle.
Ma cosa possiamo fare per l'insicurezza ereditata? Quella è parte del tuo essere,
Senza di essa saresti altro.
Da questa premessa vengo a dire:
Un insicuro può vivere una vita degna di essere vissuta,
Ma comunque rimane un insicuro e con esso porta dietro tutte le sue difficoltà.
Rimane sempre un passo dietro la vita.
Se tra voi aleggia qualcuno con tratto di personalità insicura mi piacerebbe
Sapere come ha accolto nella sua vita questo lato del suo essere.
Grazie
Cordiali saluti
Dalla storia dei miei consulti capite bene di che cosa soffro.
Ho fatto più di un anno di psicoterapia, ho avuto modo in questo periodo
Di capire e capirmi ho cercato di accettarmi ma con scarsi risultati.
Per quanto abbia imparato a volermi bene ,per quanto sia migliorato
Dalla sua condizione precedente, rimango sempre la persona insicura e timorosa,
Sempre la persona che fatica a vivere.
Dopo un anno di psicoterapia ormai ho la sensazione che il mio rapporto con essa
Si è consumato nel senso che non riesco più a trarne ulteriore giovamento.
A livello razionale si possono raggiungere grandi risultati e penso di averlo fatto,
Ma a livello intimo, la struttura del mio essere rimane pur sempre stessa.
Insicuri lo si nasce e lo si diventa. Tutte le insicurezze imparate nel percorso della vita
Le si può prendere e via via eliminarle giustificarle oppure controllarle.
Ma cosa possiamo fare per l'insicurezza ereditata? Quella è parte del tuo essere,
Senza di essa saresti altro.
Da questa premessa vengo a dire:
Un insicuro può vivere una vita degna di essere vissuta,
Ma comunque rimane un insicuro e con esso porta dietro tutte le sue difficoltà.
Rimane sempre un passo dietro la vita.
Se tra voi aleggia qualcuno con tratto di personalità insicura mi piacerebbe
Sapere come ha accolto nella sua vita questo lato del suo essere.
Grazie
Cordiali saluti
[#1]
Gentile
Un collega psichiatra, il Dr. Matteo Pacini, proprio pochi giorni fa ha scritto un articolo sul potere degli introversi che lei trova al link: www.medicitalia.it/matteopacini/news/3568/il-potere-degli-introversi-parte-I. Intanto legga questo, se vuole, si faccia una idea sulle due tipologie, l'insicurezza apparentemente sembra più caratterizzare gli introversi di cui troviamo rappresentanti fra grandi personalità che hanno dato alla cultura, all'arte ed alla scienza grandi contributi.
Il suo problema non é l'insicurezza ma l'accettazione del l'insicurezza che ha fatto di Woody Allen un genio della Regia. Non appena sarà in grado di utilizzarlo creativamente si accorgerà che non è un qualcosa in meno ma che può essere un qualcosa in piú. Forse non ha concluso la terapia e necessita ancora di un piccolo, piccolissimo aiuto. A volte fa parte del contratto terapeutico arrivare fino ad un certo punto con un collega e poi concludere con un'altro. Mi pare di capire che il tipo di approccio che ha seguito sia di tipo cognitivo-comportamentale e forse ció di cui necessità dopo quello, é un'altro tipo di percorso, o viceversa.
Ne parli con la sua psicologa e si faccia consigliare da lei o da lui il tipo di percorso più adatto in questo momento e poi accolga le sue insicurezze. Nessuno di noi é perfetto.
Se vuole legga qualcuno degli articoli del mio blog.
Cordialità
Un collega psichiatra, il Dr. Matteo Pacini, proprio pochi giorni fa ha scritto un articolo sul potere degli introversi che lei trova al link: www.medicitalia.it/matteopacini/news/3568/il-potere-degli-introversi-parte-I. Intanto legga questo, se vuole, si faccia una idea sulle due tipologie, l'insicurezza apparentemente sembra più caratterizzare gli introversi di cui troviamo rappresentanti fra grandi personalità che hanno dato alla cultura, all'arte ed alla scienza grandi contributi.
Il suo problema non é l'insicurezza ma l'accettazione del l'insicurezza che ha fatto di Woody Allen un genio della Regia. Non appena sarà in grado di utilizzarlo creativamente si accorgerà che non è un qualcosa in meno ma che può essere un qualcosa in piú. Forse non ha concluso la terapia e necessita ancora di un piccolo, piccolissimo aiuto. A volte fa parte del contratto terapeutico arrivare fino ad un certo punto con un collega e poi concludere con un'altro. Mi pare di capire che il tipo di approccio che ha seguito sia di tipo cognitivo-comportamentale e forse ció di cui necessità dopo quello, é un'altro tipo di percorso, o viceversa.
Ne parli con la sua psicologa e si faccia consigliare da lei o da lui il tipo di percorso più adatto in questo momento e poi accolga le sue insicurezze. Nessuno di noi é perfetto.
Se vuole legga qualcuno degli articoli del mio blog.
Cordialità
Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)
[#2]
Gentile Utente,
ben ritrovato!
Se non ricordo male, Lei ha fatto un anno di terapia seguendo l'approccio dell'analisi transazionale. Quale erano gli obiettivi terapeutici?
Ricordo le difficoltà di cui ci aveva parlato e di questi tratti evitanti.
Che cosa avete fatto per provare a superare tale disagio?
Vorrei anche soffermarmi su una Sua domanda in questo post: "Ma cosa possiamo fare per l'insicurezza ereditata?"
Che cosa intende per insicurezza ereditata?
In che senso si eredita l'insicurezza?
Aveva già posto domande del genere anche in area Psichiatria in passato. Che cosa non La convince delle risposte che ha ricevuto?
Credo che tali domande, spesso ripetute, potrebbero essere indicare un po' d'ansia.
Ritengo che l'insicurezza sia la somma di esperienze e soprattutto della maniera in cui viene elaborata l'informazione, che poi fa sì che un certo tipo di comportamento (es evitante) venga messo in atto.
In estrema sintesi questo meccanismo, che va trattato in terapia, può generare l'insicurezza di cui ci aveva parlato.
Nella Sua richiesta sembra esserci il dubbio di non poter cambiare. In realtà in un ottica cognitivo-comportamentale, lo schema disfunzionale (ad es. relativo all'insicurezza) viene intercettato in terapia, mostrato al pz e si lavora operativamente per modificarlo.
Chiaramente questo schema potrebbe attivarsi in maniera automatica e inconsapevole anche una volta terminata la terapia. E' logico che a questo punto il pz. sa riconoscere e gestire la propria insicurezza.
Tenga anche presente che l'unico modo per lavorare sulla propria insicurezza è fare esperienze correttive in tal senso.
Saluti,
ben ritrovato!
Se non ricordo male, Lei ha fatto un anno di terapia seguendo l'approccio dell'analisi transazionale. Quale erano gli obiettivi terapeutici?
Ricordo le difficoltà di cui ci aveva parlato e di questi tratti evitanti.
Che cosa avete fatto per provare a superare tale disagio?
Vorrei anche soffermarmi su una Sua domanda in questo post: "Ma cosa possiamo fare per l'insicurezza ereditata?"
Che cosa intende per insicurezza ereditata?
In che senso si eredita l'insicurezza?
Aveva già posto domande del genere anche in area Psichiatria in passato. Che cosa non La convince delle risposte che ha ricevuto?
Credo che tali domande, spesso ripetute, potrebbero essere indicare un po' d'ansia.
Ritengo che l'insicurezza sia la somma di esperienze e soprattutto della maniera in cui viene elaborata l'informazione, che poi fa sì che un certo tipo di comportamento (es evitante) venga messo in atto.
In estrema sintesi questo meccanismo, che va trattato in terapia, può generare l'insicurezza di cui ci aveva parlato.
Nella Sua richiesta sembra esserci il dubbio di non poter cambiare. In realtà in un ottica cognitivo-comportamentale, lo schema disfunzionale (ad es. relativo all'insicurezza) viene intercettato in terapia, mostrato al pz e si lavora operativamente per modificarlo.
Chiaramente questo schema potrebbe attivarsi in maniera automatica e inconsapevole anche una volta terminata la terapia. E' logico che a questo punto il pz. sa riconoscere e gestire la propria insicurezza.
Tenga anche presente che l'unico modo per lavorare sulla propria insicurezza è fare esperienze correttive in tal senso.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Ex utente
1) Per insicurezza ereditata intendo quel tratto caratteriale che fa di me un insicuro (introverso,timido ecc. Ecc) mentre probabilmente fa di lei una persona sicura estroversa ecc ecc.
In fondo insicuri dubbiosi itroversi lo si è sin dalle prime ore di vita.
In maniera patologica lo si diventa con l'esperienza che ci condiziona ma neanche tanto.
Siamo tanto sicuri che l'ambiente influisca sul nostro essere? Io ho la sensazione ke non sia stato tanto l'ambiente a influenzarmi ma al contrario sia stato io ad influenzarlo attraverso il mio modo di percepire le cose. L'insicurezza è paura e la paura non s'impara.
La mia idea e ke possiamo cambiare attraverso la ragione cioè razionalmente possiamo comprendere e decidere ma emotivamente istintivamente non lo si può fare (gli animali sono un esempio: il predatore e la preda).
In noi coesistono queste due parti e seppure razionalmente io sia una persona molto aperta e spigliata dall'altra parte ho un emotività ingombrante (tratto depressivo insicuro di personalità; diagnosi fatta dallo psicoterapeuta).
2) lei parla di gestire l'insicurezza: nel gestirla le si da importanza.
In fondo insicuri dubbiosi itroversi lo si è sin dalle prime ore di vita.
In maniera patologica lo si diventa con l'esperienza che ci condiziona ma neanche tanto.
Siamo tanto sicuri che l'ambiente influisca sul nostro essere? Io ho la sensazione ke non sia stato tanto l'ambiente a influenzarmi ma al contrario sia stato io ad influenzarlo attraverso il mio modo di percepire le cose. L'insicurezza è paura e la paura non s'impara.
La mia idea e ke possiamo cambiare attraverso la ragione cioè razionalmente possiamo comprendere e decidere ma emotivamente istintivamente non lo si può fare (gli animali sono un esempio: il predatore e la preda).
In noi coesistono queste due parti e seppure razionalmente io sia una persona molto aperta e spigliata dall'altra parte ho un emotività ingombrante (tratto depressivo insicuro di personalità; diagnosi fatta dallo psicoterapeuta).
2) lei parla di gestire l'insicurezza: nel gestirla le si da importanza.
[#4]
Gentile Utente,
cerchiamo di mettere un po' d'ordine...
1) Certamente esistono le persone introverse e quelle estroverse e stiamo parlando di tratti. Ma una persona introversa non è anche e necessariamente una persona insicura. Sarà certamente una persona che preferisce fare alcune cose e porsi con un certo atteggiamento; probabilmente in un gruppo tenderà a stare sullo sfondo e magari a prendere la parola per ultima, ma non è mica detto che non sappia fare anche, all'occorrenza, ciò che fa una persona socialmente abile.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
2) Come può essere un neonato "insicuro dubbioso?"
Certamente le emozioni sono innate. Ad esempio la paura (che un neonato sperimenta) serve a comunicare all'adulto che accudisce, in genere la mamma, tutta la nostra difficoltà e a costruire strategie relazionali per permettere all'altro di accudirci.
Si diventa più facilmente insicuri se ad es. la relazione d'attaccamento (che è una relazione nella quale si instaura la FIDUCIA verso chi accudisce) è di un certo tipo e cioè prevedibile e disponibile, piuttosto che imprevedibile e ambivalente.
Ma oltre alla prima relazione d'amore con la mamma, crescendo andiamo incontro a tutta una serie di esperienze che possono correggere oppure alimentare queste difficoltà che magari si sono create.
3) "...al contrario sia stato io ad influenzarlo attraverso il mio modo di percepire le cose. "
Come Le dicevo il modo in cui noi elaboriamo le informazioni fa sì che il nostro comportamento e le nostre scelte si orientino in un determinato modo. In altri termini se Lei è insicuro (di sè, delle Sue capacità, delle relazioni, di riuscire a fare qualcosa, ecc...) tenderà a vedere l'ambiente in un certo modo e a comportarsi di conseguenza.
Quindi l'ambiente potrà risultare per Lei minaccioso o sgadevole, ecc...
4) "L'insicurezza è paura e la paura non s'impara."
In realtà parliamo di due cose completamente diverse.
5) "La mia idea e ke possiamo cambiare attraverso la ragione cioè razionalmente possiamo comprendere e decidere ma emotivamente istintivamente non lo si può fare"
In un ottica cognitivo-comportamentale, pensieri emozioni e comportamenti si influenzano reciprocamente e modificando il comportamento, ad es, è possibile determinare un cambiamento anche nel modo di pensare (a se stessi e alla propria padronanza sugli eventi).
Se si riferisce al fatto di emozionarsi, è vero che non ci emozioniamo a comando, ma le emozioni sono dei "segnali" che ci aiutano ad orientarci nel mondo.
6) "lei parla di gestire l'insicurezza: nel gestirla le si da importanza"
Se l'insicurezza è il problema, il problema va affrontato e risolto.
Chiaramente abbiamo bisogno di puntare un faro sul nostro problema e capire come risolverlo. Dare importanza non sempre significa amplificare un problema.
Ad esempio potrebbe esserLe utile intercettare in quali situazioni sente di diventare più insicuro, in quali ambienti, con quali persone (o se è da solo) e quali pensieri rafforzano il problema anzichè spingerLa ad affrontarlo. Infine quali strategie comportamentali attua quando è insicuto (es evitamento che è chiaramente disfunzionale)
A che punto siete del percorso terapeutico?
Vuole dirci qualcosa di più?
cerchiamo di mettere un po' d'ordine...
1) Certamente esistono le persone introverse e quelle estroverse e stiamo parlando di tratti. Ma una persona introversa non è anche e necessariamente una persona insicura. Sarà certamente una persona che preferisce fare alcune cose e porsi con un certo atteggiamento; probabilmente in un gruppo tenderà a stare sullo sfondo e magari a prendere la parola per ultima, ma non è mica detto che non sappia fare anche, all'occorrenza, ciò che fa una persona socialmente abile.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
2) Come può essere un neonato "insicuro dubbioso?"
Certamente le emozioni sono innate. Ad esempio la paura (che un neonato sperimenta) serve a comunicare all'adulto che accudisce, in genere la mamma, tutta la nostra difficoltà e a costruire strategie relazionali per permettere all'altro di accudirci.
Si diventa più facilmente insicuri se ad es. la relazione d'attaccamento (che è una relazione nella quale si instaura la FIDUCIA verso chi accudisce) è di un certo tipo e cioè prevedibile e disponibile, piuttosto che imprevedibile e ambivalente.
Ma oltre alla prima relazione d'amore con la mamma, crescendo andiamo incontro a tutta una serie di esperienze che possono correggere oppure alimentare queste difficoltà che magari si sono create.
3) "...al contrario sia stato io ad influenzarlo attraverso il mio modo di percepire le cose. "
Come Le dicevo il modo in cui noi elaboriamo le informazioni fa sì che il nostro comportamento e le nostre scelte si orientino in un determinato modo. In altri termini se Lei è insicuro (di sè, delle Sue capacità, delle relazioni, di riuscire a fare qualcosa, ecc...) tenderà a vedere l'ambiente in un certo modo e a comportarsi di conseguenza.
Quindi l'ambiente potrà risultare per Lei minaccioso o sgadevole, ecc...
4) "L'insicurezza è paura e la paura non s'impara."
In realtà parliamo di due cose completamente diverse.
5) "La mia idea e ke possiamo cambiare attraverso la ragione cioè razionalmente possiamo comprendere e decidere ma emotivamente istintivamente non lo si può fare"
In un ottica cognitivo-comportamentale, pensieri emozioni e comportamenti si influenzano reciprocamente e modificando il comportamento, ad es, è possibile determinare un cambiamento anche nel modo di pensare (a se stessi e alla propria padronanza sugli eventi).
Se si riferisce al fatto di emozionarsi, è vero che non ci emozioniamo a comando, ma le emozioni sono dei "segnali" che ci aiutano ad orientarci nel mondo.
6) "lei parla di gestire l'insicurezza: nel gestirla le si da importanza"
Se l'insicurezza è il problema, il problema va affrontato e risolto.
Chiaramente abbiamo bisogno di puntare un faro sul nostro problema e capire come risolverlo. Dare importanza non sempre significa amplificare un problema.
Ad esempio potrebbe esserLe utile intercettare in quali situazioni sente di diventare più insicuro, in quali ambienti, con quali persone (o se è da solo) e quali pensieri rafforzano il problema anzichè spingerLa ad affrontarlo. Infine quali strategie comportamentali attua quando è insicuto (es evitamento che è chiaramente disfunzionale)
A che punto siete del percorso terapeutico?
Vuole dirci qualcosa di più?
[#5]
Ex utente
per il mio psicoterapeuta siamo lontani dalla meta. La meta ke ci siamo fissati o ke l'analisi transazionale si prefigge è STARE BENE.
Dal mio invece siamo ad un punto morto nel senso ke non ho ulteriori stimoli. Forse sarà la reazione
Spontanea del mio modo di essere ma ho l'impressione di aver appreso quanto basta ma soprattutto di aver capito cosa veramente sono e come funziono. La cosa che mi demotiva è ke una volta passata la fase acuta del mio malessere in cui volevo solo stare meglio,, ora essendo più lucido guardo al futuro. Nel mio futuro vedo comunque una persona introversa forse più serena ma pur sempre una persona che non mi piace. In altre parole ho capito l'obbiettivo da raggiungere, non piacendomi non investo più energie.
Dal mio invece siamo ad un punto morto nel senso ke non ho ulteriori stimoli. Forse sarà la reazione
Spontanea del mio modo di essere ma ho l'impressione di aver appreso quanto basta ma soprattutto di aver capito cosa veramente sono e come funziono. La cosa che mi demotiva è ke una volta passata la fase acuta del mio malessere in cui volevo solo stare meglio,, ora essendo più lucido guardo al futuro. Nel mio futuro vedo comunque una persona introversa forse più serena ma pur sempre una persona che non mi piace. In altre parole ho capito l'obbiettivo da raggiungere, non piacendomi non investo più energie.
[#6]
Gentile Utente,
che la FINALITA' di una psicoterapia sia sempre lo star bene (o aumentare il benessere, ecc...) mi pare ovvio, ma in genere si fissano una serie di OBIETTIVI sensati e percorribili col pz. in maniera tale da lavorare per step ben precisi.
Mi pare di capire che non Le sono chiari o che forse non li avete fissati insieme. Però Lei è in terapia da parecchio tempo, dico bene?
che la FINALITA' di una psicoterapia sia sempre lo star bene (o aumentare il benessere, ecc...) mi pare ovvio, ma in genere si fissano una serie di OBIETTIVI sensati e percorribili col pz. in maniera tale da lavorare per step ben precisi.
Mi pare di capire che non Le sono chiari o che forse non li avete fissati insieme. Però Lei è in terapia da parecchio tempo, dico bene?
[#8]
In genere se la terapia non produce risultati e non migliora la qualità di vita del pz, è opportuno cambiare terapia.
Secondo Lei che cosa c'è che non funziona nella relazione terapeutica?
" ho l'impressione di aver appreso quanto basta ma soprattutto di aver capito cosa veramente sono e come funziono."
Questa consapevolezza è importante ma non è sufficiente, perchè manca anche l'esposizione e l'esperienza correttiva.
Saluti,
Secondo Lei che cosa c'è che non funziona nella relazione terapeutica?
" ho l'impressione di aver appreso quanto basta ma soprattutto di aver capito cosa veramente sono e come funziono."
Questa consapevolezza è importante ma non è sufficiente, perchè manca anche l'esposizione e l'esperienza correttiva.
Saluti,
[#10]
Potrebbe essere utile a questo punto una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, che prevede entrambi gli aspetti: la comprensione del proprio funzionamento (che Lei ha già acquisito) e l'esposizione (quindi il pezzo relativo al comportamento e all'esperienza correttiva).
Tenga presente che il lavoro terapeutico svolto fin qui Le tornerà comunque utile.
Saluti,
Tenga presente che il lavoro terapeutico svolto fin qui Le tornerà comunque utile.
Saluti,
[#11]
Gentile Utente,
il "suo" modo di essere, può diventare un tratto distintivo della sua psiche, non obbligatoriamente deve stravolgere se stesso, cercando di diventare quello che non è...
La psicoterapia aiuta sicuramente, ma non le darà una struttura di personalità altra dalla sua, smusserà gli angoli, l'aiuterà a vivere meglio, ad essere più cosciente e presente a se stesso, ma non la trasformerà mai, direi per fortuna...
Lei scrive:
"Nel mio futuro vedo comunque una persona introversa forse più serena ma pur sempre una persona che non mi piace...."
Lei ha un valore, il suo, proprio per le sue caratteristiche intrinseche alla sua personalità, psiche, inconscio .......immaginare di stravolgersi non è utile, forse fare pace con se stesso, imparare a fare esperienze, volersi più bene ed accettarsi, potrebbe essere una valida strategia
il "suo" modo di essere, può diventare un tratto distintivo della sua psiche, non obbligatoriamente deve stravolgere se stesso, cercando di diventare quello che non è...
La psicoterapia aiuta sicuramente, ma non le darà una struttura di personalità altra dalla sua, smusserà gli angoli, l'aiuterà a vivere meglio, ad essere più cosciente e presente a se stesso, ma non la trasformerà mai, direi per fortuna...
Lei scrive:
"Nel mio futuro vedo comunque una persona introversa forse più serena ma pur sempre una persona che non mi piace...."
Lei ha un valore, il suo, proprio per le sue caratteristiche intrinseche alla sua personalità, psiche, inconscio .......immaginare di stravolgersi non è utile, forse fare pace con se stesso, imparare a fare esperienze, volersi più bene ed accettarsi, potrebbe essere una valida strategia
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 2.2k visite dal 13/07/2013.
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