Depressione post parto nel papà
Buongiorno,
sono una ragazza diventata felicemente neo mamma due settimane fa. Scrivo per chiedere un aiuto competente nell'affrontare una crisi del neo papà. Premetto che siamo una coppia molto giovane (io 25 e lui 27 anni), che ci conoscevamo da anni ma ci frequentavamo da pochi mesi con regolarità e che la gravidanza non è stata pianificata ma comunque è stata portata avanti con gioia ed entusiasmo da parte di entrambi. Il problema è che il mio partner durante i mesi della gravidanza sembra essere regredito ad uno stadio adolescenziale e che dopo qualche giorno dalla nascita ha cominciato a lamentare strani sintomi fisici: all'inizio era premuroso nei miei confronti e collaborativo in casa (prima dell'inizio della gestazione non convivevamo) ma col trascorrere dei mesi è diventato sempre più assente, organizzandosi svaghi e progetti alternativi che non mi coinvolgevano (lui non lavora). Questo atteggiamento, considerando anche il calo del mio tono dell'umore del primo trimestre, mi ha portato ad affrontare innumerevoli volte l'argomento della sua responsabilizzazione, dell'incertezza in cui mi sentivo di vivere dato che nessuno dei due ha lavoro e di altre mie paure ed incertezze relative al futuro. Purtroppo non ho saputo controllare le mie emozioni e quindi le mie paure uscivano allo scoperto insieme a collera e lacrime. Lui ha sempre saputo consolarmi e rassicurarmi a parole, salvo poi avvertire un cedimento verso l'inizio del secondo trimestre: mi ha confessato, pallido e tremante, di soffrire periodicamente di disturbi gastro intestinali di origine psicosomatica ed è andato in "degenza" a casa di sua madre per una settimana. Trascorso questo periodo è ritornato a casa, pallido e molto dimagrito, ma sano e con il consueto buon umore e appetito. Purtroppo però abbiamo dovuto affrontare un trasloco improvviso a distanza di un paio di mesi, cioè verso la fine della gravidanza e ciò ha portato qualche scombussolamento per me, data la grave mancanza di collaborazione e sostegno da parte sua. In questo contesto ho addirittura contratto la toxoplasmosi (senza effetti sulla bambina fortunatamente).
Infine la nascita e dopo la gioia iniziale lo ho visto rapidamente mutare il suo atteggiamento da volenteroso a passivo aggressivo; essere smarrito quando la bimba piange e rifiutarsi di cambiarle il pannolino. Fino a lamentare un nuovo malessere, sdraiarsi sul divano in preda alle coliche senza potermi minimamente aiutare e chiedendo a me di prendermi cura di lui. Io ho reagito molto male a questo suo atteggiamento, con il risultato di esasperare i suoi sintomi fisici, allontanarlo da me e facendogli negare che ci siano risvolti psicologici all'origine dei suoi disturbi. Devo segnalare che la storia familiare del mio ragazzo è molto particolare: madre ultra ansiosa e negativa (lo critica e mortifica sempre) e rapporto irrisolto con un padre assente da prima che nascesse che è deceduto recentemente. Come posso salvare l'unità della mia famiglia?
sono una ragazza diventata felicemente neo mamma due settimane fa. Scrivo per chiedere un aiuto competente nell'affrontare una crisi del neo papà. Premetto che siamo una coppia molto giovane (io 25 e lui 27 anni), che ci conoscevamo da anni ma ci frequentavamo da pochi mesi con regolarità e che la gravidanza non è stata pianificata ma comunque è stata portata avanti con gioia ed entusiasmo da parte di entrambi. Il problema è che il mio partner durante i mesi della gravidanza sembra essere regredito ad uno stadio adolescenziale e che dopo qualche giorno dalla nascita ha cominciato a lamentare strani sintomi fisici: all'inizio era premuroso nei miei confronti e collaborativo in casa (prima dell'inizio della gestazione non convivevamo) ma col trascorrere dei mesi è diventato sempre più assente, organizzandosi svaghi e progetti alternativi che non mi coinvolgevano (lui non lavora). Questo atteggiamento, considerando anche il calo del mio tono dell'umore del primo trimestre, mi ha portato ad affrontare innumerevoli volte l'argomento della sua responsabilizzazione, dell'incertezza in cui mi sentivo di vivere dato che nessuno dei due ha lavoro e di altre mie paure ed incertezze relative al futuro. Purtroppo non ho saputo controllare le mie emozioni e quindi le mie paure uscivano allo scoperto insieme a collera e lacrime. Lui ha sempre saputo consolarmi e rassicurarmi a parole, salvo poi avvertire un cedimento verso l'inizio del secondo trimestre: mi ha confessato, pallido e tremante, di soffrire periodicamente di disturbi gastro intestinali di origine psicosomatica ed è andato in "degenza" a casa di sua madre per una settimana. Trascorso questo periodo è ritornato a casa, pallido e molto dimagrito, ma sano e con il consueto buon umore e appetito. Purtroppo però abbiamo dovuto affrontare un trasloco improvviso a distanza di un paio di mesi, cioè verso la fine della gravidanza e ciò ha portato qualche scombussolamento per me, data la grave mancanza di collaborazione e sostegno da parte sua. In questo contesto ho addirittura contratto la toxoplasmosi (senza effetti sulla bambina fortunatamente).
Infine la nascita e dopo la gioia iniziale lo ho visto rapidamente mutare il suo atteggiamento da volenteroso a passivo aggressivo; essere smarrito quando la bimba piange e rifiutarsi di cambiarle il pannolino. Fino a lamentare un nuovo malessere, sdraiarsi sul divano in preda alle coliche senza potermi minimamente aiutare e chiedendo a me di prendermi cura di lui. Io ho reagito molto male a questo suo atteggiamento, con il risultato di esasperare i suoi sintomi fisici, allontanarlo da me e facendogli negare che ci siano risvolti psicologici all'origine dei suoi disturbi. Devo segnalare che la storia familiare del mio ragazzo è molto particolare: madre ultra ansiosa e negativa (lo critica e mortifica sempre) e rapporto irrisolto con un padre assente da prima che nascesse che è deceduto recentemente. Come posso salvare l'unità della mia famiglia?
[#1]
Gentile Utente,
la nascita di un bimbo pur essendo una grande gioia, è comunque un evento critico nella vita di coppia che scombussola gli equiliberi precedenti, tenendo poi in conto il fatto che per voi non è stata pianificata ed è sopraggiunta quando la vostra relazione era iniziata da poco. Non avete quindi avuto sufficiente tempo per arrivare ad una buona coniugalità, indispensabile per una buona genitorialità. Oltretutto poi avete affrontato due tappe simultaneamente, convivenza e arrivo della bimba.
Sia la convivenza che l'arrivo di un bimbo richiedono compiti evolutivi nuovi che devono essere affrontati, la rinegoziazione di ruoli e regole, la conquista di un nuovo possibile equilibrio.
Inoltre,non solo la donna ma anche l'uomo può risentire di uno stato di malessere psicologico in relazione all'arrivo di un bambino. Può ad esempio sentirsi trascurato dalla compagna, dedita ad accudire il nuovo nato. Dipende da una serie di variabili, anche interrelate tra loro, come la storia personale e familiare, quella della coppia e dall'evolversi delle sue dinamiche, da fattori contingenti (di tipo pratico ed economico), come ad esempio si potrebbe rilevare da quanto è successo a voi.<Io ho reagito molto male a questo suo atteggiamento, con il risultato di esasperare i suoi sintomi fisici, allontanarlo da me...la storia familiare del mio ragazzo è molto particolare: madre ultra ansiosa e negativa (lo critica e mortifica sempre) e rapporto irrisolto con un padre assente da prima che nascesse che è deceduto recentemente>. Anche il lutto può avere un peso nel malessere del suo compagno, sommato al resto.
Se non ce la fate ad affrontare e risolvere le vostre difficoltà da soli, attraverso un confronto sereno e costruttivo e il malessere di suo marito e di coppia dovesse perdurare oltremodo, proverei a pensare a sentire il parere diretto di un nostro collega, ad esempio presso il Consultorio Familiare ASL che vi potrebbe aiutare ad affrontare costruttivamente le difficoltà in atto.
Se crede può leggere questo articolo
http://www.psicologia-benessere.it/Coppiaefamiglia/Lanascitadiunfigliounpassaggiodelicato/tabid/117/Default.aspx
Cari auguri
la nascita di un bimbo pur essendo una grande gioia, è comunque un evento critico nella vita di coppia che scombussola gli equiliberi precedenti, tenendo poi in conto il fatto che per voi non è stata pianificata ed è sopraggiunta quando la vostra relazione era iniziata da poco. Non avete quindi avuto sufficiente tempo per arrivare ad una buona coniugalità, indispensabile per una buona genitorialità. Oltretutto poi avete affrontato due tappe simultaneamente, convivenza e arrivo della bimba.
Sia la convivenza che l'arrivo di un bimbo richiedono compiti evolutivi nuovi che devono essere affrontati, la rinegoziazione di ruoli e regole, la conquista di un nuovo possibile equilibrio.
Inoltre,non solo la donna ma anche l'uomo può risentire di uno stato di malessere psicologico in relazione all'arrivo di un bambino. Può ad esempio sentirsi trascurato dalla compagna, dedita ad accudire il nuovo nato. Dipende da una serie di variabili, anche interrelate tra loro, come la storia personale e familiare, quella della coppia e dall'evolversi delle sue dinamiche, da fattori contingenti (di tipo pratico ed economico), come ad esempio si potrebbe rilevare da quanto è successo a voi.<Io ho reagito molto male a questo suo atteggiamento, con il risultato di esasperare i suoi sintomi fisici, allontanarlo da me...la storia familiare del mio ragazzo è molto particolare: madre ultra ansiosa e negativa (lo critica e mortifica sempre) e rapporto irrisolto con un padre assente da prima che nascesse che è deceduto recentemente>. Anche il lutto può avere un peso nel malessere del suo compagno, sommato al resto.
Se non ce la fate ad affrontare e risolvere le vostre difficoltà da soli, attraverso un confronto sereno e costruttivo e il malessere di suo marito e di coppia dovesse perdurare oltremodo, proverei a pensare a sentire il parere diretto di un nostro collega, ad esempio presso il Consultorio Familiare ASL che vi potrebbe aiutare ad affrontare costruttivamente le difficoltà in atto.
Se crede può leggere questo articolo
http://www.psicologia-benessere.it/Coppiaefamiglia/Lanascitadiunfigliounpassaggiodelicato/tabid/117/Default.aspx
Cari auguri
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Gentile Utente,
carissimi auguri per la sua maternità, anche se un evento complesso è sempre tra i più belli della vita di una donna.
Il passaggio da due a tre, è sempre un evento molto complesso sia per la coppia che per entrambi i partners: cambiano le dinamiche, le attenzioni devono essere parcellizzate, c'è tanta ansia e fatica, ecc...
Spesso gli uomini, si percepiscono abbandonati, trascurati e non più al centro dell'attenzione delle loro compagne, manifestando disagio e sofferenza..
Una consulenza di coppia, sarebbe indicata
Le allego qualche lettura
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/374-quando-il-tre-minaccia-il-due-l-impatto-sulla-vita-sessuale-della-coppia-del-primo-figlio.html
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/3143-19-marzo-festa-del-papa-si-festeggia-il-padre-biologico-o-il-padre-acquisito.html
carissimi auguri per la sua maternità, anche se un evento complesso è sempre tra i più belli della vita di una donna.
Il passaggio da due a tre, è sempre un evento molto complesso sia per la coppia che per entrambi i partners: cambiano le dinamiche, le attenzioni devono essere parcellizzate, c'è tanta ansia e fatica, ecc...
Spesso gli uomini, si percepiscono abbandonati, trascurati e non più al centro dell'attenzione delle loro compagne, manifestando disagio e sofferenza..
Una consulenza di coppia, sarebbe indicata
Le allego qualche lettura
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/374-quando-il-tre-minaccia-il-due-l-impatto-sulla-vita-sessuale-della-coppia-del-primo-figlio.html
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/3143-19-marzo-festa-del-papa-si-festeggia-il-padre-biologico-o-il-padre-acquisito.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Utente
Voglio ringraziare la dottoressa Rinella e la dottoressa Randone per aver messo in luce due argomenti che nel descrivere la situazione ho inconsciamente omesso perché parlano di me, ovvero il lutto familiare e il sesso.
Il lutto per malattia è un trauma che appartiene fortemente al mio ceppo familiare poiché mia madre rimase orfana di padre all'età di dieci anni mentre mio padre perse un fratello in età molto giovane, entrambi stroncati da malattie; in questo quadro le mie reazioni sono eccessive, di rabbia, ostilità e chiusura nei confronti del suo malessere psicologico. Che tuttavia costituisce per lui una malattia invalidante fisicamente pur avendo le sue radici nella psiche. Come posso convincere il mio compagno ad affrontare un percorso psicoterapeutico se lui nega che lil suo disagio abbia tali radici?
Inoltre per quanto riguarda il sesso devo ammettere di aver subito un forte calo del desiderio verso la fine del primo trimestre; in tale occasione il mio compagno ha iniziato a lamentare dei dolori al testicolo destro e da quel momento la nostra vita sessuale è praticamente deceduta, tanto da indurmi a sospettare (senza mai trovare riscontro peraltro, quindi dev'essere una mia paranoia) che avesse una relazione parallela. Il sentimento è reciproco e sincero ma poco maturo e nel sesso lui manifesta le sue insicurezze da eiaculatore precoce, come se non si sentisse a suo agio con me. D'altro canto io esco da un parto con doppia episiotomia e sto allattando al seno, due esperienze altamente gratificanti ma anche enormemente faticose: in questo momento il sesso è veramente lontano dai miei desideri, mentre mi piacerebbe che lui si prendesse cura di me e di sua figlia, e questo pensiero irreale (e quindi nocivo) non mi abbandona, investendomi di tristezza che fa male a me e alla nostra bambina.
Il lutto per malattia è un trauma che appartiene fortemente al mio ceppo familiare poiché mia madre rimase orfana di padre all'età di dieci anni mentre mio padre perse un fratello in età molto giovane, entrambi stroncati da malattie; in questo quadro le mie reazioni sono eccessive, di rabbia, ostilità e chiusura nei confronti del suo malessere psicologico. Che tuttavia costituisce per lui una malattia invalidante fisicamente pur avendo le sue radici nella psiche. Come posso convincere il mio compagno ad affrontare un percorso psicoterapeutico se lui nega che lil suo disagio abbia tali radici?
Inoltre per quanto riguarda il sesso devo ammettere di aver subito un forte calo del desiderio verso la fine del primo trimestre; in tale occasione il mio compagno ha iniziato a lamentare dei dolori al testicolo destro e da quel momento la nostra vita sessuale è praticamente deceduta, tanto da indurmi a sospettare (senza mai trovare riscontro peraltro, quindi dev'essere una mia paranoia) che avesse una relazione parallela. Il sentimento è reciproco e sincero ma poco maturo e nel sesso lui manifesta le sue insicurezze da eiaculatore precoce, come se non si sentisse a suo agio con me. D'altro canto io esco da un parto con doppia episiotomia e sto allattando al seno, due esperienze altamente gratificanti ma anche enormemente faticose: in questo momento il sesso è veramente lontano dai miei desideri, mentre mi piacerebbe che lui si prendesse cura di me e di sua figlia, e questo pensiero irreale (e quindi nocivo) non mi abbandona, investendomi di tristezza che fa male a me e alla nostra bambina.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.5k visite dal 07/06/2013.
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