Depressione e sentimenti

Scusate se ogni tanto rispunto con domande.

Una persona che tende a pensare troppo e analizzare ogni battito dell'anima, se soggetta a situazioni per lei stressanti, può avere problemi a gestire la propria affettività?

Nel mio caso, mi trovo a gestire una situazione a me non chiara sentimentalmente, cioè non riesco a capire cosa provo per una persona. Che pare banale e so bene esserlo come problema. Direi che non sono innamorata (inteso come non attratta da impazzire e vedere solo lui), ma ho sentito cose speciali per la prima volta e l'idea di perdere cosa c'è stato fra noi mi porta a passare la giornata a spaccare il cappello in mille .. per capire. Ad analizzare. Io analizzo appena qualcosa entra dentro e pare dare felicità.. ho paura finisca.

Ho paura di deludere e essere pesante per il mio carattere pensieroso. In 32 non sono mai stata con nessuno, e ho solo avuto una relazione molto complessa e negativa con una persona che dopo avermi chiesto 10 anni di restare anche se non l'amavo, di colpo è sparita con un'altra persona. Di colpo significa in 4 giorni. In seguito mi ha rinfacciato tutto, dicendo che con me non si può stare perchè sono pesante, strana ecc. E va bene, lo so, però ecco per 10 anni mi sentivo dire che ero unica, speciale, en on poteva vivere senza me, quindi per favore di restare vicini anche se mi amava solo lui. E poi di colpo mi sono sentita come buttata via. Sono stata cosi male, che ho rimosso (credo, non mi permetto di essere conscia dell'inconscio)..la relazione stessa era distruttiva e non riuscivo a liberarmene. Mi trattava male (psicologicamente, non fisicamente), oggi ero oro, domani ero veleno. E mi sentivo sempre come sulle sabbie mobili. Non riuscivo a capire MAI cosa pensava. E quando non capisco cosa pensa una persona a cui tengo, io vado in tilt, mi destabilizza e soffro moltissimo.

Fatto sta che a due anni da questo "abbandono" improvviso.. bene non sto. Cioè sto molto meglio, ora, anche perchè è stata una galera senza senso. Restavo perchè gli volevo cmq un bene speciale, e ho messo lui davanti a me. Perchè stare con qualcuno, voleva dire fargli male, e non sapevo (e tuttora sono cosi) costruire la mia felicità sull'infelicità altrui. Ma appena qualcuno poteva interessarmi, ecco andavo in tilt. Dicevo no e nemmeno iniziavo nulla.

Vi scrivo perchè, da sempre, quando non capisco, in campo sentimentale, vado in tilt, e sento un'ansia da prestazione "affettiva" immensa e mi ritrovo a spaccare il capello in 15. La risposta però è laggiu, non netta. Molteplice. e quella + pessimista che temo, mi pare la + vera e sto male. Come se volessi altro. Ma siccome sono iper severa e non è fuga dalla verità per comodità, si può sapere cos'ho?

Ora ho dentro di me qualcosa che tende alla depressione? E questo puo non lasciare decollare sentimenti forti? Perchè quando sento dura poco e poi mi sembra sparire.. come fossero sempre (in qti 2 casi almeno) affetti estremi ma destinati a non decollare.

un abbraccio.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

ha mai provato a parlare di questa situazione che riguarda la sfera affettiva con uno psicologo psicoterapeuta di persona?

A mio avviso sarebbe davvero importante capire che cosa capita quando cerca di legarsi a qualcuno, come mai va in tilt, tolto il fatto che un po' di paura quando ci piace qualcuno è anche sana...

E' probabile che i mille dubbi siano legati all'ansia, ma è anche probabile che Lei -per ragioni che qui non conosciamo- abbia anche la tendenza a mettersi in situazioni che hanno tutte lo stesso copione.

Dico bene?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(..)mi ritrovo a spaccare il capello in 15(..)
gentile ragazza sembra che proprio questo sia il problema,
lei dice che la paura, l'ansia la porta a spaccare il capello in 15
ma proviamo a porci la domanda contraria, ossia che proprio la sua tendenza a spaccare il capello in 15 la porta ad avere paura e ansie per cercare risposte che, probabilmente, non troverà mai.
Provi a vivere le situazioni senza rispondere ai quesiti che le vengono in mente
guardi questo video e non cada nella trappola del suo protagonista
http://www.youtube.com/watch?v=Ui3yNBrLgs0
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#3]
Utente
Utente
Grazie mille, seriamente per la risposta.

Cerco di dare una risposta che vada bene per entrambi i consulti.

"Mi rimetto in situazioni analoghe, copione". Questo non è un fatto, ma una paura. Dopo quella relazione di cui parlo, ho vissuto un senso di colpa estremo e ho visto in faccia la mia incapacità di chiudere una relazione se dall'altra parte sento che la persona sta male senza me. Non so, non voglio fare male. Ora, questa volta è stato diverso.

Sapevo a "fatti" di non essere attratta, su questo non ho mai dubbi. O una persona mi piace fisicamente o no.

Però ero richiamata "verso", un lupo che gira intorno a qualcosa, un lupo "addomesticato" sembravo, a detta degli amici. Sapendo però di non essere attratta, ho iniziato IO a dirmi "sei strana, ti rimetti nella stessa situazione di prima e se non ti innamori ti incastri di nuovo, e sei una cretina perchè lo sai a priori, allora sei recidiva". Questo mi succede OGNI volta che mi avvicino a chi non mi piace (superfic. parlando), ma magari mi entra dentro di +. Cosa difficilissima da fare. Perchè sono molto affettuosa e disponibile, e vulnerabilissima in campo affettivo. Però sono anche diffidente, quando qualcuno entra davvero dentro e parte la fase tilt cui ho accennato prima.

Dopo quell'esperienza avevo capito, che per la tranquillità della mia "testa" dovevo iniziare un rapporto, di qualsiasi tipo, SOLO se l'altra persona non era coinvolta e non voleva ( o non poteva volere) nulla (perchè unnamorata di altri per es). Oppure solo se provavo un'attrazione immensa (di quelle che capitano 1 volta ogni 20 anni!!).
I due anni avevo capito/deciso di vivere cosi, per il mio equilibrio. Non sapendo gestire il resto. Lo vedo un mio limite, avevo scelto semplicemente di accettarlo. Non credo tutti siamo nati per convivere con qualcuno..

Cosa è strano qui? Che pur non sentendomi "legittimata" a iniziare qualcosa, non potendo dire "mi piace da morire farei di tutto per questa persona", in un abbraccio sentivo una casa, in una mano sentivo come se la mano fosse sempre stata li per incontrare la mia. In ogni gesto di tenerezza diciamo. Stavo male dentro dentro con lui. E mi sentivo diversa, come sdoppiata. Più giovane, come ci fosse stato un fiume sotterraneo che scorreva nonostante i problemi con la mia coscienza. Sentivo un nodo alla gola (credo ansia??) e stavo malissimo, ma nonostante questo sentivo in richiamo e stavo "bene" a casa con lui, anche perchè molto simile tanto da chiedermi "ma che sia la mia anima gemella, che l'abbia trovato?"

NOn ho precisato: lui sapeva tutto. Non so non essere onesta, quindi il problema era ed è solo mio. Non si tratta di prendere in giro, anzi.. non ho problemi a dire la verità, anzi.

Dico sdoppiata perchè poi, da sola in casa mia, tornava il pensiero, figlio comunque di un guardarsi dentro estremo, che diceva "ok, senti, ma magari è solo perchè è davvero gentile. Senti perchè l'amore ricevuto fa innamorare di se, non della persona che ce lo da, senti ma se non sei attratta nel senso classico, ti stai solo illudendo e scambiando l'emozione che provi con altro". E interesse, nel senso di pensarlo ossessivamente come quando ci si prende di qualcuno, non c'è mai stato. era una cosa + sorda, più silenziosa.

E da li paura e pensieri fissi 6 mesi su 6, finchè un giorno m sono svegliata e mi sembrava non me ne fregasse + nulla. Mentre prima stavo male a sentire la risposta "no" alla domanda "ti innamorerai di lui domani". Stavo malissimo alla sola idea non andasse in porto questa volta, anche per la paura di incastrarmi in qualcosa di "malato" come rapporto. In cui non si ama, ma non ci si libera.

Questa è stata la prima volta che ho permesso a qualcuno di amarmi davvero. Di entrare, lo vedevo come "mio compagno", come fossimo "noi". Giuro nel casino l'ho guardato e ho detto "dubito non siamo noi":io che dico una cosa cosi, che mi espong cosi, non è da me.

Però poi è crollato tutto. So che c'era "qualcosa". Non provavo la classica attrazione. C'è solo un modo per amare, e tolto quello devo evitare situazioni cosi o l'anima ha strade infinite, essendo l'amore forse altro dal dire "mi piace"?
Io NON MI SO SPIEGARE cosa fosse, non riuscivo e non riesco a incasellare. Amico? M faceva ridere solo dirlo, ora magari pare è possibile. Si però amico alla Narciso e Boccadoro.. Dico "cosa fosse", ma magari dovrei dire cosa è ancora e ho sepolto sotto alla tortura della mia testa? (possibile non sentire + le emozioni dei "primi medi" in cui mi prendeva in contropiede, facendomi provare cose mai sentite, in uno stato cosi di non serenità procrastinata nei mesi?)

Non so se sono chiara, è solo il limite di spazio.

Posso andare è a fondo se volete.

Intanto grazie.
[#4]
Utente
Utente
Gent.mo Dott. De Vincentiis,

la ringrazio per il video. Lavoro in ambito matematico-fisico quindi comprendo perfettamente.

Cosa mi spiazza credo sia che "a priori" so che una soluzione c'è... penso ci sia a una domanda "facile" come se si è innamorati.. e cosi martello finchè mi martello da sola.

Dunque mi sento come un criceto che corre pensando di uscire dalla ruota. Chi guarda da fuori vede che non uscirà mai, che quello non dipende da quanto e come corre. Lui, dal suo sistema di riferimento, però non lo vede. è sicuro che al fondo ci sia uno spiraglio, deve esserci a furia di andare dritto qualcosa troverò, magari, si dice.

Perchè la mente mette in atto trappole? Cioè... cosa mi fa andare fuori è quando di un quesito, una delle due risposte (vero o falso) mi crea dolori non indifferenti dentro. Evidentemente qui dire a me stessa "Non lo amerai mai, sarebbe già successo dopo 6 mesi", fa male. Troppo per reggerlo e mi confondo le carte da sola. Inconsciamente se no non sarei qui a cercare di capir, credo. Ma perchè fa cosi male una risposta? E perchè se si teme una risposta pare che tutto finisca li? C'è qualcosa del genere in psicologia? Traduco: se ho paura di vedere nero con che probabilità mi troverò a vedere nero?

Un caro saluto.