Concludere un master
Non vedo il mio terapeuta da 10 gg e non lo vedrò per altri 10 perché è in vacanza. E' notte e io non riesco a fare quello che devo: scrivere una maledetta relazione per concludere un master caro e faticoso che ho svolto quest'anno. Dovrei consegnarla lunedì e io non riesco a farla. Non perché non ne sia capace, semplicemente perché mi blocco. Appena mi siedo davanti al computer mi viene sonno e se mi sdraio un attimo posso dormire anche per 3 ore di fila, pur avendo dormito a sufficienza di notte (prima non dormivo, ora dormo grazie allo Xanax prescrittomi dal mio medico di base). Ho bisogno di questo master per poter smettere di essere precaria una volta per tutte, ho faticato e sofferto un anno intero per conciliarlo con il lavoro e ora non riesco a concluderlo. L'ironia è che la stessa cosa mi accadde 10 anni fa esatti: dopo aver superato brillantemente le selezioni, dopo aver frequentato un anno intero con ottimi voti, alla fine mi bloccai e non mi presentai all'esame finale. Un anno buttato al vento. Partii e me ne andai in un altro continente. Forse non voglio "diventare grande"...mi sono data questa spiegazione: la stabilità mi terrorizza più dell'instabilità. Ma mentre mi rifiuto di diventare grande, invecchio.
Sto cercando di accettare l'idea che non avrò mai figli e che non avrò mai una relazione stabile (credo che sia ora di riconoscere che ne sono incapace). Ma perdere anche il lavoro no, non me lo posso permettere..sono in rotta con la mia famiglia d'origine, vedo solo mia madre (che ovviamente è anziana) una volta alla settimana e brevemente...senza lavoro che ne sarebbe di me, sola come sono?
Eppure non riesco ad aprire quel maledetto file. Sento il peso di tutte le insicurezze accumulate nel corso della mia vita al solo pensiero di fare quel "click", di aprire qual file ed iniziare a scrivere. Tutte le insicurezze che ora so, grazie al lavoro terapeutico, che mi sono state instillate una ad una, goccia dopo goccia, per anni: non sei nessuno, non esisti, non sei capace, non ce la fai, non ti devo niente, non ti meriti niente.
Vi prego aiutatemi.
Sto cercando di accettare l'idea che non avrò mai figli e che non avrò mai una relazione stabile (credo che sia ora di riconoscere che ne sono incapace). Ma perdere anche il lavoro no, non me lo posso permettere..sono in rotta con la mia famiglia d'origine, vedo solo mia madre (che ovviamente è anziana) una volta alla settimana e brevemente...senza lavoro che ne sarebbe di me, sola come sono?
Eppure non riesco ad aprire quel maledetto file. Sento il peso di tutte le insicurezze accumulate nel corso della mia vita al solo pensiero di fare quel "click", di aprire qual file ed iniziare a scrivere. Tutte le insicurezze che ora so, grazie al lavoro terapeutico, che mi sono state instillate una ad una, goccia dopo goccia, per anni: non sei nessuno, non esisti, non sei capace, non ce la fai, non ti devo niente, non ti meriti niente.
Vi prego aiutatemi.
[#1]
Psicologo
Gentile Utente,
probabilmente la convinzione che
<<non sei nessuno, non esisti, non sei capace, non ce la fai, non ti devo niente, non ti meriti niente>>
si fa sentire anche per quanto riguarda la conclusione del master: qualcosa Le dice che non merita neanche quello.
Ma è proprio vero che
<<non sei nessuno, non esisti, non sei capace, non ce la fai, non ti devo niente, non ti meriti niente>>
??
Credo che, con l'aiuto del Suo terapeuta, potrà verificare e smontare simili convinzioni irrazionali che tanto influenzano la Sua esistenza.
probabilmente la convinzione che
<<non sei nessuno, non esisti, non sei capace, non ce la fai, non ti devo niente, non ti meriti niente>>
si fa sentire anche per quanto riguarda la conclusione del master: qualcosa Le dice che non merita neanche quello.
Ma è proprio vero che
<<non sei nessuno, non esisti, non sei capace, non ce la fai, non ti devo niente, non ti meriti niente>>
??
Credo che, con l'aiuto del Suo terapeuta, potrà verificare e smontare simili convinzioni irrazionali che tanto influenzano la Sua esistenza.
[#2]
Gentile Utente,
forse per aprire quel "maledetto file", dovrebbe prima aprire gli altri della sua vita, quelli che sono chiaramente dolenti e d'ingombro e che forse le occupano più di uno spazio mentale, emozionale e psichico.
Perché crede di non poter avere una relazione di coppia?
Perché rinunciare all'idea di poter avere dei figli?
quali sono i suoi disagi, per cui ha intrapreso una psicoterapia?
forse per aprire quel "maledetto file", dovrebbe prima aprire gli altri della sua vita, quelli che sono chiaramente dolenti e d'ingombro e che forse le occupano più di uno spazio mentale, emozionale e psichico.
Perché crede di non poter avere una relazione di coppia?
Perché rinunciare all'idea di poter avere dei figli?
quali sono i suoi disagi, per cui ha intrapreso una psicoterapia?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Sembra che l'assenza, in questo momento delicato, del suo terapeuta abbia riattivato in lei vecchie modalità di affrontare le situazioni, da qui sembra discendere il blocco. Si sente sola, forse anche arrabbiata con lui perché proprio in questo momento non è' presente? Se ci fosse, sarebbe diverso? Credo che, al di la' delle spiegazioni che lei da', e che pure appaiono descrittive di una situazione reale, vi siano emozioni dietro per cui lei si blocca. Quello che posso dirle e' di ricorrere alla sua forza di volontà che ha dimostrato di avere fino a questo momento e di mettersi al lavoro non per essere eccellente e perfetta ma per " chiudere" un percorso. Poi, si darà il tempo e il modo di discutere ed elaborare questa sua impasse nel setting terapeutico.
Un cordiale saluto
Dott.ssa E.Scolamacchia
Un cordiale saluto
Dott.ssa E.Scolamacchia
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#4]
Ex utente
Gentili dottori, vi ringrazio moltissimo per le vostre risposte.
Dr. Repici lei dice <Credo che, con l'aiuto del Suo terapeuta, potrà verificare e smontare simili convinzioni irrazionali che tanto influenzano la Sua esistenza >e credo anch'io che prima o poi ce la farò, ma nel frattempo mi sento in una fase di stallo.
Dr.ssa Randone, mi chiede
<Perché crede di non poter avere una relazione di coppia?
Perché rinunciare all'idea di poter avere dei figli?>
e le rispondo che i fatti lo dimostrano: ho avuto innumerevoli relazioni, tutte di breve durata, tutte "sbagliate": prima con uomini che mi trattavano male, poi con uomini deboli e dipendenti (in modo da credere di poter controllare la situazione), ma che di conseguenza non apprezzavo. Ora non voglio né una tipologia né l'altra, vorrei un amore sereno ed equilibrato, ma non sono abbastanza sicura di me per poter avere una relazione "sana"; ho bisogno di certezze e conferme che nessuno mi può dare. Ci vuole tempo per cambiare e, vista la mia età, devo mettere in conto che ora che troverò un equilibrio l'età per avere figli sarà già passata.Mi chiede poi perchè sono in terapia: il motivo primario fu la fine di una relazione nella quale avevo investito decisamente troppo. Tuttavia io ho alle spalle una storia non semplice: depressione mai curata in età adolescenziale (con tentativo di suicidio) dalla quale, bene o male, uscii da sola; schizofrenia e suicidio di una sorella...da poco ho "scoperto" che i miei sbalzi d'umore, il mio essere ciclicamente socievole e produttiva o chiusa ed inconcludente sono dovuti alla mia depressione mai curata.
Dr.ssa Scolamacchia: sì, se il mio terapeuta fosse qui sarebbe diverso, avrei la mia stampella in questo momento così difficile...però non credo di avercela con lui: lui sopporta il mio brutto carattere, la mia pesantezza facendomi sentire sempre accolta..ora non c'è, ma in fondo la mia vita me la devo vivere io..prima correvo da lui appena succcedeva qualcosa di brutto..ora sì, ok, non posso, ma inizio anche a pensare che la responsabilità delle mie azioni è solo mia..non so se mi sono spiegata.
C'è una cosa, però, che non capisco: quando penso di mettermi al lavoro provo un senso di impotenza e...di colpa...non so perché, ma mi sento in colpa verso tutti: mi sento in colpa verso il mio cane, che reclama attenzioni che non riesco a dargli, in colpa per parole dette ad alcuni amici di recente, in colpa per quello che non riesco a fare...questa sensazione mi perseguita.
Dr. Repici lei dice <Credo che, con l'aiuto del Suo terapeuta, potrà verificare e smontare simili convinzioni irrazionali che tanto influenzano la Sua esistenza >e credo anch'io che prima o poi ce la farò, ma nel frattempo mi sento in una fase di stallo.
Dr.ssa Randone, mi chiede
<Perché crede di non poter avere una relazione di coppia?
Perché rinunciare all'idea di poter avere dei figli?>
e le rispondo che i fatti lo dimostrano: ho avuto innumerevoli relazioni, tutte di breve durata, tutte "sbagliate": prima con uomini che mi trattavano male, poi con uomini deboli e dipendenti (in modo da credere di poter controllare la situazione), ma che di conseguenza non apprezzavo. Ora non voglio né una tipologia né l'altra, vorrei un amore sereno ed equilibrato, ma non sono abbastanza sicura di me per poter avere una relazione "sana"; ho bisogno di certezze e conferme che nessuno mi può dare. Ci vuole tempo per cambiare e, vista la mia età, devo mettere in conto che ora che troverò un equilibrio l'età per avere figli sarà già passata.Mi chiede poi perchè sono in terapia: il motivo primario fu la fine di una relazione nella quale avevo investito decisamente troppo. Tuttavia io ho alle spalle una storia non semplice: depressione mai curata in età adolescenziale (con tentativo di suicidio) dalla quale, bene o male, uscii da sola; schizofrenia e suicidio di una sorella...da poco ho "scoperto" che i miei sbalzi d'umore, il mio essere ciclicamente socievole e produttiva o chiusa ed inconcludente sono dovuti alla mia depressione mai curata.
Dr.ssa Scolamacchia: sì, se il mio terapeuta fosse qui sarebbe diverso, avrei la mia stampella in questo momento così difficile...però non credo di avercela con lui: lui sopporta il mio brutto carattere, la mia pesantezza facendomi sentire sempre accolta..ora non c'è, ma in fondo la mia vita me la devo vivere io..prima correvo da lui appena succcedeva qualcosa di brutto..ora sì, ok, non posso, ma inizio anche a pensare che la responsabilità delle mie azioni è solo mia..non so se mi sono spiegata.
C'è una cosa, però, che non capisco: quando penso di mettermi al lavoro provo un senso di impotenza e...di colpa...non so perché, ma mi sento in colpa verso tutti: mi sento in colpa verso il mio cane, che reclama attenzioni che non riesco a dargli, in colpa per parole dette ad alcuni amici di recente, in colpa per quello che non riesco a fare...questa sensazione mi perseguita.
[#5]
" se il mio terapeuta fosse qui sarebbe diverso, avrei la mia stampella in questo momento così difficile..."
Gentile utente,
la relazione terapeutica in realtà funziona bene al di fuori della seduta ed è proprio in questi momenti che si capisce quanto il pz è in grado di utilizzarla e quanto sta funzionando.
Che cosa Le direbbe il terapeuta se fosse qui?
In che modo l'aiuterebbe?
Gentile utente,
la relazione terapeutica in realtà funziona bene al di fuori della seduta ed è proprio in questi momenti che si capisce quanto il pz è in grado di utilizzarla e quanto sta funzionando.
Che cosa Le direbbe il terapeuta se fosse qui?
In che modo l'aiuterebbe?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#6]
Ex utente
Credo che mi farebbe ricordare tutte le volte in cui mi è stato detto che non ero capace, che non potevo farcela, che se ero riuscita era perché l'obiettivo era facile e che chiunque ce l'avrebbbe fatta..e piangerei a dirotto come faccio spesso in seduta...e come mi viene da fare ora...poi mi chiederebbe cosa direi ora a quella bambina che si sentiva dire quelle cose...risponderei che finalmente ho capito che non se lo meritava...e lui mi chiederebbe perché riesco a pensarlo della bambina, ma non della donna adulta...e qui mi fermo, perché non so rispondere.
[#7]
Invece credo che dovrebbe continuare... e utilizzare a Suo vantaggio la relazione terapeutica, perchè credo di capire che il focus di questa Sua richiesta sia proprio questo.
E' possibile apprendere comportamenti nuovi, per esempio ad essere più gentili con se stessi e più comprensivi.
Assume anche farmaci per la depressione?
E' possibile apprendere comportamenti nuovi, per esempio ad essere più gentili con se stessi e più comprensivi.
Assume anche farmaci per la depressione?
[#8]
Ex utente
Sto assumendo solo Xanax per riuscire a dormire, visto che ho passato quasi un mese dormendo 3/4 ore a notte. Ho un'impegnativa per una visita psichiatrica, fatta dal mio medico di base al quale ho parlato di tutto il mio malessere, ma oltre a non avere il tempo materiale di andare a farla, mi rendo conto che ne ho paura...una cosa è la psicoterapia, altra cosa è la psichiatria...non mi fraintenda, credo di essere una persona di idee aperte...ma lo psichiatra mi fa ricordare mia sorella e tutto l'orrore di quegli anni...
Il mio psicoterapeuta non mi dà consigli, ma mi fa intendere che non crede che io abbia bisogno di farmaci..io so solo che sono stufa di soffire e a volte vorrei la scorciatoia farmacologica, ma la paura mi blocca
Il mio psicoterapeuta non mi dà consigli, ma mi fa intendere che non crede che io abbia bisogno di farmaci..io so solo che sono stufa di soffire e a volte vorrei la scorciatoia farmacologica, ma la paura mi blocca
[#9]
Se il medico di base ha ritenuto utile per la Sua salute una visita psichiatrica, potrebbe prendere in considerazione l'idea di effettuarla.
D'altra parte anche lo Xanax è un farmaco prescritto dagli psichiatri, eppure Lei sta apprezzando l'utilità del farmaco.
Posso chiederLe che tipo di terapia sta seguendo e da quanto tempo?
D'altra parte anche lo Xanax è un farmaco prescritto dagli psichiatri, eppure Lei sta apprezzando l'utilità del farmaco.
Posso chiederLe che tipo di terapia sta seguendo e da quanto tempo?
[#10]
Ex utente
Seguo una terapia cognitivo-costruttivista dalla fine di novembre.
In realtà la seguo per un equivoco..quando cercavo un terapeuta avevo letto la miniguida, non sapevo che all'interno del cognitivismo ci fossero altre diramazioni: io avrei voluto un terapeuta congnitivo-comportamentale perché sentivo di avere bisogno di una "guida sicura", con compiti e indicazioni precise. Solo dopo mesi ho scoperto che il mio terapeuta seguiva l'orientamento sopraindicato e mi sono sentita un po'...defraudata...
In realtà la seguo per un equivoco..quando cercavo un terapeuta avevo letto la miniguida, non sapevo che all'interno del cognitivismo ci fossero altre diramazioni: io avrei voluto un terapeuta congnitivo-comportamentale perché sentivo di avere bisogno di una "guida sicura", con compiti e indicazioni precise. Solo dopo mesi ho scoperto che il mio terapeuta seguiva l'orientamento sopraindicato e mi sono sentita un po'...defraudata...
[#12]
Ex utente
Sì, certo, ma quello che a me interessava era proprio l'azione sul sintomo...dopo una terapia fallita (quella precedente) volevo scegliere al meglio e non dico che mi sia andata male, tutt'altro, però sulla scelta dell'orientamento si è verificato questo equivoco. Comunque poco importa. Sento che l'importante è la sensazione di accoglienza, anche se io provo una certa fretta di stare bene e a volte mi scoraggio e penso che con la terapia cognitivo-comportamentale sarebbe andata meglio. Il mio terapeuta mi dice di darmi tempo, di non giudicarmi se sto male...ma a me sembra sempre che la mia vita non decolli, come se da anni stessi solo prendendo la rincorsa...e si sa, lo scatto iniziale è il più faticoso.
[#13]
Gentile Utente,
credo dovrebbe essere decisamente più gentile con se stessa.
Legga questo articolo sulla depressione:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1583-depressione-patologia-o-poca-forza-di-volonta.html
non è così immediato cambiare un meccanismo che Lei ha messo in atto per anni...
Saluti,
credo dovrebbe essere decisamente più gentile con se stessa.
Legga questo articolo sulla depressione:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1583-depressione-patologia-o-poca-forza-di-volonta.html
non è così immediato cambiare un meccanismo che Lei ha messo in atto per anni...
Saluti,
[#14]
Gentile Ragazza,
Con questa storia familiare e la sua sofferenza, mi sembra logico che lei non abbia la giusta concentrazione per studiare.
La psicoterapia unita alla farmacoterapia, rappresenta la strada da poter percorre in maniera congiunta per arginare e soprattutto curare le sue sofferenza.
Qualunque orientamento scelga, la dimensione dell' empatia, del calore, dell' accoglienza, sono la basi sicure su cui basarsi per scegliere il terapeuta.
Cari auguri per tutto, anche per l' amore e per i figli, non è mai troppo tardi.....
Con questa storia familiare e la sua sofferenza, mi sembra logico che lei non abbia la giusta concentrazione per studiare.
La psicoterapia unita alla farmacoterapia, rappresenta la strada da poter percorre in maniera congiunta per arginare e soprattutto curare le sue sofferenza.
Qualunque orientamento scelga, la dimensione dell' empatia, del calore, dell' accoglienza, sono la basi sicure su cui basarsi per scegliere il terapeuta.
Cari auguri per tutto, anche per l' amore e per i figli, non è mai troppo tardi.....
[#15]
Ex utente
Gentili professionisti, vi ringrazio molto per il sostegno. Non sono abituata a trattarmi con gentilezza, come tutti voi e il mio terapeuta mi ripetete sempre. Ho ancora molta strada da fare per arrivarci.
Oggi, tuttavia, ho deciso per nulla al mondo vale la pena di stare così male. Ho la possibilità di rimandare relazione finale, tesina ed esame del master al mese di ottobre e farò così. In fondo non è una tragedia, anche se sarò l'unica del mio corso a farlo. Da qui a ottobre mi occuperò di me con maggiore scrupolo: farò la visita psichiatrica e mi dedicherò al mio corpo (che quesr'anno tra studio e lavoro ho trascurato) e alla mia mente.
Grazie alla dottoressa Pileci per l'articolo, che avevo già letto, ma che mi ha rinfrescato la memoria.
Grazie alla dottoressa Randone per il suo augurio: quando per un attimo riesco a liberarmi dalle mie catene, tutto mi sembra possibile.
Oggi, tuttavia, ho deciso per nulla al mondo vale la pena di stare così male. Ho la possibilità di rimandare relazione finale, tesina ed esame del master al mese di ottobre e farò così. In fondo non è una tragedia, anche se sarò l'unica del mio corso a farlo. Da qui a ottobre mi occuperò di me con maggiore scrupolo: farò la visita psichiatrica e mi dedicherò al mio corpo (che quesr'anno tra studio e lavoro ho trascurato) e alla mia mente.
Grazie alla dottoressa Pileci per l'articolo, che avevo già letto, ma che mi ha rinfrescato la memoria.
Grazie alla dottoressa Randone per il suo augurio: quando per un attimo riesco a liberarmi dalle mie catene, tutto mi sembra possibile.
[#19]
Ex utente
Gentile dott. Repici,
la mia testa sa in modo razionale che potrei farcela perfettamente, ma il cuore mi dice il contrario, credo che il punto sia questo: "so" di poter riuscire, ma non lo "sento", e questa spaccatura mi provoca un ansia incontrollabile non appena tento di mettermi al lavoro.
Tuttavia c'è una novità: ho confidato il mio malessere e la decisione di spostare l'esame alla mia tutor, che si è mostrata estremamente comprensiva e si è detta disposta a spostare più in là la data di consegna della relazione. Ho anche avuto il coraggio di confidarmi con una compagna di corso e anche lei si è dichiarata disposta ad aiutarmi in tutti i modi. Per me questo è un grandissimo passo avanti..se penso che io non ho MAI chiesto aiuto a nessuno, mai confidato i miei malesseri.
Io vivo di alti e bassi, ma una crisi così profonda risale, credo a 10 anni fa, all'altro master che non conclusi e mi ricorda le mie sensazioni al liceo, quando ero in piena depressione.
Ora tuttavia sono un po' più fiduciosa.
Grazie ancora a tutti.
la mia testa sa in modo razionale che potrei farcela perfettamente, ma il cuore mi dice il contrario, credo che il punto sia questo: "so" di poter riuscire, ma non lo "sento", e questa spaccatura mi provoca un ansia incontrollabile non appena tento di mettermi al lavoro.
Tuttavia c'è una novità: ho confidato il mio malessere e la decisione di spostare l'esame alla mia tutor, che si è mostrata estremamente comprensiva e si è detta disposta a spostare più in là la data di consegna della relazione. Ho anche avuto il coraggio di confidarmi con una compagna di corso e anche lei si è dichiarata disposta ad aiutarmi in tutti i modi. Per me questo è un grandissimo passo avanti..se penso che io non ho MAI chiesto aiuto a nessuno, mai confidato i miei malesseri.
Io vivo di alti e bassi, ma una crisi così profonda risale, credo a 10 anni fa, all'altro master che non conclusi e mi ricorda le mie sensazioni al liceo, quando ero in piena depressione.
Ora tuttavia sono un po' più fiduciosa.
Grazie ancora a tutti.
[#20]
Ex utente
Buongiorno gentili specialisti,
vi scrivo ancora perché mi sento molto, molto giù e il mio terapeuta ancora non c'è. Al lavoro, tra le persone, stamane mi son sentita abbastanza bene (giù di tono, come sempre, ma nella norma). Poi ho ricevuto l'invito di un collega a fare un giro in bici e ho accettato: è stato piacevole..ero sempre giù di tono, ma sembra che lui non se ne sia accorto. Poi sono arrivata a casa e ho iniziato a sentirmi ansiosa.
Mi madre è passata da me e come al solito non ci siamo dette quasi niente: senza dire nulla mi ha lavato i piatti e intanto mi raccontava degli aneddoti: non l'ho fatto apposta, davvero,ma a un certo punto ho smesso di ascoltarla, mi sentivo lontana mille miglia...finché mi sono accorta, sopo vari minuti, che aveva smesso di parlare (io ero al pc) ed eravamo zitte. Si è avvicinata alla porta e mi ha salutata, metre io ero di spalle. Io mi sono alzata per accompagnarla perché mi sono sentita in imbarazzo.
Cosa ci posso fare se non riesco a provare niente per lei? niente nel migliore dei casi, rabbia e odio nel peggiore, per come a minato le fondamenta della mia vita. Eppure quando è uscita da quella porta mi è venuto da piangere: non è questa la famiglia che avrei voluto (non frequento nessuno dei miei fratelli e mia mamma la vedo in questa maniera), non è questa la vita che voglio. Credo proprio di essere ripiombata nella depressione. Fino a fine mese non avrò tempo di andare dallo psichiatra e non so cosa fare per gestire questo malessere.
La domanda che mi tormenta è: è davvero tutta colpa mia se il rapporto con mia madre è questo? Sono una persona così egoista, come mi è sempre stato detto? Sono così crudele da trattare così una madre quasi 70enne o la mia rabbia ha ragione di essere? In realtà più esploro il mio passato e più detesto i miei familiari...ma qual è l'obiettivo? odiarli senza sentirmi in colpa o smettere di odiarli? In queste situazioni come aiutate i vostri pazienti?
Grazie a chi vorrà rispondermi
vi scrivo ancora perché mi sento molto, molto giù e il mio terapeuta ancora non c'è. Al lavoro, tra le persone, stamane mi son sentita abbastanza bene (giù di tono, come sempre, ma nella norma). Poi ho ricevuto l'invito di un collega a fare un giro in bici e ho accettato: è stato piacevole..ero sempre giù di tono, ma sembra che lui non se ne sia accorto. Poi sono arrivata a casa e ho iniziato a sentirmi ansiosa.
Mi madre è passata da me e come al solito non ci siamo dette quasi niente: senza dire nulla mi ha lavato i piatti e intanto mi raccontava degli aneddoti: non l'ho fatto apposta, davvero,ma a un certo punto ho smesso di ascoltarla, mi sentivo lontana mille miglia...finché mi sono accorta, sopo vari minuti, che aveva smesso di parlare (io ero al pc) ed eravamo zitte. Si è avvicinata alla porta e mi ha salutata, metre io ero di spalle. Io mi sono alzata per accompagnarla perché mi sono sentita in imbarazzo.
Cosa ci posso fare se non riesco a provare niente per lei? niente nel migliore dei casi, rabbia e odio nel peggiore, per come a minato le fondamenta della mia vita. Eppure quando è uscita da quella porta mi è venuto da piangere: non è questa la famiglia che avrei voluto (non frequento nessuno dei miei fratelli e mia mamma la vedo in questa maniera), non è questa la vita che voglio. Credo proprio di essere ripiombata nella depressione. Fino a fine mese non avrò tempo di andare dallo psichiatra e non so cosa fare per gestire questo malessere.
La domanda che mi tormenta è: è davvero tutta colpa mia se il rapporto con mia madre è questo? Sono una persona così egoista, come mi è sempre stato detto? Sono così crudele da trattare così una madre quasi 70enne o la mia rabbia ha ragione di essere? In realtà più esploro il mio passato e più detesto i miei familiari...ma qual è l'obiettivo? odiarli senza sentirmi in colpa o smettere di odiarli? In queste situazioni come aiutate i vostri pazienti?
Grazie a chi vorrà rispondermi
Questo consulto ha ricevuto 20 risposte e 2.5k visite dal 16/06/2013.
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