Ossessioni assurde
ho sempre scritto in psichiatria perchè ho sempre pensato solo alla parte farmacologica per quanto riguarda il mio disurbo.
Mi è stato diagnosticato un disturbo ossessivo che però non sembra un classico doc perchè apparentemente non ho compulsioni.
Il mio psichiatra parla sempre di una mia tendenza a rimuginare (forse è questa la compulsione?).
Il mio problema è che dopo un periodo di forte ansia (era già successo 2 volte nella mia vita e ne sono sempre uscito alla grande con i farmaci)
mi sono scattate domande filosofico esistenziali del tipo: "E se tutto quello che io vedessi facesse parte solo della mia sfera cognitiva?" domande alle quali non vi è risposta che andrebbero accettate e, a quanto ho capito, non provocano nessuna reazione in un soggetto non ossessivo. A me invece capita che se me le pongo mi scatti quella sensazione di angoscia allo stomaco. Dopo 3 mesi di assunzione farmaco sto meglio ma non del tutto. Prima ero preso 24 ore su 24 da questa sensazione di estraneità con la realtà che mi circonda, mi prendevano attacchi d'ansia fortissimi al solo pensiero di essere "vivo", una mente dentro ad un corpo. Mi alzavo la mattina in preda al panico, vivevo la mia vita rendendomi conto che ero io ad uscire, io a relazionarmi con gli altri, io ad essere vivo... e questa cosa mi metteva/mette angoscia. Eppure è una cosa talmente normale... Ero diventato un analizzatore di me stesso.
Ad oggi ogni tanto mi riprendono questi stati di angoscia e dopo varie letture sull'argomento vengo a sapere che per i disturbi ossessivi si consigliano psicoterapie di tipo comportamentale.
Ho letto varie cose su questo tipo di psicoterapia ma ho dei dubbi per quanto riguarda la sua applicazione in un caso come il mio. Mi spiego: Leggo che il lavoro riguarda molto il trattenere la "compulsione" allo scattare dell'ossessione o comunque meccanismi legati molto alla compulsione, ma il mio problema è che non ho una compulsione palese, cioè non è che ho bisogno di lavarmi le mani o fare rituali.
Credo che le mie ossessioni siano un po' diverse da quelle che ho letto a giro riguardo il doc, siano più interiori e meno "materiali" e tra l'altro domande senza risposta razionale quindi è li il problema.
Che mi consigliate?
grazie mille
tutte le psicoterapie curano i disturbi d'ansia, categoria nella quale rientrano i quadri ossessivi come il suo: di conseguenza la scelta di un tipo di psicoterapia è legata al tipo di lavoro che la persona vuole svolgere su di sé e al livello di approfondimento delle cause e delle radici del problema che desidera raggiungere.
La psicoterapia cognitiva è quindi indicata, ma lo sono anche tutti gli altri approcci.
Come ha potuto vedere la sola terapia farmacologica spesso non è sufficiente a risolvere in maniera definitiva questo tipo di problemi, perché manca del tutto l'elaborazione psicologica dei pensieri e dei vissuti generati dal disturbo.
Per questo motivo è già la terza volta che si trova ad assumere farmaci senza aver evidentemente smantellato la sua ossessività ed è un bene che stia decidendo di ricorrere alla psicoterapia.
Non le è mai stato consigliato di farlo o è lei che non ha mai voluto prendere prima questa strada?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
concordando con la Collega, le suggerisco la lettura di alcuni articoli per informarsi meglio sui vari approcci terapeutici, compreso quello cognitivo comportamentale, rispetto al quale sembra aver ricavato informazioni parziali e non esaustive.
L'approccio da lei segnalato è molto indicato in casi come il suo, così come ad esempio la terapia breve strategica per lavorare in modo mirato sulla sintomatologia emergente, previa valutazione diretta.
Ecco gli articoli:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html
Sulle ossessioni:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/895-la-trappola-delle-ossessioni.html
Cordialmente
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
Io sinceramente ho provato, ho fatto per 1 anno e mezzo una psicoterapia che non sapere come definire, forse eriksoniana? o comunque classica. Eravamo io e lo psicologo uno davanti all'altro a parlare della mia vita, di quello che facevo durante il giorno ecc.. ecc..
siamo arrivati a capire che sono un tipo di carattere molto razionale, pure troppo. Puntiglioso e che vuole avere tutto sotto controllo.
Ma questo lo sapevo anche io prima andare li. So benissimo come sono fatto. Da parte del mio terapeuta non vi erano consigli su come contrastare le ossessioni e il beneficio che ne ho tratto è rasente allo zero.
Anni prima ho frequentato uno psicologo specializzato in ipnosi.
Anche li, di tutto avevo bisogno meno che rilassarmi o andare in trance... vivevo fuori dal mondo di mio figuriamoci se mi ci mandavano con l'ipnnosi.
Anche li parlavamo spesso ed era un continuo tranquillizzarmi (ho scoperto poi che tranquillizzare un ossessivo non è il massimo per quanto riguarda la sua guarigione)
Dopo la seconda volta mi sono rivolto ad uno psichiatra. E li si che ho notato miglioramenti grazie ai farmaci. Infatti per 4 anni sono stato benissimo. Ma come
giustamente mi dice lei ci sono ricaduto.
Quindi, di psicoterapie "classiche", dopo le mie esperienze, non ho fiducia.
Mi interessava invece quella cognitivo comportamentale perchè leggo essere la più indicata per i disturbi ossessivi ma i miei dubbi su questa riguardano le cose che ho scritto nel post prima.
Gli strumenti utilizzati sono differenti da approccio ad approccio e se lei ha già provato la psicoterapia ipnotica (eriksoniana o meno) senza averne beneficio ha ragione a pensare che cambiare approccio sia utile.
Come le dicevo, tutte le psicoterapie curano i medesimi disturbi e quindi una psicoterapia cognitiva (che fa parte delle tipologie "classiche" di terapia, che sono sostanzialmente: cognitivo-comportamentale, psicodinamica, sistemica, ipnotica) fa sicuramente al caso suo.
I dubbi che esprime sono probabilmente parte del suo problema: la modalità con la quale ogni singolo paziente esprime il proprio disagio è sempre diversa, quindi per pensare che la psicoterapia sia la strada giusta per stare meglio non ha senso cercare una corrispondenza con i disturbi "da manuale" e non ha importanza che il suo quadro clinico corrisponda al 100% a quanto ha trovato descritto.
Cioè realizzare di essere vivi, quindi muoversi in questa che noi chiamiamo realtà... son concetti enormi, troppo grossi. Possibile che io li viva in questa maniera?
Le domande esistenziali essendo senza risposta sono toste da digerire.
Una persona "normale" le accetta passivamente?
Tutta questa storia mi è sorta dopo un periodo lungo di ansia... è come se fosse esplosa una bomba dentro di me che mi ha portato a questo stato.
Fra 2 settimane parlerò con il mio psichiatra e sentirò quale psicoterapia mi consiglia. Io proporrò la breve strategica o la comportamentale, grazie anche ai vostri consigli.
Tutta questa storia *è* una manifestazione di ansia: lo è la necessità più o meno improvvisa di analizzare tutto nella speranza di comprenderlo e/o controllarlo.
L'equilibrio psicologico si basa anche sull'accettazione del fatto che alcune domande hanno una risposta e altre no (quanto meno al di fuori di una lettura religiosa delle questioni che lei si sta ponendo), ma che questo non cambia nulla nella nostra vita quotidiana.
Gentile Utente,
le informazioni che Lei ha trovato sono corrette in quanto non tutte le psicoterapie sono indicate per tutti disturbi. Le evidenze empiriche infatti dimostrano che ci sono trattamenti d'elezione per alcune tipologie di disturbi psicopatologici.
In particolare per i disturbi d'ansia e ossessivi sono particolarmente indicati approcci più attivi e focalizzati come quello cognitivo-comportamentale, ma anche la psicoterapia cognitiva (che nasce in Italia dal paradigma post razionalista di Vittorio Guidano e Giovanni Liotti e, a differenza della cognitivo-comportamentale, NON lavora sul sintomo, ma è un tipo di psicoterapia a sè).
Per approfondimenti può leggere qui:
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/2106-ansia-quale-psicoanalisi-un-libro-per-capire.html
E' probabile quindi che gli approcci che Lei ha utilizzato fin qui non fossero i più indicati per il Suo problema.
Ma è d'altra parte importante evidenziare come la farmacoterapia ha avuto buoni risultati e che dovrebbe discutere con il medico psichiatra che cosa, a Suo avviso, è da rivedere e/o modificare e che cosa Le permetterebbe di stare ancora meglio.
"Credo che le mie ossessioni siano un po' diverse da quelle che ho letto a giro riguardo il doc, siano più interiori e meno "materiali" e tra l'altro domande senza risposta razionale quindi è li il problema."
Capisco cosa vuole dire, ma un DOC non si esprime necessariamente con la compulsione così come Lei ce l'ha in mente.
Credo di aver capito che per Lei sarebbe più leggibile ad es. un DOC la cui ossessione è il timore della contaminazione e la cui compulsione è l'azione di lavarsi frequentemente le mani...
In realtà le domande che Lei si pone e i dubbi esistenziali tradiscono un disturbo d'ansia (non solo sono domande senza risposte, ma chi NON è ansioso tende a dare un peso decisamente diverso alla cosa) anche perchè ciò che consegue è un rimuginio sulla questione alla ricerca di risposte...
"Da parte del mio terapeuta non vi erano consigli su come contrastare le ossessioni e il beneficio che ne ho tratto è rasente allo zero."
In effetti nella terapia cognitivo-comportamentale il terapeuta dà delle precise prescrizioni al pz su COME FARE per imparare a risolvere il problema. Una volta che il pz riesce a cambiare alcuni comportamenti, la ricaduta positiva si ha anche sul modo di pensare e di vedere le cose e viceversa: vi è un influenzamento reciproco di emozioni, pensieri e comportamenti.
Infine, non si dia etichette quali "ossessioni assurde" perchè il giudizio non è mai utile a nulla, soprattutto alla cura della patologia e predispone comunque a ritenere che Lei abbia qualcosa di strano o di diverso: in realtà è frequente avere pz. con il Suo stesso disturbo, non per questo è il caso di giudicarsi. Semmai è il momento per capire quali soluzioni si possano trovare e attuare insieme al terapeuta.
Ci sono diverse tecniche in terapia cognitivo-comportamentale o in terapia cognitiva per affrontare disturbi come il Suo (diciamo "senza compulsione" per capirci... ma che comunque possono risultare per il pz molto inquietanti e far nascere mille dubbi): queste vengono scelte dallo psicoterapeuta sulle base degli obiettivi posti e sulla base del bisogno del pz ma anche sulle caratteristiche cognitive del pz stesso.
Magari, oltre a chiedere al Suo psichiatra, può provare a cercare uno psicologo psicoterapeuta qui:
www.aiamc.it
e a fare qualche telefonata per capire meglio.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Gentile utente questa lettura contribuirà a portare altri chiarimenti
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
Mi sembra evidente che io abbia completamente sbagliato indirizzo psicoterapico nelle mie 2 precedenti "avventure".
E' altrettanto assurdo però, se questi concetti si sanno da tempo, come vengano fuori comportamenti scorretti dei miei ex terapeuti.
Vi assicuro che i sintomi con i quali mi sono presentato da loro sono i medesimi che ho descritto qui. E su queste cose non esistono formule "soddisfatti o rimborsati".
Sarebbe bello un rapporto dove si punti alla risoluzione del problema del paziente e meno ad altri aspetti. Cosa voglio dire con questo? Che se ad un terapeuta non comportamentale si presenta un paziente ossessivo questo lo "rigiri" ad un collega che pratica la terapia cognitivo-comportamentale secondo coscienza, perchè nel suo caso è quella la terapia di eccellenza.
La mancanza di informazione da parte del paziente è giustifica perchè è lui a chiedere aiuto... spesso prende l'elenco telefonico dalla disperazione e sceglie un terapeuta a caso perchè non ha tutte queste conoscenze in merito.
Non sa che interventi di tipo "psicoanalitico ortodosso" possano addirittura peggiorare il suo problema.
Neanche il medico di base ha queste competenze in merito per consigliare il paziente.
Grazie davvero.
Comunque Lei ha fatto benissimo a cercare informazioni in merito.
E' per questa ragione che Le suggerivo anche di fare qualche telefonata/mail e spiegare bene la situazione e fare tutte le domande che Lei ritiene di dover fare.
E' vero che esistono altri fattori che sono importanti nella psicoterapia (ad esempio la relazione terapeutica), ma a mio avviso anche la relazione terapeutica fa parte di quell'insieme di tecniche che il terapeuta deve saper utilizzare per aiutare il pz, non si tratta solo di feeling o di empatia.
Una volta che Lei avrà risolto il problema che La porta in terapia, il trattamento è terminato. Non ha molto senso secondo la scuola cognitivo-comportamentale portare tutto alla consapevolezza del pz o andare a metter mano dove la persona funziona già bene e non vi è alcuna richiesta.
Noi tutti siamo inconsapevoli di molte cose ma se non ne subiamo un danno, non vedo perchè lavorarci su e soprattutto non capisco con quali finalità.
Altro luogo comune ma infondato è il bisogno di scavare per poter aiutare il pz a stare meglio: nella terapia cognitivo-comportamentale questo non avviene perchè è sufficiente mostrare al pz il modo in cui egli funziona e spezzare gli schemi disfunzionali per poter raggiungere un nuovo e più funzionale benessere.
Ad ogni modo, ci faccia sapere in futuro, se Le fa piacere.
Un cordiale saluto,
>>>
Il disturbo ossessivo-compulsivo si chiama così perché può comprendere unicamente pensieri ossessivi, unicamente comportamenti compulsivi, come i rituali, oppure una combinazione di entrambi.
>>> mi sono scattate domande filosofico esistenziali del tipo: "E se tutto quello che io vedessi facesse parte solo della mia sfera cognitiva?"
>>>
A chiunque capita ogni tanto di porsi domande indecidibili, come quelle esistenziali. La differenza, nel caso dell'ossessivo, è che si ossessiona a voler trovare una risposta, perché è un ansioso. Non riesce a tollerare la sensazione d'incertezza, DEVE dare una risposta a ciò che ritiene essere importante. Uscire dalle ossessioni, perciò, significa anche ridimensionare l'importanza attribuita a certi temi.
Non basta fare una domanda per aver diritto a una risposta. E' quello il "bug" di fondo dell'ossessivo: dà per scontato che, siccome è capace di domandarsi qualcosa, debba esserlo anche di rispondersi.
Ma, per dirla con Wittgenstein, di ciò di cui non si può parlare, si dovrebbe tacere...
>>> Ma a voi non vi mette ansia l'essere vivi?
>>>
A me personalmente mette allegria, sapere d'essere vivo. Ma nel suo caso, come in quello di qualunque ossessivo che si ponga la domanda, avviene proprio il contrario: non è che siccome è vivo, sente ansia; siccome è ansioso, sente ansia per essere vivo. E' la tendenza ansiosa di base che va sconfitta, altrimenti lei crederà di volta in volta che la causa della sua ansia sia l'essere vivo, avere le mani sporche (per esempio) o la paura di poter uccidere i propri cari. Questi sono modi in cui un'ansia già esistente si ESPRIME, non cose che l'ansia la fanno venire.
>>> Le domande esistenziali essendo senza risposta sono toste da digerire. Una persona "normale" le accetta passivamente?
>>>
Non è che le accetta passivamente. E' che evita di ossessionarcisi sopra. La persona sana implementa inconsapevolmente e in modo spontaneo la raccomandazione del buon Wittgenstein.
>>> Anche li, di tutto avevo bisogno meno che rilassarmi o andare in trance... vivevo fuori dal mondo di mio figuriamoci se mi ci mandavano con l'ipnnosi.
>>>
No, è proprio il contrario. L'ossessivo, anche quando presenta sintomi come depersonalizzazione o derealizzazione, senza rendersene conto è tutto concentrato su se stesso, sui suoi pensieri e sulle sensazioni che il corpo gli manda. Per questo i trattamenti ipnotici o simil-ipnotici come il training autogeno possono in alcuni casi aggravare le ossessioni, perché fanno sì che la persona si concentri ancora di più.
Come le è già stato fatto notare, per i disturbi d'ansia e soprattutto per le ossessioni, gli approcci più indicati sono quelli attivi e focalizzati, come il comportamentale o il breve strategico, dove si prescrivono compiti specifici da mettere in atto fra una seduta e l'altra. Parlare, scavare e interpretare e basta, rischia d'invischiare ulteriormente nell'ossessione, dato che rimuginare è la cosa (purtroppo) che l'ossessivo sa fare anche troppo bene.
Nella terapia strategica si fa si che la naturale resistenza al cambiamento, che nel caso delle ossessioni può essere molto forte e capace di autogiustificarsi di volta in volta nei modi più disparati, venga usata contro se stessa, attraverso l'uso di stratagemmi terapeutici.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Parlerò con il mio psichiatra per l'approvazione di una terapia breve e strategica (approvazione che molto probabilmente arriverà).
Dr. Santonocito, vedo che Lei esercita anche nella mia città quindi ad approvazione avvenuta la contatterò in qualche modo e se Lei sarà disponibile ad aiutarmi fisseremo un incontro.
Grazie
gentile utente non deve chiedere alcuna approvazione, sarà il professionista psicoterapeuta a decidere la sua eleggibilità o meno alla terapia
saluti
Si è vero ha ragione, tecnicamente non ho bisogno di nessuna approvazione da parte del mio psichiatra.
Ma dopo tutti gli incontri che abbiamo fatto è ormai diventato il mio punto di riferimento per quanto riguarda la mia "salute mentale". Quindi mi sembrava corretto informarlo e sentire quello che pensa lui.
Come scrivevo in precedenza vengo da 2 esperienze dove mi hanno "eletto entrambi alla terapia" pur non praticando un indirizzo adatto per un ossessivo.
Infatti sono stati 2 fallimenti totali.
Ora che ho trovato una persona che mi ha aiutato (seppur con i farmaci è vero) e di cui mi fido sento il bisogno di sentire anche il suo parere.
Sapevo che le psicoterapie vanno valutate caso per caso in base alla storia clinica del paziente e sicuramente lui la mia storia clinica la conosce meglio di chiunque altro.
Saluti
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.