Incertezza, demotivazione, estrema pigrizia
Gentili Dottori,
Il motivo per il quale vi scrivo è che non riesco a fare nulla. Quantomeno nulla che mi porti a qualcosa. Sono laureata piuttosto bene da più di un anno, mi reputo relativamente sveglia, non ho grossi problemi di socialità, mi definiscono come simpatica ed amichevole e, apparentemente, si potrebbe pensare che sia adatta a fare molte cose diverse. Il fatto è che non riesco a prendere decisioni, nemmeno su quello che mi piace. Complice la difficoltà a trovare un lavoro soddisfacente, non riesco, oltre ad un limite minimo, a tirare fuori un po' di spirito di iniziativa. A malapena faccio il minimo indispensabile per non confessare a me stessa che non sto facendo nulla. Mi sento come schiacciata, tirata verso il basso da una fortissima forza di gravità che mi impedisce di fare alcunché. Questo fatto mi rende depressa, anche se non mi definirei malata di depressione, anche se in passato, per lungo tempo, ho sospettato di non esserne molto lontana. Sono sempre stata una grande sognatrice, ho sempre vissuto in un mondo un po' tutto mio. Ho passato un'adolescenza difficilissima, tra forme (non gravissime ma comunque umilianti) di bullismo e sporadici desideri di sparizione o comunque di non interagire con nessuno, asocialità, seria mancanza di autostima e di progetti etc. Il tutto è sfociato in qualche anno di abuso di droghe, mai una vera e propria "dipendenza", ma comunque qualcosa che mi ha accompagnato per diversi anni. Sono stata in cura 4-5 anni da uno psicologo che mi ha aiutato a riacquistare un po' di autostima. Paradossalmente le sostanze e l'ambiente "diverso" da quello che tanto mi aveva condizionato mi sono serviti a liberarmi e a rinascere - è assurdo ma è così. Sono comunque nel frattempo riuscita a laurearmi, ho avuto un po' di ragazzi, sono diventata molto più carina, insomma sono riuscita a riacquistare alla grande autostima e anzi, addirittura, a liberarmi da tantissime paure e a rendermi conto del vero stato di cose nel mio confronto con gli altri (che prima mi sembravano molto meglio di me, sotto molti aspetti) ma non dalla incapacità di fare le cose, di portarle a termine, di smuovermi. Ho fatto qualche lavoretto che mi è relativamente piaciuto ed ho la fortuna di poter aspettare ancora un pochino e trovare finalmente qualcosa che mi piaccia, vorrei da anni fortissimamente andare all'estero e non ci riesco, non riesco a fare nulla, mi sembra come di dover scalare l'Everest. Il dramma è che io non voglio affatto rinchiudermi in una torre d'avorio, me ne vorrei andare ad esplorare il mondo, ho fame di avventure, di conoscere e soprattutto di darmi da fare. Ma non riesco a fare nulla, sono disperatamente disorganizzata, disordinata, senza la minima idea di come fare senza la capacità di portare a termine nulla. Inoltre, complice la crisi, la maggior parte dei miei tentativi vanno a vuoto e la cosa mi demoralizza molto. Scusate il lungo sfogo e grazie mille per l'attenzione.
Il motivo per il quale vi scrivo è che non riesco a fare nulla. Quantomeno nulla che mi porti a qualcosa. Sono laureata piuttosto bene da più di un anno, mi reputo relativamente sveglia, non ho grossi problemi di socialità, mi definiscono come simpatica ed amichevole e, apparentemente, si potrebbe pensare che sia adatta a fare molte cose diverse. Il fatto è che non riesco a prendere decisioni, nemmeno su quello che mi piace. Complice la difficoltà a trovare un lavoro soddisfacente, non riesco, oltre ad un limite minimo, a tirare fuori un po' di spirito di iniziativa. A malapena faccio il minimo indispensabile per non confessare a me stessa che non sto facendo nulla. Mi sento come schiacciata, tirata verso il basso da una fortissima forza di gravità che mi impedisce di fare alcunché. Questo fatto mi rende depressa, anche se non mi definirei malata di depressione, anche se in passato, per lungo tempo, ho sospettato di non esserne molto lontana. Sono sempre stata una grande sognatrice, ho sempre vissuto in un mondo un po' tutto mio. Ho passato un'adolescenza difficilissima, tra forme (non gravissime ma comunque umilianti) di bullismo e sporadici desideri di sparizione o comunque di non interagire con nessuno, asocialità, seria mancanza di autostima e di progetti etc. Il tutto è sfociato in qualche anno di abuso di droghe, mai una vera e propria "dipendenza", ma comunque qualcosa che mi ha accompagnato per diversi anni. Sono stata in cura 4-5 anni da uno psicologo che mi ha aiutato a riacquistare un po' di autostima. Paradossalmente le sostanze e l'ambiente "diverso" da quello che tanto mi aveva condizionato mi sono serviti a liberarmi e a rinascere - è assurdo ma è così. Sono comunque nel frattempo riuscita a laurearmi, ho avuto un po' di ragazzi, sono diventata molto più carina, insomma sono riuscita a riacquistare alla grande autostima e anzi, addirittura, a liberarmi da tantissime paure e a rendermi conto del vero stato di cose nel mio confronto con gli altri (che prima mi sembravano molto meglio di me, sotto molti aspetti) ma non dalla incapacità di fare le cose, di portarle a termine, di smuovermi. Ho fatto qualche lavoretto che mi è relativamente piaciuto ed ho la fortuna di poter aspettare ancora un pochino e trovare finalmente qualcosa che mi piaccia, vorrei da anni fortissimamente andare all'estero e non ci riesco, non riesco a fare nulla, mi sembra come di dover scalare l'Everest. Il dramma è che io non voglio affatto rinchiudermi in una torre d'avorio, me ne vorrei andare ad esplorare il mondo, ho fame di avventure, di conoscere e soprattutto di darmi da fare. Ma non riesco a fare nulla, sono disperatamente disorganizzata, disordinata, senza la minima idea di come fare senza la capacità di portare a termine nulla. Inoltre, complice la crisi, la maggior parte dei miei tentativi vanno a vuoto e la cosa mi demoralizza molto. Scusate il lungo sfogo e grazie mille per l'attenzione.
[#1]
Gentile Ragazza,
la fatica e l'immobilismo palesato sembra emergere ed essere nutrito da qualcosa che forse non ha ancora risolto.
La sua autostima, il rapporto con se stessa, con gli altri, con la fatica e con gli obiettivi, forse potrebbero ancora essere sede di lavoro psicologico...
Quando ha interrotto il percorso con la sua psicologa?
Aveva già recuperato in fiducia e tono dell'umore?
la fatica e l'immobilismo palesato sembra emergere ed essere nutrito da qualcosa che forse non ha ancora risolto.
La sua autostima, il rapporto con se stessa, con gli altri, con la fatica e con gli obiettivi, forse potrebbero ancora essere sede di lavoro psicologico...
Quando ha interrotto il percorso con la sua psicologa?
Aveva già recuperato in fiducia e tono dell'umore?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Se emotivamente e relazionalmente ora sta abbastanza bene, ma non riesce a organizzarsi e a progredire professionalmente, il motivo potrebbe essere, triste a dirsi, perché se lo può permettere. È una situazione comune a molti ragazzi, oggi, quella di non vedere prospettive e di non sentire lo stimolo a crearne. Vuoi per il mutamento di valori e società, vuoi per la crisi, vuoi per un certo livello di benessere raggiunto dalle famiglie, molti ragazzi oggi non si sentono più pressati a realizzarsi come accadeva in passato.
Paradossalmente, anche l'enorme aumento delle possibilità può produrre un blocco in alcune persone. Una volta era semplice: scuola-università-lavoro o scuola-lavoro, mentre oggi i riferimenti sono un po' saltati e la raccomandazione di trovare ognuno la propria strada è più importante che mai.
Paradossalmente, anche l'enorme aumento delle possibilità può produrre un blocco in alcune persone. Una volta era semplice: scuola-università-lavoro o scuola-lavoro, mentre oggi i riferimenti sono un po' saltati e la raccomandazione di trovare ognuno la propria strada è più importante che mai.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Utente
Gentili Dottori,
vi ringrazio molto per la vostra risposta tempestiva e puntuale.
Gentile Dottoressa Randone, ho interrotto il mio percorso almeno 5 anni fa perché avevo la sensazione che negli ultimi tempi la terapia fosse diventata qualcosa di simile ad una chiacchierata con un amico e mi sembrava che i miei principali problemi di autostima fossero risolti - o quasi - . La fiducia l'ho recuperata progressivamente anche dopo, il tono dell'umore è rimasto altalenante, come in fondo è sempre stato. La verità è che vorrei cercare di farcela da sola ad abbattere questo blocco apparentemente inamovibile, a suo tempo riconobbi di avere bisogno di intraprendere un percorso, adesso non me la sento, almeno non subito.
Gentile Dottor Santonocito, è verissimo ciò che dice. Nel mio caso, tuttavia, il mio malessere deriva dal volere ardentemente avere delle prospettive (che prima non pensavo di poter avere perché mi sentivo uno schifo) e di non avere strumenti per farlo, di non riuscire a muovere un passo, e quando lo faccio non a portare nulla a termine o scontrarmi con una competizione al di là delle mie possibilità di riuscita e rimanere profondamente delusa dall'esito. E' un circolo vizioso e la mia è un'impostazione mentale invalidante. Come se ne esce? Prendo e me ne vado all'estero e succeda quel che deve succedere? Accetto il primo lavoro che mi capita - se e quando mi capita - anche se non è il mio campo, non è pagato etc.? Mi metto a fare volontariato? O forse ha ragione la Dottoressa Randone, ho ancora un po' da lavorare su me stessa.
Grazie ancora ad entrambi, un cordiale saluto.
vi ringrazio molto per la vostra risposta tempestiva e puntuale.
Gentile Dottoressa Randone, ho interrotto il mio percorso almeno 5 anni fa perché avevo la sensazione che negli ultimi tempi la terapia fosse diventata qualcosa di simile ad una chiacchierata con un amico e mi sembrava che i miei principali problemi di autostima fossero risolti - o quasi - . La fiducia l'ho recuperata progressivamente anche dopo, il tono dell'umore è rimasto altalenante, come in fondo è sempre stato. La verità è che vorrei cercare di farcela da sola ad abbattere questo blocco apparentemente inamovibile, a suo tempo riconobbi di avere bisogno di intraprendere un percorso, adesso non me la sento, almeno non subito.
Gentile Dottor Santonocito, è verissimo ciò che dice. Nel mio caso, tuttavia, il mio malessere deriva dal volere ardentemente avere delle prospettive (che prima non pensavo di poter avere perché mi sentivo uno schifo) e di non avere strumenti per farlo, di non riuscire a muovere un passo, e quando lo faccio non a portare nulla a termine o scontrarmi con una competizione al di là delle mie possibilità di riuscita e rimanere profondamente delusa dall'esito. E' un circolo vizioso e la mia è un'impostazione mentale invalidante. Come se ne esce? Prendo e me ne vado all'estero e succeda quel che deve succedere? Accetto il primo lavoro che mi capita - se e quando mi capita - anche se non è il mio campo, non è pagato etc.? Mi metto a fare volontariato? O forse ha ragione la Dottoressa Randone, ho ancora un po' da lavorare su me stessa.
Grazie ancora ad entrambi, un cordiale saluto.
[#5]
Se sente di non avere strumenti per risolvere il suo problema, ma emotivamente non sta così male, è probabile che non le serva una psicoterapia, ma ad esempio una consulenza psicologica in materia lavorativa.
Riguardo all'accettare lavori sub-ottimali, almeno inizialmente, il mio consiglio è di accettarne. La gavetta è un passo quasi sempre obbligato, usciamo dall'illusione che i media lasciano oggi passare a piene mani, cioè che basti sognare qualcosa per averlo subito.
Riguardo all'accettare lavori sub-ottimali, almeno inizialmente, il mio consiglio è di accettarne. La gavetta è un passo quasi sempre obbligato, usciamo dall'illusione che i media lasciano oggi passare a piene mani, cioè che basti sognare qualcosa per averlo subito.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.6k visite dal 12/06/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Bullismo
Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).