Depressione sytol da lavoro

Dopo una ricerca sul web ho appreso dell' esistenza della depressione da mancanza di propsettive, detta Sytol ( ?! ) i cui i sintomi mi descrivono a perfezione.

La mancanza di prospettive nel futuro, a quarantanni suonati, dopo un excursus eccezionale dai diciannove ai ventinove, quando lasciai un incarico importante ed invidiabile per avere un bambino, mio unico ed amato figlio, nato da una relazione solida e duratura ma comunque molto prima del previsto.

Le fantasie autolesioniste che credevo aver sconfitto dopo la separazione 4 anni fa, dopo i ripetuti e squallidi tradimenti del mio partner storico, padre di mio figlio, stanno tornando proprio ORA che ho scoperto, grazie ad una ricerca all' Inps, di essere stata defraudata di 5 anni di contributi ( regolarmente trattenuti dai provviggionali ) da due note aziende editoriali italiane.
Dopo aver lasciato la prima casa editrice che tuttora incassa 14750€ ad uscita settimanale con una rubrica da me ideata, condotta per 3 anni ( gli sponsor li trovai addirittura io! ) e che con gran piacere leggo essere in stato di liquidazione ( ben gli sta! ) venni convocata dall' attuale, cui collaboro da 2 anni in totale autonomia, ma con magri guadagni: pubblcano 1/20 di quanto scrivo, che viene accettato, con rilascio di copyright, ma non pagato per via di un contratto capestro di collaborazione occasionale cui costringono me ed altre decine e decine di imbrattacarte.
La legge non può aiutarmi: le aziende si sono parate in anticipo con cavilli vari contrattiali ( anche se la Legge Fornero ha fatto di tutto per farli cadere NON ti saldano apposta più di 5000€/ annui per evitare le relative conseguenze contributive e di promozione ).

Tutto quanto ho inventato, scritto, progettato viene regolarmente edito da altri: progetti da me scritti nel 2007 son stati oggetto di attenzione nel social shopping in noti marchi internazionali.

Ho anche ricevuto risposta da nota casa editrice dopo un anticipo di un romanzo ucronistico, dovrei partecipare al concorso relativo anno 2013...

Ma per cosa, per chi?

Vorrei solo sparire, e stavolta non solo per viaggi intorno al mondo come in passato, libera da vincoli famigliari ( con miei sudati guadagni ) ...vorrei letteralmente evaporare, smolecolarizzarm come nel teletrasporto di Star Trek...

Non voglio farmaci: so benissimo che mi servirebbe di più un buon legale, ma purtroppo costa e non ci ricaverei più di tanto ( provato su 5 cause intentate 3 vinte e 2 prescritte per forma ) .

Ditemi solo se quando le fantasie suicide si succedonio più di tre volte al mese devo chiudermi in casa o fare delle docce fredde, delle corse a perdifiato....per evitare una ben peggiore esistenza a mio figlio scolaro e mia madre invalida ( che dipendono da me).

Grazie.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Signora,

le vicende professionali che descrive generano comprensibilmente in lei rabbia e sconforto e purtroppo non a tutto ciò esiste rimedio sul piano concreto, come ha già avuto modo di scoprire.

Il rimedio però esiste per quanto riguarda il suo stato d'animo e il modo in cui affronta la situazione: oltre ai farmaci, che lei cita come unica possibilità, penso sia da prendere in considerazione l'idea che si faccia aiutare da uno psicologo ad elaborare la rabbia che prova e a reinvestirla al servizio di attività produttive, invece di pensare di rivolgerla contro di sè.

Lei non è arrabbiata solo per le questioni legate al lavoro, ma anche per il comportamento del suo ex e , forse, anche perchè scegliendo di avere un bambino ha dovuto rinunciare ad un'ulteriore crescita professionale, oltre che ad una posizione professionale invidiabile,

Le sue capacità però sussistono oggi come allora, e le sue energie potrebbero essere messe al loro servizio.

Cosa ne dice?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Ho anche ricevuto risposta da nota casa editrice dopo un anticipo di un romanzo ucronistico, dovrei partecipare al concorso relativo anno 2013...

Ma per cosa, per chi?"

Gentile Signora,
dice bene quando si descrive SENZA PROSPETTIVE, ma forse non è proprio detto che non ci siano, bensì che in questo momento di difficoltà comprensibile Lei stia facendo fatica a vedere e ad avere motivazioni.

Oltre a Suo figlio, una delle valide ragioni per cui potrebbe decidere di chiedere aiuto è proprio Lei. I momenti di difficoltà si affrontano con le armi giuste: le condotte autolesive non solo non aiutano, ma possono peggiorare il problema e devono essere sostituite da strategie più funzionali.

Quanto ai farmaci posso chiedere quale idea ha in mente a riguardo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Utente
Utente
Gentile Dottoressa Pileci,

La ringrazio per la considerazione e la tempestività nel rispondermi.

Ho un pò di vergogna a chiedere farmaci antidepressivi al mio medico curante: é proprio uno dei miei ' fan' per quel poco che riesco a scrivere...vivendo in un piccoli centro, satellite alla grande cittá ( Torino) debbo infatti sorridere a cattiva sorte dalla mattina, nel rito quotidiano del bar dove insieme al farmacista, al medico condotto, alle maestre e i commercianti del luogo dissertiamo delle questioni del posto e trovo sempre parole di incoraggiamento o consigli utili su come informarsi su corsi, bandi...però NON uso la stessa importanza verso me stessa., trascurando le mie necessità.

Ho istituito le pulizie di boschi e giardini, volontaria per gli anziani nel centro sottocasa, ci sono per tutti quando mi fermano ...e poi, quando c' é da tirare fuori risorse per me sono fatalista e rinunciataria.

Credo sia caratteriale: terza di sette figli ho avuto un' infanzia tra alti e bassi, orfana di padre a 12 anni ho seguito i fratellini come una mamma mentre i più grandi curavano solo sé stessi con le poche risorse in casa...

Mi diceva mia madre: " Ti sí che sei brava, meno male che ci sei tu...anzi: giacché hai fatto trenta fai trentuno e domani fammi questo...."- mentre dei fratelli maggiori diceva, di fronte a me:" E la terza é una donnina di casa, ci pensa lei ai piccoli, mentre i due grandi loro...sono FURBI escono dalle loro stanze solo quando c' é la spesa sul tavolo o é pronto per cenare...non lavano i piatti, non portano l' immondizia, non vestono o accompagnano i piccoli a scuola..." Con un velato cenno di complicità.

Credevo di aver rimosso tutto questo quando ottenni i primi successi sul lavoro, ma ora che di nuovo nostra madre ha bisogno di assistenza ci sono solo io, e a titolo gratuito ( le mie sorelle minori hanno ottenuto un prestito di quasi 100 mila euro che non hanno più restituito, la maggiore gode fa 4 anni della 104 e relativo tagliando imvalidi ) e mi debbo anche sentir dire: " Eh vabbé, mica hai gli orari imposti in ufficio te, sei precaria ed autonoma hai quindi sempre tempo per mamma...".

La rabbia c' é davvero, e NON sapendo come estinguerla ( tentato con mediazione famigliare, pagata da me inutilmente visto che le sorelle non si sono presentate a fare chiarimento, poi un sei sedute di psicologo infantile per mio figlio, per capire se la mia genitorialità fosse compromessa e il responso fu che ero IO da tenere sotto osservazione non mio figlio che vive abbastanza bene la separazione dei genitori e le molte trasferte cui l' ho costretto negli anni).

Scusi la prolissità, ci sono cascata di nuovo. Posso comunque ottenere degli antidepressivi che NON diano dipendenza e non mi facciano ulteriormente ingrassare ( passata dai 62 ai 72 chili negli ultimi 12 mesi ...)?

Grazie di nuovo,

Patty
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

io credo, con i limti idi un consulto telematico, che la sequenza che ha descritto molto bene con queste parole "...però NON uso la stessa importanza verso me stessa., trascurando le mie necessità.

Ho istituito le pulizie di boschi e giardini, volontaria per gli anziani nel centro sottocasa, ci sono per tutti quando mi fermano ...e poi, quando c' é da tirare fuori risorse per me sono fatalista e rinunciataria...."

dovrebbe essere modificata a Suo vantaggio per vivere meglio, altrimenti la rabbia ci sarà sempre.

Però, ciò che in genere si cerca di far vedere ad esempio durante una psicoterapia è proprio che tali comportamenti da "accuditrice compulsiva" hanno certamente dei vantaggi per il pz e probabilmente sono stati appresi nelle esperienze della vita, ma si può anche imparare a comportarsi e a pensare diversamente.

Anzichè preoccuparsi così tanto per tutti, potrebbe prendere in considerazione l'idea di occuparsi di se stessa, imparando anche Lei -come mi pare abbiano fatto gli altri Suoi fratelli- a mettere dei paletti.
L'alternativa, sennò, è arrivare sempre ultima e sentirsi l'ultima e quella inadeguata.

Potrebbe cercare uno psicologo presso l'ASL della Sua zona e chiedere aiuto, mettendo a fuoco meglio di quanto possiamo fare qui il Suo problema.

Per quanto riguarda la relazione con il Suo medico, comprendo pienamente le Sue remore: faccia una consultazione psicologica e, dopo la valutazione, eventualmente, sarà iul Collega che La vedrà a suggerirLe di rivolgersi anche allo specialista per una eventuale terapia farmacologica.

Il primo Suo obiettivo deve essere il benessere.

Un cordiale saluto,
[#5]
Utente
Utente
Sono commossa: Sue parole hanno colpito nel segno, perché mi fanno ancora credere nel Prossimo.

Seguirò una psicoterapeuta ' calmierata' ( ci sono associazioni sul territorio che offrono terapie a onorari abbordabili ) e, se deciso dallo specialista, anche la terapia farmacologica.

Grazie di cuore,

Patty
[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Esattamente, sul territorio ci sono molte opportunità per incontrare uno psicologo per una prima valutazione; poi se fosse necessaria una psicoterapia e/o una farmacoterapia si valuterà.

Intanto si prenda cura di se stessa.

Buona giornata,