Ansia, paura del futuro, insoddisfazione
Gentilissimi Dottori
dopo una lunga riflessione ho finalmente deciso di chiedere un consulto qui per poter comprendere meglio se è il caso di avviare un percorso di terapia (sul quale ho più volte fatto profonde riflessioni).
Sono un ragazzo di 27 anni, laureato nel 2011 con il massimo dei voti in Economia (laurea specialistica). La mia carriera lavorativa è stata piuttosto complessa: durante gli studi ho avuto l'opportunità di un lavoro stabile e sicuro che però mi ha reso insoddisfatto, irritabile, intrattabile e praticamente privo di ogni voglia sia di imparare (sul lavoro) sia di coltivare qualsiasi passioni al di fuori dello stesso.
Ho deciso quindi di abbandonare quel lavoro sicuro per completare il mio percorso di studi. Dopo alcune deludenti esperienze nella mia provincia (che lavorativamente offre poco) ho cercato "fortuna" a Milano. Lì ho trovato un buon impiego (interessante ma con zero prospettive di crescita se non cambiando azienda), con stipendio medio-basso (per la realtà milanese) e una costante sofferenza per la lontananza dai miei luoghi d'origine e dalle persone care.
Dopo sei mesi, poiché il mio stipendio non mi consentiva di essere completamente autonomo e non volendo pesare sui miei genitori, sono tornato alla base, "accontentandomi" di un lavoro totalmente estraneo al mio percorso di studi con uno stipendio minimo che mi ha consentito di vivere dignitosamente (considerando che sono tornato a vivere con i miei genitori). Dopo circa nove mesi, però, ho lasciato anche quest'impiego per problemi personali con gli altri dipendenti che mi hanno reso impossibile restare (non entro nel merito del loro comportamento, ma mi era davvero difficile restare).
Attualmente sono quindi disoccupato, totalmente terrorizzato dal futuro e senza idee su dove orientare la mia ricerca professionale.
Vi ho parlato della mia "carriera" lavorativa perché è la costante che accompagna i miei pensieri e le mie ansie. E' lì che tutte le mie preoccupazioni sono orientate: la paura di non realizzarsi, di non avere un reddito sufficiente per costruire una famiglia (sono fidanzato da 10 anni e c'è tanta voglia di coronare un sogno), di non sentirmi realizzato.
Inoltre, ciclicamente vengo colto da periodi "down" (non voglio chiamarla depressione perché so che è una malattia importante e forse offenderei chi ne soffre realmente) che mi portano ad abbattermi, chiudermi in casa, parlare poco e dormire moltissimo.
Sento che c'è qualcosa dentro di me che non va, ma non riesco ad "isolarlo". Che mi rende insoddisfatto dei miei percorsi lavorativi, che mi porta sempre a cercare altro. Ho pensato che un percorso di terapia potesse aiutarmi, ma visto le ristrettezze economiche attuali ho anche paura di affrontare una spesa così importante ma potenzialmente senza un fine effettivo.
Quel che è certo è che sono settimane che non penso ad altro, e questo condiziona la qualità delle mie giornate e del mio umore.
Grazie in anticipo del tempo che mi dedicherete.
dopo una lunga riflessione ho finalmente deciso di chiedere un consulto qui per poter comprendere meglio se è il caso di avviare un percorso di terapia (sul quale ho più volte fatto profonde riflessioni).
Sono un ragazzo di 27 anni, laureato nel 2011 con il massimo dei voti in Economia (laurea specialistica). La mia carriera lavorativa è stata piuttosto complessa: durante gli studi ho avuto l'opportunità di un lavoro stabile e sicuro che però mi ha reso insoddisfatto, irritabile, intrattabile e praticamente privo di ogni voglia sia di imparare (sul lavoro) sia di coltivare qualsiasi passioni al di fuori dello stesso.
Ho deciso quindi di abbandonare quel lavoro sicuro per completare il mio percorso di studi. Dopo alcune deludenti esperienze nella mia provincia (che lavorativamente offre poco) ho cercato "fortuna" a Milano. Lì ho trovato un buon impiego (interessante ma con zero prospettive di crescita se non cambiando azienda), con stipendio medio-basso (per la realtà milanese) e una costante sofferenza per la lontananza dai miei luoghi d'origine e dalle persone care.
Dopo sei mesi, poiché il mio stipendio non mi consentiva di essere completamente autonomo e non volendo pesare sui miei genitori, sono tornato alla base, "accontentandomi" di un lavoro totalmente estraneo al mio percorso di studi con uno stipendio minimo che mi ha consentito di vivere dignitosamente (considerando che sono tornato a vivere con i miei genitori). Dopo circa nove mesi, però, ho lasciato anche quest'impiego per problemi personali con gli altri dipendenti che mi hanno reso impossibile restare (non entro nel merito del loro comportamento, ma mi era davvero difficile restare).
Attualmente sono quindi disoccupato, totalmente terrorizzato dal futuro e senza idee su dove orientare la mia ricerca professionale.
Vi ho parlato della mia "carriera" lavorativa perché è la costante che accompagna i miei pensieri e le mie ansie. E' lì che tutte le mie preoccupazioni sono orientate: la paura di non realizzarsi, di non avere un reddito sufficiente per costruire una famiglia (sono fidanzato da 10 anni e c'è tanta voglia di coronare un sogno), di non sentirmi realizzato.
Inoltre, ciclicamente vengo colto da periodi "down" (non voglio chiamarla depressione perché so che è una malattia importante e forse offenderei chi ne soffre realmente) che mi portano ad abbattermi, chiudermi in casa, parlare poco e dormire moltissimo.
Sento che c'è qualcosa dentro di me che non va, ma non riesco ad "isolarlo". Che mi rende insoddisfatto dei miei percorsi lavorativi, che mi porta sempre a cercare altro. Ho pensato che un percorso di terapia potesse aiutarmi, ma visto le ristrettezze economiche attuali ho anche paura di affrontare una spesa così importante ma potenzialmente senza un fine effettivo.
Quel che è certo è che sono settimane che non penso ad altro, e questo condiziona la qualità delle mie giornate e del mio umore.
Grazie in anticipo del tempo che mi dedicherete.
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Sembra che esistano due problemi, uno relativo al disagio psicologico e l'altro alla condizione (non) lavorativa.
Il primo dei due però è quasi scontato che influenzi il secondo, quindi sarebbe forse opportuno risolverlo per primo. Oltre all'ansia, che sembra presente, può esserci, se non uno stato depressivo vero e proprio, forse una disforia o umore depresso (la depressione può esistere a vari gradi d'intensità e gravità).
Il suggerimento è rivolgersi inizialmente a uno psicologo per un colloquio di valutazione, poi potrà esserle suggerito un percorso di cura o meno. Ma almeno farsi vedere per inquadrare il caso in modo corretto, cosa da qui evidentemente impossibile.
Il primo dei due però è quasi scontato che influenzi il secondo, quindi sarebbe forse opportuno risolverlo per primo. Oltre all'ansia, che sembra presente, può esserci, se non uno stato depressivo vero e proprio, forse una disforia o umore depresso (la depressione può esistere a vari gradi d'intensità e gravità).
Il suggerimento è rivolgersi inizialmente a uno psicologo per un colloquio di valutazione, poi potrà esserle suggerito un percorso di cura o meno. Ma almeno farsi vedere per inquadrare il caso in modo corretto, cosa da qui evidentemente impossibile.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Gentile Ragazzo,
se sente la necessità di parlare di persona con uno psicologo, può rivolgersi al servizio di psicologia della sua ASL: i costi sono decisamente contenuti, ma la professionalità di chi ci lavora non è inferiore a chi lavora privatamente. Inoltre, non essendo attualmente occupato, potrebbe con facilità trovare il tempo per effettuare le sedute.
Un'alternativa più specifica potrebbe invece essere quella di verificare se all'interno del Centro per l'Impiego della sua città viene offerto un servizio di orientamento al lavoro, magari attraverso un iter di bilancio delle competenze, che l'aiuti a chiarirsi meglio le idee in merito e le faccia conoscere in modo più approfondito le opportunità di impiego che nel suo territorio potrebbe trovare.
La sua ragazza lavora o studia?
Come vanno le cose tra di voi?
Saluti.
se sente la necessità di parlare di persona con uno psicologo, può rivolgersi al servizio di psicologia della sua ASL: i costi sono decisamente contenuti, ma la professionalità di chi ci lavora non è inferiore a chi lavora privatamente. Inoltre, non essendo attualmente occupato, potrebbe con facilità trovare il tempo per effettuare le sedute.
Un'alternativa più specifica potrebbe invece essere quella di verificare se all'interno del Centro per l'Impiego della sua città viene offerto un servizio di orientamento al lavoro, magari attraverso un iter di bilancio delle competenze, che l'aiuti a chiarirsi meglio le idee in merito e le faccia conoscere in modo più approfondito le opportunità di impiego che nel suo territorio potrebbe trovare.
La sua ragazza lavora o studia?
Come vanno le cose tra di voi?
Saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#3]
Concordo con l'ordine di priorità che il Collega evidenzia. Una consulenza e una eventuale terapia possono essere molto importanti per mettere a fuoco alcuni processi disfunzionali che lei sta mettendo in atto. L'investimento in denaro e in tempi che questa richiederebbe dipende anche dall'obiettivo terapeutico da concordare con il professionista, ovvero se più sul versante del comprendere come mai sembra ripetersi lo stesso copione -accetto, mi sperimento, mi deludo, me ne vado- oppure se più sul versante di una richiesta specifica ed esplicita , quindi più circoscrivibile e limitata.
Visto che ha già compreso il suo funzionamento ed e' consapevole che questo può seriamente impedirle di concretizzare i suoi progetti, sia lavorativi che sentimentali, prima che il problema si incancrenisca, le consiglio una consulenza psicologica in tempi brevi.
Cordiali saluti
Dott.ssa E.Scolamacchia
Visto che ha già compreso il suo funzionamento ed e' consapevole che questo può seriamente impedirle di concretizzare i suoi progetti, sia lavorativi che sentimentali, prima che il problema si incancrenisca, le consiglio una consulenza psicologica in tempi brevi.
Cordiali saluti
Dott.ssa E.Scolamacchia
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#4]
Utente
Anzitutto grazie per le risposte celeri e chiare.
Rispondo alla Dottoressa Scalco, dicendo che - purtroppo - anche la mia ragazza è attualmente disoccupata (arrotonda con lavoretti occasionali).
Il nostro status però non condiziona il nostro rapporto. Anzi, le cose tra noi vanno davvero bene, dopo dieci anni ci amiamo come fosse il primo giorno e la nostra relazione è fatta di supporto ed affetto sincero.
Approfondisco anche meglio il mio quadro professionale: io mi reputo un ragazzo capace. In tutte le esperienze lavorative fatte la scelta di andare via è sempre stata mia (ed è qui che forse, come suggerito dalla Dottoressa Scolamacchia, dovrei approfondire le cause che mi hanno spinto a farlo). Nonostante le mie scelte, però, ho sempre dato il massimo sul lavoro con risultati anche estremamente brillanti.
Ogni volta che inizio una nuova esperienza professionale sento forti stimoli (forse parto troppo "forte") ma quest'entusiasmo inizia a scemare già dopo i primi 6 mesi, e sorge quel latente senso di insoddisfazione che mi porta a cercare il cambiamento.
Oggi sono forti in me due sensazioni: la paura che quel senso di insoddisfazione riappaia puntuale alla mia prossima opportunità lavorativa e il terrore - di conseguenza - di non riuscire a realizzarmi per la mancanza di quella "fame" che dovrebbe - secondo me - essere presente in una carriera lavorativa di successo.
Inoltre c'è un altro problema di fondo che mi preoccupa: la mancanza di un obiettivo. Ancora oggi non ho ben chiaro quale sia l'obiettivo professionale che vorrei raggiungere e questo mi fa rimanere un po' in balia degli eventi. Spesso ho la sensazione di aver sbagliato tutto: le mie attitudini sono verso l'estro e la creatività, la scrittura, le emozioni. Invece ho un percorso di studi tecnico, preciso, a cui sono seguite esperienze lavorative di quel "tenore". E quindi mi sento "nel posto sbagliato", ed in ritardo per cambiare.
Grazie ancora per questo supporto.
Rispondo alla Dottoressa Scalco, dicendo che - purtroppo - anche la mia ragazza è attualmente disoccupata (arrotonda con lavoretti occasionali).
Il nostro status però non condiziona il nostro rapporto. Anzi, le cose tra noi vanno davvero bene, dopo dieci anni ci amiamo come fosse il primo giorno e la nostra relazione è fatta di supporto ed affetto sincero.
Approfondisco anche meglio il mio quadro professionale: io mi reputo un ragazzo capace. In tutte le esperienze lavorative fatte la scelta di andare via è sempre stata mia (ed è qui che forse, come suggerito dalla Dottoressa Scolamacchia, dovrei approfondire le cause che mi hanno spinto a farlo). Nonostante le mie scelte, però, ho sempre dato il massimo sul lavoro con risultati anche estremamente brillanti.
Ogni volta che inizio una nuova esperienza professionale sento forti stimoli (forse parto troppo "forte") ma quest'entusiasmo inizia a scemare già dopo i primi 6 mesi, e sorge quel latente senso di insoddisfazione che mi porta a cercare il cambiamento.
Oggi sono forti in me due sensazioni: la paura che quel senso di insoddisfazione riappaia puntuale alla mia prossima opportunità lavorativa e il terrore - di conseguenza - di non riuscire a realizzarmi per la mancanza di quella "fame" che dovrebbe - secondo me - essere presente in una carriera lavorativa di successo.
Inoltre c'è un altro problema di fondo che mi preoccupa: la mancanza di un obiettivo. Ancora oggi non ho ben chiaro quale sia l'obiettivo professionale che vorrei raggiungere e questo mi fa rimanere un po' in balia degli eventi. Spesso ho la sensazione di aver sbagliato tutto: le mie attitudini sono verso l'estro e la creatività, la scrittura, le emozioni. Invece ho un percorso di studi tecnico, preciso, a cui sono seguite esperienze lavorative di quel "tenore". E quindi mi sento "nel posto sbagliato", ed in ritardo per cambiare.
Grazie ancora per questo supporto.
[#5]
Rispetto a quest'ultimo passaggio del suo post, ribadisco la possibilità di rivolgersi agli esperti del centro dell'impiego della sua città per cercare di capire meglio quale possa essere il suo "posto giusto":
http://www.provincia.potenza.it/provincia/detail.jsp?otype=1116&id=111462&sec=1136
Cordialità.
http://www.provincia.potenza.it/provincia/detail.jsp?otype=1116&id=111462&sec=1136
Cordialità.
[#6]
Utente
Grazie mille Dottoressa.
Lei crede quindi che risolvendo (o quantomeno provando a fare chiarezza) in questo mio stato di confusione legata all'ambito lavorativo potrò sconfiggere questa persistente ansia che accompagna le mie giornate? Questa persistente paura di fallire, di non essere in grado di realizzarmi, di costruire un futuro concreto per una - seppur ancora ipotetica - famiglia?
Volevo anche completare il mio profilo con alcune caratteristiche che non sono influenzate da questo particolare momento che vivo, ma che minano comunque il mio quotidiano: sono discretamente ipocondriaco (percepisco spesso sintomi anche minimi che mi portano a vivere i giorni precedenti il consulto medico con enorme preoccupazione), ho paura di volare (nonostante abbia preso già più di dieci volte il mezzo nella mia vita) e questo mi impedisce di pianificare vacanze, viaggi di piacere o spostamenti potenzialmente anche più comodi e sono in conflitto perenne con le mie abitudini: ho voglia di migliorarmi, cambiare qualche lato di me (come una forte pigrizia) ma non riesco per quanto mi sforzi. Tendo sempre a rimandare, a dichiararmi troppo stanco o pensando che "ora non è una priorità".
Tutti questi fattori mi hanno sempre creato un certo disagio, che però ora si somma alle mie difficoltà occupazionali e crea un quadro che mi fa vivere una forte amarezza quotidiana circa il mio essere.
Grazie in anticipo.
Buona giornata
Lei crede quindi che risolvendo (o quantomeno provando a fare chiarezza) in questo mio stato di confusione legata all'ambito lavorativo potrò sconfiggere questa persistente ansia che accompagna le mie giornate? Questa persistente paura di fallire, di non essere in grado di realizzarmi, di costruire un futuro concreto per una - seppur ancora ipotetica - famiglia?
Volevo anche completare il mio profilo con alcune caratteristiche che non sono influenzate da questo particolare momento che vivo, ma che minano comunque il mio quotidiano: sono discretamente ipocondriaco (percepisco spesso sintomi anche minimi che mi portano a vivere i giorni precedenti il consulto medico con enorme preoccupazione), ho paura di volare (nonostante abbia preso già più di dieci volte il mezzo nella mia vita) e questo mi impedisce di pianificare vacanze, viaggi di piacere o spostamenti potenzialmente anche più comodi e sono in conflitto perenne con le mie abitudini: ho voglia di migliorarmi, cambiare qualche lato di me (come una forte pigrizia) ma non riesco per quanto mi sforzi. Tendo sempre a rimandare, a dichiararmi troppo stanco o pensando che "ora non è una priorità".
Tutti questi fattori mi hanno sempre creato un certo disagio, che però ora si somma alle mie difficoltà occupazionali e crea un quadro che mi fa vivere una forte amarezza quotidiana circa il mio essere.
Grazie in anticipo.
Buona giornata
[#7]
<<risolvendo (o quantomeno provando a fare chiarezza) in questo mio stato di confusione legata all'ambito lavorativo potrò sconfiggere questa persistente ansia che accompagna le mie giornate?>>
Questo non glielo so dire, ma intanto si può iniziare a sistemare un tassello della propria esistenza che (inevitabilmente) avrà ripercussioni anche sugli altri.
Non perda ulteriore tempo sul web: cerchi invece un Collega della sua zona da incontrare di persona, per iniziare insieme con lui un percorso che l'aiuti a superare le attuali difficoltà e insoddisfazioni.
Saluti.
Questo non glielo so dire, ma intanto si può iniziare a sistemare un tassello della propria esistenza che (inevitabilmente) avrà ripercussioni anche sugli altri.
Non perda ulteriore tempo sul web: cerchi invece un Collega della sua zona da incontrare di persona, per iniziare insieme con lui un percorso che l'aiuti a superare le attuali difficoltà e insoddisfazioni.
Saluti.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 16k visite dal 01/06/2013.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.