La morte di un obiettivo
Salve a tutti, sono una studentessa di psicologia, mi manca un anno a finire la laurea specialistica e ultimamente sono parecchio abbattuta: il mio percorso universitario non è stato "canonico": dopo essere andata a convivere (lavorando) a 19 anni, a 23 ho deciso di iscrivermi all'università super motivata dal bisogno di fare un lavoro che mi piace. Ora ne ho 27, sono in corso, non ho sforato ma per fare ciò ho passato lunghi periodi senza poter lavorare, assillata dall'idea di dover finire il prima possibile, dando a volte 5 esami in un mese (con l'obbligo di una media sopra il 27!)... passando per insonnia, ansia, depressione, ritiro sociale, ossessioni e chi più ne ha più ne metta! ma le mie condizioni economiche sono orribili, i miei, giustamente, mi passano non più di 200 euro al mese e devo vivere con quelli....ho bisogno di lavorare ma l'idea di fare un lavoro che non mi piace mi manda in depressione, l'idea di posticipare anche solo di pochi mesi la laurea mi fa disperare, mi fa sentire vecchia.... però la realtà si fa sentire, non posso passare i prossimi 2 anni (fino all'abilitazione) senza lavorare, ma non riesco ad accettare proprio la cosa. Non riesco a rassegnarmi all'idea che comunque prima di 2 anni (minimo) il lavoro che mi piace non lo posso fare! risultato: sono depressa, non riesco a concentrarmi e a studiare! non riesco a uscirne. In terapia? costa troppo...che fare? nessuno mi capisce....è così terribile iniziare a fare il lavoro che m piace a 30 anni? a me la cosa non va proprio giù, mi rifiuto di vivere così.... mi sento una fallita, vecchia, mi viene voglia di scappare ma non so bene da cosa....
[#1]
Gentile utente,
Da quello che scrive si sente intrappolata tra una serie di doverizzazioni: dover finire nei tempi dovuti, dover prendere una media alta, dover fare un lavoro che le piace. Dall'altra parte, sente che non può accettare di fare un lavoro che non le piace, anche se solo momentaneo, non può permettersi una terapia per i costi.... Questa si chiama impasse o blocco, secondo un pensiero rigido e dicotomico, del tipo o/o , che non lascia spazio a soluzioni alternative. Ovvio che lei si senta senza via di uscita. Ora la invito a riflettere su un aspetto importante : lei si sta preparando a svolgere una professione impegnativa che richiede competenze- e queste le sta acquisendo con lo studio-ma richiede altrettanto una vita privata equilibrata e soddisfacente, ben calibrata tra l'impegno e il piacere, tra il sacrificio e lo spazio di cura per se'. Tutto lo studio non può sopperire all'esperienza di vita e a un senso di soddisfazione personale e saranno queste caratteristiche, soprattutto, a fare di lei una vera psicologa. Per cui, la invito a prendersi cura di se' come persona, ancor prima che come studentessa. La maggior parte degli psicologi inizia col fare altri lavori, sia perché il mercato non offre grandi prospettive, sia perché cominciano a sperimentarsi con la realtà e con le relazioni e le inevitabili frustrazioni e questo amplia la loro prospettiva e li mette in grado di capire anche i futuri pazienti che si troveranno, spesso, in situazioni simili.
In questi anni, quanto si è' curata di altri aspetti-relazioni sentimentali, amicali, interessi, hobbies ecc.- e quante energie e tempo ha investito solo nello studio?
Cordiali saluti
Dott.ssa E.Scolamacchia
Da quello che scrive si sente intrappolata tra una serie di doverizzazioni: dover finire nei tempi dovuti, dover prendere una media alta, dover fare un lavoro che le piace. Dall'altra parte, sente che non può accettare di fare un lavoro che non le piace, anche se solo momentaneo, non può permettersi una terapia per i costi.... Questa si chiama impasse o blocco, secondo un pensiero rigido e dicotomico, del tipo o/o , che non lascia spazio a soluzioni alternative. Ovvio che lei si senta senza via di uscita. Ora la invito a riflettere su un aspetto importante : lei si sta preparando a svolgere una professione impegnativa che richiede competenze- e queste le sta acquisendo con lo studio-ma richiede altrettanto una vita privata equilibrata e soddisfacente, ben calibrata tra l'impegno e il piacere, tra il sacrificio e lo spazio di cura per se'. Tutto lo studio non può sopperire all'esperienza di vita e a un senso di soddisfazione personale e saranno queste caratteristiche, soprattutto, a fare di lei una vera psicologa. Per cui, la invito a prendersi cura di se' come persona, ancor prima che come studentessa. La maggior parte degli psicologi inizia col fare altri lavori, sia perché il mercato non offre grandi prospettive, sia perché cominciano a sperimentarsi con la realtà e con le relazioni e le inevitabili frustrazioni e questo amplia la loro prospettiva e li mette in grado di capire anche i futuri pazienti che si troveranno, spesso, in situazioni simili.
In questi anni, quanto si è' curata di altri aspetti-relazioni sentimentali, amicali, interessi, hobbies ecc.- e quante energie e tempo ha investito solo nello studio?
Cordiali saluti
Dott.ssa E.Scolamacchia
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#2]
>>> ho bisogno di lavorare ma l'idea di fare un lavoro che non mi piace mi manda in depressione
>>>
In tal caso deve scegliere: o adattarsi inizialmente a fare lavori sub-ottimali, come fanno tutti quando sono all'inizio, o la depressione.
Non c'è nulla di male a essere studenti lavoratori più in là con gli anni della media. Ad esempio io mi sono iscritto all'università a 33 anni, dopo essermi preso un bel po' di tempo per capire in cosa mi piaceva laurearmi.
>>>
In tal caso deve scegliere: o adattarsi inizialmente a fare lavori sub-ottimali, come fanno tutti quando sono all'inizio, o la depressione.
Non c'è nulla di male a essere studenti lavoratori più in là con gli anni della media. Ad esempio io mi sono iscritto all'università a 33 anni, dopo essermi preso un bel po' di tempo per capire in cosa mi piaceva laurearmi.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Ex utente
Vi ringrazio per le vostre risposte.
Per quanto riguarda la prima risposta.... è vero, sono d'accordo che la maggior parte delle competenze si acquisisce tramite l'esperienza di vita, o meglio tramite la vita stessa (vivere, stare in società, avere hobbies etc)... Personalmente ho semrpe "vissuto", ho amato, ho lavorato, ho fatto tanti sacrifici, mi sono mantenuta da sola dall'età di 19 anni, ho fatto di tutto..... è proprio questo il punto: non ne posso più, sembra che la fine non arrivi mai e mi sento un attimo "sottovalutata" , ho delle esigenze (come l'essere totalmente indipendente come una volta) che mal si conciliano con l'essere studentessa (o lavoratrice e studentessa). Mi sento come intrappolata in una fase evolutiva che non mi si addice...
Per quanto riguarda la seconda risposta: già, la scelta è tra quelle due alternative, ma il mio problema è proprio "la corsa contro il tempo", l'arrivare il prima possibile, il sentirmi realizzata, io ho sempre saputo cosa volevo studiare ma sono dovuta "scappare di casa" (per motivi un po' complessi da scrivere qui in due righe) e non so più con chi arrabbiarmi.
Forse ho degli standard che non riesco ad abbattere.....
E' vero, non c'è nulla di male a studiare e lavorare ma questo vale per gli altri, con me stessa valgono leggi diverse, non mi perdono facilmente degli errori o delle deviazioni dai miei standard.
Grazie di nuovo per la vostre risposte
Per quanto riguarda la prima risposta.... è vero, sono d'accordo che la maggior parte delle competenze si acquisisce tramite l'esperienza di vita, o meglio tramite la vita stessa (vivere, stare in società, avere hobbies etc)... Personalmente ho semrpe "vissuto", ho amato, ho lavorato, ho fatto tanti sacrifici, mi sono mantenuta da sola dall'età di 19 anni, ho fatto di tutto..... è proprio questo il punto: non ne posso più, sembra che la fine non arrivi mai e mi sento un attimo "sottovalutata" , ho delle esigenze (come l'essere totalmente indipendente come una volta) che mal si conciliano con l'essere studentessa (o lavoratrice e studentessa). Mi sento come intrappolata in una fase evolutiva che non mi si addice...
Per quanto riguarda la seconda risposta: già, la scelta è tra quelle due alternative, ma il mio problema è proprio "la corsa contro il tempo", l'arrivare il prima possibile, il sentirmi realizzata, io ho sempre saputo cosa volevo studiare ma sono dovuta "scappare di casa" (per motivi un po' complessi da scrivere qui in due righe) e non so più con chi arrabbiarmi.
Forse ho degli standard che non riesco ad abbattere.....
E' vero, non c'è nulla di male a studiare e lavorare ma questo vale per gli altri, con me stessa valgono leggi diverse, non mi perdono facilmente degli errori o delle deviazioni dai miei standard.
Grazie di nuovo per la vostre risposte
[#4]
Cara ragazza,
concordo la parola "equilibrio" di cui accennava la dr.ssa Scalamacchia nel precedente contributo. Una vita privata equilibrata è condizione indispensabile per intraprendere la professione psicologica.
Forse la questione che ora ci sta portando è la pecunia. Tuttavia non sta a noi dire se duecento euro al mese possano o meno bastare per vivere ..MA, se veramente il traguardo è alle porte,
e il suo convivente non è disposto ad aiutarla in questo sforzo economico (per ipotesi..), le suggerirei di tornare a vivere in famiglia.
Al di la di tutto , il lavoro fa parte della vita e come si sa la miglior intelligenza non è quella del voto brillante e di una laurea di tutto punto ma viene dalla capacità dell'individuo di sapersela cavare in condizioni avverse e nel migliore dei modi. La vita è fatta di scelte ed è questo il senso che voglio dare a queste parole.
Ed è su questo punto che la inviterei a prendersi una pausa di riflessione, ricordandole che tutte le esperenze di vita entrano a pieno nella propria biografia personale e quindi anche in quello professionale.
Ovviamente chi già lavora è in qualche modo privilegiato più di altri perchè ha imparato a stare al mondo in modo diverso dall'essere studente.
concordo la parola "equilibrio" di cui accennava la dr.ssa Scalamacchia nel precedente contributo. Una vita privata equilibrata è condizione indispensabile per intraprendere la professione psicologica.
Forse la questione che ora ci sta portando è la pecunia. Tuttavia non sta a noi dire se duecento euro al mese possano o meno bastare per vivere ..MA, se veramente il traguardo è alle porte,
e il suo convivente non è disposto ad aiutarla in questo sforzo economico (per ipotesi..), le suggerirei di tornare a vivere in famiglia.
Al di la di tutto , il lavoro fa parte della vita e come si sa la miglior intelligenza non è quella del voto brillante e di una laurea di tutto punto ma viene dalla capacità dell'individuo di sapersela cavare in condizioni avverse e nel migliore dei modi. La vita è fatta di scelte ed è questo il senso che voglio dare a queste parole.
Ed è su questo punto che la inviterei a prendersi una pausa di riflessione, ricordandole che tutte le esperenze di vita entrano a pieno nella propria biografia personale e quindi anche in quello professionale.
Ovviamente chi già lavora è in qualche modo privilegiato più di altri perchè ha imparato a stare al mondo in modo diverso dall'essere studente.
Dr.ssa Alessandra VAROTTO
psicologa clinico dinamica indirizzo comunità
Iscritta all'albo Regione Veneto n.7550
www.studiovarotto.com
[#5]
>>> Forse ho degli standard che non riesco ad abbattere
[...]
non c'è nulla di male a studiare e lavorare ma questo vale per gli altri, con me stessa valgono leggi diverse, non mi perdono facilmente degli errori o delle deviazioni dai miei standard
>>>
Questa è una buona definizione di ossessività: perfezionismo, standard elevati, sensazione di dover fare presto e bene la cosa giusta, altrimenti...
Ma in questo caso il problema da risolvere per primo sarebbe l'eccessivo bisogno di controllo. Altrimenti tutto il resto ne viene facilmente condizionato in negativo, e si trova a cercare di risolvere un problema mentre esso si trova da un'altra parte.
Per essere più chiaro: è probabile che lei si stia ponendo come problema il soddisfare le spinte provenienti dal suo perfezionismo, mentre il problema vero sarebbe quello di ridurlo.
Perdoni la domanda, ma se i dati che ha inserito sono esatti lei è sottopeso. Ha avuto o sta avendo problemi di comportamento alimentare?
[...]
non c'è nulla di male a studiare e lavorare ma questo vale per gli altri, con me stessa valgono leggi diverse, non mi perdono facilmente degli errori o delle deviazioni dai miei standard
>>>
Questa è una buona definizione di ossessività: perfezionismo, standard elevati, sensazione di dover fare presto e bene la cosa giusta, altrimenti...
Ma in questo caso il problema da risolvere per primo sarebbe l'eccessivo bisogno di controllo. Altrimenti tutto il resto ne viene facilmente condizionato in negativo, e si trova a cercare di risolvere un problema mentre esso si trova da un'altra parte.
Per essere più chiaro: è probabile che lei si stia ponendo come problema il soddisfare le spinte provenienti dal suo perfezionismo, mentre il problema vero sarebbe quello di ridurlo.
Perdoni la domanda, ma se i dati che ha inserito sono esatti lei è sottopeso. Ha avuto o sta avendo problemi di comportamento alimentare?
[#6]
Ex utente
< Per essere più chiaro: è probabile che lei si stia ponendo come problema il soddisfare le spinte provenienti dal suo perfezionismo, mentre il problema vero sarebbe quello di ridurlo. >
Sì, in effetti questa frase è piuttosto calzante! non riesco a fare a meno di questo "perfezionismo" ma al tempo stesso la spinta verso questo mi stressa...
No, non ho disturbi del comportamento alimentare, in passato (tra i 18 e i 23 anni) ho avuto una lieve forma di anoressia... non ero particolarmente sottopeso (come non lo sono adesso, sì, magari quei 3/4 kg) ma ero fissata con il corpo. Adesso la mia fissa è il successo professionale, i kg mi sono relativamente indifferenti (non ne sono ossessionata).
Certo, l'atteggiamento è lo stesso: prima dovevo assolutamente avere una determinata forma fisica, adesso devo assolutamente raggiungere determinati obiettivi in tot tempo e in determinate modalità.....è cambiato solo il focus!
è come se lo scopo della mia vita fosse quello di tendere sempre verso la perfezione: ho sistemato il corpo, jho trovato l'amore ideale, ora tocca alla sfera professionale, poi si aggiungerà una famiglia perfetta, dopodichè un accumulo di denaro sostanzioso, una vecchiaia da urlo (questa componente devo ancora pensarmela bene =D ) etc.
Sì, in effetti questa frase è piuttosto calzante! non riesco a fare a meno di questo "perfezionismo" ma al tempo stesso la spinta verso questo mi stressa...
No, non ho disturbi del comportamento alimentare, in passato (tra i 18 e i 23 anni) ho avuto una lieve forma di anoressia... non ero particolarmente sottopeso (come non lo sono adesso, sì, magari quei 3/4 kg) ma ero fissata con il corpo. Adesso la mia fissa è il successo professionale, i kg mi sono relativamente indifferenti (non ne sono ossessionata).
Certo, l'atteggiamento è lo stesso: prima dovevo assolutamente avere una determinata forma fisica, adesso devo assolutamente raggiungere determinati obiettivi in tot tempo e in determinate modalità.....è cambiato solo il focus!
è come se lo scopo della mia vita fosse quello di tendere sempre verso la perfezione: ho sistemato il corpo, jho trovato l'amore ideale, ora tocca alla sfera professionale, poi si aggiungerà una famiglia perfetta, dopodichè un accumulo di denaro sostanzioso, una vecchiaia da urlo (questa componente devo ancora pensarmela bene =D ) etc.
[#7]
Rispetto alle ultime sue affermazioni, le chiedo se e' questo il progetto di vita che vuole realizzare e quanto e' ancora disposta a sacrificarsi sull'altare dell'ideale e del perfezionismo!
Credo, davvero, che sarebbe buono per lei affrontare questa problematica che rischia di toglierle serenità e soddisfazione di se stessa per quello che è' e non per le cose che fa o dovrebbe fare secondo standard troppo elevati per chiunque.
Cordialmente.
Dott.ssa E.Scolamacchia
Credo, davvero, che sarebbe buono per lei affrontare questa problematica che rischia di toglierle serenità e soddisfazione di se stessa per quello che è' e non per le cose che fa o dovrebbe fare secondo standard troppo elevati per chiunque.
Cordialmente.
Dott.ssa E.Scolamacchia
[#8]
>>> Certo, l'atteggiamento è lo stesso: prima dovevo assolutamente avere una determinata forma fisica, adesso devo assolutamente raggiungere determinati obiettivi in tot tempo e in determinate modalità.....è cambiato solo il focus!
>>>
Direi che ha una comprensione piuttosto chiara del funzionamento del suo problema.
L'ossessività espressa come ideale è in effetti spesso presente nell'anoressia. E' possibile che il suo bisogno estremo di controllo abbia trovato fortunatamente altre forme per esprimersi. L'ossessività, infatti, come tutte le forme di ansia, tende a mutare di forma e a riproporsi in modi apparentemente differenti finché non viene risolta.
Tenga presente che ottenere una buona forma fisica o trovare un fidanzato possono essere considerati obiettivi tutto sommato più a portata di mano rispetto alla costruzione di una articolata e soddisfacente (anche in senso economico) identità professionale. La maggior parte delle persone costruisce la propria carriera in decenni, non in mesi o anni. Questo potrebbe essere il motivo per cui il perfezionismo non sta funzionando a dovere, in quest'area.
Si tratterebbe perciò di diventare un po' più strategici, imparando ad aspettare, ad avere pazienza e a capire che per fare grandi cose occorre fare prima tante piccole cose.
>>>
Direi che ha una comprensione piuttosto chiara del funzionamento del suo problema.
L'ossessività espressa come ideale è in effetti spesso presente nell'anoressia. E' possibile che il suo bisogno estremo di controllo abbia trovato fortunatamente altre forme per esprimersi. L'ossessività, infatti, come tutte le forme di ansia, tende a mutare di forma e a riproporsi in modi apparentemente differenti finché non viene risolta.
Tenga presente che ottenere una buona forma fisica o trovare un fidanzato possono essere considerati obiettivi tutto sommato più a portata di mano rispetto alla costruzione di una articolata e soddisfacente (anche in senso economico) identità professionale. La maggior parte delle persone costruisce la propria carriera in decenni, non in mesi o anni. Questo potrebbe essere il motivo per cui il perfezionismo non sta funzionando a dovere, in quest'area.
Si tratterebbe perciò di diventare un po' più strategici, imparando ad aspettare, ad avere pazienza e a capire che per fare grandi cose occorre fare prima tante piccole cose.
[#9]
Ex utente
<Credo, davvero, che sarebbe buono per lei affrontare questa problematica che rischia di toglierle serenità e soddisfazione di se stessa per quello che è' e non per le cose che fa o dovrebbe fare secondo standard troppo elevati per chiunque.>
Sì, è vero, è stressante ormai, non so quanto potrò reggere ancora. Ho fatto una terapia ma avendo problemi economici ho dovuto interrompere... motivo in più per riprendere a lavorare?
La ringrazio molto per il suo suggerimento e per la sua disponibilità, mi ha colpito molto la frase "troppo elevati PER CHIUNQUE".
<Tenga presente che ottenere una buona forma fisica o trovare un fidanzato possono essere considerati obiettivi tutto sommato più a portata di mano rispetto alla costruzione di una articolata e soddisfacente (anche in senso economico) identità professionale. La maggior parte delle persone costruisce la propria carriera in decenni, non in mesi o anni. Questo potrebbe essere il motivo per cui il perfezionismo non sta funzionando a dovere, in quest'area.
Si tratterebbe perciò di diventare un po' più strategici, imparando ad aspettare, ad avere pazienza e a capire che per fare grandi cose occorre fare prima tante piccole cose.>
Preciso che non pretendo di fare carriera in pochi mesi, il mio obiettivo sarebbe avviarmi un'attività entro i 30 anni, fare il lavoro che mi piace anche con un guadagno di 800/1000 euro, davvero.
Per il resto è proprio quello su cui forse dovrei lavorare: la mia ossessività! come ha scritto lei... è proprio così, cambia forma ed è sempre lì. Il corpo lo puoi controllare facilmente, sta a te impegnarti, il ragazzo...con una buona dose di fortuna si trova.. la carriera richiede la presenza di altre persone che ti riconoscano meriti e valore: anche per questo non sta funzionando probabilmente.
Alla luce di ciò, premettendo che sono stata in terapia psicodinamica, ammesso che riuscirò a pagarmene una...sarebbe meglio una terapia cognitivo-comportamentale?
La ringrazio molto per le sue risposte!
Sì, è vero, è stressante ormai, non so quanto potrò reggere ancora. Ho fatto una terapia ma avendo problemi economici ho dovuto interrompere... motivo in più per riprendere a lavorare?
La ringrazio molto per il suo suggerimento e per la sua disponibilità, mi ha colpito molto la frase "troppo elevati PER CHIUNQUE".
<Tenga presente che ottenere una buona forma fisica o trovare un fidanzato possono essere considerati obiettivi tutto sommato più a portata di mano rispetto alla costruzione di una articolata e soddisfacente (anche in senso economico) identità professionale. La maggior parte delle persone costruisce la propria carriera in decenni, non in mesi o anni. Questo potrebbe essere il motivo per cui il perfezionismo non sta funzionando a dovere, in quest'area.
Si tratterebbe perciò di diventare un po' più strategici, imparando ad aspettare, ad avere pazienza e a capire che per fare grandi cose occorre fare prima tante piccole cose.>
Preciso che non pretendo di fare carriera in pochi mesi, il mio obiettivo sarebbe avviarmi un'attività entro i 30 anni, fare il lavoro che mi piace anche con un guadagno di 800/1000 euro, davvero.
Per il resto è proprio quello su cui forse dovrei lavorare: la mia ossessività! come ha scritto lei... è proprio così, cambia forma ed è sempre lì. Il corpo lo puoi controllare facilmente, sta a te impegnarti, il ragazzo...con una buona dose di fortuna si trova.. la carriera richiede la presenza di altre persone che ti riconoscano meriti e valore: anche per questo non sta funzionando probabilmente.
Alla luce di ciò, premettendo che sono stata in terapia psicodinamica, ammesso che riuscirò a pagarmene una...sarebbe meglio una terapia cognitivo-comportamentale?
La ringrazio molto per le sue risposte!
[#10]
Gentile collega,
No, iniziare a trent' anni a fare la psicologa non è cosa né assurda né inopportuna. Arrivarci bene è necessario, anzi, indispensabile.
Con la psicologia ci si accorge, come per altre facoltà e specializzazioni, che occorre spesso fermarsi a riflettere, a ponderare, ad analizzare quello che si sta studiando e che si sta apprendendo.
I primi casi che tratterà potranno essere supervisionati da qualche collega più esperto sia della disciplina, sia delle metodiche usate per avvicinarsi al paziente e per capirne gli stati d’animo, le sue preoccupazioni e le sue patologie.
Quindi, è in tempo, ma lei è desiderosa di far presto.
Stia attenta, perché è come se studiasse medicina, ma con quella foga e con quelle corse che potrebbero causarle forme di gastrite, inappetenza, vertigini, emicranie, forme di disagio, o accelerazioni dei ritmi cardiaci, extrasistole dovute all’ansia, insonnia ed altro. Cioè patologie o forme patologiche non gravi che lo psicologo e il medico spesso devono affrontare e curare.
Capisce le mie preoccupazioni?
Non deve per forza ammalarsi con tali ritmi di studio né tantomeno con l’assillo di farcela nel più breve tempo possibile. Non è una corsa ad ostacoli, è un lungo e ”impegnato” cammino ad ostacoli.
Per quanto riguarda i mezzi di sostentamento, mi risulta che molte colleghe in formazione, specialmente quelle che devono fare una terapia analitica (costosa, anche se a parcelle convenzionate), devono fare altri lavori per autofinanziarsi: insegnamento, occupazione provvisoria presso istituti di ricovero per anziani, perfino le bariste e le pedagoghe per bambini che ne hanno bisogno. Conosco personalmente ottimi medici che per mantenersi agli studi hanno fatto per anni i camerieri in ristoranti infimi o di alto prestigio.
Ma bisogna star bene, in salute e fare attenzione a non cadere in stati di prostrazione e di malesseri psicologici: sono quelle forme di disagio che lei dovrà curare, un giorno. E occorre nutrirsi convenientemente .
Le faccio tanti auguri.
No, iniziare a trent' anni a fare la psicologa non è cosa né assurda né inopportuna. Arrivarci bene è necessario, anzi, indispensabile.
Con la psicologia ci si accorge, come per altre facoltà e specializzazioni, che occorre spesso fermarsi a riflettere, a ponderare, ad analizzare quello che si sta studiando e che si sta apprendendo.
I primi casi che tratterà potranno essere supervisionati da qualche collega più esperto sia della disciplina, sia delle metodiche usate per avvicinarsi al paziente e per capirne gli stati d’animo, le sue preoccupazioni e le sue patologie.
Quindi, è in tempo, ma lei è desiderosa di far presto.
Stia attenta, perché è come se studiasse medicina, ma con quella foga e con quelle corse che potrebbero causarle forme di gastrite, inappetenza, vertigini, emicranie, forme di disagio, o accelerazioni dei ritmi cardiaci, extrasistole dovute all’ansia, insonnia ed altro. Cioè patologie o forme patologiche non gravi che lo psicologo e il medico spesso devono affrontare e curare.
Capisce le mie preoccupazioni?
Non deve per forza ammalarsi con tali ritmi di studio né tantomeno con l’assillo di farcela nel più breve tempo possibile. Non è una corsa ad ostacoli, è un lungo e ”impegnato” cammino ad ostacoli.
Per quanto riguarda i mezzi di sostentamento, mi risulta che molte colleghe in formazione, specialmente quelle che devono fare una terapia analitica (costosa, anche se a parcelle convenzionate), devono fare altri lavori per autofinanziarsi: insegnamento, occupazione provvisoria presso istituti di ricovero per anziani, perfino le bariste e le pedagoghe per bambini che ne hanno bisogno. Conosco personalmente ottimi medici che per mantenersi agli studi hanno fatto per anni i camerieri in ristoranti infimi o di alto prestigio.
Ma bisogna star bene, in salute e fare attenzione a non cadere in stati di prostrazione e di malesseri psicologici: sono quelle forme di disagio che lei dovrà curare, un giorno. E occorre nutrirsi convenientemente .
Le faccio tanti auguri.
[#11]
>>> Alla luce di ciò, premettendo che sono stata in terapia psicodinamica, ammesso che riuscirò a pagarmene una...sarebbe meglio una terapia cognitivo-comportamentale?
>>>
Ogni terapia può essere valida, a seconda anche del terapeuta, ma per ansia e ossessività possono essere indicate forme di terapia attiva e focalizzata, dove si ricevono istruzioni e compiti specifici da attuare fra le sedute. Esempi di terapie come queste sono la comportamentale e la breve strategica, può leggere qui per ulteriori informazioni:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
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https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
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Ogni terapia può essere valida, a seconda anche del terapeuta, ma per ansia e ossessività possono essere indicate forme di terapia attiva e focalizzata, dove si ricevono istruzioni e compiti specifici da attuare fra le sedute. Esempi di terapie come queste sono la comportamentale e la breve strategica, può leggere qui per ulteriori informazioni:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
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https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 2.6k visite dal 01/06/2013.
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