Ansia, attacchi di panico, stanchezza
Buongiorno,
a marzo 2012 ebbi il primo di attacco di panico della mia vita. Arrivavo da un periodo in cui non stavo bene fisicamente, in quanto avevo da mesi nausea, talora vomito, stanchezza e dopo varie visite e analisi i medici capirono che soffrivo di gastrite ed esofagite causati da helicobacter pylori. La mia mente aveva già iniziato a divagare e pensare a chissà quali mali... In seguito all'attacco di panico, feci anche visita dal cardiologo, analisi del sangue, visita dall'otorino...Insomma, una collezione di controlli tutti positivi. Tuttavia vivevo sempre uno stato di preoccupazione (anche verso mio figlio, che ora ha 2 anni e mezzo), come se qualcosa di grave dal punto di vista fisico potesse essere sempre dietro l'angolo (una febbre chissà a cosa poteva essere dovuta) e di ansia costante. Mi recai, quindi, su consiglio del medico di famiglia, da uno piscologo. Da aprile 2012 a marzo 2013 ho fatto circa 8-9 sedute, lo piscologo mi disse che per i miei disturbi di ansia erano sufficienti incontri anche molto distanti tra di loro. A suo parere la nascita del bimbo, il voler tener sotto controllo le reazioni di un bimbo (che tutto sono fuorchè razionalizzabili), le nuove responsabilità, la mancanza di considerazione sul lavoro (dopo la maternità di 1 anno il mio ruolo si è ridimensionato molto) per una persona in cerca di approvazione e perfezione come me, sono state le ragioni di uno scatenarsi di vari disturbi fisici. Da ottobre 2012 a maggio 2013 iniziai a stare davvero molto meglio, era ritornata la mia positività, la mia voglia di fare, grazie anche a nuovi stimoli professionali. Lo piscologo quindi mi disse, ad aprile, che per lui la psicoterapia poteva essere sospesa, ma che ovviamente sarei potuta tornare da lui in caso di necessità. 1 mese fa, dopo quindi oltre un anno, ho avuto un altro attacco di panico (e corsa al pronto soccorso). In questo ultimo mese, quindi, di nuovo visita dal cardiologo, analisi del sangue... E tanta preoccupazione di avere qualcosa che non va fisicamente. Tutto il giorno "ascolto" il mio corpo e temo di avere di nuovo un attacco di panico, magari quando sono da sola con mio figlio al parco giochi o al lavoro (dove si è verificato quello di un mese fa). E poi ho spesso una sensazione di stanchezza e svogliatezza che mi demoralizzano (sono sempre stata solare e attiva!). Non riesco nemmeno a capire perchè sia precipitata di nuovo in questo stato, non c'è e non c'era nulla che non funzionasse nella mia vita. Tornerò di certo dal mio psicologo (adesso lui è in ferie e poi ci andrò io, quindi ne riparleremo ad agosto)...nel frattempo vi chiedo se questa stanchezza, non avendo per ora cause organiche, può essere causata dal mio stato psicologico. Grazie fin da ora per la vostra attenzione.
a marzo 2012 ebbi il primo di attacco di panico della mia vita. Arrivavo da un periodo in cui non stavo bene fisicamente, in quanto avevo da mesi nausea, talora vomito, stanchezza e dopo varie visite e analisi i medici capirono che soffrivo di gastrite ed esofagite causati da helicobacter pylori. La mia mente aveva già iniziato a divagare e pensare a chissà quali mali... In seguito all'attacco di panico, feci anche visita dal cardiologo, analisi del sangue, visita dall'otorino...Insomma, una collezione di controlli tutti positivi. Tuttavia vivevo sempre uno stato di preoccupazione (anche verso mio figlio, che ora ha 2 anni e mezzo), come se qualcosa di grave dal punto di vista fisico potesse essere sempre dietro l'angolo (una febbre chissà a cosa poteva essere dovuta) e di ansia costante. Mi recai, quindi, su consiglio del medico di famiglia, da uno piscologo. Da aprile 2012 a marzo 2013 ho fatto circa 8-9 sedute, lo piscologo mi disse che per i miei disturbi di ansia erano sufficienti incontri anche molto distanti tra di loro. A suo parere la nascita del bimbo, il voler tener sotto controllo le reazioni di un bimbo (che tutto sono fuorchè razionalizzabili), le nuove responsabilità, la mancanza di considerazione sul lavoro (dopo la maternità di 1 anno il mio ruolo si è ridimensionato molto) per una persona in cerca di approvazione e perfezione come me, sono state le ragioni di uno scatenarsi di vari disturbi fisici. Da ottobre 2012 a maggio 2013 iniziai a stare davvero molto meglio, era ritornata la mia positività, la mia voglia di fare, grazie anche a nuovi stimoli professionali. Lo piscologo quindi mi disse, ad aprile, che per lui la psicoterapia poteva essere sospesa, ma che ovviamente sarei potuta tornare da lui in caso di necessità. 1 mese fa, dopo quindi oltre un anno, ho avuto un altro attacco di panico (e corsa al pronto soccorso). In questo ultimo mese, quindi, di nuovo visita dal cardiologo, analisi del sangue... E tanta preoccupazione di avere qualcosa che non va fisicamente. Tutto il giorno "ascolto" il mio corpo e temo di avere di nuovo un attacco di panico, magari quando sono da sola con mio figlio al parco giochi o al lavoro (dove si è verificato quello di un mese fa). E poi ho spesso una sensazione di stanchezza e svogliatezza che mi demoralizzano (sono sempre stata solare e attiva!). Non riesco nemmeno a capire perchè sia precipitata di nuovo in questo stato, non c'è e non c'era nulla che non funzionasse nella mia vita. Tornerò di certo dal mio psicologo (adesso lui è in ferie e poi ci andrò io, quindi ne riparleremo ad agosto)...nel frattempo vi chiedo se questa stanchezza, non avendo per ora cause organiche, può essere causata dal mio stato psicologico. Grazie fin da ora per la vostra attenzione.
[#1]
Cara Signora,
penso che 8-9 sedute in un anno siano state davvero troppo poche per pensare di aver risolto il suo problema, ma che possono essere state sufficienti a risollevarla temporaneamente dallo stato di prostrazione nel quale era sprofondata a seguito dei cambiamenti che la sua vita ha subito.
Da qui non è possibile risponderle dandole delle certezze, ma la stanchezza che riferisce può corrispondere ad un sintomo depressivo causato dalla demoralizzazione che le provoca il fatto di ritrovarsi di nuovo in una situazione che pensava ormai superata.
Francamente se intende riprendere la terapia le consiglierei di rivolgersi a uno psicologo che le garantisca una certa continuità nel lavoro da svolgere assieme, per non ritrovarsi un domani al punto di partenza.
Ci sa dire quale orientamento segue il suo terapeuta?
E' sicura che sia uno psicologo e non un medico psichiatra-psicoterapeuta?
Non avete effettuato sedute ravvicinate nemmeno all'inizio?
penso che 8-9 sedute in un anno siano state davvero troppo poche per pensare di aver risolto il suo problema, ma che possono essere state sufficienti a risollevarla temporaneamente dallo stato di prostrazione nel quale era sprofondata a seguito dei cambiamenti che la sua vita ha subito.
Da qui non è possibile risponderle dandole delle certezze, ma la stanchezza che riferisce può corrispondere ad un sintomo depressivo causato dalla demoralizzazione che le provoca il fatto di ritrovarsi di nuovo in una situazione che pensava ormai superata.
Francamente se intende riprendere la terapia le consiglierei di rivolgersi a uno psicologo che le garantisca una certa continuità nel lavoro da svolgere assieme, per non ritrovarsi un domani al punto di partenza.
Ci sa dire quale orientamento segue il suo terapeuta?
E' sicura che sia uno psicologo e non un medico psichiatra-psicoterapeuta?
Non avete effettuato sedute ravvicinate nemmeno all'inizio?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Ex utente
Buongiorno Dottoressa,
sono certa che sia uno piscologo e mi ha parlato di terapia cognitivo-comportamentale. All'inizio abbiamo fatto 2-3 incontri a distanza di 1 settimana, poi ha iniziato ad allungare di molto i tempi (1 volta ogni 30-40 giorni). Forse gli incontri non sono stati proprio 8, ma di certo non hanno mai superato i 10.
Non ha mai voluto proporre farmaci, a suo avviso per il mio caso non erano necessari, anzi più dannosi che utili.
Mi "spaventa" un po' l'idea di dover ricominciare con un altro psicologo, con quello a cui mi sono rivolta mi trovavo bene e forse vedermi e sentirmi più serena l'ha indotto a pensare che la situazione fosse "meno seria" di quella che è. Prima di andare all'ultima seduta mi sono chiesta "cosa ci vado a fare? cosa gli dico?" perchè pensavo davvero di non aver nulla di cui parlargli, non avevo stati negativi da esternare.
sono certa che sia uno piscologo e mi ha parlato di terapia cognitivo-comportamentale. All'inizio abbiamo fatto 2-3 incontri a distanza di 1 settimana, poi ha iniziato ad allungare di molto i tempi (1 volta ogni 30-40 giorni). Forse gli incontri non sono stati proprio 8, ma di certo non hanno mai superato i 10.
Non ha mai voluto proporre farmaci, a suo avviso per il mio caso non erano necessari, anzi più dannosi che utili.
Mi "spaventa" un po' l'idea di dover ricominciare con un altro psicologo, con quello a cui mi sono rivolta mi trovavo bene e forse vedermi e sentirmi più serena l'ha indotto a pensare che la situazione fosse "meno seria" di quella che è. Prima di andare all'ultima seduta mi sono chiesta "cosa ci vado a fare? cosa gli dico?" perchè pensavo davvero di non aver nulla di cui parlargli, non avevo stati negativi da esternare.
[#5]
E' importante chiarire ogni dubbio e chiedergli come pensa di impostare il lavoro perché non si ripeta quanto accaduto.
Detto per inciso, è importante anche che chiarisca se quella frequenza così rada di sedute era dovuta al fatto che ha molti pazienti e non poteva offrirle più spazio, o se era proprio un'impostazione voluta del lavoro.
Detto per inciso, è importante anche che chiarisca se quella frequenza così rada di sedute era dovuta al fatto che ha molti pazienti e non poteva offrirle più spazio, o se era proprio un'impostazione voluta del lavoro.
[#6]
Ex utente
Devo ammettere che le ultime 2 sedute, dato che mi sentivo proprio bene, e per qualche imprevisto sul lavoro o a casa, le ho spesso rimandate io. Quindi i tempi si sono un po' allungati tra una seduta e l'altra. Però mi ricordo benissimo che al termine del primo incontro, mi disse che, dopo le prime sedute ravvicinate, le altre sarebbero state un po' più distanti una dall'altra. Cercherò in ogni modo di chiarire questo aspetto. Mi dispiace dover aspettare fino ad agosto, sento proprio il bisogno di un confronto adesso... spero che le ferie mi aiutino a stare meglio come umore...la mia ipocondria e il mio "malumore" stanno davvero peggiorando e mi trovo a pensare tutto il giorno a "chissà cosa c'è che non va" e questo mi fa entrare in un loop che peggiora soltanto la situazione.
[#8]
"Tutto il giorno "ascolto" il mio corpo e temo di avere di nuovo un attacco di panico, magari quando sono da sola con mio figlio al parco giochi o al lavoro (dove si è verificato quello di un mese fa). "
Gentile Utente,
se si tratta di orientamento di tipo cognitivo-comportamentale, è molto probabile che il Collega Le abbia insegnato, attraverso la prescrizione di compiti da eseguire tra una seduta e l'altra, a gestire momenti come quello che Lei ha descritto.
E' così?
Quali prescrizioni Le sono state date?
Si tratta di psicoterapia o di una consultazione psicologica?
Se di psicoterapia cognitivo-comportamentale, quali obiettivi terapeutici avevate posto? Sono stati raggiunti?
Gentile Utente,
se si tratta di orientamento di tipo cognitivo-comportamentale, è molto probabile che il Collega Le abbia insegnato, attraverso la prescrizione di compiti da eseguire tra una seduta e l'altra, a gestire momenti come quello che Lei ha descritto.
E' così?
Quali prescrizioni Le sono state date?
Si tratta di psicoterapia o di una consultazione psicologica?
Se di psicoterapia cognitivo-comportamentale, quali obiettivi terapeutici avevate posto? Sono stati raggiunti?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#9]
Ex utente
Rispondo alla Dr. Massaro dicendo che sì, abbiamo dei programmi, andremo 15 giorni al mare. Staremo insieme ai miei cognati e i loro bimbi, così anche il mio avrà modo di giocare con i cugini. Poi io adoro il mare, nelle ultime settimane abbiamo avuto modo di fare qualche weekend al mare e lì mi sentivo molto meglio. Allontanarmi dal lavoro e dal mio paese distrutto (purtroppo è stato devastato dal sisma Emilia dello scorso anno) si è rivelato abbastanza "terapeutico", almeno per quei pochi giorni.
Alla Dr. Pileci invece devo dire che, ahimè, non mi è stato insegnato come gestire quei momenti. Per la verità, non mi sono mai sentita così, ho avuto un solo attacco di panico e in seguito non ho avuto paura che mi tornasse. Solo dopo quello di un mese fa, mi è venuta questa paura. Non mi sono state date particolati prescrizioni, se non dei consigli pratici: fare attività fisica (cosa che non ho mai fatto...), cercare di uscire di casa senza riordinare la camera da letto (per la mia mania di avere tutto in ordine prima di uscire di casa) e altre cose simili.
Non le so nemmeno dire se per il mio psicologo si tratta di una psicoterapia o di una consultazione psicologica...io non saprei dirglielo.
Alla Dr. Pileci invece devo dire che, ahimè, non mi è stato insegnato come gestire quei momenti. Per la verità, non mi sono mai sentita così, ho avuto un solo attacco di panico e in seguito non ho avuto paura che mi tornasse. Solo dopo quello di un mese fa, mi è venuta questa paura. Non mi sono state date particolati prescrizioni, se non dei consigli pratici: fare attività fisica (cosa che non ho mai fatto...), cercare di uscire di casa senza riordinare la camera da letto (per la mia mania di avere tutto in ordine prima di uscire di casa) e altre cose simili.
Non le so nemmeno dire se per il mio psicologo si tratta di una psicoterapia o di una consultazione psicologica...io non saprei dirglielo.
[#10]
In realtà la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale non è così come Lei la descrive.
E' certa che questo psicologo non Le abbia semmai prescritto una psicoterapia cognitivo-comportamentale in seguito alla consultazione che ha fatto?
Inoltre fare attività fisica va bene, ma non mi pare proprio che sia terapeutico nel senso che può aiutare il pz. a gestire e modulare gli attacchi d'ansia.
Ad ogni modo mi pare utile rivedere lo psicologo e fare il punto della situazione,chiarendo bene tutti questi aspetti e chiedendo ciò di cui ha bisogno: COME si gestiscono queste crisi.
Tenga presente che i disturbi d'ansia, se questo è ciò che è stato diagnosticato, si curano in tempi anche brevi con le terapie indicate, attive e focalizzate, quale appunto la cognitivo-comportamentale.
Un cordiale saluto,
E' certa che questo psicologo non Le abbia semmai prescritto una psicoterapia cognitivo-comportamentale in seguito alla consultazione che ha fatto?
Inoltre fare attività fisica va bene, ma non mi pare proprio che sia terapeutico nel senso che può aiutare il pz. a gestire e modulare gli attacchi d'ansia.
Ad ogni modo mi pare utile rivedere lo psicologo e fare il punto della situazione,chiarendo bene tutti questi aspetti e chiedendo ciò di cui ha bisogno: COME si gestiscono queste crisi.
Tenga presente che i disturbi d'ansia, se questo è ciò che è stato diagnosticato, si curano in tempi anche brevi con le terapie indicate, attive e focalizzate, quale appunto la cognitivo-comportamentale.
Un cordiale saluto,
[#11]
Ex utente
Sì, sono certa che lo psicologo mi disse, dopo il primo incontro, che avremmo impostato una terapia cognitivo comportamentale, ma non essendo io esperta di psicologia mi sono fidata e non ho dubitato di quanto stesse mettendo in atto. E' anche una persona molto stimata e nota, quindi mi sentivo "sicura". Non saprei cosa dire, se non che sicuramente lo rivedrò, chiederò maggiori spiegazioni e chiederò come gestire i momenti di crisi. Anche se a oggi mi pare di avere un'altra necessità, molto più grande: capire perchè penso costantemente ai piccoli disturbi del mio corpo (e forse me ne creo io pensandoci), penso di avere chissà quale problema se ad esempio mi affanno dopo una corsa (non faccio attività fisica da almeno 3 anni e mezzo), vorrei fare decine di visite specialistiche, ecc.
Grazie di cuore della vostra consulenza, davvero preziosa.
Grazie di cuore della vostra consulenza, davvero preziosa.
[#12]
Il periodo al mare le farà sicuramente bene e le aspettative positive che lei ha al riguardo la porteranno sicuramente a rilassarsi e distrarsi quanto le serve.
Tornando al discorso sulla terapia, se è interessata a capire i motivi del suo malessere può prendere in considerazione un orientamento psicodinamico o comunque un orientamento che assegni importanza alle cause sottese ai sintomi.
In ogni caso, qualunque cosa deciderà, a mio avviso è auspicabile che lei sia seguita con maggiore continuità almeno per qualche tempo.
Tornando al discorso sulla terapia, se è interessata a capire i motivi del suo malessere può prendere in considerazione un orientamento psicodinamico o comunque un orientamento che assegni importanza alle cause sottese ai sintomi.
In ogni caso, qualunque cosa deciderà, a mio avviso è auspicabile che lei sia seguita con maggiore continuità almeno per qualche tempo.
[#13]
Ex utente
Grazie Dr. Massaro, parlerò senz'altro di questo con il mio psicologo e non mancherò di prendere in considerazione un altro esperto nel caso in cui le sue risposte non mi soddisfacessero. E' anche per me evidente che la terapia non ha funzionato e che in poco tempo dall'ultima seduta sono tornata al punto di partenza o, peggio, ho esasperato la mia già esistente ipocondria e ansia verso la mia salute.
Grazie di nuovo per i consigli. Buona giornata!
Grazie di nuovo per i consigli. Buona giornata!
[#14]
Gentile Utente,
mi sorprendono affermazioni quali:
"capire perchè penso costantemente ai piccoli disturbi del mio corpo (e forse me ne creo io pensandoci), penso di avere chissà quale problema se ad esempio mi affanno dopo una corsa (non faccio attività fisica da almeno 3 anni e mezzo), vorrei fare decine di visite specialistiche, ecc. "
perchè la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale parte proprio dal focalizzare queste attivazioni somatiche, cercando di riconoscerle, etichettarle e collegarle poi ai pensieri e ai comportamenti (e quindi strategie) espulsi.
Se tale consapevolezza, anche attraverso l'utilizzo di strumenti quali compiti e prescrizioni, non c'è e non avete mai lavorato su questo, dubito si sia trattato di TCC.
Anzichè fare decine di visite specialistiche, che sono dettate solo dall'ansia, è invece importante capire che quell'attivazione somatica è legata ad uno stato emozionale interno o esterno e collegarlo a pensieri e a comportamenti (evidentemente ora disfunzionali) che Lei attua. Ad esempio l'ansioso non è molto capace di distinguere tra la tachicardia provocata dall'ansia e dalla corsa o dall'innamoramento. Va in confusione e pensa di avere un infarto e cerca rassicurazioni nelle visite mediche.
Partire da questa consapevolezza, al contrario, è solo il primo step.
Lo step successivo è apprendere quelle strategie funzionali che permettono di eliminare il sintomo, e di dilatare nel tempo le crisi d'ansia.
E' chiaro che più ne è consapevole, più si allena a FARE ciò che un terapeuta cognitivo-comportamentale le prescrive e più velocemente potrà risolvere il problema.
Però è probabile che non si sia trattato di TCC, perchè ha proprio caratteristiche imprescindibili. Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1384-e-davvero-psicoterapia-cognitivo-comportamentale.html
Inoltre cercare di capire cosa sono queste attivazioni somatiche fa parte del problema: se Lei non fosse ansiosa, certamente non si porrebbe il problema. Focalizzarsi su tali pensieri non fa altro che amplificare il sintomo.
Cordiali saluti,
mi sorprendono affermazioni quali:
"capire perchè penso costantemente ai piccoli disturbi del mio corpo (e forse me ne creo io pensandoci), penso di avere chissà quale problema se ad esempio mi affanno dopo una corsa (non faccio attività fisica da almeno 3 anni e mezzo), vorrei fare decine di visite specialistiche, ecc. "
perchè la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale parte proprio dal focalizzare queste attivazioni somatiche, cercando di riconoscerle, etichettarle e collegarle poi ai pensieri e ai comportamenti (e quindi strategie) espulsi.
Se tale consapevolezza, anche attraverso l'utilizzo di strumenti quali compiti e prescrizioni, non c'è e non avete mai lavorato su questo, dubito si sia trattato di TCC.
Anzichè fare decine di visite specialistiche, che sono dettate solo dall'ansia, è invece importante capire che quell'attivazione somatica è legata ad uno stato emozionale interno o esterno e collegarlo a pensieri e a comportamenti (evidentemente ora disfunzionali) che Lei attua. Ad esempio l'ansioso non è molto capace di distinguere tra la tachicardia provocata dall'ansia e dalla corsa o dall'innamoramento. Va in confusione e pensa di avere un infarto e cerca rassicurazioni nelle visite mediche.
Partire da questa consapevolezza, al contrario, è solo il primo step.
Lo step successivo è apprendere quelle strategie funzionali che permettono di eliminare il sintomo, e di dilatare nel tempo le crisi d'ansia.
E' chiaro che più ne è consapevole, più si allena a FARE ciò che un terapeuta cognitivo-comportamentale le prescrive e più velocemente potrà risolvere il problema.
Però è probabile che non si sia trattato di TCC, perchè ha proprio caratteristiche imprescindibili. Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1384-e-davvero-psicoterapia-cognitivo-comportamentale.html
Inoltre cercare di capire cosa sono queste attivazioni somatiche fa parte del problema: se Lei non fosse ansiosa, certamente non si porrebbe il problema. Focalizzarsi su tali pensieri non fa altro che amplificare il sintomo.
Cordiali saluti,
[#15]
Ex utente
Gentile Dr. Pileci,
da un lato le vorrei dire che il mio psicologo ha certamente usato un'altra terminologia e che io l'ho confusa con la TCC, dall'altro però ricordo bene quanto mi disse durante le prima seduta... Non mi resta che verificare se l'errore è mio oppure se devo diffidare di questo psicologo.
Ho letto con attenzione il suo articolo, molto interessante e utile alla mia situazione, e le posso dire con certezza che nessuno dei punti da lei elencati e che caratterizzano una TCC sono stati impostati nella mia terapia.
da un lato le vorrei dire che il mio psicologo ha certamente usato un'altra terminologia e che io l'ho confusa con la TCC, dall'altro però ricordo bene quanto mi disse durante le prima seduta... Non mi resta che verificare se l'errore è mio oppure se devo diffidare di questo psicologo.
Ho letto con attenzione il suo articolo, molto interessante e utile alla mia situazione, e le posso dire con certezza che nessuno dei punti da lei elencati e che caratterizzano una TCC sono stati impostati nella mia terapia.
Questo consulto ha ricevuto 15 risposte e 10.3k visite dal 10/07/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.