Io possibile causa attacchi di panico
Gentili dottori,sarei grata a voi tutti se qualcuno potesse darmi un aiuto o per lo meno un consulto su quello che mi è capitato,non a me in prima persona ma comunque coinvolta direttamente nella situazione,per riuscire almeno a ritrovare un po’ della serenità perduta…
Vi spiegherò in breve il mio problema:
Il mio fidanzato,con il quale convivevo fino a pochi giorni fa,più o meno un mesetto fa ha cominciato a soffrire di attacchi di panico:Dolori al petto e al braccio,tachicardia,senso di soffocamento,vertigini,paura di morire o di avere qualche brutta malattia.
Appena è iniziato a stare male,siamo andati 2 volte al pronto soccorso,dove,dopo tutti gli esami del caso,non gli è stato trovato niente.Allorchè visto che le crisi continuavano abbiamo capito che si trattava di crisi di panico.
Lui diceva che le crisi le venivano quando era a casa,la notte non dormiva perché appena si addormentava subito si svegliava di soprassalto preso dalla crisi..fino a che aveva paura di venire a casa..
Io inizialmente,ho sottovalutato un po’ la cosa,e forse non l’ho aiutato nella maniera giusta,sdrammatizzavo e pensavo alcune volte che fosse un po’ ipocondriaco e si inventasse i suoi mali…ma,appena ho capito la gravità della situazione ho provato a stargli vicino infondendogli tranquillità,comprensione e appoggio,cosa che forse prima non avevo fatto.
Fino a che è arrivato a dire che forse sono stata io la causa dei suoi attacchi di panico,il perché non riesce a venire a casa e 3 giorni fa sono dovuta andare via da casa nostra perché lui in lacrime mi ha chiesto di farlo…
Io vi chiedo se è possibile che una persona in particolare possa essere la causa di questo problema…e se può succedere che chi soffre di questo possa vedere la propria casa come il posto che dà luogo alle crisi,perché documentandomi,ho letto che spesso succede al contrario,che non si riesce ad uscire di casa ed affrontare il mondo esterno.
Ora lui si sta curando con lo xanax e ha già fatto una seduta dallo psicologo di cui io non so cosa gli abbia detto.Il mio fidanzato ha 33 anni,ha un lavoro abbastanza soddisfacente anche se discontinuo perché lavora nei locali notturni,il resto del giorno non lavora e nel mese di aprile ha lavorato molto poco, in più ha perso suo padre nel giugno scorso per un brutto male e che sembrava avesse superato abbastanza bene…
Pùò accadere che queste crisi facciano vedere la realtà distolta da quella che è veramente?posso essere stata davvero io il fattore scatenante di questo problema o è lui che con la sua fragilità mentale ha erroneamente pensato che fossi io?e se così fosse quando tornerà a stare meglio riuscirà a vedere di nuovo le cose con lucidità?
Le cose tra noi andavano abbastanza bene,tra alti e bassi,ma sempre con la voglia e il dialogo di affrontare i problemi…nonostante sia io la persona più fragile e negativa tra di noi.
Spero vivamente che possiate darmi una mano,perché ora oltre al dolore di averlo perso,convivo con dei sensi di colpa devastanti che rischiano di far ammalare anche me.
Vi ringrazio anticipatamente per la vostra attenzione e porgo i miei più cordiali saluti
Vi spiegherò in breve il mio problema:
Il mio fidanzato,con il quale convivevo fino a pochi giorni fa,più o meno un mesetto fa ha cominciato a soffrire di attacchi di panico:Dolori al petto e al braccio,tachicardia,senso di soffocamento,vertigini,paura di morire o di avere qualche brutta malattia.
Appena è iniziato a stare male,siamo andati 2 volte al pronto soccorso,dove,dopo tutti gli esami del caso,non gli è stato trovato niente.Allorchè visto che le crisi continuavano abbiamo capito che si trattava di crisi di panico.
Lui diceva che le crisi le venivano quando era a casa,la notte non dormiva perché appena si addormentava subito si svegliava di soprassalto preso dalla crisi..fino a che aveva paura di venire a casa..
Io inizialmente,ho sottovalutato un po’ la cosa,e forse non l’ho aiutato nella maniera giusta,sdrammatizzavo e pensavo alcune volte che fosse un po’ ipocondriaco e si inventasse i suoi mali…ma,appena ho capito la gravità della situazione ho provato a stargli vicino infondendogli tranquillità,comprensione e appoggio,cosa che forse prima non avevo fatto.
Fino a che è arrivato a dire che forse sono stata io la causa dei suoi attacchi di panico,il perché non riesce a venire a casa e 3 giorni fa sono dovuta andare via da casa nostra perché lui in lacrime mi ha chiesto di farlo…
Io vi chiedo se è possibile che una persona in particolare possa essere la causa di questo problema…e se può succedere che chi soffre di questo possa vedere la propria casa come il posto che dà luogo alle crisi,perché documentandomi,ho letto che spesso succede al contrario,che non si riesce ad uscire di casa ed affrontare il mondo esterno.
Ora lui si sta curando con lo xanax e ha già fatto una seduta dallo psicologo di cui io non so cosa gli abbia detto.Il mio fidanzato ha 33 anni,ha un lavoro abbastanza soddisfacente anche se discontinuo perché lavora nei locali notturni,il resto del giorno non lavora e nel mese di aprile ha lavorato molto poco, in più ha perso suo padre nel giugno scorso per un brutto male e che sembrava avesse superato abbastanza bene…
Pùò accadere che queste crisi facciano vedere la realtà distolta da quella che è veramente?posso essere stata davvero io il fattore scatenante di questo problema o è lui che con la sua fragilità mentale ha erroneamente pensato che fossi io?e se così fosse quando tornerà a stare meglio riuscirà a vedere di nuovo le cose con lucidità?
Le cose tra noi andavano abbastanza bene,tra alti e bassi,ma sempre con la voglia e il dialogo di affrontare i problemi…nonostante sia io la persona più fragile e negativa tra di noi.
Spero vivamente che possiate darmi una mano,perché ora oltre al dolore di averlo perso,convivo con dei sensi di colpa devastanti che rischiano di far ammalare anche me.
Vi ringrazio anticipatamente per la vostra attenzione e porgo i miei più cordiali saluti
[#1]
Gentile utente
Il problema che sta avendo il suo ragazzo, se non sono riscontrabili cause di tipo medico, non credo possa essere imputato a lei. Piuttosto, sarebbe da approfondire meglio l'impatto causato dalla recente perdita del padre. Ma credo che ciò verrà fatto a tempo debito dallo psicologo che lo sta seguendo.
Per quanto riguarda lei, in base alla presunta "causa" che riporta, credo che possa considerarsi "da scagionare". Naturalmente tenga presente il momento che il suo ragazzo sta attraversando. Potrebbe, magari fra qualche settimana, parlarne con lui e spiegargli che la sua fragilità non può essere usata come una scusa per addossarle delle colpe. Ma vedrà che tutto questo verrà fuori anche nei suoi colloqui fra lui e il collega.
Cordiali saluti
Il problema che sta avendo il suo ragazzo, se non sono riscontrabili cause di tipo medico, non credo possa essere imputato a lei. Piuttosto, sarebbe da approfondire meglio l'impatto causato dalla recente perdita del padre. Ma credo che ciò verrà fatto a tempo debito dallo psicologo che lo sta seguendo.
Per quanto riguarda lei, in base alla presunta "causa" che riporta, credo che possa considerarsi "da scagionare". Naturalmente tenga presente il momento che il suo ragazzo sta attraversando. Potrebbe, magari fra qualche settimana, parlarne con lui e spiegargli che la sua fragilità non può essere usata come una scusa per addossarle delle colpe. Ma vedrà che tutto questo verrà fuori anche nei suoi colloqui fra lui e il collega.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Gentile Dottor Santonocito,la ringrazio vivamente per la sua risposta che in qualche modo ha un pò liberato il mio cuore da quell'immenso peso che mi portavo dentro..
Vorrei inoltre aggiungere,perchè nella mia richiesta di ieri ho omesso,che lui faceva anche uso di cannabis,almeno una volta al giorno,e che già in passato era stato male per questo(ora per ovvi motivi ha smesso)e che è sempre stata una persona abbastanza ansiosa..
Potrebbe essere stato anche quello un motivo derivante?
E ora lei cosa mi consiglia di fare?lo cerco e le faccio sapere che le sono vicina o lo lascio in pace per un pò...fino a quando non si sentirà un pò meglio?
Io sono disperata ma sicuramente a lui non serve sentirmi così,potrebbe peggiorare la situazione...mi faccio sentire tranquilla e comprensiva...Ma quando potrò chiedergli di noi?del nostro rapporto?è ancora presto?La ringrazio se vorrà rispondermi nuovamente alle mie domande.
Ancora mille grazie...
Vorrei inoltre aggiungere,perchè nella mia richiesta di ieri ho omesso,che lui faceva anche uso di cannabis,almeno una volta al giorno,e che già in passato era stato male per questo(ora per ovvi motivi ha smesso)e che è sempre stata una persona abbastanza ansiosa..
Potrebbe essere stato anche quello un motivo derivante?
E ora lei cosa mi consiglia di fare?lo cerco e le faccio sapere che le sono vicina o lo lascio in pace per un pò...fino a quando non si sentirà un pò meglio?
Io sono disperata ma sicuramente a lui non serve sentirmi così,potrebbe peggiorare la situazione...mi faccio sentire tranquilla e comprensiva...Ma quando potrò chiedergli di noi?del nostro rapporto?è ancora presto?La ringrazio se vorrà rispondermi nuovamente alle mie domande.
Ancora mille grazie...
[#3]
Gentile utente
Sugli effetti dell'uso di cannabis potrebbe essere opportuna una valutazione di tipo psichiatrico o medico. Potrebbe suggerirgli di vagliare quest'opportunità parlandone con il suo psicologo, magari fra un po' di tempo.
La sua domanda su cosa fare adesso mi fa molto piacere, perché indica che ha già capito qual è la scelta migliore: lasciarlo stare per un po' fino a che il percorso che ha iniziato con il collega non inizerà a produrre qualche frutto. Poi potrà toccare nuovamente gli argomenti rimasti in sospeso. Ma per il momento eviti di cercarlo troppo, lasci che sia anche lui a cercarla, quando ne sente il bisogno. E lasci che per ora sia il collega a prendersi un po' cura di lui.
Con le persone alle quali vogliamo molto bene è naturale voler essere sempre presenti. Ma non è detto che ciò sia sempre la scelta migliore. Inoltre dalle sue parole traspare che anche lei in questo momento è un po' in ansia, comprensibilmente. E due ansie messe insieme non si eliminano certo a vicenda...
Cordiali saluti
Sugli effetti dell'uso di cannabis potrebbe essere opportuna una valutazione di tipo psichiatrico o medico. Potrebbe suggerirgli di vagliare quest'opportunità parlandone con il suo psicologo, magari fra un po' di tempo.
La sua domanda su cosa fare adesso mi fa molto piacere, perché indica che ha già capito qual è la scelta migliore: lasciarlo stare per un po' fino a che il percorso che ha iniziato con il collega non inizerà a produrre qualche frutto. Poi potrà toccare nuovamente gli argomenti rimasti in sospeso. Ma per il momento eviti di cercarlo troppo, lasci che sia anche lui a cercarla, quando ne sente il bisogno. E lasci che per ora sia il collega a prendersi un po' cura di lui.
Con le persone alle quali vogliamo molto bene è naturale voler essere sempre presenti. Ma non è detto che ciò sia sempre la scelta migliore. Inoltre dalle sue parole traspare che anche lei in questo momento è un po' in ansia, comprensibilmente. E due ansie messe insieme non si eliminano certo a vicenda...
Cordiali saluti
[#4]
Utente
La ringrazio ancora profondamente Dottor Santonocito.
E se qualche suo Collega vorrebbe darmi altri preziosi consigli o rispondere alle mie mille domande e se qualcuno avesse qualcosa da aggiungere sarei tanto grata.
Ancora grazie per questo utile sostegno in questo momento così difficile per me.
Cordiali saluti
E se qualche suo Collega vorrebbe darmi altri preziosi consigli o rispondere alle mie mille domande e se qualcuno avesse qualcosa da aggiungere sarei tanto grata.
Ancora grazie per questo utile sostegno in questo momento così difficile per me.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.2k visite dal 29/05/2008.
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Approfondimento su Attacchi di panico
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