Depressione da lavoro
Buongiorno,
vorrei capire se la mia può essere qualificata come depressione. Sono una libera professionista e da quando ho cominciato il mio lavoro di avvocato non riesco a trovare pace. Ad ogni nuovo incarico, seppur semplice, sono raggiunta da un'ansia che non riesco proprio a combattere. Penso in continuazione di non essere all'altezza, ho difficoltà a respirare, non riesco a staccare la spina, diventa un pensiero costante e quando la gente mi parla sono distratta, non riesco a concentrarmi. Cerco continuamente nuove offerte di lavoro ma non riesco a trovare qualcosa che faccia per me anche se sarei disposta a fare di tutto...mi dispiacerebbe molto deludere tutti quelli che hanno creduto e credono in me. Mio marito pensa che le mie paranoie sono del tutto infondate ma per me non è così, non riesco ad uscirne. Vorrei riuscire a non portare a casa i problemi legati al lavoro. Ho bisogno di un consiglio, ho vergogna a parlarne con la gente, penso che nessuno riuscirebbe a capirmi. Non credo di non avere le capacità ma sono insicura. Da piccola non ero così...anzi!! Questo problema si è presentato quando ho cominciato a fare pratica e non mi abbandona più...
vorrei capire se la mia può essere qualificata come depressione. Sono una libera professionista e da quando ho cominciato il mio lavoro di avvocato non riesco a trovare pace. Ad ogni nuovo incarico, seppur semplice, sono raggiunta da un'ansia che non riesco proprio a combattere. Penso in continuazione di non essere all'altezza, ho difficoltà a respirare, non riesco a staccare la spina, diventa un pensiero costante e quando la gente mi parla sono distratta, non riesco a concentrarmi. Cerco continuamente nuove offerte di lavoro ma non riesco a trovare qualcosa che faccia per me anche se sarei disposta a fare di tutto...mi dispiacerebbe molto deludere tutti quelli che hanno creduto e credono in me. Mio marito pensa che le mie paranoie sono del tutto infondate ma per me non è così, non riesco ad uscirne. Vorrei riuscire a non portare a casa i problemi legati al lavoro. Ho bisogno di un consiglio, ho vergogna a parlarne con la gente, penso che nessuno riuscirebbe a capirmi. Non credo di non avere le capacità ma sono insicura. Da piccola non ero così...anzi!! Questo problema si è presentato quando ho cominciato a fare pratica e non mi abbandona più...
[#1]
Gentile Avv.,
premettendo che a distanza non si può porre una diagnosi mi sembra che quanto ci riferisce possa configurare un problema di ansia/scarsa autostima, piuttosto che di depressione.
Lei si sente depressa?
Penso che più che con "la gente" le sarebbe utile parlarne con un mio collega psicologo, che potrebbe ben comprendere come si sente e aiutarla a risolvere il problema.
Al momento com'è la sua situazione lavorativa?
Ci dice che cerca continuamente offerte di lavoro perchè il volume attuale di attività è insufficiente o perchè preferirebbe cambiare tipo di lavoro?
premettendo che a distanza non si può porre una diagnosi mi sembra che quanto ci riferisce possa configurare un problema di ansia/scarsa autostima, piuttosto che di depressione.
Lei si sente depressa?
Penso che più che con "la gente" le sarebbe utile parlarne con un mio collega psicologo, che potrebbe ben comprendere come si sente e aiutarla a risolvere il problema.
Al momento com'è la sua situazione lavorativa?
Ci dice che cerca continuamente offerte di lavoro perchè il volume attuale di attività è insufficiente o perchè preferirebbe cambiare tipo di lavoro?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile Signora,
quando ha un nuvo incarico come lo affronta?
Riesce a portarlo a termine o rinuncia?
Cosa è successo di preciso quando ha iniziato a fare pratica?
Teme forse il confronto con superiori o colleghi più esperti?
Le sono state affidati compiti che ritiene complessi, teme di sbagliare?
<mi dispiacerebbe molto deludere tutti quelli che hanno creduto e credono in me>
Quali aspettative sente che gli altri ripongono su lei? E da parte di chi?
Concordo con la Collega sull'ipotesi di una problematica legata ad ansia e scarsa fiducia in sé. Incontrare direttamente un nostro collega sarebbe opportuno per valutare la sua condizione e riflettere su un eventuale percorso atto ad affrontare le sue difficoltà e a restituirle migliore benessere.
Cordialmente
quando ha un nuvo incarico come lo affronta?
Riesce a portarlo a termine o rinuncia?
Cosa è successo di preciso quando ha iniziato a fare pratica?
Teme forse il confronto con superiori o colleghi più esperti?
Le sono state affidati compiti che ritiene complessi, teme di sbagliare?
<mi dispiacerebbe molto deludere tutti quelli che hanno creduto e credono in me>
Quali aspettative sente che gli altri ripongono su lei? E da parte di chi?
Concordo con la Collega sull'ipotesi di una problematica legata ad ansia e scarsa fiducia in sé. Incontrare direttamente un nostro collega sarebbe opportuno per valutare la sua condizione e riflettere su un eventuale percorso atto ad affrontare le sue difficoltà e a restituirle migliore benessere.
Cordialmente
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
Utente
Grazie per le tempestive risposte.
Gentile Dr.ssa Massaro, cerco di darle qualche risposta alle sue domande. Alcune volte mi sento depressa ma devo dire che piuttosto ho spesso sbalzi d'umore anche se fondamentalmente sono una persona sorridente e allegra. Della mia situazione lavorativa non posso lamentarmi, molti amici mi danno fiducia e devo dire che un buon 90% degli incarichi si è chiuso positivamente solo che nel mio ambito le cose non trovano una soluzione immediata ma richiedono tempo ed io, fino a che non chiudo sono sopraffatta da quella sensazione di ansia che ho descritto. Cerco altri lavori proprio per capire se il problema sia la professione che svolgo o se è dentro di me e quindi si presenterebbe in ogni caso. Cerco di rispondere anche alle domande della Dr.ssa Rinella. Quando ricevo un nuovo incarico provo le sensazioni che ho descritto nel messaggio iniziale, li accetto e li porto a termine ma il problema è lo spirito con cui li affronto. Quando ho iniziato a fare pratica mi sono ritrovata in uno studio, studio in cui ancora mi trovo, nel quale non mi sentivo proprio a mio agio. Il mio dominus, dai modi apparentemente simpatici ha sempre cercato di criticare il mio lavoro anche quando era del tutto impeccabile. Molte volte correggendo gli atti mi criticava le virgole o il modo di esprimere i concetti. Ma la cosa che non ho mai sopportato era proprio il suo rendersi simpatico agli occhi dei miei colleghi, prendendomi in giro. Ad un certo punto, superato l'esame ero l'unica che continuava a fare i lavori più scomodi pur senza un centesimo di compenso. Forse si, temo il confronto con colleghi più esperti di me...e mi dispiacerebbe deludere le aspettative della mia famiglia.
Grazie ancora
Gentile Dr.ssa Massaro, cerco di darle qualche risposta alle sue domande. Alcune volte mi sento depressa ma devo dire che piuttosto ho spesso sbalzi d'umore anche se fondamentalmente sono una persona sorridente e allegra. Della mia situazione lavorativa non posso lamentarmi, molti amici mi danno fiducia e devo dire che un buon 90% degli incarichi si è chiuso positivamente solo che nel mio ambito le cose non trovano una soluzione immediata ma richiedono tempo ed io, fino a che non chiudo sono sopraffatta da quella sensazione di ansia che ho descritto. Cerco altri lavori proprio per capire se il problema sia la professione che svolgo o se è dentro di me e quindi si presenterebbe in ogni caso. Cerco di rispondere anche alle domande della Dr.ssa Rinella. Quando ricevo un nuovo incarico provo le sensazioni che ho descritto nel messaggio iniziale, li accetto e li porto a termine ma il problema è lo spirito con cui li affronto. Quando ho iniziato a fare pratica mi sono ritrovata in uno studio, studio in cui ancora mi trovo, nel quale non mi sentivo proprio a mio agio. Il mio dominus, dai modi apparentemente simpatici ha sempre cercato di criticare il mio lavoro anche quando era del tutto impeccabile. Molte volte correggendo gli atti mi criticava le virgole o il modo di esprimere i concetti. Ma la cosa che non ho mai sopportato era proprio il suo rendersi simpatico agli occhi dei miei colleghi, prendendomi in giro. Ad un certo punto, superato l'esame ero l'unica che continuava a fare i lavori più scomodi pur senza un centesimo di compenso. Forse si, temo il confronto con colleghi più esperti di me...e mi dispiacerebbe deludere le aspettative della mia famiglia.
Grazie ancora
[#4]
Da quanto tempo sente gli sbalzi d'umore?
Quando sono iniziati? Si trattava di un periodo particolare, in cui è cambiato o successo qualcosa, oppure li ha sempre sentiti?
In generale si definirebbe una perfezionista?
Nel corso della sua crescita la sua famiglia ha preteso molto da lei?
Quando sono iniziati? Si trattava di un periodo particolare, in cui è cambiato o successo qualcosa, oppure li ha sempre sentiti?
In generale si definirebbe una perfezionista?
Nel corso della sua crescita la sua famiglia ha preteso molto da lei?
[#5]
L'atteggiamento del suo dominus certo non è di aiuto, le chiedo è l'unica donna presente?
Lei che idea si è fatta: perchè si comporterebbe così solo con lei?
Come reagisce alle critiche che ritiene ingiuste o superflue?
Fatica ad essere assertiva?
In precedenza ha mai sofferto di ansia o sbalzi d'umore?
Vive in famiglia?
Com'è la situazione?
Lei che idea si è fatta: perchè si comporterebbe così solo con lei?
Come reagisce alle critiche che ritiene ingiuste o superflue?
Fatica ad essere assertiva?
In precedenza ha mai sofferto di ansia o sbalzi d'umore?
Vive in famiglia?
Com'è la situazione?
[#6]
Utente
Gli sbalzi d'umore sono iniziati proprio quando ho cominciato la pratica e quindi circa 5 anni, è stato in quel momento che ho sentito tutte le mie sicurezze sgretolarsi...si, forse sono una perfezionista e molto autocritica. Durante la mia infanzia ho subìto un lutto in famiglia e ho fatto di tutto per cercare di regalare ogni giorno un sorriso a tutti. Sento sempre di dover dimostrare qualcosa e se vivo una sconfitta o un evento negativo o se non riesco in qualcosa cerco di non farlo notare a nessuno.
In studio non sono l'unica donna e a dire la verità, mentre prima cercavo di cercare una giustificazione al comportamento del mio dominus ora non mi importa più. All'inizio penso si sia comportato con me perchè non appartengo ad una famiglia altolocata e per studiare e far la pratica ho dovuto lavorare.
Quando ricevo critiche ingiuste mi chiudo, vado in macchina e piango fino a che non arrivo sotto casa.
Non ho sofferto mai prima di ansia e la mia vita privata va benissimo solo che quando sono sopraffatta dagli stati anzidetti tutto passa in secondo piano....ed è proprio quello che vorrei evitare.
In studio non sono l'unica donna e a dire la verità, mentre prima cercavo di cercare una giustificazione al comportamento del mio dominus ora non mi importa più. All'inizio penso si sia comportato con me perchè non appartengo ad una famiglia altolocata e per studiare e far la pratica ho dovuto lavorare.
Quando ricevo critiche ingiuste mi chiudo, vado in macchina e piango fino a che non arrivo sotto casa.
Non ho sofferto mai prima di ansia e la mia vita privata va benissimo solo che quando sono sopraffatta dagli stati anzidetti tutto passa in secondo piano....ed è proprio quello che vorrei evitare.
[#7]
Sul perfezionismo le consiglio questa lettura:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2900-l-imperfezione-del-perfezionismo.html
Quanto a questo dovere che lei ben esprime:
"Sento sempre di dover dimostrare qualcosa e se vivo una sconfitta o un evento negativo o se non riesco in qualcosa cerco di non farlo notare a nessuno"
è possibile che tale obbligo che si autoimpone l'abbia portata a vivere una forte tensione interiore, che sfocia in attacchi d'ansia tanto più intensi quanto più lei cerca di reprimerli e "controllarli", soprattutto se pensa di non poter "deludere" nessuno e quindi ha in mente una platea di persone che si aspetterebbero tanto da lei, almeno nella sua percezione.
Vorrei peraltro farle notare che questa sua tendenza all'autocritica feroce trova corrispondenza nelle persone che ha intorno, o quando meno nel comportamento che assumono con lei:
"Mio marito pensa che le mie paranoie sono del tutto infondate ma per me non è così, non riesco ad uscirne"
"Il mio dominus, dai modi apparentemente simpatici ha sempre cercato di criticare il mio lavoro anche quando era del tutto impeccabile. Molte volte correggendo gli atti mi criticava le virgole o il modo di esprimere i concetti".
Se lei è così dura con sé stessa legittima (involontariamente ma efficacemente) anche gli altri a criticarla e non avere alcuna empatia nel trattare con lei.
Forse questo dipende dal fatto che quando ha subito quel lutto da bambina l'ambiente attorno a lei non è stato empatico e si è trovata a farsi carico del difficile compito di non pesare sugli adulti, di essere forte e sorridere mentre continuava a fare la sua parte come niente fosse.
Questa però è stata una forzatura che l'ha illusa di poter continuare a dare sempre il meglio senza alcuna défaillance, tenendosi dentro tutto il dolore e tutte le emozioni spiacevoli.
E' possibile che misurandosi con il mondo del lavoro, con colleghi più esperti e un dominus che sembra un padre pronto solo a urlare con i figli e a umiliarli, tutto quello che ha accumulato dentro di sé in tanti anni sia riemerso, perché la tensione è troppa e lei non riesce più a farvi fronte.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2900-l-imperfezione-del-perfezionismo.html
Quanto a questo dovere che lei ben esprime:
"Sento sempre di dover dimostrare qualcosa e se vivo una sconfitta o un evento negativo o se non riesco in qualcosa cerco di non farlo notare a nessuno"
è possibile che tale obbligo che si autoimpone l'abbia portata a vivere una forte tensione interiore, che sfocia in attacchi d'ansia tanto più intensi quanto più lei cerca di reprimerli e "controllarli", soprattutto se pensa di non poter "deludere" nessuno e quindi ha in mente una platea di persone che si aspetterebbero tanto da lei, almeno nella sua percezione.
Vorrei peraltro farle notare che questa sua tendenza all'autocritica feroce trova corrispondenza nelle persone che ha intorno, o quando meno nel comportamento che assumono con lei:
"Mio marito pensa che le mie paranoie sono del tutto infondate ma per me non è così, non riesco ad uscirne"
"Il mio dominus, dai modi apparentemente simpatici ha sempre cercato di criticare il mio lavoro anche quando era del tutto impeccabile. Molte volte correggendo gli atti mi criticava le virgole o il modo di esprimere i concetti".
Se lei è così dura con sé stessa legittima (involontariamente ma efficacemente) anche gli altri a criticarla e non avere alcuna empatia nel trattare con lei.
Forse questo dipende dal fatto che quando ha subito quel lutto da bambina l'ambiente attorno a lei non è stato empatico e si è trovata a farsi carico del difficile compito di non pesare sugli adulti, di essere forte e sorridere mentre continuava a fare la sua parte come niente fosse.
Questa però è stata una forzatura che l'ha illusa di poter continuare a dare sempre il meglio senza alcuna défaillance, tenendosi dentro tutto il dolore e tutte le emozioni spiacevoli.
E' possibile che misurandosi con il mondo del lavoro, con colleghi più esperti e un dominus che sembra un padre pronto solo a urlare con i figli e a umiliarli, tutto quello che ha accumulato dentro di sé in tanti anni sia riemerso, perché la tensione è troppa e lei non riesce più a farvi fronte.
[#8]
Utente
Dottoressa la ringrazio di cuore per ciò che ha scritto. Ho capito molte cose sui miei stati d'animo ed anche la lettura consigliata è stata molto utile.
Può darmi qualche consiglio pratico per imparare ad affrontare meglio le mie ansie e ad essere meno dura ed autocritica?
La ringrazio ancora infinitamente.
Può darmi qualche consiglio pratico per imparare ad affrontare meglio le mie ansie e ad essere meno dura ed autocritica?
La ringrazio ancora infinitamente.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 11.5k visite dal 18/06/2013.
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