Depressione. Tra cinque mesi avrò 30 anni e non ho ancora trovato me stesso.
Ho quasi trent'anni e mi sento insoddisfatto della direzione che ha preso la mia vita.
Sento che quello che faccio non mi soddisfa per niente, né mi riempie come essere umano.
Ho studiato lingue straniere e culture straniere qualche anno fa, poi mi sono trasferito in Spagna, dove ho anche lavorato per qualche anno (ero insegnante di lingue straniere per conto di scuole private, con studenti adulti). Poi sono rientrato in Italia, e da quasi due anni lavoro in reception in un hotel 4 stelle (professione che svolgo, ma che a livello umano, non mi dice proprio niente...). In contemporanea, sto cercando di finire un corso di Laura Magistrale in Linguistica all'università.
Questa è, molto in breve, la mia vita.
Ma quello che sogno, che vorrei da me, è qualcosa di diverso. Vorrei sentirmi umanamente pieno, dare la vita per qualcosa di bello, in tutti i sensi e senza riserve. L'idea di accontentarmi di ciò che sono e ciò che ho, l'accettare compromessi e tradire me stesso, sono per me intollerabili. Non voglio diventare ricco, ma sentirmi ricco dentro. E fino ad ora, sento che non è così.
Per di più, la mia fidanzata (28 anni) comincia a volere una famiglia e un figlio, ma io sinceramente non mi sento pronto, e i suoi desideri stanno cominciando a causarmi una certa pressione psicologica.
Sono quindi piuttosto incerto e frustrato per il fatto di sentire che non mi sono realizzato. Sento un vuoto. Ho pensato di lasciare il lavoro tra un paio di mesi (ho accumulato qualche risparmio) e fare un viaggio da solo, per cercare di riflettere su come stanno le cose. Non so se sarà d'aiuto, ma ci proverò. Preferisco inoltre rimanere senza lavoro per un po', che non vivere una vita di quieta disperazione e ingoiare amaro. Parlo sette lingue, credo che con un po' di impegno riuscirò a cavarmela.
Vorrei qualche consiglio da qualcuno che possa vedere la mia vita dal fuori. Ne ho bisogno. Il mio stato d'animo, in certe giornate, è molto scuro.
Grazie.
Sento che quello che faccio non mi soddisfa per niente, né mi riempie come essere umano.
Ho studiato lingue straniere e culture straniere qualche anno fa, poi mi sono trasferito in Spagna, dove ho anche lavorato per qualche anno (ero insegnante di lingue straniere per conto di scuole private, con studenti adulti). Poi sono rientrato in Italia, e da quasi due anni lavoro in reception in un hotel 4 stelle (professione che svolgo, ma che a livello umano, non mi dice proprio niente...). In contemporanea, sto cercando di finire un corso di Laura Magistrale in Linguistica all'università.
Questa è, molto in breve, la mia vita.
Ma quello che sogno, che vorrei da me, è qualcosa di diverso. Vorrei sentirmi umanamente pieno, dare la vita per qualcosa di bello, in tutti i sensi e senza riserve. L'idea di accontentarmi di ciò che sono e ciò che ho, l'accettare compromessi e tradire me stesso, sono per me intollerabili. Non voglio diventare ricco, ma sentirmi ricco dentro. E fino ad ora, sento che non è così.
Per di più, la mia fidanzata (28 anni) comincia a volere una famiglia e un figlio, ma io sinceramente non mi sento pronto, e i suoi desideri stanno cominciando a causarmi una certa pressione psicologica.
Sono quindi piuttosto incerto e frustrato per il fatto di sentire che non mi sono realizzato. Sento un vuoto. Ho pensato di lasciare il lavoro tra un paio di mesi (ho accumulato qualche risparmio) e fare un viaggio da solo, per cercare di riflettere su come stanno le cose. Non so se sarà d'aiuto, ma ci proverò. Preferisco inoltre rimanere senza lavoro per un po', che non vivere una vita di quieta disperazione e ingoiare amaro. Parlo sette lingue, credo che con un po' di impegno riuscirò a cavarmela.
Vorrei qualche consiglio da qualcuno che possa vedere la mia vita dal fuori. Ne ho bisogno. Il mio stato d'animo, in certe giornate, è molto scuro.
Grazie.
[#1]
Gentile
La metafora del viaggio illumina sempre le nostre vite. Che cos'é infatti il viaggio nell'inconscio se non andare incontro alla notte, alla verità, conformarsi ad un ambiente e ad un'altro e cercare le risposte giuste?
Ogni giorno faccio dei grandi viaggi nell'inconscio attraversando anche foreste di simboli che non perdono mai il loro fascino.
Questo per dirle che trovo molto sensata la sua decisione di fare un viaggio per cercare la sua verità e un senso diverso alla vita.
Detto questo, mi sembra che lei sia una persona molto valida, speciale, ed é certo che la nostra Nazione, al momento, non offre grandi possibilità per i giovani.
Fa bene a non accontentarsi e non staró certo qui a farle la morale sul suo desiderio di andarsene e lasciare tutto, a parte la sua ragazza. La salvezza e la possibilità di rinnovamento è racchiusa nella creazione di nuovi pensieri dei singoli individui, pertanto se può, si conceda di seguire quanto le detta il suo desiderio. Lo faccia nella maniera piú saggia, ma non c'é bisogno di dirglielo perchè si percepisce che lei lo é, e provi a scoprire quale potrebbe essere il tipo di viaggio che fa al caso suo.
Ci sono ONG che offrono alcuni tipi di viaggio, anche con la possibilità di lavorare e fare esperienze nuove, oppure puó cercare fra le nazioni Europee o, dato che lei non ha problemi di lingua, spaziare in continenti diversi.
Una bellissima canzone di De André recita: " ......si sa che la gente dá buoni consigli quando non puó più dare il cattivo esempio" , poiché lei é ancora giovane, non tema di dare "cattivi esempi".
Se vuole legga uno degli articoli del blog:
https://www.medicitalia.it/paoladei/
Cordialità
La metafora del viaggio illumina sempre le nostre vite. Che cos'é infatti il viaggio nell'inconscio se non andare incontro alla notte, alla verità, conformarsi ad un ambiente e ad un'altro e cercare le risposte giuste?
Ogni giorno faccio dei grandi viaggi nell'inconscio attraversando anche foreste di simboli che non perdono mai il loro fascino.
Questo per dirle che trovo molto sensata la sua decisione di fare un viaggio per cercare la sua verità e un senso diverso alla vita.
Detto questo, mi sembra che lei sia una persona molto valida, speciale, ed é certo che la nostra Nazione, al momento, non offre grandi possibilità per i giovani.
Fa bene a non accontentarsi e non staró certo qui a farle la morale sul suo desiderio di andarsene e lasciare tutto, a parte la sua ragazza. La salvezza e la possibilità di rinnovamento è racchiusa nella creazione di nuovi pensieri dei singoli individui, pertanto se può, si conceda di seguire quanto le detta il suo desiderio. Lo faccia nella maniera piú saggia, ma non c'é bisogno di dirglielo perchè si percepisce che lei lo é, e provi a scoprire quale potrebbe essere il tipo di viaggio che fa al caso suo.
Ci sono ONG che offrono alcuni tipi di viaggio, anche con la possibilità di lavorare e fare esperienze nuove, oppure puó cercare fra le nazioni Europee o, dato che lei non ha problemi di lingua, spaziare in continenti diversi.
Una bellissima canzone di De André recita: " ......si sa che la gente dá buoni consigli quando non puó più dare il cattivo esempio" , poiché lei é ancora giovane, non tema di dare "cattivi esempi".
Se vuole legga uno degli articoli del blog:
https://www.medicitalia.it/paoladei/
Cordialità
Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)
[#2]
Gentile Utente,
il dato di realtà è che attualmente i cambiamenti sociali e culturali hanno modificato inevitabilmente anche i comportamenti delle persone: le persone studiano per parecchi anni e la situazione precaria di lavoro ritarda sempre più il formarsi di una famiglia, dei propri spazi e della propria vita.
Però, accanto a questo, mi pare di cogliere anche degli aspetti ansiosi in Lei, che si sente costantemente insoddisfatto, per certi aspetti si svaluta (come se dicesse di non aver fatto nulla...) e fa fatica invece a vedere quanto è riuscito a fare fin qui, integrando lavoro, studio, una relazione sentimentale, ecc...
Ci dice che il lavoro non Le piace granchè. La facoltà che scelto Le piace?
Come va la Sua relazione d'amore?
Io sono di un altro parere sul viaggio. Pensare di prendere e partire, spesso e in tali circostanze, ci regala l'illusione di poter chiudere e lasciare altrove le nostre difficoltà, i nostri pesi, i nostri problemi, ecc...
Ma non creda sia davvero così semplice far fuori con un solo viaggio ciò che La rende una persona preoccupata.
Le Sue preoccupazioni se le porterà dietro con sè in ogni angolo del mondo.
Io Le suggerisco, se vuole partire, di rivolgersi prima ad uno psicologo di persona e capire insieme che cosa non Le rende un uomo sereno.
Una volta chiarito questo, allora potrà prendere e partire, con la consapevolezza di non fuggire da se stesso e avendo fatto una scelta più consapevole e libera.
Saluti,
il dato di realtà è che attualmente i cambiamenti sociali e culturali hanno modificato inevitabilmente anche i comportamenti delle persone: le persone studiano per parecchi anni e la situazione precaria di lavoro ritarda sempre più il formarsi di una famiglia, dei propri spazi e della propria vita.
Però, accanto a questo, mi pare di cogliere anche degli aspetti ansiosi in Lei, che si sente costantemente insoddisfatto, per certi aspetti si svaluta (come se dicesse di non aver fatto nulla...) e fa fatica invece a vedere quanto è riuscito a fare fin qui, integrando lavoro, studio, una relazione sentimentale, ecc...
Ci dice che il lavoro non Le piace granchè. La facoltà che scelto Le piace?
Come va la Sua relazione d'amore?
Io sono di un altro parere sul viaggio. Pensare di prendere e partire, spesso e in tali circostanze, ci regala l'illusione di poter chiudere e lasciare altrove le nostre difficoltà, i nostri pesi, i nostri problemi, ecc...
Ma non creda sia davvero così semplice far fuori con un solo viaggio ciò che La rende una persona preoccupata.
Le Sue preoccupazioni se le porterà dietro con sè in ogni angolo del mondo.
Io Le suggerisco, se vuole partire, di rivolgersi prima ad uno psicologo di persona e capire insieme che cosa non Le rende un uomo sereno.
Una volta chiarito questo, allora potrà prendere e partire, con la consapevolezza di non fuggire da se stesso e avendo fatto una scelta più consapevole e libera.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Gentile,
Di solito mi trovo in accordo con la Dr.ssa Pileci, ma non questa volta perché non sento in lei bassa autostima ma insoddisfazione legata a motivi oggettivi causati da un lavoro pesante e da un futuro incerto. Semmai avverto indecisione e se ansia c'è, è causata da motivi contingenti e contestualizzati in un momento storico molto difficile e non da pensieri soggettivi. Lei infatti la chiama depressione e spiega poi i motivi guà nel titolo della richiesta di aiuto. Quello nel quale si trova lei attualmente è il regno del limite, del dubbio, della ricerca e lei si sta semplicemente interrogando sui grandi temi che da sempre affliggono l'essere umano: la vita, il futuro, il senso della vita, la solitudine, l'amore, la sofferenza, cosa tutt'altro che negativa, anzi Nietzsche sostenne che " Solo dal caos puó nascere una stella danzante".
Credo inoltre che staccare la spina per un pó quando siamo immersi in momenti di insoddisfazione sia oltremodo salutare, cosa che purtroppo non a tutti è sempre possibile fare.
Voglio raccontarle una storia reale accaduta ad un amico medico cinque anni fa nella città dove abito.
Il medico era già interno in ospedale ma in un ruolo secondario che non lo faceva sentire realizzato.
Conosceva tre lingue e viveva un momento di scontentezza come il suo. Trovó per caso una offerta dalla Svizzera per un posto di lavoro della durata di un anno proprio inerente la sua specialità.
Con il sostegno della allora fidanzata, attuale moglie, dopo molti ripensamenti, dubbi, paure, ansie, decise di partire, non senza il dolore dello strappo, dal momento che qui lasciavano famiglie, amici, case e quant'altro.
Ebbe il posto e dopo un anno l'esperienza sarebbe dovuta finire, ma non finí perchè, come accade alla maggioranza degli italiani quando vanno all'estero, si fece molto onore e da lí nacquero tutta una serie di possibilità che lo portarono a diventare primario di un importante ospedale Svizzero.
Dell'Italia rimpiange tante cose, e ogni tanto torna per la famiglia d'origine, gli amici ed il mare, ma non ci tornerebbe per nessun motivo al mondo per il lavoro, la soddisfazione lavorativa, lo stipendio.
Non posso dire il nome dl medico ma posso dirle che mio fratello, andato via dall'Italia, prima per un viaggio per staccare un pó, poi per rimanere, adesso é cittadino Svizzero e ricopre un incarico di grande prestigio.
Non è detto che lei debba rimanere fuori dall'Italia, ma intanto staccare, guardarsi intorno, conoscere altre culture, le permetterà di arricchirsi dentro, come lei desidera e questo potrà anche aprile nuove porte per il suo ritorno. Quando una persona vede una soluzione possibile e positiva, e mentalmente ha già tracciato un percorso che vorrebbe seguire, cosa molto difficile spesso per chi viene da noi, é giusto che lo agisca per non avere rimpianti.
Se l'idea di fare una esperienza nei Paesi del terzo Mondo la attira, puó provare a cercare fra le Organizzazioni Non Governative qualche offerta in proposito, oppure puó informarsi presso l'Università dove studia per un Erasmus, oppure puó optare per altri tipi di situazioni, con la sua conoscenza delle lingue non avrà molte diffucoltà, oppure puó optare per un viaggio in India se ció che cerca pensa di poterlo trovare lí, o in Grecia dove ci sono atmosfere e luoghi sacri e terapeutici insieme, ma viaggiare e conoscere altri popoli e altre civiltà oltre ad allargare i confini della conoscenza, la aiuterà a comprendere meglio cosa fare ed a plasmare un pó il mondo secondo il proprio volere.
Se poi, prima di decidere, vuol fare qualche colloquio con un/una collega, non potrà che aiutarla.
Ecco adesso ha piú pareri, senta qual'è quello che le risuona maggiormente e scelga la sua strada.
Se le fa piacere faccia sapere
Cordialità
Di solito mi trovo in accordo con la Dr.ssa Pileci, ma non questa volta perché non sento in lei bassa autostima ma insoddisfazione legata a motivi oggettivi causati da un lavoro pesante e da un futuro incerto. Semmai avverto indecisione e se ansia c'è, è causata da motivi contingenti e contestualizzati in un momento storico molto difficile e non da pensieri soggettivi. Lei infatti la chiama depressione e spiega poi i motivi guà nel titolo della richiesta di aiuto. Quello nel quale si trova lei attualmente è il regno del limite, del dubbio, della ricerca e lei si sta semplicemente interrogando sui grandi temi che da sempre affliggono l'essere umano: la vita, il futuro, il senso della vita, la solitudine, l'amore, la sofferenza, cosa tutt'altro che negativa, anzi Nietzsche sostenne che " Solo dal caos puó nascere una stella danzante".
Credo inoltre che staccare la spina per un pó quando siamo immersi in momenti di insoddisfazione sia oltremodo salutare, cosa che purtroppo non a tutti è sempre possibile fare.
Voglio raccontarle una storia reale accaduta ad un amico medico cinque anni fa nella città dove abito.
Il medico era già interno in ospedale ma in un ruolo secondario che non lo faceva sentire realizzato.
Conosceva tre lingue e viveva un momento di scontentezza come il suo. Trovó per caso una offerta dalla Svizzera per un posto di lavoro della durata di un anno proprio inerente la sua specialità.
Con il sostegno della allora fidanzata, attuale moglie, dopo molti ripensamenti, dubbi, paure, ansie, decise di partire, non senza il dolore dello strappo, dal momento che qui lasciavano famiglie, amici, case e quant'altro.
Ebbe il posto e dopo un anno l'esperienza sarebbe dovuta finire, ma non finí perchè, come accade alla maggioranza degli italiani quando vanno all'estero, si fece molto onore e da lí nacquero tutta una serie di possibilità che lo portarono a diventare primario di un importante ospedale Svizzero.
Dell'Italia rimpiange tante cose, e ogni tanto torna per la famiglia d'origine, gli amici ed il mare, ma non ci tornerebbe per nessun motivo al mondo per il lavoro, la soddisfazione lavorativa, lo stipendio.
Non posso dire il nome dl medico ma posso dirle che mio fratello, andato via dall'Italia, prima per un viaggio per staccare un pó, poi per rimanere, adesso é cittadino Svizzero e ricopre un incarico di grande prestigio.
Non è detto che lei debba rimanere fuori dall'Italia, ma intanto staccare, guardarsi intorno, conoscere altre culture, le permetterà di arricchirsi dentro, come lei desidera e questo potrà anche aprile nuove porte per il suo ritorno. Quando una persona vede una soluzione possibile e positiva, e mentalmente ha già tracciato un percorso che vorrebbe seguire, cosa molto difficile spesso per chi viene da noi, é giusto che lo agisca per non avere rimpianti.
Se l'idea di fare una esperienza nei Paesi del terzo Mondo la attira, puó provare a cercare fra le Organizzazioni Non Governative qualche offerta in proposito, oppure puó informarsi presso l'Università dove studia per un Erasmus, oppure puó optare per altri tipi di situazioni, con la sua conoscenza delle lingue non avrà molte diffucoltà, oppure puó optare per un viaggio in India se ció che cerca pensa di poterlo trovare lí, o in Grecia dove ci sono atmosfere e luoghi sacri e terapeutici insieme, ma viaggiare e conoscere altri popoli e altre civiltà oltre ad allargare i confini della conoscenza, la aiuterà a comprendere meglio cosa fare ed a plasmare un pó il mondo secondo il proprio volere.
Se poi, prima di decidere, vuol fare qualche colloquio con un/una collega, non potrà che aiutarla.
Ecco adesso ha piú pareri, senta qual'è quello che le risuona maggiormente e scelga la sua strada.
Se le fa piacere faccia sapere
Cordialità
[#4]
Gentile Utente,
si è chiesto se la sua insoddisfazione, per caso non è obbligatoriamente correlata con il suo lavoro, con la sua città, ma con altro?
Ha degli amici, una vita affettiva, intima?
Che tipo di legami ha con la sua famiglia d'origine?
Viaggiare, cambiare città è sicuramente emozionante ed obbliga a fare i conti con se stessi, ma se lei non sta bene, non starà bene né qui, né altrove...
Spesso l'insoddisfazione, così come l'ansia o i nuclei depressivi, verranno messi in valigia, unitamente ai buoni propositi.
Una consulenza psicologica, credo sia utile per comprendere cosa realmente le crea disagio e malessere, elementi da ascoltare, decodificare, tradurre in parole e soltanto dopo, decidere il da farsi, altrimenti il malessere verrà agito e perseverato nel tempo e nelle altre città.
si è chiesto se la sua insoddisfazione, per caso non è obbligatoriamente correlata con il suo lavoro, con la sua città, ma con altro?
Ha degli amici, una vita affettiva, intima?
Che tipo di legami ha con la sua famiglia d'origine?
Viaggiare, cambiare città è sicuramente emozionante ed obbliga a fare i conti con se stessi, ma se lei non sta bene, non starà bene né qui, né altrove...
Spesso l'insoddisfazione, così come l'ansia o i nuclei depressivi, verranno messi in valigia, unitamente ai buoni propositi.
Una consulenza psicologica, credo sia utile per comprendere cosa realmente le crea disagio e malessere, elementi da ascoltare, decodificare, tradurre in parole e soltanto dopo, decidere il da farsi, altrimenti il malessere verrà agito e perseverato nel tempo e nelle altre città.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#5]
Gentile
Mi inserisco un'ultima volta, sia perché il sito consiglia un massimo di quattro consulti a richiesta, a meno che non ci siano cose particolari da affrontare, sia per non darle la sensazione che stiamo parlando fra di noi e crearle confusione.
La psicologia ha di solito più domande che risposte, ma questo quando le persone che vengono da noi non riescono a decodificare i loro vissuti e tantomeno sanno cosa fare.
Partendo dal semplice dato di realtà, entro nella clinica in punta di piedi per dirle che lei è stato in grado di dirci già nel titolo che si sente depresso, ciò significa che una domanda su come si sente già se l'è posta ed é stato in grado di decodificare i vissuti e darsi una risposta, non solo, subito dietro alla parola depresso, ha spiegato il perché, ed anche qui si é risposto da solo ad una ulteriore domanda. Nel suo post ha poi articolato in maniera molto chiara tutte le motivazioni dimostrando presenza, capacità, critica, sostenendo anche i vissuti di insoddisfazione con lucidità e spiegandoli senza ansie, ma poi non si é fermato qui, si é anche risposto alla domanda su cosa potrebbe o vorrebbe fare ed ha ipotizzato una cosa da fare.
Soprattutto dopo la legge Basaglia non me la sento di frustrare e svalutare quanto lei porta su un piatto d'argento. Trovo anzi oltremodo positivo che una persona riesca ad andare in crisi, a porsi delle domande, ad affrontare la vita in maniera accorata, a scendere nella propria tristezza facendone partecipi gli altri, senza indossare una facciata di superiorità che lo fa apparire efficiente e perfetto.
Non trovo in lei sensi di colpa, ansie, fobie, ossessioni, almeno da ciò che lei ci racconta e che c'è fenomenologicamente. Quello che posso dirle é che quando l'efficienza occupa una posizione più alta della saggezza, quando la notorietà é più ammirata della dignità, quando ci si occupa e preoccupa più della propria immagine e non si è più in grado di provare senso di tristezza, amorevolezza per gli altri, é in quel momento che bisogna preoccuparsi. Ma non mi sembrano problemi suoi, comunque, se vuole faccia pure un'ultima scansione su di essi.
Un consulto da un/una collega non potrà che aiutarla, ma soltanto per farsi aiutare ad andare, ed uso il verbo in maniera metaforica, dove vuole andare lei.
Cordialità
Mi inserisco un'ultima volta, sia perché il sito consiglia un massimo di quattro consulti a richiesta, a meno che non ci siano cose particolari da affrontare, sia per non darle la sensazione che stiamo parlando fra di noi e crearle confusione.
La psicologia ha di solito più domande che risposte, ma questo quando le persone che vengono da noi non riescono a decodificare i loro vissuti e tantomeno sanno cosa fare.
Partendo dal semplice dato di realtà, entro nella clinica in punta di piedi per dirle che lei è stato in grado di dirci già nel titolo che si sente depresso, ciò significa che una domanda su come si sente già se l'è posta ed é stato in grado di decodificare i vissuti e darsi una risposta, non solo, subito dietro alla parola depresso, ha spiegato il perché, ed anche qui si é risposto da solo ad una ulteriore domanda. Nel suo post ha poi articolato in maniera molto chiara tutte le motivazioni dimostrando presenza, capacità, critica, sostenendo anche i vissuti di insoddisfazione con lucidità e spiegandoli senza ansie, ma poi non si é fermato qui, si é anche risposto alla domanda su cosa potrebbe o vorrebbe fare ed ha ipotizzato una cosa da fare.
Soprattutto dopo la legge Basaglia non me la sento di frustrare e svalutare quanto lei porta su un piatto d'argento. Trovo anzi oltremodo positivo che una persona riesca ad andare in crisi, a porsi delle domande, ad affrontare la vita in maniera accorata, a scendere nella propria tristezza facendone partecipi gli altri, senza indossare una facciata di superiorità che lo fa apparire efficiente e perfetto.
Non trovo in lei sensi di colpa, ansie, fobie, ossessioni, almeno da ciò che lei ci racconta e che c'è fenomenologicamente. Quello che posso dirle é che quando l'efficienza occupa una posizione più alta della saggezza, quando la notorietà é più ammirata della dignità, quando ci si occupa e preoccupa più della propria immagine e non si è più in grado di provare senso di tristezza, amorevolezza per gli altri, é in quel momento che bisogna preoccuparsi. Ma non mi sembrano problemi suoi, comunque, se vuole faccia pure un'ultima scansione su di essi.
Un consulto da un/una collega non potrà che aiutarla, ma soltanto per farsi aiutare ad andare, ed uso il verbo in maniera metaforica, dove vuole andare lei.
Cordialità
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 11k visite dal 13/07/2013.
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