Ansia e perfezionismo
Buongiorno,
avevo già scritto chiedendo in merito a problemi sessuali del mio ragazzo. In quell'occasione ipotizzavo dipendessero dal suo perfezionismo che genera ansia...
Sono passati 3 mesi. Il problema si è solo in parte risolto: infatti sono passate le difficoltà di penetrazione, non quelle relative alla durata. Non so se abbia preso un po' coraggio o se dipenda dal fatto che mi sono prodigata - io - nella ricerca del preservativo giusto, dopo avere affrontato con lui il problema relativo alla penetrazione. Della durata non sono ancora riuscita a parlare. Mi rendo conto che non è affatto vero che abbiamo un buon dialogo. Ha le sue convinzioni che porta avanti anche di fronte a evidenze diverse, è lapidario e non si discute sulle cose. Ha sostenuto che tutti gli uomini durano poco e che il segreto sono i preliminari. Io non sapevo come dirgli che invece secondo la mia esperienza la gran parte degli uomini sa controllarsi e ritardare, per cui i preliminari sono un compromesso, non certo la completa soddisfazione per chi ama sentire dentro di sé il proprio uomo.
Il fatto è che con lui è un problema fare una qualunque osservazione o sollevare un qualsiasi disagio o anche solo dare un consiglio. Perché prende tutto come una critica, va sulla difensiva e ha, in ordine, i seguenti atteggiamenti:
nega il problema
sposta l'attenzione (del tipo "però tu/anche tu/invece tu")
si arrabbia pesantemente.
Non si riesce ad avere un confronto costruttivo.
La sua ansia e il suo perfezionismo portano enormi carichi di stress nel suo lavoro, continue arrabbiature e continui nervosismi che sfoga anche su di me. Mi chiede continuamente di ascoltare i suoi sfoghi, praticamente ogni giorno e per ore. Non ha poi quasi mai tempo per ascoltare me. Quando la fa, mi dà consigli frettolosi, superficiali e scocciati, facendo calare le cose dall'alto e cercando anche di farmi sentire stupida. Il suo atteggiamento verso gli altri è sempre giudicante e intollerante, con tutti. Compreso il malcapitato che passa per strada, criticato per come si veste o parla. Al tempo stesso teme continuamente la valutazione altrui, per cui si dispera sempre per presunte figuracce. Deve eccellere e siccome non è mai contento, si perde in continui ragionamenti, col risultato che il lavoro va poco avanti, continuamente rivisto. L'atteggiamento arrogante lo ha con me, con collaboratori, famigliari (madre in particolare), amici... sa però essere molto accomodante - persino ossequioso - con chi ha potere. Ma poi ne dice peste e corna. Passa il tempo a svalutare e sminuire gli altri, credo per sentirsi più "grande" lui.
Pretende molto e sostiene di dare molto, ma non è così vero. Gli ho detto che ho ormai paura a parlare e, dopo avermi invitata a dire le mie ragioni, ovviamente si è arrabbiato.
Ho finito per lasciarlo. Possibile sia l'unica soluzione?
Sì, mi sto chiedendo chi me lo faccia fare, perché insisto ad aiutarlo. Conosco questa mia tendenza, in questo caso sostenuta anche dall'affetto...
avevo già scritto chiedendo in merito a problemi sessuali del mio ragazzo. In quell'occasione ipotizzavo dipendessero dal suo perfezionismo che genera ansia...
Sono passati 3 mesi. Il problema si è solo in parte risolto: infatti sono passate le difficoltà di penetrazione, non quelle relative alla durata. Non so se abbia preso un po' coraggio o se dipenda dal fatto che mi sono prodigata - io - nella ricerca del preservativo giusto, dopo avere affrontato con lui il problema relativo alla penetrazione. Della durata non sono ancora riuscita a parlare. Mi rendo conto che non è affatto vero che abbiamo un buon dialogo. Ha le sue convinzioni che porta avanti anche di fronte a evidenze diverse, è lapidario e non si discute sulle cose. Ha sostenuto che tutti gli uomini durano poco e che il segreto sono i preliminari. Io non sapevo come dirgli che invece secondo la mia esperienza la gran parte degli uomini sa controllarsi e ritardare, per cui i preliminari sono un compromesso, non certo la completa soddisfazione per chi ama sentire dentro di sé il proprio uomo.
Il fatto è che con lui è un problema fare una qualunque osservazione o sollevare un qualsiasi disagio o anche solo dare un consiglio. Perché prende tutto come una critica, va sulla difensiva e ha, in ordine, i seguenti atteggiamenti:
nega il problema
sposta l'attenzione (del tipo "però tu/anche tu/invece tu")
si arrabbia pesantemente.
Non si riesce ad avere un confronto costruttivo.
La sua ansia e il suo perfezionismo portano enormi carichi di stress nel suo lavoro, continue arrabbiature e continui nervosismi che sfoga anche su di me. Mi chiede continuamente di ascoltare i suoi sfoghi, praticamente ogni giorno e per ore. Non ha poi quasi mai tempo per ascoltare me. Quando la fa, mi dà consigli frettolosi, superficiali e scocciati, facendo calare le cose dall'alto e cercando anche di farmi sentire stupida. Il suo atteggiamento verso gli altri è sempre giudicante e intollerante, con tutti. Compreso il malcapitato che passa per strada, criticato per come si veste o parla. Al tempo stesso teme continuamente la valutazione altrui, per cui si dispera sempre per presunte figuracce. Deve eccellere e siccome non è mai contento, si perde in continui ragionamenti, col risultato che il lavoro va poco avanti, continuamente rivisto. L'atteggiamento arrogante lo ha con me, con collaboratori, famigliari (madre in particolare), amici... sa però essere molto accomodante - persino ossequioso - con chi ha potere. Ma poi ne dice peste e corna. Passa il tempo a svalutare e sminuire gli altri, credo per sentirsi più "grande" lui.
Pretende molto e sostiene di dare molto, ma non è così vero. Gli ho detto che ho ormai paura a parlare e, dopo avermi invitata a dire le mie ragioni, ovviamente si è arrabbiato.
Ho finito per lasciarlo. Possibile sia l'unica soluzione?
Sì, mi sto chiedendo chi me lo faccia fare, perché insisto ad aiutarlo. Conosco questa mia tendenza, in questo caso sostenuta anche dall'affetto...
[#1]
Gentile Utente,
leggendo la descrizione che fa di quest'uomo, effettivamente la domanda che si pone al termine del suo scritto è venuta in mente anche a me: la relazione con il suo compagno è decisamente impegnativa, sebbene tutto sommato in una fase ancora "giovane", in base ai pochi mesi di frequentazione.
Basta l'affetto per decidere di farsi carico di tutto questo peso?
Quali timori la frenano dall'allontanarsene?
Quali aspetti positivi potrebbe elencarci del rapporto che vi lega? Quali benefici ne trae?
Saluti.
leggendo la descrizione che fa di quest'uomo, effettivamente la domanda che si pone al termine del suo scritto è venuta in mente anche a me: la relazione con il suo compagno è decisamente impegnativa, sebbene tutto sommato in una fase ancora "giovane", in base ai pochi mesi di frequentazione.
Basta l'affetto per decidere di farsi carico di tutto questo peso?
Quali timori la frenano dall'allontanarsene?
Quali aspetti positivi potrebbe elencarci del rapporto che vi lega? Quali benefici ne trae?
Saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Utente
Grazie dottoressa Scalco, provo a rispondere:
Basta l'affetto per decidere di farsi carico di tutto questo peso?
Sinceramente mi pare proprio di non farcela. Non ho le competenze per aiutarlo, non so come fare e sono sfinita, pur dopo pochi mesi. No, tutto questo peso io da sola, se le cose non migliorano, non lo posso portare...
Quali timori la frenano dall'allontanarsene?
Ho paura di esagerare io, di perdere un'occasione, di mollare quando invece magari tutto potrebbe risolversi per il meglio... se solo sapessi come aiutarlo.
Quali aspetti positivi potrebbe elencarci del rapporto che vi lega? Quali benefici ne trae?
Difficile rispondere ora, sono sfinita da quello che non va, scoraggiata, triste e amareggiata dalla due reazioni. Quando è sereno, è presente, attento, sensibile, dolce. E' una persona che rispetta gli impegni, mantiene la parola, mi fa sentire sicura e tranquilla. Non mi capitava da almeno 10 anni... E' sicuramente attraente, intelligente e quando sta bene riesce a farmi sentire molto amata.
Basta l'affetto per decidere di farsi carico di tutto questo peso?
Sinceramente mi pare proprio di non farcela. Non ho le competenze per aiutarlo, non so come fare e sono sfinita, pur dopo pochi mesi. No, tutto questo peso io da sola, se le cose non migliorano, non lo posso portare...
Quali timori la frenano dall'allontanarsene?
Ho paura di esagerare io, di perdere un'occasione, di mollare quando invece magari tutto potrebbe risolversi per il meglio... se solo sapessi come aiutarlo.
Quali aspetti positivi potrebbe elencarci del rapporto che vi lega? Quali benefici ne trae?
Difficile rispondere ora, sono sfinita da quello che non va, scoraggiata, triste e amareggiata dalla due reazioni. Quando è sereno, è presente, attento, sensibile, dolce. E' una persona che rispetta gli impegni, mantiene la parola, mi fa sentire sicura e tranquilla. Non mi capitava da almeno 10 anni... E' sicuramente attraente, intelligente e quando sta bene riesce a farmi sentire molto amata.
[#3]
Gentile utente,
Ho letto con interesse anche la sua precedente richiesta e i relativi consulti, per cui ho seguito un po' l'evoluzione della vostra storia, che sembra confermare, una volta di più, come problemi di natura sessuale correlino spesso con difficoltà comunicative e relazionali. Questo sembra essere anche il vostro caso per il quale una consulenza di coppia potrebbe essere appropriata, a meno che lei abbia già deciso che non valga la pena impegnarsi in questa relazione, considerati gli aspetti negativi che evidenzia. Mi colpisce, inoltre, la sua perplessità riguardo alla sua tendenza ad aiutare: e' stato così anche in altre storie? Se si, forse sarebbe opportuna una riflessione su questo aspetto, visto che in un discorso di coppia uno degli elementi più importanti e' proprio la reciprocità e lo scambio bilaterale. Se queste caratteristiche mancano o sono carenti, il rischio e' di sentirsi frustrati, usati, delusi e anche molto insoddisfatti. Che ne pensa?
Un cordiale saluto
Dott.ssa E.Scolamacchia
Ho letto con interesse anche la sua precedente richiesta e i relativi consulti, per cui ho seguito un po' l'evoluzione della vostra storia, che sembra confermare, una volta di più, come problemi di natura sessuale correlino spesso con difficoltà comunicative e relazionali. Questo sembra essere anche il vostro caso per il quale una consulenza di coppia potrebbe essere appropriata, a meno che lei abbia già deciso che non valga la pena impegnarsi in questa relazione, considerati gli aspetti negativi che evidenzia. Mi colpisce, inoltre, la sua perplessità riguardo alla sua tendenza ad aiutare: e' stato così anche in altre storie? Se si, forse sarebbe opportuna una riflessione su questo aspetto, visto che in un discorso di coppia uno degli elementi più importanti e' proprio la reciprocità e lo scambio bilaterale. Se queste caratteristiche mancano o sono carenti, il rischio e' di sentirsi frustrati, usati, delusi e anche molto insoddisfatti. Che ne pensa?
Un cordiale saluto
Dott.ssa E.Scolamacchia
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#4]
Utente
Gentile dottoressa Scolamacchia, la mia tendenza ad aiutare e farmi carico dei problemi altrui pare risalire alla mia infanzia. Fin da allora mia madre - ansiosa - mi chiedeva sostegno continuo. E mi sono ritrovata a farle da genitore io. Situazione che perdura pur con qualche miglioramento. E' un aspetto su cui ho riflettuto, grazie ad uno psicologo, in occasione della terapia di coppia dei miei genitori (ora separati), a cui ho partecipato poco più di un anno fa.
Non avevo pensato alla terapia di coppia! Forse per lui potrebbe essere più accettabile che se la consigliassi solo a lui. D'altra parte il problema è, effettivamente, di coppia. E so bene che le responsabilità non stanno mai da una parte sola, dunque probabilmente neanche le soluzioni.
Non avevo pensato alla terapia di coppia! Forse per lui potrebbe essere più accettabile che se la consigliassi solo a lui. D'altra parte il problema è, effettivamente, di coppia. E so bene che le responsabilità non stanno mai da una parte sola, dunque probabilmente neanche le soluzioni.
[#5]
Rispetto alla sua tendenza a porsi da una posizione di aiuto, la spiegazione che lei da' pare molto congruente con il suo attuale approccio in questa relazione. In Analisi Transazionale, parliamo di copione che tende a ripetersi pur se in circostanze di vita apparentemente diverse (Freud direbbe: coazione a ripetere) ma comunque, al di la' di questo, quello che risulta per lei e per il suo compagno una vera risorsa, e' la sua elevata consapevolezza del problema e la sua capacità di affrontare la situazione in modo costruttivo e proattivo . Le sue doti riflessive, unite a un affetto che trapela dalle sue parole, possono essere utilizzate in vista di un obiettivo, spero comune con il suo compagno, volto al miglioramento della vostra relazione. Una consulenza di coppia potrebbe essere l'inizio per una riflessione condivisa rispetto a un progetto comune ad entrambi. Un'ulteriore risorsa che individuo e' che entrambi avete avuto già modo di confrontarvi in un percorso psicologico, per cui avete certamente acquisito una sensibilità e una prospettiva diverse rispetto a chi non ha idea di cosa sia un processo terapeutico.
Faccio a lei i migliori auguri che estendo anche al suo compagno.
Un caro saluto
Dott.ssa E.Scolamacchia
Faccio a lei i migliori auguri che estendo anche al suo compagno.
Un caro saluto
Dott.ssa E.Scolamacchia
[#6]
Utente
Gentili dottoresse,
scrivo per un aggiornamento in merito alla situazione.
Ho preso definitivamente le distanze dal mio ex compagno, dopo che si è rifatto sentire una decina di giorni fa con lo stesso atteggiamento sulla difensiva, arrogante e carico di odio che mi aveva convinto a lasciarlo. Al quale ha aggiunto ora una distorsione nella interpretazione della relazione che se non facesse pensare ad un principio di follia sarebbe comica. Ora, è vero che siamo tutti diversi e ciascuno vede il mondo con i suoi occhi (anche io, certo, e qui si sente solo la mia campana!), ma mi sono state messe in bocca parole mai dette, sono stati interpretati i silenzi e via dicendo. Ad ogni modo le mie risposte pacate (non so come ho fatto, viste le offese e il sarcasmo dall'altra parte), il mio invito ad un'assunzione di co-responsabilità e ad uscire dalla spirale distruttiva fermandoci a riflettere sono caduti nel vuoto.
Come ben sottolineato dalla dottoressa Scolamacchia, per un percorso di coppia occorre un progetto comune. Non mi pare sia questa la situazione. Forse, l'unico modo per convincerlo sarebbe stato prendermi io ogni responsabilità e chiedergli di accompagnarmi in un percorso terapeutico di cui io avevo bisogno per capire i miei errori. Sperando poi che il percorso chiarisse alcune dinamiche di coppia. Forse sarebbe stato più "furbo". Conosco donne che hanno scelto questa strada, ma non con grandi risultati. Io non me la sono sentita (orgoglio o dignità? Forse invece la rinuncia al solito copione?). Il fatto che lui abbia già affrontato un percorso di questo tipo (credo per problemi legati ad una madre ansiosa e assillante, ma non so se fosse il cuore di quegli anni di terapia) non pare averlo portato a quel minimo di consapevolezza... aggiungiamo pure che recentemente si è presentato ad un intervento pubblico con titoli che non gli appartengono... ho la sensazione che stia davvero molto male e che non se ne renda minimamente conto.
Ma lasciamo perdere lui e le scelte che lo riguardano. La terapia di coppia mi sarebbe davvero piaciuta per capire le mie dinamiche relazionali mentre erano in corso. Sì, credo anche io di avere raggiunto una certa consapevolezza, oltre alla capacità di non rimanere a lungo incastrata in certe dolorose situazioni. Tuttavia ci ricasco ogni volta, pur con persone diverse. Ne uscirò mai? Basta la mia consapevolezza? Perché, se da subito ho intuito un'ombra di negatività in questa persona (me ne rendo conto ora, ripensandoci), ho accettato la relazione? Forse è la mia insicurezza, la mia paura di restare sola, la mia voglia di avere finalmente una relazione felice. E però l'ho lasciato. E indietro non torno. E di storie così non ne voglio più. Un conto è il sostegno reciproco, un altro il sacrificio di sé.
Buona giornata e grazie di tutto
scrivo per un aggiornamento in merito alla situazione.
Ho preso definitivamente le distanze dal mio ex compagno, dopo che si è rifatto sentire una decina di giorni fa con lo stesso atteggiamento sulla difensiva, arrogante e carico di odio che mi aveva convinto a lasciarlo. Al quale ha aggiunto ora una distorsione nella interpretazione della relazione che se non facesse pensare ad un principio di follia sarebbe comica. Ora, è vero che siamo tutti diversi e ciascuno vede il mondo con i suoi occhi (anche io, certo, e qui si sente solo la mia campana!), ma mi sono state messe in bocca parole mai dette, sono stati interpretati i silenzi e via dicendo. Ad ogni modo le mie risposte pacate (non so come ho fatto, viste le offese e il sarcasmo dall'altra parte), il mio invito ad un'assunzione di co-responsabilità e ad uscire dalla spirale distruttiva fermandoci a riflettere sono caduti nel vuoto.
Come ben sottolineato dalla dottoressa Scolamacchia, per un percorso di coppia occorre un progetto comune. Non mi pare sia questa la situazione. Forse, l'unico modo per convincerlo sarebbe stato prendermi io ogni responsabilità e chiedergli di accompagnarmi in un percorso terapeutico di cui io avevo bisogno per capire i miei errori. Sperando poi che il percorso chiarisse alcune dinamiche di coppia. Forse sarebbe stato più "furbo". Conosco donne che hanno scelto questa strada, ma non con grandi risultati. Io non me la sono sentita (orgoglio o dignità? Forse invece la rinuncia al solito copione?). Il fatto che lui abbia già affrontato un percorso di questo tipo (credo per problemi legati ad una madre ansiosa e assillante, ma non so se fosse il cuore di quegli anni di terapia) non pare averlo portato a quel minimo di consapevolezza... aggiungiamo pure che recentemente si è presentato ad un intervento pubblico con titoli che non gli appartengono... ho la sensazione che stia davvero molto male e che non se ne renda minimamente conto.
Ma lasciamo perdere lui e le scelte che lo riguardano. La terapia di coppia mi sarebbe davvero piaciuta per capire le mie dinamiche relazionali mentre erano in corso. Sì, credo anche io di avere raggiunto una certa consapevolezza, oltre alla capacità di non rimanere a lungo incastrata in certe dolorose situazioni. Tuttavia ci ricasco ogni volta, pur con persone diverse. Ne uscirò mai? Basta la mia consapevolezza? Perché, se da subito ho intuito un'ombra di negatività in questa persona (me ne rendo conto ora, ripensandoci), ho accettato la relazione? Forse è la mia insicurezza, la mia paura di restare sola, la mia voglia di avere finalmente una relazione felice. E però l'ho lasciato. E indietro non torno. E di storie così non ne voglio più. Un conto è il sostegno reciproco, un altro il sacrificio di sé.
Buona giornata e grazie di tutto
[#7]
Quasi tutti noi sentiamo il bisogno di intimità e di condivisione con un altro. Non si tratta, quindi, di essere insicuri se ricerchiamo la relazione e, d'altra parte, costruire un rapporto non è' la cosa più facile del mondo. Ci vogliono molti ingredienti e ben amalgamati, anche. Se lei ha deciso di troncare, ha fatto tutte le valutazioni del caso, anche se è' "normale" rimanere amareggiati e perplessi. Se le relazioni sono per lei un problema che le piacerebbe affrontare, consideri la possibilità' di intraprendere lei un percorso focalizzato su questo aspetto. La consapevolezza e' importante, ma meglio se e' acquisita nel confronto con uno psicologo/ psicoterapeuta in un processo "relazionale", per l'appunto.
I miei migliori auguri
I miei migliori auguri
[#8]
<<E però l'ho lasciato. E indietro non torno. E di storie così non ne voglio più.>>
La conquista di tale determinazione mi pare già degna di nota ed un'evoluzione rispetto alle perplessità e ai dubbi del mese scorso.
Probabilmente è per Lei giunto il momento di focalizzare la sua attenzione e le sue cure su se stessa, dopo tanto tempo e tante energie spese per gli altri.
Come suggerisce la Collega, potrebbe essere l'occasione giusta per iniziare un lavoro mirato con uno psicoterapeuta.
Cari auguri.
La conquista di tale determinazione mi pare già degna di nota ed un'evoluzione rispetto alle perplessità e ai dubbi del mese scorso.
Probabilmente è per Lei giunto il momento di focalizzare la sua attenzione e le sue cure su se stessa, dopo tanto tempo e tante energie spese per gli altri.
Come suggerisce la Collega, potrebbe essere l'occasione giusta per iniziare un lavoro mirato con uno psicoterapeuta.
Cari auguri.
[#9]
Utente
Grazie del tempo dedicato!
Se dovessi riassumere la mia ultraventennale esperienza di relazioni sentimentali, dovrei dire che la storia è sempre quella: li scelgo, tra mille possibilità diverse, perché mi sembrano uomini sicuri di sé. Immancabilmente si rivelano insicuri e finisco per lasciarli, perché non me ne sento amata, mi prendono troppe energie (perché mi ritrovo in una relazione che mi sembra a senso unico, dove do solo io e mi sforzo di cambiarli/aiutarli), non mi piacciono più. L'unica cosa che è cambiata negli anni è che impiego sempre meno tempo a lasciarli (da 7 anni a 4 mesi) e sono diventata più consapevole di quel che accade.
So che è normale desiderare una relazione e mi rendo conto che non sia facile, ma sono preoccupata per me stessa, perché ripeto sempre gli stessi errori. Quando ho letto questa frase "Quasi tutti noi sentiamo il bisogno di intimità e di condivisione con un altro", ho pensato che io invece cerco anche (soprattutto?) sicurezza. E non ho ben chiaro cosa sia l'intimità. Non può essere solo il sesso o il dirsi tutto... forse la libertà di essere sé stessi? Quest'ultima, per me, è una conquista recente: la libertà di essere me stessa con me stessa. Con le mie imperfezioni. Non sono così diversa dagli uomini di cui mi innamoro. E sì, nemmeno i miei familiari lo sono. Tanto che mi chiedo se il mondo non sia fatto tutto così.
Ho sicuramente bisogno di chiarirmi le idee, ho cercato e letto ieri qualcosa sui copioni di cui si parlava e l'analisi transazionale. Sembra così difficile poter cambiare! Mi chiedo addirittura se sia davvero possibile, per quanto mi renda conto che negli anni alcuni aspetti di me sono cambiati e anche molto. E' vero quello che ho letto: se non sono sotto stress riesco a controllare molto meglio certe reazioni automatiche e a rispondere in modo diverso e migliore. Credo anche negli anni di essere diventata più sicura di me, quindi meno stressata... per cui le situazioni in cui riesco a reagire diversamente e meglio si sono moltiplicate. Credo di aver pensato di poter insegnare queste cose al mio compagno... ma quella che ha bisogno di aiuto sono prima di tutto io.
Dunque, dovrei cercare un terapeuta specializzato in analisi transazionale? Come lo cerco e lo scelgo?
Grazie ancora, buona giornata!
Se dovessi riassumere la mia ultraventennale esperienza di relazioni sentimentali, dovrei dire che la storia è sempre quella: li scelgo, tra mille possibilità diverse, perché mi sembrano uomini sicuri di sé. Immancabilmente si rivelano insicuri e finisco per lasciarli, perché non me ne sento amata, mi prendono troppe energie (perché mi ritrovo in una relazione che mi sembra a senso unico, dove do solo io e mi sforzo di cambiarli/aiutarli), non mi piacciono più. L'unica cosa che è cambiata negli anni è che impiego sempre meno tempo a lasciarli (da 7 anni a 4 mesi) e sono diventata più consapevole di quel che accade.
So che è normale desiderare una relazione e mi rendo conto che non sia facile, ma sono preoccupata per me stessa, perché ripeto sempre gli stessi errori. Quando ho letto questa frase "Quasi tutti noi sentiamo il bisogno di intimità e di condivisione con un altro", ho pensato che io invece cerco anche (soprattutto?) sicurezza. E non ho ben chiaro cosa sia l'intimità. Non può essere solo il sesso o il dirsi tutto... forse la libertà di essere sé stessi? Quest'ultima, per me, è una conquista recente: la libertà di essere me stessa con me stessa. Con le mie imperfezioni. Non sono così diversa dagli uomini di cui mi innamoro. E sì, nemmeno i miei familiari lo sono. Tanto che mi chiedo se il mondo non sia fatto tutto così.
Ho sicuramente bisogno di chiarirmi le idee, ho cercato e letto ieri qualcosa sui copioni di cui si parlava e l'analisi transazionale. Sembra così difficile poter cambiare! Mi chiedo addirittura se sia davvero possibile, per quanto mi renda conto che negli anni alcuni aspetti di me sono cambiati e anche molto. E' vero quello che ho letto: se non sono sotto stress riesco a controllare molto meglio certe reazioni automatiche e a rispondere in modo diverso e migliore. Credo anche negli anni di essere diventata più sicura di me, quindi meno stressata... per cui le situazioni in cui riesco a reagire diversamente e meglio si sono moltiplicate. Credo di aver pensato di poter insegnare queste cose al mio compagno... ma quella che ha bisogno di aiuto sono prima di tutto io.
Dunque, dovrei cercare un terapeuta specializzato in analisi transazionale? Come lo cerco e lo scelgo?
Grazie ancora, buona giornata!
[#10]
L'Analisi Transazionale utilizza termini quali "copione", ad esempio, intendendo la riproposizione di atteggiamenti o situazioni connotate da uno stesso stile e da uno stesso esito. Berne parlava di copioni vincenti, perdenti o amartici, questi ultimi con finale tragico. Il termine 'copione' e' molto simie al concetto freudiano di 'coazione a ripetere' . Termini diversi per concetti simili. Anche altre psicoterapie, con altre denominazioni, prendono in considerazione gli aspetti ripetitivi e disfunzionali dei nostri comportamenti al fine di correggerli. Ripeto, i termini possono cambiare ma la direzione di ogni tipo di psicoterapia ben condotta e' l'ampiamento della consapevolezza e l' incremento di opzioni . L'esito dovrebbe essere l'acquisizione di maggiori gradi di libertà e il raggiungimento di uno stato di equilibrio dinamico, grazie al quale stiamo bene con noi stessi e con gli altri. Non significa perfezione ne' rapporti idilliaci e senza ombre, solo un senso di soddisfazione e di benessere almeno per la maggior parte del tempo.
Rispetto alla sua domanda su dove e come cercare un terapeuta, che sia Analista Transazionale o di qualsiasi altro orientamento, può cercarlo sia su questo sito tra quelli della sua città, su altri siti o facendo riferimento all'Ordine degli Psicologi specializzati in Psicoterapia ( in questo caso, però, non vi è' l'indicazione del tipo di psicoterapia). Tenga presente che, al di la' dell'indirizzo terapeutico, la cosa importante e' il tipo di relazione che si instaura tra cliente/ paziente e psicologo/psicoterapeuta.
Rispetto alla sua domanda su dove e come cercare un terapeuta, che sia Analista Transazionale o di qualsiasi altro orientamento, può cercarlo sia su questo sito tra quelli della sua città, su altri siti o facendo riferimento all'Ordine degli Psicologi specializzati in Psicoterapia ( in questo caso, però, non vi è' l'indicazione del tipo di psicoterapia). Tenga presente che, al di la' dell'indirizzo terapeutico, la cosa importante e' il tipo di relazione che si instaura tra cliente/ paziente e psicologo/psicoterapeuta.
[#11]
Utente
Salve, torno sul consulto per un aggiornamento/ringraziamento che mi pare doveroso nei confronti di chi ha saputo davvero aiutarmi in un momento tanto difficile per me.
Ho seguito il consiglio e, appena ho potuto farlo, ho cominciato un percorso psicoterapeutico. In termini di serenità ho avuto un beneficio immediato, mi sono trovata bene e andrò avanti. La persona a cui mi sono rivolta ha chiarito molte cose e confermato altre che erano emerse anche qui. Ed è ottimista sugli sviluppi.
Ho successivamente cercato un confronto con il mio ex, questa volta molto civile e costruttivo. Anche lui, nel frattempo, aveva chiesto aiuto. Così, seppur ciascuno con il suo terapeuta, stiamo lavorando su noi stessi. E riusciamo a parlarci molto molto meglio di prima. Abbiamo anzi deciso di riprovarci. Per il momento non abbiamo deciso di affrontare una psicoterapia di coppia, ma abbiamo presente anche questa possibilità. Vedremo... al momento ci sentiamo molto tranquilli così, molto più consapevoli, anche di una scelta molto più ponderata.
E quindi grazie, grazie infinite.
Ho seguito il consiglio e, appena ho potuto farlo, ho cominciato un percorso psicoterapeutico. In termini di serenità ho avuto un beneficio immediato, mi sono trovata bene e andrò avanti. La persona a cui mi sono rivolta ha chiarito molte cose e confermato altre che erano emerse anche qui. Ed è ottimista sugli sviluppi.
Ho successivamente cercato un confronto con il mio ex, questa volta molto civile e costruttivo. Anche lui, nel frattempo, aveva chiesto aiuto. Così, seppur ciascuno con il suo terapeuta, stiamo lavorando su noi stessi. E riusciamo a parlarci molto molto meglio di prima. Abbiamo anzi deciso di riprovarci. Per il momento non abbiamo deciso di affrontare una psicoterapia di coppia, ma abbiamo presente anche questa possibilità. Vedremo... al momento ci sentiamo molto tranquilli così, molto più consapevoli, anche di una scelta molto più ponderata.
E quindi grazie, grazie infinite.
[#14]
Utente
Buongiorno! Buongiorno a chi dovesse leggere questo consulto, buongiorno alle gentili dottoresse che 8 mesi fa mi hanno dato la spinta e la fiducia per cominciare una psicoterapia per migliorare le relazioni con gli altri (e quelle sentimentali prima di tutto).
Sono qui per ringraziare e dare il mio feedback positivo sull'esperienza di questi mesi e sui risultati raggiunti.
La psicoterapia è ancora in corso, mentre vivo un cambiamento graduale nelle mie scelte quotidiane e di vita, nei miei modi di relazionarmi con gli altri. Scelgo diversamente perché penso e interpreto diversamente. Sento di essere una persona diversa e di vivere una vita diversa, nella quale sperimento emozioni e situazioni nuove e sconosciute. Sto meglio con me stessa, ora che mi conosco e mi capisco di più. Sto meglio con gli altri, ora che non ho più tutta quell'ansia nei loro confronti. Ho spezzato certe barriere tra me e gli altri. Oggi so cosa vuole dire "intimità", "condivisione" e anche "sentirsi liberi" ed "essere se stessi". Oggi voglio e mi prendo il meglio per me. Oggi so che si può cambiare e che la vita che vivo dipende da me.
E lo devo a me stessa, perché l'impegno messo nella terapia è stato tanto. E anche decidere di farmi guidare, quel primo passo iniziale, è stata una mia scelta... così come la fiducia nella terapista che io mi sono scelta (e non so che terapia ho fatto, ma so che sono rimasta perché mi ci trovavo bene). Voglio dirlo a chi non ha fiducia, a chi pensa che non si possa scegliere, a chi si sente - come mi sentivo io - un "criceto nella ruota".
E' stata ed è una bellissima esperienza.
Non ha salvato la relazione che avevo ripreso nell'estate (lui non ha proseguito la sua terapia, si è rimesso sul piedistallo e in capo a un mese era tutto come prima, così ho chiuso definitivamente) e non dovevo neanche farlo, non per forza. La terapia è stata una scelta per me stessa, centrata su di me, ed è servita a me, per una vita più felice, serena ed appagante. E così è stato ed è.
Oggi vivo, sento e respiro in modo diverso, sono circondata di cose belle che mi scelgo e non mi sento più tirata da tutte le parti a compiacere gli altri... non mi sento nemmeno più sola. Dopo 4 mesi era già successo tutto questo... e, mentre succedevano queste belle cose dentro di me, ho conosciuto un uomo, un'esperienza nuova, d'amore... che oggi vivo pienamente!
Grazie.
Sono qui per ringraziare e dare il mio feedback positivo sull'esperienza di questi mesi e sui risultati raggiunti.
La psicoterapia è ancora in corso, mentre vivo un cambiamento graduale nelle mie scelte quotidiane e di vita, nei miei modi di relazionarmi con gli altri. Scelgo diversamente perché penso e interpreto diversamente. Sento di essere una persona diversa e di vivere una vita diversa, nella quale sperimento emozioni e situazioni nuove e sconosciute. Sto meglio con me stessa, ora che mi conosco e mi capisco di più. Sto meglio con gli altri, ora che non ho più tutta quell'ansia nei loro confronti. Ho spezzato certe barriere tra me e gli altri. Oggi so cosa vuole dire "intimità", "condivisione" e anche "sentirsi liberi" ed "essere se stessi". Oggi voglio e mi prendo il meglio per me. Oggi so che si può cambiare e che la vita che vivo dipende da me.
E lo devo a me stessa, perché l'impegno messo nella terapia è stato tanto. E anche decidere di farmi guidare, quel primo passo iniziale, è stata una mia scelta... così come la fiducia nella terapista che io mi sono scelta (e non so che terapia ho fatto, ma so che sono rimasta perché mi ci trovavo bene). Voglio dirlo a chi non ha fiducia, a chi pensa che non si possa scegliere, a chi si sente - come mi sentivo io - un "criceto nella ruota".
E' stata ed è una bellissima esperienza.
Non ha salvato la relazione che avevo ripreso nell'estate (lui non ha proseguito la sua terapia, si è rimesso sul piedistallo e in capo a un mese era tutto come prima, così ho chiuso definitivamente) e non dovevo neanche farlo, non per forza. La terapia è stata una scelta per me stessa, centrata su di me, ed è servita a me, per una vita più felice, serena ed appagante. E così è stato ed è.
Oggi vivo, sento e respiro in modo diverso, sono circondata di cose belle che mi scelgo e non mi sento più tirata da tutte le parti a compiacere gli altri... non mi sento nemmeno più sola. Dopo 4 mesi era già successo tutto questo... e, mentre succedevano queste belle cose dentro di me, ho conosciuto un uomo, un'esperienza nuova, d'amore... che oggi vivo pienamente!
Grazie.
[#15]
Bello che abbia voglia di condividere e portare da esempio la sua "trasformazione" ad altre persone, che magari sono titubanti ad intraprendere una psicoterapia.
Bello anche che a distanza di tanto tempo si sia ricordata di questa nostra discussione, dove, forse, è stato piantato un piccolo seme che poi ha germogliato dentro di Lei.
La fatica e il dolore del lavoro compiuto le hanno consentito finalmente di abbandonare le zavorre che le impedivano di spiccare il volo e di vivere con maggior pienezza e consapevolezza la sua vita.
Complimenti!
Bello anche che a distanza di tanto tempo si sia ricordata di questa nostra discussione, dove, forse, è stato piantato un piccolo seme che poi ha germogliato dentro di Lei.
La fatica e il dolore del lavoro compiuto le hanno consentito finalmente di abbandonare le zavorre che le impedivano di spiccare il volo e di vivere con maggior pienezza e consapevolezza la sua vita.
Complimenti!
[#16]
Mi aggiungo alla Collega per farle i miei auguri più affettuosi e anche per ringraziare lei che sta mandando un messaggio di speranza per tanti altri, sofferenti ma ancora titubanti se intraprendere o meno un percorso psicologico. Questo sta a dimostrare, anche in questa occasione, la sua generosità di fondo che da' agli altri quello che lei ha acquisito. Sono, pertanto, molto gioiosa per aver contribuito, insieme alla Dott.ssa Scalco, a stimolare le sue già buone doti introspettive e la sua motivazione al cambiamento.
Ancora auguri di cuore!
Ancora auguri di cuore!
Questo consulto ha ricevuto 16 risposte e 3.5k visite dal 15/06/2013.
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