Bisessualità, complesso di inferiorità, abbandono e depressione
Gentile Dottore,
salve, mi chiamo M, ho 30 anni. Vivo una vita molto riservata e piena di solitudine, sono sempre stato chiuso e introverso, sono uno studente demotivato, non ho amici, né un lavoro o indipendenza economica.
A 16 e 23 anni ho avuto un paio di cotte per due ragazzi non confessate né ricambiate, ma non ho mai avuto relazioni sentimentali (cioè fidanzate): solo un "rapporto speciale" con una amica, verso i 23/24 anni, con la quale ho avuto anche i miei primi e unici rapporti sessuali etero.
Lo scorso Marzo ho conosciuto su un sito web un ragazzo di 26 anni, molto perbene, che si diceva bisex e che aveva avuto un paio di lunghe relazioni con ragazze ma nessuna esperienza omosessuale. Io speravo in una amicizia che potesse spezzare la catena della mia solitudine, ma lui fin dal principio mi confessò di sentirsi innamorato di me (colpo di fulmine, giurava) e dopo un dolcissimo corteggiamento, ho ben presto ricambiato il suo sentimento: la nostra frequentazione clandestina è subito diventata una relazione amorosa molto passionale, piena di affetto, complicità e intesa. La mia vita aveva acquisito improvvisamente senso, avevo qualcuno che amavo e che mi amava, non ero più solo. Ma in cuor mio cominciai a covare un malessere profondo, un senso di inadeguatezza e inferiorità nei suoi confronti. Prima di conoscerlo mi ritenevo un apprezzabile bravo ragazzo, con qualche abilità nella scrittura e nella recitazione, ma il confronto con lui era veramente impari. E’ sicuro di se, coraggioso, socievole, responsabile, determinato, carino, gentile, colto, dolce e sensibile. Ma soprattutto piace alla gente e alle donne. Lo desiderano sessualmente. E questa cosa mi distruggeva. Provavo una invidia feroce, mista a gelosia, che minava il mio affetto per lui e mi logorava. Dopo due mesi, forse anche a causa di questo, lui mi ha lasciato e se n’è andato per sempre, dicendomi in lacrime che ha voglia di paternità e di costruire una famiglia “tradizionale” insieme a una donna, poiché ha capito che in una relazione con un uomo “non si sente se stesso”. Anche io sono incerto sulla mia sessualità (io non sono attratto dalle donne, ma vorrei che le donne mi desiderassero sessualmente, come fanno con lui. Invece al massimo provano per me un senso di materna tenerezza, come fossi un bambino) e so che una relazione tra noi non avrebbe avuto futuro per le incertezze di entrambi, ma da allora mi è crollato il mondo addosso e il senso di smarrimento è diventato insostenibile (piango sempre, dormo troppo, perdo peso, non ho interesse o voglia di far nulla, lo penso ossessivamente). Sono preoccupato per la mia salute perché non riesco a reagire, penso di avere necessità di riprendere un percorso terapeutico (già anni fa sono stato aiutato da un neuropsichiatra infantile), ma esistono moltissimi approcci differenti e non so quale faccia al caso mio (Psicoterapia dinamica? Cognitivo-comportamentale? Sistemico-relazionale?)
Spero che voi possiate darmi un consiglio,
M.
salve, mi chiamo M, ho 30 anni. Vivo una vita molto riservata e piena di solitudine, sono sempre stato chiuso e introverso, sono uno studente demotivato, non ho amici, né un lavoro o indipendenza economica.
A 16 e 23 anni ho avuto un paio di cotte per due ragazzi non confessate né ricambiate, ma non ho mai avuto relazioni sentimentali (cioè fidanzate): solo un "rapporto speciale" con una amica, verso i 23/24 anni, con la quale ho avuto anche i miei primi e unici rapporti sessuali etero.
Lo scorso Marzo ho conosciuto su un sito web un ragazzo di 26 anni, molto perbene, che si diceva bisex e che aveva avuto un paio di lunghe relazioni con ragazze ma nessuna esperienza omosessuale. Io speravo in una amicizia che potesse spezzare la catena della mia solitudine, ma lui fin dal principio mi confessò di sentirsi innamorato di me (colpo di fulmine, giurava) e dopo un dolcissimo corteggiamento, ho ben presto ricambiato il suo sentimento: la nostra frequentazione clandestina è subito diventata una relazione amorosa molto passionale, piena di affetto, complicità e intesa. La mia vita aveva acquisito improvvisamente senso, avevo qualcuno che amavo e che mi amava, non ero più solo. Ma in cuor mio cominciai a covare un malessere profondo, un senso di inadeguatezza e inferiorità nei suoi confronti. Prima di conoscerlo mi ritenevo un apprezzabile bravo ragazzo, con qualche abilità nella scrittura e nella recitazione, ma il confronto con lui era veramente impari. E’ sicuro di se, coraggioso, socievole, responsabile, determinato, carino, gentile, colto, dolce e sensibile. Ma soprattutto piace alla gente e alle donne. Lo desiderano sessualmente. E questa cosa mi distruggeva. Provavo una invidia feroce, mista a gelosia, che minava il mio affetto per lui e mi logorava. Dopo due mesi, forse anche a causa di questo, lui mi ha lasciato e se n’è andato per sempre, dicendomi in lacrime che ha voglia di paternità e di costruire una famiglia “tradizionale” insieme a una donna, poiché ha capito che in una relazione con un uomo “non si sente se stesso”. Anche io sono incerto sulla mia sessualità (io non sono attratto dalle donne, ma vorrei che le donne mi desiderassero sessualmente, come fanno con lui. Invece al massimo provano per me un senso di materna tenerezza, come fossi un bambino) e so che una relazione tra noi non avrebbe avuto futuro per le incertezze di entrambi, ma da allora mi è crollato il mondo addosso e il senso di smarrimento è diventato insostenibile (piango sempre, dormo troppo, perdo peso, non ho interesse o voglia di far nulla, lo penso ossessivamente). Sono preoccupato per la mia salute perché non riesco a reagire, penso di avere necessità di riprendere un percorso terapeutico (già anni fa sono stato aiutato da un neuropsichiatra infantile), ma esistono moltissimi approcci differenti e non so quale faccia al caso mio (Psicoterapia dinamica? Cognitivo-comportamentale? Sistemico-relazionale?)
Spero che voi possiate darmi un consiglio,
M.
[#1]
Gentile Utente,
mi pare che il disorientamento e la confusione di questo momento siano del tutto comprensibili, considerato quello che è accaduto di recente nella Sua vità.
C'è un aspetto molto importante ed è quello che emerge nelle Sue relazioni con le donne: Lei vorrebbe essere desiderato sessualmente dalle donne e invece accade un fatto alquanto strano. Ovvero le donne, a quanto riferisce, La trattano come un bimbo e L'accudiscono.
Secondo Lei che cosa fa sì che ci sia questo trattamento? Lei come si pone con le donne?
Quali tipi di donne sceglie e con quali criteri?
Inoltre il senso di inferiorità che descrive andrebbe esplorato meglio per comprendere se non sia questo a far sì che Lei costruisca relazioni sbilanciate a favore della competizione e non della reciprocità.
Prima di pensare ad una psicoterapia, a mio avviso è importante pensare ad una valutazione con uno psicologo per inquadrare meglio la situazione, ma di persona.
Cordiali saluti,
mi pare che il disorientamento e la confusione di questo momento siano del tutto comprensibili, considerato quello che è accaduto di recente nella Sua vità.
C'è un aspetto molto importante ed è quello che emerge nelle Sue relazioni con le donne: Lei vorrebbe essere desiderato sessualmente dalle donne e invece accade un fatto alquanto strano. Ovvero le donne, a quanto riferisce, La trattano come un bimbo e L'accudiscono.
Secondo Lei che cosa fa sì che ci sia questo trattamento? Lei come si pone con le donne?
Quali tipi di donne sceglie e con quali criteri?
Inoltre il senso di inferiorità che descrive andrebbe esplorato meglio per comprendere se non sia questo a far sì che Lei costruisca relazioni sbilanciate a favore della competizione e non della reciprocità.
Prima di pensare ad una psicoterapia, a mio avviso è importante pensare ad una valutazione con uno psicologo per inquadrare meglio la situazione, ma di persona.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile Utente,
è vero che esistono molti approcci ed è anche vero che ogni approccio tira acqua al proprio mulino, ma alla fine l'approccio che più funziona è proprio quello che funziona con Lei come persona.
Potrebbe iniziare a ricontattare quel neuropsichiatra infantile che la seguì, se pensa di aver avuto un buon rapporto con quel professionista; magari ha anche altre specializzazioni e magari non si occupa solo di bambini e adolescenti.
Sa, poi realisticamente dovrebbe verificare nella Sua zona quanti psicologi e quali approcci utilizzano, e magari già telefonicamente fare una selezione a pelle, a istinto. A che serve dirLe che l'approccio migliore è X, se poi X non è disponibile o accessibile?
è vero che esistono molti approcci ed è anche vero che ogni approccio tira acqua al proprio mulino, ma alla fine l'approccio che più funziona è proprio quello che funziona con Lei come persona.
Potrebbe iniziare a ricontattare quel neuropsichiatra infantile che la seguì, se pensa di aver avuto un buon rapporto con quel professionista; magari ha anche altre specializzazioni e magari non si occupa solo di bambini e adolescenti.
Sa, poi realisticamente dovrebbe verificare nella Sua zona quanti psicologi e quali approcci utilizzano, e magari già telefonicamente fare una selezione a pelle, a istinto. A che serve dirLe che l'approccio migliore è X, se poi X non è disponibile o accessibile?
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.8k visite dal 13/07/2013.
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